Il progresso tecnologico, il miglioramento delle conoscenze e l’efficienza dei processi produttivi misurano la produttività dei fattori che in Italia non cresce da 20 anni (dati ISTAT). Un indice strategico per un continente come l’Europa, con scarse materie prime. Per questo l’Europarlamento si è dato l’obbiettivo di produrre di più, utilizzando meno risorse. Con una recente risoluzione intende aumentare del 30% la produttività delle risorse entro il 2030.
Poiché la tecnologia sostituisce l’uomo con le macchine (causando disoccupazione) e crea bisogni e prodotti inutili (per sostenere la produzione) l’UE individua nell’economia circolare (che fa risparmiare risorse sostituendole con più lavoro) la possibilità di aumentare il PIL europeo di circa l’1% e i posti di lavoro di 2 milioni (da un minimo di 1,2 milioni ad un massimo di 3). In tale ambito l’Italia potrebbe creare più di 150 mila nuovi occupati. Più di tutte le altre nazioni, dietro solo a Germania e GB (1).
Migliorare la produttività delle risorse è anche la formula per affrontare un’altra criticità: il riscaldamento climatico. In Europa sono 5 milioni e 500 mila le sue vittime, per danni complessivi pari a 90 miliardi di €. A questi si potrebbero aggiungere altri 100 miliardi entro il 2020 se non investiremo per contrastarlo: un euro investito oggi, potrebbe far risparmiare 6 € domani (2).
Finora non abbiamo fatto molto: agosto è stato il mese più caldo di sempre (cioè dal 1880, da quando si monitorano le temperature) superando il precedente record dell’agosto 2014. Il 2015 è sulla buona strada per diventare l’anno più caldo in assoluto (dati Noaa, National Oceanic and atmospheric administration). Insomma la febbre di Gaia sta peggiorando (3).
Una pietra miliare dell’economia circolare è la scala di Lansink per la gestione dei rifiuti: prevenire (diminuire i rifiuti), riusare e riciclare sono le soluzioni che fanno risparmiare risorse. Nell’impossibilità di attuare queste misure si arriva al recupero energetico e, in casi estremi, allo smaltimento in discarica. Questi ultimi determinano un bilancio di energia grigia (la quantità di energia necessaria per produrre, trasportare e smaltire un prodotto) sempre negativo, specialmente per i rifiuti organici, che contengono molta acqua. Non possono, quindi, rientrare in un programma di miglioramento della produttività delle risorse.
2015 Anno Internazionale dei Suoli.
Trasformare le risorse in energia aggrava anche il problema del riscaldamento climatico: il carbonio dei rifiuti o va nel suolo – e rientra nel ciclo della vita – o va nell’atmosfera, aumentando la febbre di Gaia.
Questa semplice deduzione è al centro di un complicato dibattito scientifico che cercherò di riassumere.
Nel suolo vive una quantità di organismi dieci volte superiore a quelli che ne vivono sopra. Un suolo fertile contiene fino al 3% di carbonio e la quantità totale è stimata in 2.500 Pg (un Pg = 109 t) mentre l’atmosfera ne contiene 700 Pg, tutto il mondo vegetale messo insieme 600 Pg mentre tutti gli organismi animali arrivano appena a 4 Pg.
“La decomposizione di materiale organico da microbi del suolo genera un rilascio globale annuale di 50-75 Pg di carbonio nell’atmosfera, da 7,5 a 9 volte quella delle emissioni antropiche di tutto il mondo.” Poiché la flora batterica è aerobica. (4)
Inoltre la CO2 stimola la crescita delle piante. Una tecnica colturale usata nelle serre consiste nel pompare anidride carbonica. Alcuni studiosi concludono che più CO2 c’è in atmosfera meglio crescono le piante. Che a loro volta fabbricano ossigeno e consumano CO2. (5)
Queste considerazioni portano a decretare che rimettere il materiale organico nel suolo aumenta l’attività dei batteri aerobici, quindi la formazione di CO2. Ma il suo accumulo in atmosfera è auspicabile perché le piante crescono meglio.
