Pillole di global warming

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Mi è capitato di intrattenere un breve scambio di opinioni sul sito di Comune Info con Rinaldo Sorgenti, vicepresidente di Assocarbone e noto sostenitore delle tesi che ridimensionano l’influenza antropica sul riscaldamento globale del pianeta (antropic global warming, d’ora in avanti AGW). Ispirato dall’esperienza ho realizzato un piccolissimo compendio per replicare ad alcune delle obiezioni più comuni sull’argomento, non pensando certo di esaurire una tematica così vasta – sarebbe ovviamente al di sopra delle mie possibilità – ma sperando di offrire qualche piccola ma importante delucidazione.

L’AGW è solo una teoria

Attenzione: se pensate che sia ‘scientifico’ solo ciò che è dimostrabile tramite esperimenti, sappiate che la vostra visione della scienza è un tantino retrò, ottocentesca a voler esser gentili. Non potendo compiere esperimenti sull’atmosfera planetaria per ovvie ragioni, in climatologia l’unica opzione possibile è realizzare modelli formalizzati e verificare quanto le loro previsioni trovino riscontro nella realtà, per poi correggerli e perfezionarli costantemente. La teoria dell’AGW non è campata dal nulla, si basa su alcuni dati di fatto inoppugnabili:

1) l’esistenza di gas in grado di assorbire il calore della radiazione solare (CO2 e altri);

2) il sussistere del fenomeno chiamato ‘effetto serra’, dovuto all’intrappolamento di tali gas nell’atmosfera;

3) l’aumento esponenziale della concentrazione di CO2 dall’inizio dell’era industriale ad oggi, a causa della combustione di petrolio, gas, carbone;

4) l’assenza, dall’inizio dell’era industriale a oggi, di significative anomalie dell’attività solare e vulcanica nonché di fenomeni astronomici che possano giustificare le attuali anomalie climatiche.

In termini scientifici, “una teoria è una buona teoria se soddisfa due condizioni: deve descrivere accuratamente un’estesa serie di osservazioni sulla base di un modello che contiene solo pochi elementi arbitrari, e deve fare predizioni precise riguardo ai risultati di osservazioni future” (Stephen Hawking). Le ipotesi non antropiche non riescono minimamente a ottemperare a tali condizioni, per cui non meritano nemmeno di essere definite teorie, sono solo parole in libertà.

Alcuni esimi scienziati, persino dei premi Nobel, negano l’esistenza dell’AGW

Si verifica spesso e volentieri la seguente pantomima: un noto scienziato che nella vita non si è mai occupato di climatologia se ne esce con argomentazioni ‘eretiche’ e ‘anticonformiste’, creando un po’ di scompiglio mediatico (con avvoltoi sempre pronti a approfittare della situazione per confondere l’opinione pubblica) che, una volta vagliate dai veri esperti, dimostrano spesso un’ignoranza sul tema da gridare vendetta. Qui ad esempio potete leggere come alcune imprudenti dichiarazioni di Carlo Rubbia siano state sbugiardate in poche righe da Claudio Della Volpe.

A parte le pessime uscite di alcuni Nobel e grandi nomi della scienza, è stato calcolato che il 99,83% degli articoli peer reviewed (ovvero sottoposti a un processo di verifica e controllo preliminare da parte di esperti qualificati) pubblicati sul clima tra il 1991 e il 2012 ammette la realtà dell’AGW, solo lo 0,17% è contrario.

Le emissioni di CO2 umane sono minime rispetto a quelle naturali (solo il 4%), perché quindi dovrebbero interferire sul clima?

Carbon_CycleFonte: IPCC

Questo argomento, utilizzato da molti negatori dell’AGW tra cui Fred Singer, consiste nella classica mezza verità per coprire una colossale bugia. Stranamente, infatti, chi la sostiene dimentica l’altrà meta della questione, ossia che vegetazione e oceani (i maggiori emettitori di CO2 in natura) fungono anche da assorbitori, creando perciò una situazione di sostanziale equilibrio; i dispositivi che bruciano combustibili fossili invece invece non assorbono alcunché. Una quota consistente delle emissioni umane, circa il 60%, sfugge all’assorbimento e rimane nell’atmosfera, alterando quindi l’andamento climatico.

CO2

Visto il grafico? All’aumentare della concentrazione di CO2 non corrisponde un analogo incremento delle temperature, quindi i due fenomeni non sono correlati.

