E’ stato pubblicato ed è liberamente scaricabile Uscita di Emergenza. Una proposta politica per la decrescita, redatto da Mario Sassi e Nello De Padova in collaborazione con Maria Elena Bertoli, Paolo Cacciari, Giancarlo Carlesi, Paolo Fusco, Giovanni Maniscalco, Carlo Patrizi, Giovanni Piazzo, Remo Ronchitelli, Bernardo Severgnini.
Il documento si pone l’obbiettivo di conciliare, in maniera stilizzata, diverse proposte di carattere macroeconomico e politico provenienti dal mondo della decrescita nazionale ed internazionale, al fine di conseguire, come auspicato da Jason Hickel, “una riduzione pianificata e democratica del consumo di energia e risorse, per riportare l’economia in equilibrio con il mondo vivente e migliorare il benessere umano”.
Lo leggerò sicuramente e pubblicherò delle riflessioni personali su questo blog, prima però alcune considerazioni che ritengo fondamentali per il ruolo e il futuro dei movimenti che si riconoscono nella decrescita felice/serena, con alcune preoccupazioni che fanno riferimento a un precedente storico ancora molto fresco.
E’ un dato di fatto che, nel momento in cui la globalizzazione neoliberista palesava tutte le sue crepe a partire dalla crisi finanziaria del 2008, sia iniziata in parallelo anche la decadenza dei movimenti che l’avevano radicalmente contestata. Peggio ancora, la ‘lotta contro il globalismo’ è divenuto un argomento usato strumentalmente dall’estrema destra per la sua retorica reazionaria e più o meno fascistoide, perdendo così ogni aspirazione libertaria.
Perché tale debacle proprio quando, paradossalmente, i fatti davano ragione ai ‘no global’? Secondo il compianto David Graeber, il problema principale era da ricondurre alla deflagrazione del neoliberismo (oltre che del progetto neoconservatore del ‘nuovo secolo americano‘), molto più rapida di quella preconizzata dai suoi contestatori, avvenuta quando poco o nulla del ‘nuovo mondo possibile’ alternativo era riuscito a consolidarsi, cogliendo quindi tutti alla sprovvista. Per cui sono stati altri ad approfittare del vento che cambiava.
Alla stessa maniera, la decrescita felice si è sviluppata al crepuscolo dell’era della crescita e oggi si trova a fronteggiare i prodromi di un collasso globale che, seppur nelle fasi iniziali, presenta già aspetti alquanto allarmanti, come il rischio che la guerra tra Ucraina e Russia degeneri fino al ricorso alle armi nucleari. Un’eventualità che forse neanche i più pessimisti immaginavano così a breve.
In tutto questo, come ha sottolineato Latouche in una recente intervista, i governi stanno varando politiche di austerità che, dal punto di vista della decrescita, rappresentano soltanto una truffa per mantenere il più possibile inalterato il sistema, in particolare preservando chi ne trae lauti privilegi. A parte l’abuso di parole come ‘sostenibilità’, ‘resilienza’ e proclami di risparmio energetico in stile crisi del Kippur per ovviare alle sanzioni contro Mosca, vige il più totale gattopardismo (tranne qualche allusione lanciata qua e là).
Le ultime elezioni italiane sono lo specchio inequivocabile della desolazione politica in cui viviamo, dominata da una parte da soggetti ‘conservatori’, ostinati cioé a mantenere in vita il simulacro neoliberista più o meno edulcorato (il Partito Democratico ne è l’esempio più lampante) e dall’altra da forze apertamente reazionarie (vedi Fratelli d’Italia e Lega) che mirano non troppo velatamente a un superamento destroide della liberaldemocrazia.
In quest’ottica, Uscita di emergenza rappresenta, nel suo piccolo, un tentativo di ovviare alle gravi carenze del panorama politico avanzando proposte costruttive, che dovrebbero essere recepite da chi non si riconosce nel quadro egemonico appena descritto. Uno sforzo da apprezzare e che deve altresì costituire un monito contro i colpi di testa affrettati. Nell’ansia di agire, è infatti troppo facile farsi sedurre da fermenti (pseudo) rivoluzionari che rischiano di rivelarsi peggiori dei mali che vorrebbero risolvere.
Uscita di emergenza delinea invece la ‘riforma non riformista’ (Gorz) necessaria per comprendere e intervenire costruttivamente nel difficilissimo passaggio epocale che l’umanità si trova ad affrontare.
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