Riassunto
Questo lavoro di osservazione svolto nel corso di questi ultimi anni vuole essere un contributo “dal basso” a “I nuovi limiti dello sviluppo” di Donella H. Meadows, Dennis L. Meadows; Jørgen Randers (traduzione in italiano nel 2006 di: Donella H. Meadows, Dennis L. Meadows; Jørgen Randers, Limits to Growth: The 30-Year Update del 2004).
“I nuovi limiti dello sviluppo” ha aggiornato e integrato l’originario lavoro del 1972, nella sostanza confermando quando scritto ma spostando l’accento dall’esaurimento delle risorse alla degradazione dell’ambiente.
Il lavoro esposto in questo blog consiste in osservazioni nel campo climatico-ambientale, svolte soprattutto a Bologna (che è la città in cui vivo da più di trenta anni) e nel territorio del mio paese di nascita (dove d’estate vado a trascorrere alcune settimane di vacanze).
Il lavoro sarà corredato da consistente materiale fotografico soprattutto per dare un segno tangibile e una corrispondenza concreta e quotidiana ai valori scientifico-matematici utilizzati dagli studiosi autori de “I nuovi limiti dello sviluppo”: i cambiamenti climatico-ambientali, infatti, alla fine, toccheranno la nostra vita quotidiana e la nostra pelle!
Sommario
1) Introduzione
2) Osservazioni fatte a Bologna e nel suo territorio
3) Osservazioni fatte sul territorio di un paese della Lucania
4) Un ulteriore contributo
5) Breve considerazione finale
1) Introduzione
Nel 1972 venne pubblicato il Rapporto sui limiti dello sviluppo (dal libro The limits to growth, I limiti dello sviluppo, di Donella H. Meadows, Dennis L. Meadows, Jørgen Randers e Williams Behrens III)
Il rapporto, che fu commissionato dal Club di Roma, predisse le conseguenze della continua crescita della popolazione, della produzione agricola e industriale e del connesso inquinamento sull’ecosistema terrestre e sulla stessa sopravvivenza della specie umana: entro i successivi cento anni si sarebbe avuto un crollo improvviso della popolazione umana, della produzione industriale e agricola e un degrado delle condizioni di vita dell’umanità.
Questo studio è stato soggetto a diverse critiche (immeritate se non addirittura malevoli). In seguito, alcuni decenni dopo, gli stessi autori di quello studio lo hanno “rivisitato”, per arrivare a rinnovare nella sostanza la validità di quanto già previsto. In questa rivisitazione però quegli studiosi hanno dato più importanza ai mutamenti climatico-ambientali che all’esaurimento delle risorse naturali.
Le semplici considerazioni che saranno esposte in questo articolo sono da vedersi come un piccolo contributo “dal basso” a “I nuovi limiti dello sviluppo” di Donella H. Meadows, Dennis L. Meadows e Jørgen Randers .
Il lavoro sarà articolato in due parti: le osservazioni fatte a Bologna e nel territorio circostante e quelle fatte nel territorio del mio paese di nascita in Lucania.
2) Osservazioni fatte a Bologna e nel suo territorio
La maturazione delle banane
Nel 2007 noto come molti banani nei giardini di Bologna iniziano a produrre dei caschi di banane che poi assumevano il classico colore giallo delle banane mature. E’ la prima volta che osservo questo fenomeno da quando, agli inizi degli anni ottanta, arrivai a Bologna. In precedenza le banane assumevano un colore verde intenso per poi annerire. I banani poi continueranno per circa tre anni a produrre caschi di banane che arriveranno alla maturazione, anche in pieno inverno. Negli anni successivi ho notato che il fenomeno è stato meno pronunciato anche se questa estate il fenomeno si è ripresentato.
Foto 1 Banane in via di maturazione in un giardino di Bologna nel 2007
(cliccare sulle foto per ingrandirle)
Quali i motivi del fenomeno della maturazione delle banane?
