Ciao a tutti gli amici ,
sperando di non tediarvi troppo con le mie lettere e consapevole che al massimo avete sempre la possibilità di abbandonare la lettura,oggi non voglio fare digressioni sul tema “decrescita”,ma farvi la cronaca della prosecuzione del mio viaggio in questo mondo che trovo sia l’unico e possibile,con le pratiche sul campo,o meglio dire nei campi . Questa condivisione mi serve,e spero serva anche a voi,per rimaterializzare concetti per evitare che evaporino cercando di destrutturare una tendenza che abbiamo ,e incolpevolmente tutta umana ,di etichettare di tutto,anche i pensieri e gli stili di vita,ovvero il rischio nel nostro caso di creare una scatola dove ci mettiamo dentro ciò che è “decrescita” ,creando così una confezione.L’educazione di mercato imposta da quando siamo nati ha sicuramente dato il suo contributo a questa nostra insicurezza che viene sanata creando un prodotto, anche se questo è intellettuale.Il problema è che così facendo perdiamo il contatto con la realtà e non ci rendiamo conto che ci sono situazioni e persone che praticano felicemente, e aggiungo da anni, uno stile di vita”decrescente”senza aver mai sentito parlare di questo termine o di professori che teorizzano un mondo che si incammini in una certa direzione,per quanto questi,grazie agli strumenti culturali che possiedono, hanno il gran merito di aver portato allo scoperto e diffuso concetti che altrimenti sarebbero rimasti rinchiusi nei nostri pensieri.
Ripercorrendo i miei ultimi due anni sono arrivato a delle conclusioni,del tutto momentanee, e mi sono stupito io stesso di che cosa è emerso.Inanzitutto,che ci crediate o no,il mio casuale avvicinamento a Madre Terra è stato molto importante. Non avrei mai immaginato che la porta che dalla mia cucina dava direttamente su una fascia di ulivi non era un mio passaggio verso essa,ma era esattamente il contrario,permeandomi di natura e portandomi a delle elaborazioni di pensiero che fino a quel momento erano latenti e sentendo che l’energia di Gaia ristrutturava il mio essere.La mia maturazione in questa direzione ha fatto si che,da una persona stravaccata sulla sua panchina di indolenza in contemplazione , mi sono ritrovato come una persona davanti ad un cielo limpido che permetteva di delineare l’orizzonte e verso il quale ho incominciato a camminare,gustandomi i frutti dai mille sapori e fermandomi agli appuntamenti che oserei chiamare simbolici e del tutto causali,temi che,per chi ha letto “la compagnia dei celestini”,non sono del tutto nuovi e che il sottoscritto condivideva come buona idea romanzata.Nella mia ricerca di condivisione di certi pensieri da mettere in pratica ho conosciuto una persona che fa parte di una associazione che,guarda caso,si chiama “Ananke”,necessità.Questo gruppo esisteva già da tempo,e del resto anch’io esisto già da un po’,ma il momento maturo per incontrarci è arrivato due mesi fa.Da allora si è aperto un mondo che era attorno a me e si muoveva inosservato.Ho conosciuto contadini che praticano coltura(o cultura) bio,anzi permacultura,senza certificazioni,anche perchè non ne hanno bisogno e noi,che abbiamo rapporti con loro,tanto meno.Parlo di rapporti non a caso,perchè qua non si parla di mediazione produttore-consumatore,ma di incontro di persone dalle quali il kg di patate che si compra pesa molto di più perchè si porta dietro un carico di umanità e condivisione.Una ri-umanizzazzione del commercio che crea sodalizi molto più forti che potranno portare,me lo auguro,a delle nuove