Persone esemplari

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A fine dicembre MF, utente di Facebook iscritto al gruppo di MDF nazionale, condivide il seguente articolo, tratto da il Messaggero Veneto:

Claudia ha un bel sorriso aperto, un modo di fare cordiale, una cultura vasta, una mente brillante e acuta: una conversazione con lei non si dimentica e non solo per la sua esperienza di vita unica. Ha 47 anni e da 14, infatti, non fa uso di denaro, non ha riscaldamento, telefono o corrente elettrica, non utilizza mezzi di locomozione se non le sue gambe, vive nei boschi tra Valle e Canebola immersa nella natura.
«Volevo vedere – ci spiega – come sarebbe diventata la mia vita senza far uso di denaro e oggi sono felice. Da 14 anni non faccio la spesa: è stata una rinuncia non da poco, ma il luogo in cui acquisto è diventato il bosco. Mi sposto a piedi, si penserebbe che questo significhi muoversi poco: inizialmente percorrere queste distanze mi era pesante, ma erano prove che mi sono sforzata di superare e oggi ho un’amica che abita a 45 minuti di cammino, in discesa, e la considero la mia “vicina di casa”. Padroneggio gli spazi in modo diverso. Gli affetti non sono più vissuti a livello quotidiano, ma sono più intensi e mirati, perché ho il tempo di prepararmi agli incontri e quindi di meditare su quello che ho da dire alle persone. Una conquista grossa per me è stata il tempo: non mi sento più “portata via” dal tempo, ma sento di averlo come alleato, come strumento di comprensione e di qualità nelle relazioni».
Claudia si nutre quasi del tutto delle cose che raccoglie, integrandole ad esempio col pane vecchio grattugiato che usa in diverse pietanze, come le zuppe. Nella sua dieta ci sono castagne, pannocchie e frutti che Claudia ricerca però solo dopo il raccolto del contadino, senza cogliere mai dall’albero e chiedendo sempre il permesso, quando possibile. Vegetariana da ben 30 anni, apprezza yogurt o formaggi che le vengono offerti nelle malghe slovene.
«Oggi sono molto più in salute di prima – ci spiega ancora -. Non mi scaldo, se non per il tempo delle bolliture, ma mi vesto molto». La sua “capanna”, come la definisce, è lontana da sentieri, strade e comodità, però è vicina a un ruscello necessario per lavarsi, per i panni e anche per berne l’acqua, bollita. Per la luce usa candele fatte coi resti di quelle vecchie, gli stoppini sono fili di canapa da stuoie.
«Non ho mai avuto il telefonino – ci racconta ancora Claudia -, ho sempre incontrato le persone giuste al momento giusto. Scrivo tanto, ad esempio a mia madre, e mi sforzo di mantenere una scrittura chiara e ordinata perché è espressione della persona. Non ho niente contro la tecnologia, ma riconosco che talvolta per essere funzionale diventa impersonale».
«Lo stile di vita urbano tradizionale – continua – ci porta stimoli eccessivi, non riusciamo ad afferrare il centro di noi stessi. Vedendo la nostra civiltà dall’esterno, ne vedo però anche i pregi, enormi. Penso che da un lato la tecnologia debba procedere, ma che dall’altro la componente “memoria”, il bosco che ci ha nutrito e curato, non vada dimenticata».
L’ultimo aneddoto di Claudia è di quelli che fanno riflettere a lungo: «Non mi sento povera – ci racconta ancora – e se ogni tanto qualche bimbo dice “Ecco, arriva la signora povera”, io rispondo “Non sono io che sono povera, siete voi che siete ricchi”».

I commenti al post si dividono parecchio; ne propongo alcuni dei più significativi:

PB: I nuovi “eremiti”… la società ignorante li considererebbe dei disadattati… personalmente li considero i nuovi “saggi” laddove i disadattati, ovvero inadatti alla natura, siamo noi ‘cittadini’…

