Prima di inoltrarmi nei contenuti che ho pensato di condividere nel momento in cui mi sono messa a scrivere questo post, voglio rivolgere un pensiero di solidarietà e affetto a tutti coloro che hanno – di questi tempi – un’oggettiva difficoltà di vita, a chi non ha lavoro, o pur avendolo non ha il necessario per sostentare se stesso e i propri cari e si ritrova a ragionare sulle necessità materiali per necessità. Necessità che toglie il gusto sano della scelta e porta a vivere – in vece di questa – il sapore amaro dell’imposizione.
Cambiare stile di vita è arduo, lungo e impegnativo per ognuno di noi e qualunque sia la ragione che ci porta a decidere per tale cambiamento.
Che sia per il pianeta, per l’impossibilità della crescita materiale infinita, per la situazione economica, è del tutto naturale che – di primo acchito – si viva la necessità del cambiamento e lo sprone verso di questo come una potenziale perdita. Un vero e proprio lutto per il distacco da ciò che conosciamo ora e che non avremo più, oltre al timore per l’ignoto a cui andiamo (o andremmo) incontro. Neanche il distacco, quindi, sarebbe frutto di una scelta.
Forse è utile chiederci in quale preciso istante abbiamo scelto ciò che siamo ora.
E’ una domanda che mi sono ritrovata a porre e a pormi diverse volte nell’arco della vita, in situazioni differenti le une dalle altre, e trovo che sia una di quelle domande a cui è più difficile dare una risposta, rispetto ad altre.
Provateci anche voi. Provateci per argomenti e situazioni diverse della vostra vita: non di rado è difficile trovare il momento in cui si è scelto e i modi e i tempi che hanno portato una determinata situazione a compimento.
Badate bene però che è ovviamente semplice ricordarsi di quando si è scelto… di sposarsi o di fidanzarsi e del perché; della casa in cui si vive; del lavoro che si svolge piuttosto che dell’ultima vacanza.
Le cose si complicano un po’ quando si guarda ad una intera situazione di vita e la si vede bella, o – se preferite – la si vede brutta… E bella o brutta che sia la nostra singola esistenza andiamo a domandarci perché lo è e in quale momento e con quali azioni abbiamo scelto – e quindi contribuito a costruire – ciò che viviamo.
Se avete avuto la pazienza di soffermarvi su questa riflessione, potete quindi chiedervi insieme a me quando abbiamo scelto ciò che globalmente stiamo vivendo ora e con quali azioni. Volendo, possiamo anche soffermarci sui dettagli, ognuno i suoi. Il punto, in ogni caso, è nella scelta.
La scelta è, in quanto tale, sempre portatrice di consapevolezza e crescita, intesa come crescita personale nel cammino della vita. Lo è perfino quando i suoi effetti rivelano essersi trattato di scelta completamente sbagliata, perché consente l’occhio critico necessario – in questo caso – per “raddrizzare il tiro”, imparando da quelli che possiamo vedere come errori e andando avanti in modo più appropriato.
Ma, se ponendoci delle domande sulla vita che – individualmente e socialmente – stiamo conducendo, non riusciamo ad individuare il momento in cui abbiamo scelto che le cose andassero in un certo modo… allora può essere che ci sia soltanto un modo per andare avanti: tornare indietro.
Tornare indietro al momento di scegliere e fare la nostra personale scelta, coscientemente e consapevolmente. Senza paura di perdere ciò che abbiamo e con la speranza di ritrovare ciò che siamo.
Tornare indietro con la consapevolezza maturata grazie all’esperienza già vissuta, possiamo farlo ben poche volte nella vita. E ripensare alla vita dei nostri tempi, a come la vogliamo e come in realtà l’abbiamo costruita è, a mio parere, una di queste.
L’azione del tornare indietro la si compie ogni qualvolta si riesce a guardare ad uno dei tanti aspetti della vita di tutti che hanno mostrato delle criticità e si comincia a scegliere di agire secondo il meglio che il vissuto ci ha mostrato andando incontro – in pratica – a un nuovo inizio, per ognuna delle cose che facciamo.
Un nuovo inizio e una nuova, grande, possibilità.
Senza dimenticare mai che siamo tanti e mentre alcuni di noi compiono azioni per scegliere un giorno dopo l’altro un’esistenza migliore, c’è chi non ne ha il tempo o la forza, o semplicemente non ce la fa.
Solo questo: bellismo post, molto interessante il ragionamento sulla “scelta” , anche su quella sbagliata.
Grazie
buon lavoro
Anna
..è difficile risalire al momento preciso della scelta anche perchè spesso questa si compie nel mezzo del cammino evolutivo, nostro, e delle realtà che viviamo giorno per giorno.
Grazie per questo post, per il garbo e la sensibilità con cui è stato affrontato l’argomento.
Irene
Grazie ad entrambe per il tempo dedicato alla lettura del post e per le vostre parole.
Anna