Sarò mica un cattivo cittadino?

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Per sostenere l’economia dovrei spendere e consumare di più, ma non ne ho bisogno, non ci riesco

Per aiutare il mercato dovrei comprare un nuovo pc, un nuovo smartphone, ma non ne ho bisogno, non ci riesco

Per mandare avanti il nostro sistema dovrei lavorare di più, e delegare sempre più mansioni domestiche ad estranei, ma non mi va, non ci riesco

Per rendere più moderno il mercato del lavoro dovrei specializzarmi sempre di più svolgendo mansioni sempre più automatizzate, ma non ne son capace, non ci riesco

Per mandare avanti il nostro amato Paese il sabato pomeriggio dovrei dedicarmi allo shopping in qualche luccicante centro commerciale, ma non mi va, non ci riesco

Preferisco risparmiare qualche soldino e cercare di usare le cose che ho fino a sfinirle. Preferisco avere il week end libero da passare con la famiglia o semplicemente ad oziare o fare qualche lavoretto utile a casa. Preferisco – se posso – fare un lavoro che non disumanizzi, meglio se a contatto con la gente. Preferisco passare un pomeriggio libero andando a fare un giro da qualche parte, mangiare una pizza con amici o vedere un bel film, anziché spenderlo in una luccicante gabbia dorata…

Sarò mica un cattivo cittadino?

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Nato nel 1969 a Pesaro, nel 1988 mi sono diplomato come Perito Turistico e nel ’93 ho completato un corso di Operatore di Marketing per PMI. Dopo quarant’anni vissuti sulla riviera romagnola, mi sono sposato e trasferito nelle Marche. Entrato molto presto nel mondo del lavoro (più per necessità che per scelta), ho avuto modo di notare con dispiacere che alla medesima domanda, ovvero: “Cosa serve per vivere?” una volta avremmo risposto “Un tetto, cibo ,acqua e la salute”, mentre ora semplicemente “Servono i soldi”. Questa triste constatazione mi ha fatto capire di essere sostenitore della decrescita già molto tempo prima di aver conosciuto il termine.

8 Commenti

  1. Come mai il Paese e’ governato da gente ignorante? Come mai la decrescita e’ cosi’ “di nicchia”?
    Il problema e’ psicologico e collettivo, a mio parere, im quanto ha a che fare con l’ascolto, il vuoto e il contatto. Che ne pensate?
    Giovanna

    • Ciao Giovanna, chiaramente condivido i tuoi dubbi, in quanto spesso mi trovo a pensare esattamente ciò che ho scritto in un impeto improvviso. Talvolta mi sembra incredibile che tanta gente non possa comprendere almeno in parte i principi che vorremmo condividere con gli altri. Si tratta di un problema di cultura, e mi pare interessante pure il tuo approccio quando sostieni che la cosa ha a che fare con l’ascolto, il vuoto e il contatto: non vogliamo ascoltare il prossimo, abbiamo una paura “fottuta” del silenzio / vuoto, ed abbiamo probabilmente un cattivo rapporto co il contatto, sia dal punto di vista fisico che in generale. Saluti, Mirko

  2. Mirko, non saprei dire se sei un cattivo cittadino, ma da quello che scrivi, sicuramente sei un cattivo consumatore. Per quanto mi riguarda, non può che farmi piacere, perchè anch’io mi reputo una cattiva consumatrice del tipo che descrivi tu; peccato solo che siamo ancora troppo pochi perchè si possa uscire dal circolo vizioso del “produci-consuma-crepa”. Saluti, T.

    • Ciao Tiziana, il ciroclo vizioso di cui parli è senza dubbio il riassunto del problema, ma ti rispondo con una considerazione forse un pò strana, ma che mi é venuta in mente proprio leggendo il tuo commento: A voler essere pignoli il “consumatore” dovrebbe usare la cosa che compra fino allo sfinimento, ovvero fino a che la “consuma”. O sbaglio?

      • No, non sbagli affatto. Solo che per il sistema quel “consuma” equivale ad un “compra”, e l’unico modo per cui anche noi cattivi consumatori potessimo comprare, era quello di ridurre la vita utile del bene, vedi gli elettrodomestici o i prodotti tecnologici che già dopo un paio di anni non funzionano più! E ti dicono pure che ripararli costa quasi quanto comprarne di nuovi …e quindi che fai?! Ma probabilmente sarà capitato anche a te.

        • In effetti la mia era una domanda quasi retorica, ma in ogni caso mi aspettavo una risposta del genere (per fortuna!) Per quel che riguarda l’obsolescenza programmata dei prodotti, beh, sfondi una porta aperta…

  3. Sono stato ad un corso sulla cooperazione internazionale che forma eventuali volontari per l’Italia e/o l’Africa. La lezione Nord-Sud parlava di economia di mercato e quando dalla platea qualcuno ha parlato di decrescita e pure felice, il docente (invitato peraltro dal no-profit) ha detto che la competitività è indispensabile, necessita crescere ma in qualità. Ma che modello vogliamo divulgare in Africa? Da noi prevalgono le ..modelle!

    • Che modello vogliamo esportare in Africa? Secondo il mio umile parere (e se sbaglio correggetemi) si tratta senza dubbio di un modello sbagliato, se non altro perché dovremmo dar loro solo una mano e non imporre loro dei modelli che a malapena si adattano alla nostra civiltà, figuriamoci alla loro. Ci sarebbe poi da dire che negli ultimi decenni noi uomini bianchi abbiamo fatto più danni che altro al loro continente, e forse sarebbe meglio lasciarli satre ogni tanto 😉

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