GT: Da quanto si legge e si capisce vive d’accattonaggio e carità. È una vita anche quella. Quand’ero piccolo Virginia usciva di casa per fare il giro, a turno, delle case del paese che le davano un piatto di ciò che cucinavano. Tu, MF ci vivresti? Virginia, sola al mondo fu trovata morta da tre giorni nella stanza che era la sua casa in un giorno d’estate. Chi saprà che Claudia sta male? E se la soccorreranno la porteranno in un ospedale che è stato costruito con i soldi per pagare gli operai che ci hanno lavorato, che è mantenuto in funzione da medici, infermieri e impiegati che stanno li in cambio di soldi invece di andare a raccogliere pannocchie scartate e pane secco grattugiato per la zuppa? Claudia può farlo ma non è mica un primato, prima di lei l’ha fatto un tal Francesco nato ad Assisi un po’ di tempo fa, lo fanno ancora molti peruviani, ecuadoregni, nepalesi, per citare solo i popoli che ho conosciuto. Si chiama sussistenza o sopravvivenza. Davvero tra il consumismo e Claudia non c’è una via mezzo?

MB: A mio parere bisogna cogliere l’essenza di questa scelta, ossia la consapevolezza di quello che si è e che si fa. Se mediamente tutte le persone avessero la stessa consapevolezza di Claudia il mondo sarebbe migliore anche usando i soldi e la tecnologia.

LP: Mi pare che stiamo valutando la cosa solo da un punto di vista ecologico e sociale. Ma da quello umano? Voglio dire, questa donna fa l’eremita da quando aveva 33 anni, da allora mai un affetto, una persona accanto? Insomma, l’articolo linkato mi sembra un po’ sbrigativo e insufficiente per esprimere un parere su una scelta che ha più i toni della fuga dal mondo che dello stile di vita anticonsumistico.

La tematica legata a quelle che – improriamente, me ne rendo conto, ma lo faccio per comodità linguistica – chiamo ‘persone esemplari’ della decrescita, gente che ha fatto scelte di vita più o meno radicali in direzione dell’autosufficienza e dell’autoproduzione (la Claudia descritta nell’articolo, ma anche Simone Perotti, David Bonanni o Andrea Strozzi, per intenderci) ha sempre creato in me uno strano mix di fascino e perplessità. Parto dal presupposto che, trattandosi di scelte di vita personali, in quanto tali si possono solamente rispettare; Claudia nell’intervista non si propone mai come esempio da imitare. Ma cosa dire di chi ha scritto uno o più libri al riguardo per dimostrare non solo la praticabilità di tale scelta, ma addirittura la sostiene come forma di ribellione al sistema? (“Cento, mille uomini così e il potere è spacciato”, si legge in Adesso basta). A mio parere, si presentano alcune criticità non di poco conto:

  • individualismo: è molto difficile costruire un progetto familiare su quelle basi;
  • disponibilità economica: paradossalmente, una scelta di semplicità volontaria – quindi di una vita in qualche modo più povera – è più semplice per chi è facoltoso e ha la possibilità di dotarsi di una piccola proprietà contadina, ad esempio. Perotti e Strozzi sono ex manager, il primo quando ha intrapreso il downshifting era inoltre un romanziere affermato. Intendiamoci: il fatto che provenissero da una classe agiata rafforza la loro scelta (non possono essere accusati di ‘rosicare’ o di averlo fatto per necessità), ma l’alternativa rappresentata da Claudia inevitabilmente richiede di vivere della carità altrui, una prospettiva non esattamente idilliaca;
  • valore esemplare: Perotti, Strozzi e Bonanni sono riusciti a catalizzare l’interesse dei media, mentre persone come Claudia rischiano di sparire totalmente nell’anonimato. Sul piano della validità personale ovviamente questa considerazione non incide minimamente, tuttavia così si perde qualsiasi aspirazione sociale e politica

In definitiva, ritengo che divulgare lo sforzo individuale delle persone esemplari, anche quando raggiunge livelli abbastanza estremi, sia importante per testimoniare concretamente come si possa slegare la felicità dalla ricerca di possesso materiale. Tuttavia, concentrarsi eccessivamente su questo aspetto rischia seriamente di etichettare la decrescita come uno strano fenomeno eremitico-elitario.

