A casa nostra la televisione é quasi sempre spenta, per permetterci di dare ai nostri bambini l’attenzione che meritano, dopo un’intera giornata lontano da noi.
Ho quindi appreso la notizia stamattina, controllando email e facebook dal telefono cellulare: negli Stati Uniti, a Newtown, ennesima sparatoria in una scuola.
Venti bambini uccisi.
Venti sorrisi, venti progetti di vita, venti famiglie che non supereranno mai questo dolore immenso. I bambini sopravvissuti sono in stato di shock, alcuni sono stati trovati nascosti negli armadi alcune ore dopo la sparatoria.
Un ragazzo (un folle, ma pur sempre un ragazzo) entra, armato fino ai denti, nell’edificio scolastico, ed inizia a sparare. Subito la mia mente corre a cio’ che é successo qualche giorno fa, a Scampìa, quando i killer della camorra hanno inseguito e finito la loro vittima nel cortile di una scuola materna, e a quello che avrebbe potuto succedere se i bambini si fossero trovati, che so, fuori a giocare.
Pero’ non é un caso se l’incubo si ripete negli Stati Uniti, dove nessun governo ha mai approvato una legge per istituire dei controlli nella vendita delle armi. Nel solo 2012, questa é la terza sparatoria con vittime in una scuola.
Negli Stati Uniti, il possesso e il porto di un’arma é un diritto civile protetto dalla Carta dei Diritti statunitense, secondo emendamento. E’ un retaggio dell’epoca dei pionieri. Chiunque deve poter acquistare un’arma per poterla usare per difendersi.
Negli Stati Uniti acquistare un’arma é facile quanto comprare il pane. C’é chi fa notare che sia piu’ facile e piu’ economico comprare un’arma piuttosto che andare dallo psicologo.
Ieri, i quotidiani americani piangevano le piccole vittime. Le autorità soffrivano con le madri.
La verità, pero’, é che negli Stati Uniti, una fetta importante dell’economia ruota attorno alle armi. La verità é che i produttori di armi costituiscono una potente lobby, in grado di smistare grandi quantità di voti alle elezioni. E se le armi sono importanti per l’economia e per la politica, significa che sono piu’ importanti le armi dei bambini.
Tanto che non ci si fa scrupoli ad utilizzare una strage del genere per i propri fini. Un rappresentante di un’associazione a favore delle armi ha accusato chi richiede maggiori controlli sulla vendita di armi di avere “le mani sporche di sangue di bambini”: “Leggi federali e statali insieme”, ha dichiarato, “fanno in modo che nessun maestro, nessun amministratore, nessun adulto della scuola di Newtown avesse una pistola. Questa tragedia indica l’urgenza di eliminare il divieto di armi nelle aree educative”. (!!!)
E’ la decima volta che rileggo questa dichiarazione, e sempre rimango senza parole.
Posso solo concludere citando Cecilia Strada, di Emergency: “Eccoli, sono arrivati, sciacalli sui cadaveri di venti bambini. La lobby delle armi va all’attacco (…) Bisogna alimentare la paura, così si vendono più armi, e qualcuno farà più soldi (mentre muoiono più persone). Esattamente come bisogna riempire gli arsenali, così qualcuno può fare un bel po’ di soldi, e poi bisogna fare una bella guerra per svuotarli, così si possono riempire di nuovo, e quel qualcuno farà un altro bel po’ di soldi.
IL PROFITTO: il più grande assassino di tutti i tempi.”
E’ molto probabile che un discorso serio e pacato con le lobby americane delle armi non sarà mai possibile, ma questo non giustifica che noi rispondiamo ai loro slogan con i nostri slogan. Ascoltare la controparte, cercare di capirla, magari anche cercare di giustificarla non è debolezza, ma capacità di onesto e civile confronto. Quando la lobby delle armi fa notare che le leggi esistenti, che da una parte permettono a quasi tutti di comprarsi armi da fuoco senza troppe formalità, dall’altra vietano ai responsabili di un istituto scolastico di portare armi a scuola, non è mettendo tre punti esclamativi che si dimostra che hanno torto. L’obiettivo di una società civile deve essere quello di eliminare qualsiasi arma da fuoco dal suo seno, ma finchè questo obiettivo non viene raggiunto, per quanto paradossale possa sembrare ai nonviolenti dell’ultima ora, è proprio la consapevolezza di non rischiare una pallottola in faccia che induce criminali e squilibrati a usare le armi, ed è il fatto che quella pallottola non gli arriverà mai che permette loro di premere il grilletto più di una volta. Sia chiaro: non sto giustificando il Far West, ma sto dicendo che gli argomenti delle lobby delle armi, per quanto faziosi, non si possono scopare con spocchia sotto il tappeto. Non dimentichiamo che in Italia non siamo messi molto meglio: forse un fucile da guerra non verrà mai venduto a nessuno (sano di mente o meno che sia), ma di fucili da caccia ce ne sono parecchi, e non tutti sono a uno o due colpi. I certificati di buona salute necessari per il porto d’armi sono dei semplici pro-forma, e il certificato anamnestico che deve essere rilasciato dal medico di base è, de facto anche se ovviamente non de