Viola di rabbia

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Non intendo esprimermi nel merito della querelle che ha coinvolto l’immunologa Antonella Viola riguardo alle sue dichiarazioni sui rischi sanitari associati a dosi anche modiche di vino, non essendo assolutamente preparato sull’argomento. Inoltre, trovo assurdo il comportamento di chi ha condiviso urbi et orbi immagini che la ritraggono brindare o sorseggiare alcolici: potrebbe infatti avere perfettamente ragione nel metterci in guardia per poi cedere alla tentazione e ‘razzolare male’, pratica per altro molto diffusa.

Voglio invece soffermarmi sull’accusa rivolta alle tante persone comuni che hanno contestato la ricercatrice di essere vittime del noto ‘effetto Dunning-Kruger‘, ossia la tendenza a sovrastimare le proprie conoscenze sminuendo quelle di chi, invece, sarebbe titolato a trattare di certi temi. Del resto, da quando il debunking e il fact-checking sono diventati di moda, viene tirato in ballo spesso e volentieri, insieme a bias, cherry picking e altre trappole dialettiche e psicologiche (chi è solito rimproverarle ad altri spesso ci casca in pieno a sua volta, ma sorvoliamo).

Io piuttosto vedo in azione altri fenomeni. Innanzitutto, la resistenza alla continua pervasività del Sistema e dei suoi esperti in quello che Juergen Habermas chiama il Lebenswelt, ossia quel ‘mondo della vita’ fatto di convivialità, spontaneità e tradizioni radicate slegate dal controllo burocratico e statale. In questo caso, la rimostranza è esacerbata dall’essere in ballo il nostro corpo, ossia la cosa con cui abbiamo più confidenza in assoluto.

Possibile che, se il mio cervello si rimpicciolisse bicchiere dopo bicchiere, non sarei in grado di accorgermene? Forse sì, alla maniera della rana sottoposta a una bollitura progressiva. Trattasi però di un dubbio legittimo da avanzare, pur senza una laurea in medicina o aver condotto studi randomizzati.

In secondo luogo, percepisco un risentimento diffuso da parte dell’opinione pubblica verso un ‘sistema degli esperti’, molto esposto mediaticamente, la cui funzione pare quella di sminuire tante preoccupazioni condivise preferendo enfatizzare questioni che, al contrario, creano molto meno allarme sociale. Pur non avendo letto probabilmente una sola riga delle dissertazioni di Ulrich Beck sulla società del rischio, in molti si sono accorti dell’impostura delle ‘soglie minime consentite’ e dell’imponderabile ‘effetto cocktail’ derivante dall’esposizione contemporanea a diverse fonti di pericolo.

Un esempio fra i tanti possibili: è facile ridere delle farneticazioni deliranti di certi gruppi anti-5G, ma quanto sappiamo effettivamente degli effetti sulla salute dell’elettrosmog? Bastano rassicurazioni generiche? Svariate ricerche condotte da enti quali ISDE o Istituto Ramazzini lasciano intendere che certe problematiche non emergeranno mai se manca l’intenzione di investigarli e analizzarli. Il vero problema è quindi il bicchierino di vino quotidiano? La domanda sorge spontanea.

Ribadisco, lungi da me questionare sugli effetti dell’alcool sul cervello, tanto meno penso che scopo della scienza sia elargire alla gente comune ciò che vuole sentirsi dire, semmai è vero l’esatto contrario. Mi limito a osservare che, se gli esperti ritengono loro dovere diffondere fattivamente informazione e conoscenza (e non semplicemente salire alla ribalta delle cronache per il mero gusto di farlo), forse qualche riflessione sull’efficacia del loro ruolo e delle loro strategie comunicative sarebbe bene farla.

E’ uscito ‘La caduta del Leviatano. Collasso del capitalismo e destino dell’umanità‘, libro scritto da Jacopo Simonetta e Igor Giussani.

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Nasco a Milano il 7 febbraio 1978. Sono un docente precario di italiano e storia nella scuola superiore, interessato ai temi della sostenibilità ambientale e sociale. Insieme a Jacopo Simonetta ho scritto 'La caduta del Leviatano. Collasso del capitalismo e destino dell'umanità, edito da Albatross Il Filo.