Per contro bisogna considerare altri 2 fenomeni: confrontando per 25 anni (dal 1978 al 2003) la quantità di carbonio dei 15 cm. superficiali di suolo (in Inghilterra e nel Galles) si è dimostrato una perdita di circa il 2% all’anno, definita di eccezionale entità. Come spiegarla?
“Il rapporto tra perdita e tenore di carbonio prescinde dalla destinazione dei suoli, il che suggerisce un collegamento al cambiamento climatico.” Affermano gli autori (6).
Un terreno povero di carbonio è poco vitale e va incontro al fenomeno della desertificazione, che ne compromette la fertilità (da distinguere dalla desertizzazione, che è il formarsi del deserto).
Il 51,8% del territorio italiano, in base ad elaborazioni climatiche e pedoclimatiche, è a rischio desertificazione.(7)
Inoltre: “L’Italia ha un deficit di suolo agricolo di quasi 49 milioni di ettari, ovvero avrebbe bisogno di 61 milioni di ettari di Superficie Agricola Utilizzabile mentre quella attuale supera appena i 12 milioni di ettari.” Ed è “il terzo Paese nell’Unione Europea per deficit di suolo agricolo e il quinto su scala mondiale.” (8)
Conclusioni: nella serra i fertilizzanti vengono immessi in abbondanza. Evidentemente il globo terrestre non è una serra e se il terreno viene eroso continuamente dall’uomo e non è fertile, la vegetazione soffre e muore.
La flora batterica del suolo fabbrica CO2 ma mantiene la fertilità dei terreni, facendo rientrare il carbonio – e tutti gli altri elementi indispensabili – nel ciclo della vita. Le piante sono l’unica fabbrica di ossigeno che abbiamo.
Il suolo costituisce letteralmente “la radice della vita”, sia vegetale che animale, poiché da esso derivano i primi anelli della catena alimentare.
La febbre di Gaia.
L’Italia produce ogni anno di 160 milioni di tonnellate di rifiuti organici.
La logica della carbon tax è tassare le energie inquinanti per finanziare quelle pulite. Ad es. un’accisa sulla benzina per pagare il fotovoltaico.
Con l’unica finalità di rallentare il riscaldamento globale. Ma nella road map per arrivarci siamo in ritardo. Sarebbe meglio individuare altre criticità è diversificare gli obbiettivi.
Nell’ambito della consultazione pubblica proposta dalla UE “per raccogliere pareri sulla strategia da adottare per impostare in modo nuovo e ambizioso la transizione verso l’economia circolare” abbiamo partecipato con la Proposta Gaia (9):
CHI INQUINA PAGA, PER OGNI KG DI CO2 IMMESSO IN ATMOSFERA, LA STESSA CIFRA CHE PRENDE CHI IMMAGAZZINA CARBONIO NEL SUOLO.
La Proposta Gaia ha questo scopo: incentivare a riciclare l’organico ridistribuendo parte della carbon tax lungo tutta la filiera della raccolta differenziata.
Oggi l’umido è il materiale più costoso da smaltire. Pagare i cittadini in proporzione all’organico raccolto non sarebbe una maniera per responsabilizzare all’importanza del problema?
(1)http://www.greenreport.it/news/economia-ecologica/per-la-ripresa-economica-puntare-sulla-produttivita-ma-quella-delle-risorse/
(2)http://www.greenreport.it/news/clima/cambiamenti-climatici-1-euro-speso-oggi-per-ladattamento-ne-fa-risparmiare-6-per-i-danni/
(3)http://www.greenreport.it/news/clima-anche-ad-agosto-temperature-record-noaa-il-2015-sara-il-piu-caldo-di-sempre/
(4) http://www.pnas.org/content/112/22/7033.abstract
(5) Paolo Sequi, Liviana Leita: Emergenza Riscaldamento Globale (scaricabile in pdf).
(6) http://www.nature.com/nature/journal/v437/n7056/abs/nature04038.html
(7) (ATLANTE NAZIONALE DELLE AREE A RISCHIO DI DESERTIFICAZIONE C.R.A. ed I.N.E.A.)
(8) Cee – Ministero delle Politiche Agricole e Forestali (scaricabile in pdf)
(9) http://www.decrescita.com/news/proposta-gaia/