Il clima rappresenta un sistema estremamente complesso dove le variabili in gioco sono molteplici, contrastanti e dal comportamento spesso imprevedibile; non funziona secondo rapporti di causa/effetto, bensì di feedback/retroazione, per cui nulla di peggio che applicare ragionamenti di tipo lineare (del tipo: a X aumento della CO2 deve corrispondere X incremento delle temperature). Solo per indicare alcuni fattori coinvolti, l’attività vulcanica, l’albedo dei ghiacci e la produzione di gas aerosol operano un’azione di mitigamento; invece deforestazione, acidificazione degli oceani e scioglimento delle calotte polari e dei ghiacciai aumentano l’effetto di riscaldamento. Ragionando in termini semplicistici si giunge a conclusioni del tutto arbitrarie e fuori luogo.

Global warming? Ma se a giugno sembrava di essere a novembre!

Corollario del concetto precedente: se l’aumento delle temperature incrementa lo scioglimento dei ghiacci artici, può capitare che l’Atlantico si raffreddi eccessivamente compromettendo la formazione della corrente del Golfo, con conseguente massiccia ondata di perturbazioni sull’Europa. Per quanto possa suonare bizzarro, gli effetti dell’AGW in qualche contesto potrebbero tradursi addirittura in una piccola glaciazione, simile a quella che colpì l’Europa nel 600.

Sul pianeta Terra già in passato c’è stata l’attuale concentrazione di CO2

E’ vero, peccato che tale evento sia un tantino datato, risale per l’esattezza  al Pliocene, conclusosi circa due milioni e mezzo di anni fa, quando ovviamente il pianeta era profondamente diverso da oggi.

Le anomalie atmosferiche globali della Terra hanno raggiunto l’apice nel 1998 per poi iniziare un trend discendente

nasaNo comment…

Le previsioni di molti modelli climatici si sono rivelate sbagliate

Facile sfottere, provate voi a intrappolare in un formalismo matematico una bestia riottosa e imprevedibile come il clima! Sbagliare è inevitabile, l’importante è comprendere i motivi degli errori perfezionando così i modelli. Contrariamente ai luoghi comuni, però, spesso e volentieri le previsioni climatiche alla prova dei fatti si sono rivelate eccessivamente ottimistiche.

L’aumento di CO2 favorisce la crescita delle piante, quindi va accolto favorevolmente

Qualche mese fa la prestigiosa rivista Nature ha pubblicato uno studio accolto con grande entusiasmo dagli avversari dell’AWG. Leggiamo da un articolo dell’Huffington Post:

Il verde sulla Terra, negli ultimi trent’anni, è aumentato. Ma il merito non è di una politica di rimboschimento messa in atto dai vari paesi del mondo, bensì dalle emissioni di CO2 nell’atmosfera. Sembra paradossale, eppure è quanto emerso da una ricerca di livello internazionale pubblicata sulla rivista scientifica Nature Climate Change, intitolata “Greening of the Earth and its drivers”.

32 ricercatori di 24 diverse istituzioni scientifiche hanno condotto lo studio utilizzando i dati ottenuti dai satelliti Nasa-Modis e Noaa-Avhrr, scoprendo che, negli ultimi 33 anni, circa il 50% del territorio coperto da alberi è risultato essere più verde, quello che oggi è definito “effetto greening”. Europa, Africa Centrale e Amazzonia settentrionale le zone più interessate dal fenomeno, ma importanti cambiamenti sono stati registrati anche in Nord America e nel Sud Est asiatico, per un totale di 36 milioni di chilometri quadrati di aree verdi. Secondo le stime degli scienziati, con il fogliame degli alberi, a oggi, si potrebbe ricoprire un territorio pari a due volte gli Stati Uniti.

L’effetto greening è dovuto per il 70% all’incremento della concentrazione di anidride carbonica presente nell’atmosfera, per il 9% dall’aumento della deposizione di azoto e per l’8% dai cambiamenti del clima che si sono verificati negli ultimi anni. Il restante 4% è stato attribuito al cambiamento della morfologia del suolo.

WOW! Finalmente, dopo tante cassandrate, una buona notizia dal fronte ambientale, addirittura per merito del tanto vituperato AGW! Una vera e propria manna dal cielo per i  negazionisti climatici.

Purtroppo, non è tutto verde ciò che luccica; infatti, contriaramente alle aspettative, il greening non fa presagire nulla di buono:

…quello che insistono a sottolineare gli studiosi, invece, è che l’aumento delle zone verdi è in realtà un vero e proprio sistema di difesa: gli alberi hanno aumentato il fogliame per poter assorbire dosi massicce di CO2. “Una difesa, però, destinata a non durare nel tempo – come affermato dal professor Philippe Ciais, co autore dello studio – fino ad annullarsi, poiché richiede grandi quantità di fosforo e di acqua, elementi che iniziano a scarseggiare sulla Terra”.

“Inoltre – prosegue Ciais – i danni causati da un aumento delle emissioni di CO2 superano i benefici – momentanei – apportati: catastrofi naturali, con distruzione della vegetazione, innalzamento dei livelli dei mari, acidificazione delle acque e in molti luoghi siccità, possono mettere a dura prova le risorse vegetali del Pianeta e a lungo termine comportare una riduzione della massa fogliare globale”.