17 Commenti

  1. Penso che non venga fatta una domanda che necessariamente e preliminarmente dovrebbe essere fatta: quali sono le ricerche che dimostrano il rimpicciolimento del cervello in seguito al consumo di vino?
    Dove sono state pubblicate?
    È possibile consultarle?

    • Come ho spiegato Armando, il mio non è un pezzo sugli effetti del vino sul cervello ma sul rapporto mediatico distorto che si è venuto a creare tra ‘esperti’ e pubblico che prende spunto dalla querelle della Viola.

  2. Sono rimasto quasi stupito che tu ti sia speso nel commentare un episodio persino banale nel dare l’ennesima prova della pervasività degli “esperti” nella nostra quotidianità, nelle nostre scelte, alimentari, turistiche, sessuali, culturali, ecc ecc. Devo dire che l’hai fatto in maniera un pò contorta (almeno così a me è parso), scomodando riferimenti importanti (effetto Dunning-Kruger, Habermas…), forse poteva bastare un’esposizione più semplice e diretta, ma tant’è. La dottoressa Viola è tanto caruccia ed è telegenica, infatti la invitano spesso nei salotti televisivi. Tra i televirologi protagonisti nel periodo pandemico è stata una tra le più riciclate, infatti la invitano a pronunciarsi un pò su tutto, dalla crisi del PD, alla guerra in Ucraina fino alla riforma della giustizia. Sul vino ci ha messo del suo ed ovviamente si è esposta a critiche feroci. Il punto è: ma anche fosse vero che un bicchiere di vino, anche uno solo, fa male alla salute, perché mai dovremmo preoccuparcene? Perché non preoccuparci allora degli insaccati di carne suina, delle farine bianche troppo raffinate, della qualità dell’aria che respiriamo, ecc ecc? Si può rispondere certo che sì, dovremmo preoccuparci di tutto, ma io credo piuttosto che dovremmo cercare di vivere senza essere quotidianamente terrorizzati né autoterrorizzarci da soli. Oggi viviamo in una specie di condizione ipocondriaca permanente, che ci fa male alla salute oltre a renderci infelici. A ridurci così ha contribuito anche lo spam mediatico televisivo, al quale gli “esperti” partecipano volentieri. Nel merito del consumo di alcol ci sarebbe da dire alla dottoressa Viola che i più grandi musicisti della storia recente e meno recente erano degli alcolisti persi, eppure il cervello gli funzionava benissimo. Stessa cosa dicasi per i grandi pittori. L’alcol è una droga, come il fumo, e le droghe nel corso della storia dell’umanità hanno sempre avuto un ruolo di una certa importanza, specie riguardo alla creatività artistica. Un mondo senza vizi, tutto salutista, tutto votato al rispetto di ogni regola e di ogni prescrizione degli “esperti” sarebbe un mondo noiosissimo.

    • Il Dunning Kruger non l’ho tirato fuori io, è l’accusa che è stata rivolta a chi ha sbottato alle osservazioni della Viola e che contesto. Come ho risposto ad Armando, non penso neanche che il problema sia la Viola o il vino in sé, la querelle è solo uno spunto per un altro tipo di riflessione. Perché viviamo veramente in una ‘società del rischio’ e c’è bisogno di esperti in un rapporto con il pubblico che non può certo essere questo controproducente circo mediatico.

  3. Certo, hai ragione “viviamo veramente in una ‘società del rischio’ “, oggi più che mai per varie ragioni che non sto ad elencare, molte delle quali hanno a che vedere col degrado ambientale e alimentare, ma la tua risposta mi fa intendere che non hai colto il senso del mio commento. Forse l’uomo ha sempre vissuto in una società del rischio, solo che una volta i rischi potevano essere che so le belve predatrici, la tribù rivale, poi le guerre, poi la Santa Inquisizione, poi le pestilenze, poi le carestie, poi le ideologie totalitarie e gli stati persecutori dei diversi, poi la guerra fredda con un piede già dentro l’incubo nucleare. E allora cosa c’è di tanto diverso? A me pare chiaro, c’è che il rischio con annesse paure indotte è diventata una formula ed una ricetta sponsorizzata dalle oligarchie dominanti e diffusa quotidianamente dai mezzi di informazione. Oggi hanno bisogno di un’umanità spaventata ed a questo contribuiscono consapevolmente o meno gli esperti di turno.