vere amicizie.Intanto con questo gruppo abbiamo incominciato a creare delle situazioni e come battesimo per questa nuova unità d’intenti ,abbiamo organizzato una cena con i nostri prodotti,dove ognuno ha messo a disposizione della comunità le proprie capacità .E qui ho imparato una bella cosa,un cambio di paradigma mentale molto importante,ovvero da un’impostazione del tipo “io FACCIO “ a “io METTO A DISPOSIZIONE”;la prima crea involontariamente competizione,perchè se“lo faccio io è perchè sono più in grado di te,e tu ti puoi risentire di ciò”,se“metto a disposizione,collaboriamo”.Nonostante la stagione non sia delle più generose,siamo riusciti a creare un abbondante e vario buffet vegetariano di tutto rispetto, facendoci i complimenti l’un l’altro per il successone della serata e dividendo quello che è rimasto tra chi ha partecipato e chi”ha messo a disposizione”.Chi è incuriosito del menu,sarò felice di elencare portate e dare ricette nei “commenti”.E’ emersa anche una verità sacrosanta,siamo fortunati a vivere fuori dai grossi centri abitati e viviamo in un territorio ancora ricco di terra e decentemente sano.Fa terrore pensare che c’è sempre il rischio che questo non sia definitivo,se un brutto giorno un pazzo decidesse di fare un qualcosa di inquinante sulle nostre terre.Avere verdura,uova di galline che razzolano,magari in compagnia di agnellini e caprette,dove la fretta è bandita,perchè inquina,sia mentalmente che a livello ambientale,è una gran cosa.Ma quello che è più importante è raggiungere la consapevolezza che materialmente si può vivere in un altro modo,ma è fondamentale non rimanere da soli.La solitudine e la disgregazione sono armi del mercato bisognoso di vuoti e crepe per colarci dentro il suo catrame consumistico come artificioso collante.Tutto sta nel partire,cambiare le domande che ci poniamo,come ad esempio,trasformare il”Quanto mi costa?” in “Che cosa mi serve?” o “Che cosa possiedo?” per fare una determinata cosa.Attivare la fantasia per far diventare un vecchio scolapasta una lampada che proietta infiorescenze luminose,o una vecchia porta che diventa un tavolo da giardino,non permettere a nessuno di marchiare le nostre idee come inadeguate,partecipare alla vita sociale della nostra comunità con la consapevolezza che ogni nostro gesto è politica,stare assieme,ascoltando gli altri, facendo un passo indietro per combattere il demone del dominio.Cambiare scala di valori e priorità,litigando con le abitudini consolidate,sapendo che c’è tanta strada da fare e ogni tanto accontentarsi dei piccoli gesti.Metterci la faccia,il proprio nome,per non risultare delle entità,ma delle persone e che queste stanno raggiungendo una massa critica.Se vi sono sembrato troppo entusiasta,avete ragione,sarà la primavera,ma mi sento come Belushi che vede James Brown ballare e cantare in chiesa e vede la Luce.Non facciamoci fregare dall’impotenza che proviamo davanti a tutto quello che vediamo tutti i giorni,non facciamoci fottere dalla tristezza,è quello che vogliono,partecipiamo al concerto e ognuno sa sicuramente suonare uno strumento,che lo faccia! Io ho trovato le mie motivazioni e cerco di coltivarle,spero di essere stato di aiuto ,proponendo anche alla Redazione di incentivare la sezione “pratiche di decrescita” con esperienze dirette di autocostruzione,recycle design,autoproduzione di alimenti e quant’altro per potersi scambiare info e non sentirsi soli.Ciao Green Brothers (e soprattutto Sisters)!.Buon tutto a tutti.Vado a reimpastare il pane.ciao.