Probabilmente i caldi anni precedenti il 2007 hanno innescato i processi biologici che hanno portato a maturazione questi frutti. Negli anni successivi, come si diceva, le banane hanno continuato a maturare anche se il caldo non è stato come negli anni precedenti: questo fa venire in mente la considerazione di alcuni studiosi che dicono che anche se adesso smettessimo di introdurre inquinanti nell’aria (come il biossido di carbonio) le cose in futuro potrebbero andare male lo stesso.
Foto 2 Casco con banane mature in un giardino di Bologna (inizi di settembre dell’estate 2014: una estate particolarmente fresca in Italia anche se nel resto del mondo sembra che l’anno 2014 sia stato uno dei più caldi in assoluto!)
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Foto 3 Dicembre 2009 Banano con casco di banane in pieno accrescimento. Questa immagine è bella ma nello stesso tempo dovrebbe inquietare
Cambiamenti nella fauna
Come è cambiata la fauna (mi riferisco soprattutto all’avifauna) in questi ultimi trenta anni a Bologna?
Quando arrivai a Bologna più di trenta anni fa notai (oltre la presenza di piccioni) la forte presenza dei merli. Una amica mi disse che prima vivevano solamente in campagna ma da qualche anno erano arrivati in città.
Negli anni ottanta e novanta ho insegnato in varie scuole di Bologna e della sua provincia. Nell’itinerario che percorrevo per raggiungere i paesi di montagna notavo dei grossi uccelli: le taccole.
Sono uccelli che fanno parte della famiglia dei corvidi e non erano presenti a Bologna. A poco a poco però, da metà degli anni novanta in poi, sono arrivati in città, dove ormai contano una numerosa presenza.
Per quale motivo le taccole si sono trasferite in città?
Uno dei motivi potrebbe essere il peggioramento delle condizioni ambientali nella città. Le taccole infatti (oltre ai classici nutrimenti) si alimentano anche degli scarti di cibo umano e delle uova e dei piccoli dei piccioni: cose che a Bologna, negli ultimi venti anni, sono enormemente aumentati.
In seguito ho visto incrementarsi la popolazione di tortore e gazze, e ho visto anche qualche ghiandaia (anche queste ultime due specie fanno parte della famiglia dei corvidi).
Nel frattempo ho visto ridursi la popolazione dei merli e dei passeri. Alcuni uccelli, come i pettirossi e cardellini, non si vedono più.
L’espansione edilizia
Al di fuori delle mura rinascimentali e fino agli inizi degli anni ottanta, esistevano molte aree non urbanizzate nel territorio di Bologna. Probabilmente erano vecchie aree agricole da molti anni abbandonate. In queste aree, in aggiunta agli alberi esistenti, si era sviluppata la tipica vegetazione che si sviluppa nelle aree abbandonate come (almeno a Bologna) il carpino e il pioppo.
Dagli inizi degli anni ottanta in poi ho visto la continua sparizione di queste aree abbandonate che a poco a poco venivano urbanizzate con la costruzione di edifici e delle infrastrutture connesse.
Nel frattempo ho visto il fenomeno inverso riguardo al notevole patrimonio edilizio rappresentato dalle caserme abbondonate: dopo l’eliminazione del servizio militare obbligatorio questo notevole patrimonio, salvo rari casi, è in abbandono. Fa impressione vedere con quanta forza la natura si impossessa dello spazio che le era stato sottratto.
Foto 4 Caserma abbandonata in via Carlo Marx a Bologna: la vegetazione spontanea (soprattutto carpini e pioppi) ormai occulta i fabbricati della caserma (a stento si nota l’altana in alto a sinistra)
Foto 5 Questa ulteriore foto della stessa caserma mette ancora più in evidenza la forza con cui la natura si è reimpossessata di quanto le era stato sottratto
Nebbia e freddo
Quando ero ragazzo sentivo da coloro che erano stati nel Nord Italia (come a Bologna) della nebbia e del freddo invernale. Da quando sono arrivato a Bologna rarissimamente ho visto la nebbia e assistito a inverni rigidi. Inoltre sono stati pochissimi gli inverni in ci sono state forti nevicate.