Sarebbe importante attribuire la medesima visibilità a progetti che, come quelli comunitari delle Transition Town, non facciano apparire impossibili scelte radicali di decrescita a gente ‘rea’ di avere dei figli o essere impossibilitata all’acquisto di terreni e poderi. A tale riguardo, consiglio la lettura di Decrescere senza fuggire dalla città di Marzia Bosoni e Alessando Caselli e della vicenda personale di Miriam Corongiu, la quale – al pari di tante altre persone – ha subito sulla sua pelle gli effetti della crisi economica e ciò è servito da catalizzatore per realizzare alcuni proponimenti che già da tempo le frullavano per la testa. Persone ‘normali’ possono essere ‘esemplari’ e contribuire al successo della decrescita tanto quanto altre che hanno voluto/potuto intraprendere scelte più radicali.

Immagine in evidenza: Claudia (fonte: Messaggero Veneto)

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Nasco a Milano il 7 febbraio 1978. Sono un docente precario di italiano e storia nella scuola superiore, interessato ai temi della sostenibilità ambientale e sociale. Insieme a Jacopo Simonetta ho scritto 'La caduta del Leviatano. Collasso del capitalismo e destino dell'umanità, edito da Albatross Il Filo.

4 Commenti

  1. Penso che necessariamente il mondo andrà incontro alla decrescita. Questo fenomeno riguarderà tutta la realtà umana, dai rapporti interpersonali alle relazioni fra varie realtà geopolitiche.
    Penso anche che ogni dibattito su questo tema debba partire da una corretta conoscenza della realtà.
    Ho scritto parecchi articoli (prima sul sito e sul blog di Aspoitalia e poi sul blog di Decrescita felice social network) ma quando trattavano di cose concrete e specifiche (come nell’esempio a cui si fa riferimento in questo articolo: cioè la vita che conduce la signora Claudia) iniziavo col verificarle (nei limiti del possibile).
    Il problema Igor è che bisogna vedere quanto di vero c’è in quell’articolo di giornale: i giornalisti sono supporter pubblicitari, fanno da traino alla pubblicità inserita sui giornali e sulle reti televisive, danno le informazioni che i consumatori gradiscono (probabilmente in questo modo i consumatori sono maggiormente predisposti al consumo).
    La conclusione è che si può fare ogni considerazione che si ritenga valida ma solamente sulla base di cose vere. Nell’articolo hai accennato anche al movimento delle transition town: sarebbe interessante vedere quanto delle cose dette su questo fenomeno sia vero e quanto invece sia inventato!
    Ti saluto cordialmente
    Armando

  2. A proposito di verità (o mancanza di verità) esistente nella comunicazione mediatica ho l’impressione che sia campato in aria tutto quello che viene detto a proposito di quanto successo a capodanno a Colonia e in altre citta tedesche e di altri Paesi. Penso che anche in questo caso i mass media massaggino i consumatori, rinforzino le loro idee: se l’ipotesi che ho fatto fosse vera ci sarebbe da preoccuparsi!
    Cordiali saluti
    Armando

  3. – “anche quando raggiunge livelli abbastanza estremi”
    E i livelli estremi senza abbastanza quali sarebbero? vivere di luce?
    – “testimoniare concretamente come si possa slegare la felicità dalla ricerca di possesso materiale”
    Non ce n’è bisogno, lo sa anche il gatto che “i soldi non fanno la felicità”.
    Secondo me le persone esemplari oggi sono i poveri cristi senza il posto statale (e neppure in attesa di averlo) che mandano avanti una famiglia, con i figli a scuola e i genitori con la badante.

    • Spero che si possa parlare in modo costruttivo senza cavillare sul significato degli avverbi e degli aggettivi. Scelte di vita come quella di Claudia – scegli tu se sono ‘abbastanza estreme’ o ‘estreme’, poco importa – improntate al rifiuto del denaro non sono alla portata di tutti, perché è vero che i ‘soldi non fanno la felicità’, ma è altrettanto vero che la povertà di per sé non rende felici e anzi può creare problemi. Poi, facendo una riflessione più ampia, mi sento di dire che, proprio perché esistono persone capaci di essere felici grazie a quel tipo di scelte (estreme o abbastanza estreme scegli tu) allora per tutti noi è possibile essere felici con un tenore di vita inferiore a quello che abbiamo attualmente, al di là della saggezza popolare dei proverbi.
      Quanto a farsi una famiglia, mi sembra abbastanza evidente che nelle condizioni di Claudia è a dir poco difficile crearsela.

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