Sulla porta del passato

0
1866

DSCF1936 (FILEminimizer)

Le case in pietra, col loro orticello, lungo le stradine interne piccole piazzette ospitano fontane caratteristiche adornate con vasi di fiori, quasi sempre gerani o violette.
I giardini ben tenuti e organizzati con gusto, con i loro recinti e cancellini in legno che danno al luogo un qualcosa in più ad un’atmosfera  già di per se calda ed accogliente .
Il torrente che scende dalle montagne è limpido e cristallino.
Attraversando il ponticino, costruito sul corso d’acqua, si distinguono i viottoli che dagli orti portano al fiume
E’ il ritratto di un borgo non ancora e, completamente, lasciato a se stesso, una sorta di riconoscenza verso una terra che ha cresciuto e nutrito ed anche formato gli abitanti del luogo : quelli rimasti e quelli che sono andati verso la città e che ogni natale ed ogni estate ritornano .

Guardando da lontano uno di questi borghi italiani , lo vediamo  affacciato sull’orlo dei dirupi che l’assediano da ogni parte, sembra di osservare una città fantasma, quasi sospesa nel vuoto;  si avverte una sensazione di distacco, dal mondo reale quando si attraversa un massiccio ponte levatoio che attraversa un fossato oramai in secca.

È come varcare il il confine del tempo, un tempo che molti non hanno mai conosciuto, un tempo in cui il progresso non aveva ancora chiesto troppo a questo nostro mondo e a questa umanità.
Ad un primo sguardo pare  che al di di quel ponte non vi sia oramai più nessuno, eppure tutto è in ordine e pulito, si guarda meglio, alla finestre delle case ci sono piante e fiori, e su di esse delle targhette in legno, e recano queste parole:
” per favore non toccate i fiori e le foglie delle piante…guardatele soltanto”

Si cammina in un’atmosfera ovattata, senza rumori, se non quelli dei tacchi delle scarpe che risuonano al loro passare, si avanza senza affanno anche se il paese è un continuo sali scendi,  fino a giungere alla fine di una strada senza un uscita, davanti ad una facciata di una casa dove dietro c’è solo il cielo.

Una città fantasma, ma ancora qualcuno la sta vivendo, facendo l’impossibile per mantenere ancora vivo ciò che rimane di questo lembo del passato sopravvissuto al tempo e alle avversità  che hanno trasformato una città ricca e fiorente in una città che muore; un piccolo paese destinato a sparire, eppure oggi ancora attaccato alla vita, lo si capisce nell’ostinazione dei pochi abitanti che si rifiutano di abbandonarlo, quasi a volere morire lì insieme a lui .

E’ questo il ritratto di quei borghi italiani che non sono stati abbandonati a se stessi ,sono stati preservati e curati per mantenere il più intatto possibile il loro concentrato di storia pluridecennale o addirittura secolare che racconta l’evoluzione dell’economia, dei costumi ,delle tradizioni del luogo .  Realtà diverse per tradizioni e storia, ma simili  nel loro destino , li chiamano spesso: i paesi dei vecchi.
Già ma quanta storia, valore e saggezza palpita ancora nelle stradine dei  luoghi sopravvissuti nonostante le  incurie del tempo.
Per contro  vi sono borghi oramai lasciati a se stessi, decadenti, dove la vegetazione ricopre i muri a ricordo di  quelle che un tempo erano case e dove si intravede ciò che doveva  essere un affresco .

A dominare il borgo  si ergeva il  castello, Vi fu un tempo in cui la vita del borgo  coincideva col quella del castello che lo dominava, anche nella vita oltre che nella posizione,  insieme alle sue servitu’ prediali.
Ma se il castello era un mondo chiuso, come tutta la sua economia, il borgo portò l’idea stessa dell’apertura.
In seguito con la fine del medioevo e l’ascesa della borghesia, i borghi divennero realtà aperte, non si pensò piu’ alla difesa ma alla espansione.