Entusiasmante e contagioso. Poi pero’ spengo il pc, torno alla vita e ai ritmi frenetici tra lavoro e famiglia e per quanto ci provi non riesco a cambiare che poche cose. Meglio di niente ma non posso auto produrre, anche il pane a casa mia non lievita, posso ridurre e insegnare ai figli ma anche loro, adolescenti, vivono di fatto in una società che propone dei modelli e se sei fuori ne sei fuori del tutto. Comunque il desiderio di cambiare resta forte, senno’ non sarei qui, e leggere di chi c’è riuscito e’ di stimolo, quindi grazie e continua a dare notizie.
ciao Ros,mi fa piacere che ti ha contagiato la lettura delle mie cronache,se ti puo’ consolare è difficile per tutti ed è una lotta quotidiana contro le brutte e consolidate abitudini consumistiche e non sempre si vince,però posso dirti che da quando mi sono fortemente motivato e mi sono fatto una scala di miei valori,cercando di capire che cosa volevo esattamente,le cose appaiono più facili.per il pane,beh ,anche quello non viene bene al primo tentativo,a quasi nessuno succede,è questione di pratica.prova con questa semplice ricetta per iniziare:1 kg di farina,600cc di acqua,un cubetto di lievito e 2/3% di sale sul peso della farina.i rapporti farina acqua e sale sono sempre gli stessi.sciogli il lievito nell’acqua,impasti fno a fare una palla elastica e non appiccicosa,fai lievitare in un luogo senza correnti o sbalzi di temperatura,accendi il forno a 180/200 gradi e inforni.dopo una mezz’ora il tuo pane sarà pronto…vedrai che viene….
Ciao Ros,
500 grammi di farina, 300 di acqua, un cubetto di lievito da 25 grammi.
Metti l’acqua tiepida e un cubetto sbriciolato di lievito e un cucchiaino di zucchero che aiuta la lievitazione.
Stai attenta a non mettere il sale con il lievito se no non lievita.
Poi aggiungi pian piano la farina e mescola con un cucchiaio di legno.
Ora metti un cucchiaino di sale
Mescola e fai una palla fino a quando non viene bella soda. Se necessario aggiungi un pochino di farina sulle mani e impasta.
Lascia riposare nel forno spento per tre ore con un panno sopra.
Poi fai la forma e inforna
Attenzione il forno deve essere già caldo quando il pane entra.
200 gradi per 40 minuti e vedrai che meraviglia!
In bocca al lupo!
Marica
Ciao Emanuele, io sono una neofita e una testarda dell’autoproduzione (da quando ho scoperto che mi fa essere felice)… Per ora un po’ pochino: pane,pizza, yogurt magro e intero, gelato, idratante per il viso, deodorante … e ehm…esperimenti di lattuga sul balcone da due metri quadri:-)!
Hai qualcosa da condividere in questo senso? Mi piacerebbe molto sapere cosa fai e come…
Volevo rispondere a Ros e dirle che per riuscire a fare il pane ci ho messo quasi due mesi! Non veniva in nessun modo… Poi un giorno è successo. Tenta e ritenta ancora, oltre all’enorme soddisfazione di creare il pane il risparmio è notevole…
Ciao
in effetti è da molti, forse troppi anni che perseguo l’autoproduzione, il riciclo, il ripristino. pensavo di essere, se non sola ma di sicuro isolata. La società del capitalismo agonizzante ti taccia di follia, di utopia e inettitudine, addirittura, a volte di avarizia ( sei una saponara ) se cerchi di rispettare la vita . ciò che produciamo di bene o di male , siamo noi!!!
Paradossalmente ho avuto l’aiuto di un prodotto del consumismo che , alla fine , mi sembra di utilizzare contro il consumismo. Il Bimby, sicuramente molti lo conosceranno, mi permette di auto produrre e con sicuro successo dal pane ai dolci alle conserve e perfino il dado per il brodo vegetale o di carne . con minima spesa massima resa.per la produzione di materie prime( orto) mi trovo in difficoltà: ho due balconcini direttamente sul mare in quel di Bacoli e , per il clima salmastro , non vi cresce niente! forse i cactus, chissà…Per il resto riciclo tutto, anche i sacchetti per la spazzatura.
Sono a piedi, nel senso che mi muovo solo con i mezzi pubblici.sigh! e questo mi ostacola parecchio nel condividere attività distanti dal mio locus.Spero di partecipare alle vostre attività: ho un sacco di idee da comunicare e mi sento già friggere.
ps. la faccenda del Bimby non è pubblcità.