Ogni tanto mi afferra l’idea:chi sono, dove vado, ove vivo? E rimugino per trovare risposte illuminanti. Magari, per un po’, anche appaganti.
Oggi ho ” visto” me stessa e ognuno di noi esseri viventi come una cellula di uno stesso corpo.
Se ogni cellula è sana , il corpo è sano. Se ogni cellula collabora al bene comune , il corpo crescerà forte e vigoroso.
Presa singolarmente una cellula ha vita breve e non ha in sé le forze per realizzare tutte le proprie potenzialità.
Lo so, potrebbe sembrare un limite alla libertà personale l’essere parte di uno stesso corpo ma in realtà solo così il singolo può esprimere il massimo di se stesso.
E lavorare contro il bene comune per un proprio tornaconto alla fine si rivela una azione controproducente per tutti. Esempi chiari di ciò li ricaviamo osservando il funzionamento del corpo umano.
La malattia nasce quando qualche cellula decide di andare per conto proprio , di pensare alla propria crescita, di scansare il compito in cui si è specializzata.
Come ogni cellula così ogni essere vivente è diverso da un altro, ha una propria specificità, talenti personali, caratteristiche proprie che contribuiscono al bene di tutti. E la bellezza dell’intero nasce e poggia sulla ricchezza delle diversità.
Uniti nella diversità: sembra una concetto così ovvio e chiaro e invece…
Tendiamo istintivamente a rifiutare ciò che è diverso da noi, a credere che noi siamo la massima espressione del bello, del buono, del giusto e vorremmo per questo omogeneizzare pensieri, comportamenti, ideali.
Ingrigiamo il mondo in un minestrone nel quale più non si distinguono i componenti. Come entrare in un giardino ove fioriscono solo rose. Saranno pur belle ma quanto è riduttiva questa bellezza?
Far proprio il concetto che il bello è insito in ogni essere resta un passo difficile. Siamo frenati nell’accogliere ciò che sta fuori di noi come se questo passo di apertura ci togliesse qualcosa.
Ma pensiamo al sole: la luce e il calore che io ricevo non diminuiscono perché contemporaneamente altri ne godono i benefici effetti.
Come l’amore. Non ha confini o limiti. Pensiamo a un genitore: ama con la stessa intensità ogni figlio, dona a tutti senza nulla togliere a ciascuno.
Mi piace pensare di appartenere ad uno stesso immenso universo, nel quale la nostra individualità non si perde anzi, viene esaltata da questa comunanza di cammino, da questa ricchezza di doni e diversità.
Un fiore diverso dentro un giardino che più vario non si può.
Fonte:www.arredareilgiardino.it