Il borgo, quindi, si può definire una sobria e attiva realtà risalente ai tempi dell’urbanizzazione, dopo la fine dell’economia curtense dell’alto Medioevo.
Queste piccole realtà furono, perciò, punti di vita, di incontri di scambi.
Nei borghi, via via piu’ grandi, poi divenuti, in alcuni casi città, nascono i mestieri, le botteghe artigiane e, con esse il mercantilismo sostenuto dalle banche; le quali supportano e incoraggiano i traffici che danno vita ad un’economia fiorente che genera mecenatismo e, quindi, sviluppo del pensiero, del buongoverno, delle arti, delle lettere, della filosofia del diritto.
Il relativo benessere ha ricadute positive sulla vita della gente comune, sulle famiglie. nasce la borghesia ( da borgo) e quel fiorire di bellezza, fiducia nell’uomo, nelle sue capacità cognitive che condurrà all’Umanesimo: una delle stagioni piu’ floride della nostra civiltà.
Alla costruzione del borgo partecipano numerosi architetti. Le vie si riempiono di palazzi che sono degli autentici capolavori di architettura.
Al tutto sesto antico viene sostituito il sesto acuto, le finestre con le bifore. I vetri si impreziosiscono e si arricchiscono di colori ed effetti cromatici.
Nelle strade vengono ospitate le infrastrutture di maggiore importanza : quale la rete fognaria, gli scolmi per le acque meteoriche.
Lo stesso fondo stradale, in luogo della terra battuta che, spesso, si trasformava in pantano dopo le piogge, viene selciato con pietre e porfidi; alcuni dei quali sono divenuti autentici capolavori.
Nel borgo dunque nasce l’armonia, il buon gusto, l’ elegante sobrietà a immagine della nuova classe sociale emergente: quella borghese.

Ogni borgo ha una propria storia , tradizioni strettamente legate al territorio su cui è nato, ed è poi la somma di queste realtà che si confonde e si fonde in una sola , quando , passando per una viuzza di questi luoghi , testimoni di storia e tradizioni millenarie , arriva all’olfatto quel tipico profumo di antico che sa di buono, del pane appena sfornato; tanto che soprattutto chi viene dalla città è attratto da questo profumo irresistibile e entra nelle piccole caratteristiche botteghe per gustare i dolcetti alla mandorla e la vaniglia .

Piu’ oltre è l’odore acre e penetrante del cuoio conciato che richiama la tua attenzione. Dentro botteghe antiche, coi soffitti a volta, vedi il sellaio intento a rifinire briglie o a lucidare cavezze.
Ancora piu’ in la cattura l’ attenzione il tenue cigolio del tornio del vasaio e il tepore del forno pronto a ricevere ciotole, statuette e boccali d’ogni specie.
Sono pennellate dell’Italia passata che non vuole morire.
A volte guardando questo mondo che cammina troppo in fretta incurante di osservare apprezzare le piccole cose, una società impaziente, nervosa ma che poi trova la pazienza di stare ore in fila per la visita domenicale per non mancare al saldo del capo firmato, mi chiedo se fosse migliore o peggiore di quei tempi andati, quando Il viaggiatore francese De Brosses descrisse così il suo attraversamento appenninico nel 1739

“… ci mettemmo in cammino facendo circa cinquantacinque miglia ed arrivando lo stesso giorno a Firenze. Benchè siano soltanto ventidue leghe, si può dire che, a causa delle difficoltà delle strade, è una giornata di posta delle più dure. Bisogna incessantemente arrampicarsi o scendere per gli Appennini.
I superlativi italiani si erano sprecati a darcene una pessima idea; ma in verità è una calunnia. Vi assicuro che tutti quelli che si incontrano finchè si procede per lo Stato Pontificio, sono dei bravi diavolacci di Appennini, praticabilissimi “

E’ proprio qui per la via percorsa da De Brosses che si incontrano paesini di costruzione antica e contadina. Percorrendoli per le loro stradine strette, ammirando le basse casine in pietra e legno, con i tetti di ardesia adornati da deliziosi camini, si può ancora respirare il profumo di cose passate, ma sempre gradevoli a ritrovare. Come la visione di una chiesa, costruita nella parte alta del paese, che al suono delle campane annuncia festosa ogni ora del giorno, o invita alla santa messa, o annuncia tristemente la dipartita di un abitante del paese.

Paesini , questi, dove ancora, si sente, provenire dalle case il profumo del pane appena sfornato, dove ancora fuori dalla porta, si pone il bricco per freddare il latte preso dal contadino e appena bollito,. dove d’inverno l’inconfondibile profumo del fumo dei camino si mischia al fresco profumo della neve, della pioggia , del freddo

Simboli del sapore genuino, di luoghi, forse, incontaminati, dove ancora si vede il fondo dei torrenti, la vegetazione che cresce florida nelle sue svariate specie
La gente del luogo e’ attaccata e gelosa della sua terra e ne rispetta il valore.
Anche se putroppo diverse specie di animali sono oramai in via di estinzioni…rimaste vivi pochissimi esemplari che se ne guardano bene di mostrarsi agli occhi della razza che li ha distrutti.