3) Osservazioni fatte sul territorio di un paese della Lucania
Da molti anni a questa parte, nel mese di agosto, io e la mia compagna trascorriamo alcune settimane di vacanze al mio paese di nascita. Abbiamo alloggiato come gli altri anni nella vecchia casa di famiglia, ormai abitata solo da noi quando andiamo in vacanza.
Negli anni scorsi ho sempre approfittato di queste vacanze per fare delle ricerche, unendo l’utile al dilettevole. Per esempio ho fatto una ricerca sul modo in cui al mio paese ci si approvvigionava di acqua prima che arrivasse l’acquedotto negli anni trenta del secolo scorso (la ricerca è possibile visionarla qui http://aspoitalia.blogspot.it/2010/12/il-problema-dellacqua.html ) come pure una ricerca sulla provenienza dei materiali per costruire e arredare le case (la ricerca è possibile visitarla qui http://aspoitalia.blogspot.it/2012/01/case-arredate-chilometri-zero.html ) e altre ancora.
Quest’anno non ho fatto una ricerca vera e propria ma ho tratto alcune considerazioni sui cambiamenti che sempre più interessano l’ambiente, nei suoi più svariati aspetti, richiamando alla memoria le osservazioni fatte negli anni precedenti.
Cambiamenti nell’avifauna
Negli ultimi anni ho notato forti cambiamenti nell’avifauna.
In passato raramente si vedeva qualche piccione in volo. Erano in ogni caso piccioni che venivano da una piccionaia che stava fuori dal paese. Da una quindicina di anni a questa parte il numero di piccioni liberi si è incrementato a vista d’occhio. Quest’anno per la prima volta ho visto che alcune case si sono dotate dei classici dispositivi anti-piccioni.
Fuori dal paese, sui calanchi, si vedeva qualche nibbio volare in alto.
Quattro-cinque anni fa ho visto intorno al paese, per la prima volta, alcuni uccelli che sembravano dei piccoli falchi. Mi sono informato e sono venuto a conoscenza che sono falchi grillai e che provenivano dalle Murge pugliesi e dal territorio di Matera (da cui il mio paese dista alcune decine di km in linea d’aria).
In Wikipedia si legge: Questo piccolo falco è stato riconosciuto dall’Unione Europea come “specie prioritaria ai fini di conservazione”, ai sensi della direttiva 79/409. Nella Lista rossa IUCN[1] internazionale e italiana era in precedenza classificato come “vulnerabile”, ma a seguito di un aumento della sua popolazione globale è stato riclassificato come “a rischio minimo”.
Ma forse il rischio di estinzione dovrebbe essere inesistente visto che nel giro di quattro-cinque anni la popolazione di falchi grillai nel mio paese è passato da poche unità a diverse centinaia di unità (soprattutto all’imbrunire è possibile vedere lo spettacolo di centinaia di falchi grillai che si alzano in volo).
Foto 6 Al tramonto centinaia di falchi grillai si alzano in volo
Forse sarà per il forte incremento della popolazione di falchi grillai che intorno al paese non si vedono più nibbi.
Quest’anno per la prima volta ho notato la presenza delle cornacchie. Diversamente dai falchi grillai che sono aumentati a dismisura nel giro di pochissimi anni, la presenza delle cornacchie è stata consistente già da questo primo anno.
Altri uccelli di cui ho visto l’aumento (anche senza raggiungere la consistenza dei piccioni e dei falchi grillai) sono le gazze e le tortore. Bisogna sottolineare che queste due ultime specie di uccelli erano rarissime in campagna e inesistenti nel paese.
Animali da compagnia
Oltre che alle variazioni dell’avifauna ho assistito, da quattro-cinque anni a questa parte, alla forte diffusione dei cani. In passato esistevano pochissimi cani nel paese ed erano posseduti quasi esclusivamente dai cacciatori che li usavano per la caccia. Adesso invece i cani sono solamente animali da compagnia. L’estate scorsa inoltre ho notato che un certo numero di persone avevano non più un solo cane ma tre-quattro.