jure, un atto dovuto (grazie al meccanismo di scelta-revoca del medico di base). Da noi tragedie così mediaticamente eclatanti non succedono appunto perchè non ci sono in circolazione fucili mitragliatori (ma anche, statisticamente, perchè siamo in 60 milioni contro i 312 milioni degli americani). Però dovremmo anche chiederci qual’è la differenza fra 20 bambini uccisi e 1 bambino ucciso. Per giornalisti a caccia di scoop e per cittadini isterici, la differenza è enorme. Per la vittima e per i suoi famigliari la differenza non esiste. Quindi, è giustissimo chiedere al governo e al parlamemento americano di cambiare la legge sulla libera vendita delle armi, ma è anche indispensabile avere pronta l’alternativa nel caso che quel cambiamento non venisse approvato: se TUTTI devono avere le armi, TUTTI deve comprendere anche coloro che lavorano nella scuola o negli uffici pubblici anche (e soprattutto) DURANTE l’orario di lavoro. Può darsi che questo possa portare a pericolose sparatorie fra criminali o squlibrati da una parte e sedicenti sceriffi dall’altra, ma se è lecito aspettarsi una cosa del genere, allora è altrettanto lecito aspettarsi che una buona parte dei criminali e degli squilibrati rinuncino ai loro progetti prima di mettersi in ballo. L’obiettivo finale deve essere, lo ripeto, la totale scomparsa delle armi nell’ambito della società civile (armi da caccia e da difesa comprese), ma questo obiettivo non può essere sostenuto dallo sciocco dogma “siamo tutti buoni”, ma da un sistema che impedisca REALMENTE a chiunque di procurarsi armi da fuoco e che ne punisca il semplice possesso con le stesse pene previste per il reato di strage.
Dunque tu non stai parlando di un vigilante all’ingresso delle scuole, bensi’ di dotare di armi il personale scolastico.
Dal mio scritto, e dalla tua risposta, é passato un mese. Le sparatorie nelle scuole degli Stati Uniti sono state quasi una per ogni giorno di apertura scolastica. E’ chiaro a tutti che non sia un problema risolvibile col “siamo tutti buoni”. Pero’, per quanto mi sforzi con te di “ascoltare, cercare di capire e giustificare” la lobby americana delle armi, ci riesco solo se m’immedesimo nella logica del denaro e degli affari, e non sono capace di abbinare il concetto di “interesse economico” al pensiero di questi ragazzini uccisi da un folle senza provare il voltastomaco. Non mi convince nemmeno l’idea dello squilibrato che eviterebbe di mettere in atto il suo proposito omicida spindo dalla consapevolezza che una maestra potrebbe sparargli.
L’unico che puo’ disinnescare uno “squilibrato” é, forse, un bravo psichiatra, ma Stati Uniti sono un Paese in cui ottenere assistenza psicologica e psichiatrica é piu’ difficile e costoso che acquistare un’arma da fuoco.
rispondo alla tua ultima frase “L’unico che puo’ disinnescare uno “squilibrato” é, forse, un bravo psichiatra, ma Stati Uniti sono un Paese in cui ottenere assistenza psicologica e psichiatrica é piu’ difficile e costoso che acquistare un’arma da fuoco.” con una semplice domanda: Hai mai vissuto negli States per poter affermare quanto hai scritto? Non semplicemente sentendo i telegiornali o leggendo riviste che si conosce un popolo e le sue abitudini. Indipendentemente da quanto giusto o sbagliato, condiviso o non condiviso possa essere il tuo pensierio prima di fare affermazioni del genere bisogna essere certi e aver vissuto queste realtà. Molte cose sono scritte e dette su molti paese sono luoghi comuni e io che ho vissuto negli States posso afffermare che alcune sono false. Quindi penso che un buon scrittore di articoli o quant’altro debba farlo attenendosi a realtà che conosce senza fare demagogie per attirare l’attenzione sul proprio articolo.
Avendo vissuto negli States come dici, magari hai avuto a che fare con la medicina psichiatrica USA e puoi eventualmente contraddire cio’ che hai letto portando degli argomenti concreti frutto della tua esperienza personale. In tal caso, ti ringraziero’ per il tuo contributo.
Per ora, ti indico alcune delle fonti, autorevoli ed accreditate, a sostegno di cio’ che scrivo nell’articolo.
Francesco Amaddeo, La valutazione dei costi
e gli studi di costo-efficacia in psichiatria,
Dipartimento di Medicina e Sanità Pubblica, Sezione di Psichiatria,Unità di Valutazione dei Costi e WHO Collaborating Centre for Research and
Training in Mental Health and Service Evaluation, Università di Verona, Verona; American Health Lawyer – Fundamentals of Health Law; the Journal of Occupational Health Psycology, 2010; Practice guidelines for American Psychiatric ABA, 2012.
Oltre che alle considerazioni di Milos Jenicek
Professor of Clinical Epidemiology at the McMaster University, Emeritus Professor at the University of Montreal and Adjunct Professor at McGill University, Canada; Dott. Angelo Fioritti
Direttore del Programma Salute Mentale e Dipendenze Patologiche Aziende USL Rimini; http://www.pol-it.org/; Portale Italiano di neuropsichiatria infantile dic.2012