    • Non puoi paragonare il rischio personale o di piccoli gruppi (rispetto all’intero umanità anche un popolo è ‘piccolo gruppo’) rispetto al possibile collasso della biosfera e all’estinzione della specie umana e di gran parte della vita del pianeta. L’overshoot del pianeta è un evento unico nella sua storia. Inoltre, il fatto che un pericolo venga strumentalizzato non significa che non esista. Purtroppo, la contestazione al Sistema sta assumendo sempre più la forma del ‘mainstream alternativo’, secondo cui la verità è l’opposto di quello che dice il mainstrean: dicono che Putin è cattivo? Allora Putin è buono. Al WEF parlano di riscaldamento globale ed esaurimento di risorse? Allora sono imbrogli per controllarci meglio ecc.
      Alla fine, si ripeterà quello che è successo alla fine del boom economico: le élite che si erano accorte della sua inesorabile conclusione si sono riorganizzate (il neoliberismo) mentre i ‘rivoluzionari’, convinti che fosse tutta una cospirazione, l’hanno presa in quel posto anche perché incapaci di adattare i loro paradigmi a un mondo che cambiava. Solo che questa volta è molto peggio.

  4. Solo una breve considerazione, poi la chiudo e do spazio ad altri se si faranno avanti. Oggi c’è una fetta considerevole di “controinformazione” che opera secondo lo schema demenziale che tu hai ricordato. Spesso verrebbe da dire che è manovrata dagli stessi fili dell’informazione dominante, cosa che ubbidirebbe ad una strategia vecchia come il mondo. Questo a volte rende difficile orientarsi. Io sono il primo ad incazzarmi di fronte ai negazionisti del cambiamento climatico o dei danni alla biodiversità, credo che i miei contributi passati a DFSN lo possano testimoniare. Questo però non mi impedisce di accorgermi dell’atteggiamento fariseo che c’è dietro le politiche del WEF e di chi oggi parla di green economy e di sostenibilità illudendo la gente che le nuove parole d’ordine sottintendano una volontà reale di salvare il mondo. È fumo negli occhi buttato lì da chi ha a cuore solo la salvaguardia dei propri interessi.

  5. Armando: ora non ho tempo per cercarla, ma la ricerca (meta analisi) e a quanto ne so anche l’unica, a cui si riferisce la Viola, riguardante un (blandissimo) effetto negativo sul tessuto nervoso centrale è stata pubblicata in questi giorni su vari quotidiani. Altre decine o centinaia di ricerche (tra cui la continuazione di quella legata al famoso French Paradox) dicono che quantità moderate di vino rosso associate ai pasti hanno significativi effetti di protezione da problemi cardiovascolari.
    Danilo: a proposito di ” A me pare chiaro, c’è che il rischio con annesse paure indotte è diventata una formula ed una ricetta sponsorizzata dalle oligarchie dominanti e diffusa quotidianamente dai mezzi di informazione. Oggi hanno bisogno di un’umanità spaventata ed a questo contribuiscono consapevolmente o meno gli esperti di turno.” e “di società del rischio” Questi sono gli stessi motivi per cui il Sistema ci sta spaventando con la paura dei residui di fitofarmaci (in base alle soglie minime consentite dovremmo mangiare ogni giorno della nostra vita decine di kg di certi prodotti per vedere aumentare il rischio di tumore di qualche decimale di punto percentuale. Oppure con l’immotivata paura verso i lipidi di origine animale, gli OGM, ecc. ecc. Lo scopo? Indirizzare i consumi verso quelle “pseudo alternative” molto più costose e lucrative. Ci vogliono addirittura far mangiare anche i grilli!