Sapori che per molti sono ormai lontani, forse per alcuni nemmeno mai goduti, capiti apprezzati , per altri sono solo dimenticate emozioni che si snodavano fra sudore e armonia, fra tristezza e gioia, fra verità e silenzi, fra volontà e stanchezza , ma oggi tutto questo è stato soppiantato dalle comodità che il progresso ci ha regalato
Purtroppo in questa nostra epoca, sono poche le volte che ci fermiamo a riflettere sui tesori, paesaggistici /naturali, storici artistici che sono disseminati sul nostro territorio, poche le volte che pensiamo a quanta acqua sia passata sotto i ponti, accompagnando il cammino del nostro patrimonio storico culturale, artistico ed artigianale come quello dei mestieri e tradizioni tramandato , di padre in figlio: pellettieri, vasai, scalpellini, cesoiatori che se rivalutato potrebbe ridare al nostro paese una grossa spinta per risalire
Contesti in cui la comunità dovrebbe mettere impegno e caparbietà rendere a queste antiche realtà una speranza di continuità, capace di far scattare una sensibilizzazione volta a generare la volontà di recupero e rinnovamento al fine di regalare un avvenire al nostro passato .

Un viaggio attraverso i borghi italiani, riporta alle origini, narra la storia riportando indietro quasi a vivere giorni che non torneranno mai più.
Come detto sono centinaia iBorghi, disseminati lungo il nostro stivale alcuni sono rimasti piccoli puntini che si incontrano fra una città ed un altra; intorno ad altri invece sono nate le città ed il borgo è rimasto il cuore antico della città stessa. Uno dei borghi più belli d’Italia intorno al quale è sorta una città ,è Aosta, costruita dai romani si trova situata in una gola è sempre stata una grande via di comunicazione tra l’Italia e la Francia; in passato, ai tempi delle legioni romane come oggi, coi TIR che vanno e vengono dai trafori.
Gli antichi Romani, percorrevano la Valle già dal primo secolo a.C., quando i valichi del Grande e Piccolo San Bernardo consentivano alle legioni di irrompere in Gallia alla conquista dei territori transalpini occidentali. Reperti di epoca romana affiorano, infatti, ovunque nella regione della Vallée, dove basta alzare lo sguardo e dominate da cime stupende si osservano stupendi castelli.

La struttura urbanistica romana è ancora oggi chiara e percettibile.
Il centro storico di Aosta, infatti sorge in corrispondenza dell’antica cinta muraria.
Un itinerario, per conoscere e abbracciare il cuore romano della città e scoprire i segni di una storia intensa e vitale, potrebbe partire , dal’Arco di Augusto, che si innalza fuori dalle mura.
Simbolicamente verso Roma, è il sigillo della vittoria dei soldati dell’imperatore di cui fece le spese la popolazione dei salassi, i quali per essersi opposti a lungo ai nuovi e sgraditi ospiti , vennero definitivamente sconfitti , deportati e venduti a Ivrea come
schiavi.

Segno della supremazia Romana sul territorio. l’arco di Augusto anticipa l’ingresso in città attraverso Porta Praetoria. , la cui maestosità contrasta con la modestia delle vie di matrice medioevale.
Porta Pretoria è l’unica porta rimasta intatta, e purtroppo, pur essendo in ancora in buono stato, risente degli effetti corrosivi del tempo.

Primo passaggio obbligato lungo la via delle Gallie era il poderoso, e ancora intatto , ponte sul Lys a Pont-saint .Martin. costruito all’imbocco della Vallée, univa le direttrici della via consolare da Ivrea ad Aosta. La monumentalità della struttura è all’origine di una leggenda che ne attribuiva al Diavolo la costruzione nel tempo di una sola notte.

Aosta è un gioiello, che testimonia la civiltà degli antichi romani . Augusta Practoria ( Aosta) venne fondata nel 25 a. C , in una posizione non casuale per l’apparato militare più potente
dell’antichità.

Un atmosfera unica irripetibile un paesaggio unico nel suo genere dove la forza della natura fa da cornice a testimonianze storiche dal valore inestimabile.

La gente se vuole può fare molto per salvare questo nostro vecchio malato mondo , di questo ne sono testimoni quei borghi che ancora vivono e parlano della loro storia e dell’amore degli abitanti del luogo che non tramonta nonostante tutto

CONDIVIDI
Articolo precedenteIl crollo del prezzo del petrolio? Un’opportunità per liberarci dei combustibili fossili!
Articolo successivoUrbi et orbi
Sono nativa della città di Firenze, nella quale ho vissuto per vent'anni, per poi trasferirmi in campagna. Lavoro nel settore amministrativo contabile di una piccola azienda, sono sposata ed ho due figlie adulte. Ho un piccolo laboratorio dove mi diletto nell'esercitare l'hobby del decoupage , in casa ho diversi oggetti che ho riportato a nuovo con questa tecnica. Mi piace adoperarmi per riscoprire: piccoli borghi, antiche usanze e tradizioni, ricette; ricercando nella storie popolari particolari che mi siano utili per capire meglio cosa il progresso ci ha tolto e cosa ci ha dato.

Lascia un commento

Inserisci il tuo commento
Inserisci qui il tuo nome

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.