Cambiamenti nella flora: fenomeni particolari
La fioritura della robinia
Alcuni anni fa (per la precisione ad agosto del 2009), passeggiando per le strade della periferia del mio paese, noto un albero di Robinia (comunemente detta acacia) in piena fioritura. E’ un albero che sta a ridosso del muro di cinta di una officina. Faccio una foto. Al titolare dell’officina (che mi osserva mentre faccio la foto) dico che ho fotografato quell’albero perché è in fioritura ad agosto mentre normalmente fiorisce a maggio. Il signore dice che in passato non è mai successo un fenomeno simile e che quell’anno è stato appunto la prima volta.
Foto 7 Acacia fiorita ad agosto del 2009
Negli anni successivi, quando passavo vicino a quella robinia, osservavo se fosse di nuovo fiorita ma quella volta fu l’unico anno in cui fiorì fuori stagione.
La fioritura della mimosa
Ad agosto 2012 al ritorno dal mare più volte ho notato di sfuggita un albero in piena fioritura a fianco della strada. A prima vista sembra una mimosa anche se le mimose fioriscono verso febbraio-marzo. Un giorno decido di fermarmi e chiedo alla mia compagna di andare a controllare (non era possibile fermarsi con la macchina vicino all’albero). La mia compagna conferma quanto avevo supposto: è una mimosa ed è piena di fiori. Allora esco a faccio alcune foto.
Foto 8 Mimosa in piena fioritura ad agosto 2012
Nelle estati successive ho controllato la situazione della mimosa ma ho notato che ha portato radi fiori.
Un altro fenomeno particolare: la nebbia della mattina del 13 agosto 2014
La mattina del 13 agosto la mia compagna esce di casa abbastanza presto. Rientra però subito dopo chiedendomi di uscire perché ha visto una cosa molto strana: l’intera valle sottostante il paese e tutta la pianura verso il mare sono completamente sommerse da una nebbia bianca e fitta. E la prima volta che osservo tale fenomeno. Ho chiesto a un vicino di casa se avesse mai osservato un fenomeno simile e la risposta è stata negativa. Chiedo poi a un altro vicino di casa e in questo caso la risposta è stata affermativa anche se il fenomeno si è verificato raramente. Parlando poi la sera con un amico mi viene detto che il fenomeno probabilmente è da mettersi in relazione all’arrivo, circa una ventina di anni fa, della irrigazione nella valle sottostante (nella pianura che dà sul golfo di Taranto, invece, l’ irrrigazione è arrivata negli anni 50-60 del secolo scorso).
Foto 9 La valle in un giorno sereno (come normalmente avviene nel periodo estivo e in buona parte dell’anno)
Foto 10 Nella mattinata del 13 agosto la valle sottostante il paese e tutta la pianura che si affaccia sul golfo di Taranto sono completamente coperte da una nebbia bianca e fitta.
5) Un ulteriore contributo
A luglio del 2013 con la mia compagna mi trovo in un paesino sulle montagne dell’appennino genovese, ospiti di una nostra amica. Nel giardino noto che un ciliegio ha le ciliegie mature ma anche dei fiori. Chiedo informazione alla nostra amica di questo strano fenomeno: mi risponde dicendo che i fiori sono spuntati dopo che le ciliegie avevano raggiunto la maturazione, che si è stupita anche lei di questo strano fenomeno e che è la prima volta che è avvenuto.
Foto 11 Ciliegio con ciliegie mature e nuovi fiori
6) Breve considerazione finale
I fatti esposti in questo lavoro sembrano cose belle e innocenti (come le fioriture fuori stagione oppure la diffusione dei falchi grillai): ma la natura è come una belva feroce, è molto bella da vedersi ma può essere molto pericolosa se non viene trattata nei dovuti modi…e l’uomo in questi ultimi due secoli l’ha letteralmente stuprata!
Quanto detto in questo lavoro spero che serva a fare prendere coscienza dei cambiamenti climatico-ambientali che avvengono sotto i nostri occhi e del loro significato.
Fonte foto: le foto sono state fatte tutte da me (cliccare sulle foto per ingrandirle)