    • Gli avrei dedicato un pezzo promozionale sul blog, comunque visto l’interesse ti giro l’indice sotto al commento. Speranze? Noi ci stiamo provando, abbiamo creato anche una pagina Facebook e un profilo Instagram ‘La caduta del Leviatano’ per aiutare la promozione della casa editrice, a breve dovremmo alcune presentazioni. Il libro sta iniziando la diffusione nelle librerie, è già acquistabile sugli store on line, oltre che di Albatross, anche di Mondadori, IBS, Hoepli e su Amazon. Grazie per l’interessamento!

      Preambolo 7
      1. Chi è il Leviatano? 13
      1.1. La fabbrica del Fato 17
      1.2. Organismi e superorganismi 25
      1.3. Tra libertà e fatalità 29
      2. Concepimento e gestazione del Leviatano 33
      2.1. Gli antenati del Leviatano 33
      2.2. La lunga gestazione del Leviatano 39
      2.3. Il parto del Leviatano 61
      2.4. Oppositori del Leviatano 69
      3. Anatomia del Leviatano 81
      3.1. Sistema scheletrico e muscolare 82
      3.2. Sistema digestivo 89
      3.3. Sistema circolatorio 94
      3.4. Sistema nervoso ed endocrino 97
      3.5. Il sistema immunitario del Leviatano 106
      4. Fisiologia del Leviatano 119
      4.1. Economia-mondo 119
      4.2. Flussi di energia 133
      4.4. Flussi di informazione 146
      4.3. Flussi di materia 143
      4.5. Crescita anabolica 149
      4.6. Espansione e crisi cicliche 154
      4.7. Lo sterco del Leviatano 167
      5. L’anima del Leviatano 175
      5.1. Significato e scopo dell’esistenza umana 175
      5.2. Progresso 179
      5.3. La Tecnologia e la Macchina 194
      5.4. Il Libero Mercato 201
      5.5. Eresie 213
      6. Patologie del Leviatano 223
      6.1. Come sta il Capitale? 223
      6.2. Capitale e resilienza 234
      6.3. Capitale, rendimento e potere 237
      6.4. I Limiti della Crescita 251
      7. Diagnosi 259
      7.1. Sovrappopolazione 261
      7.2. Picco di tutto 265
      7.3. Debito 275
      7.4. Degrado della Biosfera 277
      7.5. Complessità 281
      7.6. Tecnologia 287
      7.7. Competitività 290
      7.8. Globalizzazione 293
      7.9. Incapacità e corruzione 299
      7.10. Entropia 301
      8. Prognosi 307
      8.1. Le civiltà invecchiano? 308
      8.2. Crescita anti-economica 311
      8.3. Fase catabolica 314
      8.4. L’inarrestabile declino del Leviatano dal 1973 ad oggi 329
      8.5. Il collasso bussa alla porta (2008-?) 344
      9. Requiem per il Leviatano 353
      9.1. La guerra dei mondi 354
      9.2. Cargoisti 358
      9.3. Panglossiani e Tecnottimisti 359
      9.4. Transumanisti 364
      9.5. Tradizionalisti 366
      9.6. Deglobalisti e sovranisti 367
      9.7. Ambientalisti 370
      9.8. Decrescisti e localisti 372
      9.10. Esilio 377
      9.11. Uccidere il Leviatano? 382
      10. Sopravvivere al Leviatano 389
      10.1. Il fuso di Ananke 390
      10.2. Speranza versus ottimismo 392
      10.3. Una “exit strategy”? 398
      10.4. Una narrativa per domani 409
      11. Commiato 419
      Postfazione: chi sta ammazzando il Leviatano? 423
      Bibliografia 429

  6. Libro imperdibile stando all’indice… Amazon dice “attualmente non disponibile”. meglio provvedere, se possibile, perché i clienti “Prime” hanno la spedizione gratuita, il che è un bell’incentivo.

  7. Igor, dopo averti sentito parlare di questo blog sull’altro sono venuta a dare un’occhiata (e ho trovato alcune conoscenze nei commenti 🙂 )
    In bocca al lupo per il libro, ma non posso non dire che mi duole vedere sostenitori della decrescita (suppongo) comprare libri su Amazon… quello sì che è un Leviatano! Anzi un mostro vero e proprio.
    Io ai miei lettori chiedo di comprare i miei libri ovunque tranne che lì, poi ognuno ovviamente fa ciò che gli pare.

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