“Si” o “No”? …e dopo?

La forza della pubblicità!

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Il sistema informativo è finanziato dalla pubblicità. Si potrebbe parlare di sistema informativo-pubblicitario. Il sistema è ovviamente variegato perché, per esempio, il sistema informativo pubblico si basa anche sul canone, i giornali e i periodici cartacei si basano anche sul prezzo di vendita, ecc.
La pubblicità ovviamente è legata al nostro sistema economico-culturale che vede nei consumi e nel suo incremento l’obiettivo da raggiungere e il senso di ogni cosa.
La scelta di votare “Si” oppure “No” al prossimo referendum sulla revisione alla Costituzione sarebbe certamente stata oggetto di dibattito, come ogni altra problematica sociale o d’altro genere. Il livello raggiunto dal dibattito in corso però, secondo il mio modesto parere, è dovuto in stragrande parte alla necessità da fare da traino ai blocchi pubblicitari.
Immaginate quanti programmi e/o parti di programmi televisivi e radiofonici, quanta parte dei giornali e degli altri mezzi di informazione, hanno avuto per oggetto lo scontro referendario!?
Questo mi fa venire in mente un dibattito a cui assistetti molto tempo fa e che ebbe come tema il problema degli armamenti e delle guerre. Uno dei partecipanti al dibattito (in relazione alla diffusione delle guerre per via dell’importanza economico-industriale della produzione e commercio delle armi) disse che, agli inizi del secolo scorso, due paesi latino-americani, in guerra tra di loro, terminarono le ostilità perchè finirono gli armamenti e le munizioni.
Ritornando allo scontro referendario bisogna aggiungere che c’è un altro tema che viene dibattuto. E’ il tema del dopo, cioè di ciò che succederà dopo il 4 dicembre: ci saranno sicuramente problemi seri per i mass media nel fare i palinsesti per i periodi successivi, nell’approntare programmi che servano a riempire gli spazi fra un blocco pubblicitario e l’altro!
Ho visto che molti giornalisti o intellettuali o agenzie di vario genere fanno delle previsioni sul futuro, in relazione non solamente ai risultati delle votazioni ma anche su altri fatti. Nessuno va poi a vedere (o, quanto meno, non si dà la necessaria importanza) se la previsione risulti azzeccata o meno.
Visto così le cose faccio anche io una previsione: stravince il “Si”!
Il motivo di questa previsione deriva dalla mia considerazione che la scelta del “No” sia in buona parte stata montata artificiosamente per creare scontro fra le varie parti politiche e, di conseguenza, creare attenzione da parte dei consumatori.

La foto è tratta da www.newpdia.it

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Sono nato in Lucania nel lontano 1951 e abito a Bologna da circa trent’anni. Ho sempre avuto interesse, da più punti di vista, verso i “destini” (sempre più dialetticamente interconnessi) dell’umanità: da quello dei valori culturali che riempiano l’esistenza a quello delle condizioni materiali di vita (dall’esaurimento delle risorse naturali ai cambiamenti climatici, ecc.). Ho visto nel valore della “decrescita” un punto di partenza per dare un contributo alla soluzione dei gravi problemi che l’umanità ha di fronte.

3 Commenti

  1. Errore imperdonabile
    In questo articolo ho fatto la previsione che avrebbe stravinto il si: invece ha stravinto il no!
    Quali le cause di questo errore?
    La causa principale è che nel fare quella previsione mi sono basato sul dibattito che avveniva fra i sostenitori del si e i sostenitori del no. Ho notato, in quei pochi dibattiti a cui ho assistito, che i sostenitori del no non avevano argomenti.
    Nello scontro referendario sono intervenuti altri fattori che sono diventati preponderanti rispetti ai contenuti specifici del referendum.
    Questo errore per me è imperdonabile perché nelle analisi che faccio metto sempre in evidenza la complessità e contradditorietà della realtà, il suo aspetto sistemico con i suoi vari aspetti in continui e complessi rapporti, il suo aspetto selvaggio (nel modo in cui lo intende Claude Levi-Srauss).
    Nelle prime analisi del voto referendario si sono già mesi in evidenza questi aspetti (voto suddiviso per fasce di età, per zone geografiche e per condizioni economiche (in merito soprattutto al possesso o meno di un posto di lavoro) e altro.
    Questo errore per me è stato proprio imperdonabile!
    Un caro saluto
    Armando

  2. Secondo errore imperdonabile
    In merito al presente articolo il primo errore imperdonabile che ho commesso, come ho detto nel precedente commento, è stato nell’avere previsto che avrebbe stravinto il si (e invece ha stravinto il no!).
    Il secondo errore imperdonabile è che, ragionando sul tema del dopo, e cioè cosa sarebbe successo dopo il 4 dicembre (il titolo dell’articolo è “Si” o “No”…e dopo?), cioè come i mass media (soprattutto la televisione) avrebbero riempito gli spazi fra un blocco pubblicitario e l’altro, pensai che, a meno che qualche nave da crociera andasse a sbattere contro uno scoglio (come avvenuto qualche anno fa per la Costa Concordia) oppure che qualche ragazza fosse massacrata (come è successo per Yara Gambirasio) o che succedesse qualche tragedia (come il recente terremoto), ci sarebbe pur sempre stata Virginia Raggi a disposizione.
    Pensai che sicuramente ne avrebbero fatto carne di porco! La pubblicità non dorme mai perché il nostro sistema economico-culturale che vede nei consumi e nel suo incremento l’obiettivo da raggiungere e il senso di ogni cosa, ha sempre bisogno di alimentarsi… e, quindi, di riempire gli spazi fra un blocco pubblicitario e l’altro.
    Come dicevo ho fatto un secondo errore imperdonabile: non avere messo per iscritto questo pensiero!
    Però non misi per iscritto questo mio pensiero…e questo, come dicevo, è stato il mio secondo errore imperdonabile.
    Vi saluto
    Armando

    • Chi non fa nulla (o chi sta sempre zitto!) non sbaglia mai! 🙂 Ti sei esposto sull’argomento più difficile da prevedere e ti sei astenuto di condividere quello più semplice da immaginare… ci sono errori che fanno onore a chi li compie, direi che siamo di fronte a uno di questi casi!

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