“Il greening ha la capacità di cambiare radicalmente la ciclicità dell’acqua e del carbonio nel sistema climatico“, ha dichiarato il dottor Zaichun Zhu, dell’Università di Pechino e autore dello studio. Preoccupazione condivisa dal collega Ranga Myneni, della Boston University: “Lo sviluppo in più di un albero non va a compensare il riscaldamento globale, l’innalzamento del livello del mare, lo scioglimento dei ghiacciai, l’acidificazione degli oceani, la perdita di ghiaccio marino e la previsione delle tempeste tropicali più gravi in arrivo”.

L’aumento di CO2 favorisce la produzione agricola, quindi va accolto favorevolmente

Sono stati condotti alcuni esperimenti in base a cui risulta che alcune piante (come la patata dolce) reagiscono positivamente a concentrazioni di CO2 più che doppie delle attuali, tuttavia uno studio pubblicato su Nature rivela che, già a concentrazioni inferiori a 600 ppm (parti per milione – attualmente i valori registrati superano leggermente le 400 ppm), si registra una consistente perdita di nutrienti in colture quali grano, riso, piselli e soia. In sintesi, non si può argomentare sulla crescita dei vegetali avendo come unico riferimento la CO2, essa è una variabile al pari di azoto, acqua, fosforo, potassio, microelementi, non si può discutere sensatamente di agricoltura senza considerare integralmente tali fattori.

L’AGW non è il vero problema

Detta così, senza alcuna ulteriore contestualizzazione, potrei anche essere d’accordo. Nel senso che sarebbe sbagliato trattare il riscaldamento globale come un problema sostanzialmente tecnico – come avviene immancabilmente in tutte le conferenze internazionali sul clima – esso non è causa ma conseguenza di consumo di risorse, pressione demografica, ricorso a tecnologie ad alto impatto ambientale. Il problema ecologico travalica il pur considerevole danno prodotto dall’AGW, richiede una capacità di adattamento possibile solo con un radicale cambio di civiltà.

 P.S. – Massimiliano Rupalti, che ringrazio sentitamente, mi ha consigliato di aggiungere tre articoli tratti dal blog Effetto Risorse che mettono ulteriormente in guardia contro gli effetti di concentrazioni troppo elevate di CO2:

Alti livelli di carbonio possono rendere più difficile la crescita delle piante

Il crollo della popolazione di fitoplancton

Il fitoplancton sta scomparendo rapidamente dall’Oceano Indiano

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Nasco a Milano il 7 febbraio 1978. Sono un docente precario di italiano e storia nella scuola superiore, interessato ai temi della sostenibilità ambientale e sociale. Insieme a Jacopo Simonetta ho scritto 'La caduta del Leviatano. Collasso del capitalismo e destino dell'umanità, edito da Albatross Il Filo.

3 Commenti

  1. …il fatto che ci siano opinioni scientifiche (o presunte tali) discordanti rende difficile fare previsioni su possibili disastri ambientali futuri…sicuramente possiamo registrare giornalmente nel nostro piccolo l’aria fetida e irrespirabile delle città frutto della totale mancanza di programmi seri per una mobilità sostenibile e altro…direi che questo di per se è gia un dato molto importante…”scientificissimo”…ciao Igor.

  2. In risposta a Diego
    Penso che sia importante descrivere in modo scientifico la realtà in modo che non ci siano dubbi sui fenomeni esistenti. Solamente su una conoscenza certa è possibile fare delle previsioni valide.
    E’ anche vero però quanto diceva Aurelio Peccei, imprenditore e intellettuale che, insieme ad altri studiosi, fondò il club di Roma.
    “Non cercate cifre esatte, dati matematicamente sicuri. Non ne abbiamo, e quando li avremo sarà troppo tardi.”
    Nel paragrafo “La devastazione della natura” nel cap.III “La sindrome della decadenza” nel testo “Cento pagine per l’avvenire” pag. 78 di Aurelio Peccei
    Diciamo, per concludere, che bisogna trovare una via di mezzo anche se, sempre più, penso che saranno le catastrofi che ci arriveranno fra capo e collo a fare da punti-leva per farci cambiare quel sistema di valori che ci ha portato, nel bene e nel male, all’attuale situazione.
    Ciao
    Armando

    • E’ molto difficile su di sistema imprevedibile come il clima fare previsioni ‘certe’, con il rischio che alla fine fai la figura di quello che ha gridato ‘al lupo!’ troppo presto e vieni deriso da gente che non sa nulla di quello su cui stai studiando. Ma sull’influenza umana le evidenze ci sono a iosa, si tratta di capire esattamente quanto influisce e come.

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