#STOPBIOCIDIO!

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Fonte Foto: #fiumeinpiena

Il 16 novembre eravamo 100.000 a Napoli, non uno di meno.

Quasi imprecavo per il ritardo del treno che mi avrebbe portato a piazza Mancini, da dove sarebbe poi partito il corteo…ma a conti fatti è stato un regalo: per raggiungere i miei amici che si trovavano più o meno in testa, ho dovuto costeggiare  tutte le associazioni che ordinatamente, sotto una pioggia battente, sfilavano verso il centro.

Costeggiare, sì, senza virgolette, perché eravamo davvero un #fiumeinpiena.

Al di sopra di migliaia di ombrelli variopinti, sventolavano bandiere di ogni colore, dai NO TAV ai Movimenti per l’Acqua al Coordinamento Comitati dei Fuochi, da Briganti e Unione Mediterranea (con Pino Aprile) ai bimbi di Caivano, da Radio Siani (giovanissima radio anticamorra di Ercolano) a Libera, dalle associazioni di Taranto a quelle della Sicilia…potrei continuare davvero molto a lungo, senza dover citare nemmeno una sigla politica. Il 16 novembre è stato il giorno delle associazioni spontanee di cittadini consapevoli e responsabili.

Ma non era finita lì. Arrivati in Piazza Borsa, ho sollevato lo sguardo verso la strada in salita che a breve avrei percorso: ancora migliaia di ombrelli e di striscioni, a perdita d’occhio, a perdita di fiato. Uno spettacolo che Napoli e la mia gente mi ha riservato a 40 anni. Solo ad essere napoletani si capisce il senso di gratitudine che si prova a sfilare con altre 99.999 persone per dire STOP BIOCIDIO.

La Campania è una terra stuprata: dalla camorra, dalla malapolitica, dall’imprenditoria selvaggia, da uno stato non solo assente, ma spesso carnefice. Ci hanno insegnato che dovevamo abbassare la testa, che tanto non sarebbe cambiato mai niente, che dovevamo tirare a campare perché era questo quello che ci meritavamo.

Invece, il 16 novembre 2013, data storica e pietra miliare della consapevolezza nostrana, la Campania ha gridato basta. E lo ha fatto con la voce dei ragazzi che non erano nemmeno nati al tempo del primo commissariamento, ma che nel giro di due anni, dopo un foltissimo numero di incontri preparatori, contatti e interventi, sono stati in grado di portare in piazza un intero territorio.

Abbiamo detto BASTA “a un economia disumana, che considera cose e persone alla stessa stregua: puri strumenti. Un’economia, che inaridisce i territori, che ha avvelenato le nostre terre. E tutto solo in nome del massimo profitto”. E’ questo l’incipit della PIATTAFORMA #FIUMEINPIENA 16 NOV, il cui sottotitolo è “Napoli, Campania, Italia. Europa, Mediterraneo”

Abbiamo detto NO a una politica distante: la Convenzione di Aarhus, si legge sempre nel documento, ratificata dall’Italia con la L.108/2001, obbliga il governo centrale e regionale, nonché le amministrazioni locali, al confronto con i comitati cittadini, veri detentori della conoscenza del territorio.

Abbiamo detto NO alle bonifiche ambientali in continuità con il sistema imprenditoriale/camorristico/politico attuale, ci siamo schierati con gli agricoltori in sofferenza, abbiamo sostenuto il ritiro dei CIP6 e l’introduzione del delitto ambientale nel nostro sistema penale, abbiamo rifiutato le leggi speciali che ancora una volta – assurdo da credere – vogliono fare per noi. Abbiamo auspicato l’instaurarsi di un corretto ciclo dei rifiuti, secondo il piano Rifiuti Zero, e quindi la riduzione dei consumi a monte, frutto della società della crescita a tutti i costi.

E’ un risultato di importanza capitale l’aver convogliato le energie di centinaia di associazioni in un unico momento di condivisione.

Le operazioni culturali volte alla crescita personale e politica (nella migliore accezione del termine) dei cittadini, come quella svolta dalla Decrescita Felice, sono di sicuro imprescindibili: le rivoluzioni, di qualunque tipo, non servono se ad una classe dirigente se ne sostituisce un’altra con gli stessi presupposti culturali.

Tuttavia, non c’è più tempo per gli atteggiamenti attendisti: se siamo arrivati al biocidio, cioè allo sterminio di un intero popolo a causa dell’inquinamento, frutto anche della concezione dei rifiuti come merci, tutte le scelte con effetti a lungo termine rischiano di non aver la possibilità di portare risultati concreti.

Un caro amico, che conosce bene il mondo associativo locale, mentre ascoltavamo gli interventi dal palco, mi ha detto che se i ragazzi di #fiumeinpiena pensano di poter tenere ancora stretto il legame tra tutte le associazioni dopo il 16 novembre, prenderanno una cantonata.

Può darsi.

Ma se non è più tempo di scenari futuribili, perché il futuro ci viene negato, non è più tempo nemmeno di inutili particolarismi e contrapposizioni.

Forse tutti noi, decrescenti e non, dobbiamo pensare a noi stessi come a parte di una grande rete e soltanto interagendo tra noi, con umiltà, possiamo fare la differenza. Tutte le associazioni , ci dice la geometria delle reti applicata alla sociologia, sono snodi di un grande “net” che prima o poi, in maniera spontanea, vengono in contatto tra loro.

Quando la connessione è totale, si arriva ad un cambio di stato: una comunità alza la testa e fa quelle regole che dall’alto non arrivano.

Io, del binomio studioso-contadino, di cui ho sentito parlare sulle pagine di questo portale, sono solo la seconda parte: il contadino. Ma che l’unione faccia la forza, è un detto antico su cui dovremmo riflettere con più attenzione.

Il mio quindi è un invito, da contadina e da cittadina, a tutte le associazioni e comitati a rompere il muro delle proprie posizioni, a cercare la convergenza con chi, come ebbe a dire Igor Giussani, guarda le cose dal nostro stesso orizzonte. Una manifestazione, per quanto imponente, non basta. E’ ora, nella comunicazione quotidiana, che dobbiamo e possiamo cambiare le cose.

Ho già scritto altrove che la Campania muore e non possiamo lasciare che accada: da Napoli è partito un grido che ha attraversato tutta l’Italia, fino ad incontrare la Val di Susa, e che non dobbiamo lasciar svanire nel vento. I nostri problemi sono i problemi del pianeta intero, i nostri figli sono i vostri figli.

Siamo tutti snodi di una rete, una rete fatta di idee, di carne, di ossa e di lacrime e abbiamo il dovere morale di inventare per i bambini una nuova umanità, aldilà di ogni divisione e particolarismo.

Io non ho più il coraggio di far finta di niente: e voi?

Fonte Foto: #fiumeinpiena

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Non è importante "chi" sono, ma "cosa" mi propongo di essere e con quanta tenacia mi ci proietto. Sono dunque madre, sono moglie, sono per metà sarda e per metà napoletana e, in entrambi i casi, straordinariamente fiera di esserlo; sono una contadina, con tanto da imparare. Ambientalista, per necessità, e piena di passione civile, per vocazione. E credo nell'integrazione, nelle persone, nell'impegno, nella mia terra così martoriata, nel valore delle parole, in quello della decrescita e nella felicità come traguardo raggiungibile ogni giorno. La mia finestra sul mondo e sul web è http://www.georgika.it

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