Orientarsi tra le notizie che riguardano gli OGM non è facile. Tra sostenitori e avversari si è scatenata una vera e propria guerra informativa. Le ricerche che porterebbero a dimostrare la sicurezza sul piano alimentare degli OGM vengono tacciate di mancanza di indipendenza per i legami con le multinazionali sementiere e criticate nei metodi e nei risultati da altri enti di ricerca e viceversa quelle che ne dimostrano la pericolosità vengono screditate con le stesse motivazioni, anche trovando collegamenti con reti distributive che hanno fatto la scelta no-OGM.
Nonostante i dubbi che nascono da tale situazione, che richiederebbe per un corretto discernimento informazioni sulle strutture organizzative e conoscenze tecniche specifiche molto elevate, è possibile mettere alcuni punti fermi (1).
Come è noto il problema degli OGM è sostanzialmente duplice rischio alimentare e rischio ambientale, ma non può essere trascurato neppure l’aspetto sociale.
Bisogna innanzitutto tutto dire che ogni OGM fa, per molti versi, storia a sé. I geni inseriti codificano sempre delle proteine, ma la composizione, e la fisiologia di queste può essere estremamente differente. Le proteine possono essere già contenute naturalmente in colture destinate all’alimentazione oppure no.
Anche ammettendo che i geni inseriti in pools genitici differenti esprimano proteine assolutamente identiche, le modifiche indotte nelle cellule da queste proteine, anche solo in ambito catabolico, sono le più varie e ciò rende necessario studiare ogni OGM come un caso a sé.
Gli effetti finali sui consumatori dipendono poi dal patrimonio genetico degli stessi per cui, come avviene per altro anche per molte sostanze naturali, l’esito finale è di nuovo molto variabile e dunque non facilmente né rapidamente definibile.
Dal punto di vista ambientale è certo che gli OGM diffondono i loro geni “artificiali” ibridando altre varietà coltivate, ma anche piante spontanee appartenenti alla stessa “famiglia”.
Le perturbazioni derivanti da questa immissioni di geni alieni è impossibile da predeterminare, ma è potenzialmente devastante. Non diversamente da ciò che avviene con speci e varietà esotiche importate, volontariamente o meno, in habitat differenti. Ma è proprio sulla base dei disastri provocati per questa via (basti pensare al cinipide galligeno delle castagne o alla varroa per citare esempi nostrani ampiamente conosciuti) che il pericolo degli OGM è da ritenersi estremamente serio.
C’è poi il fattore bio-diversità. Analogamente con quanto accade per gli ibridi, gli OGM tendono a soppiantare le varietà locali e a determinare l’estensione della monocoltura. Questo innesca una guerra evolutiva con infestanti, parassiti e patogeni che rende necessario l’uso sempre più massiccio di prodotti chimici sia per la difesa sia per la nutrizione della coltura.
L’esito finale è che gli OGM in breve tempo perdono il loro vantaggio ovvero si caricano di svantaggi collaterali superiori al beneficio, ma spesso nel frattempo le varietà locali sono andate perdute. Il vantaggio agronomico ed economico è pertanto quantomeno effimero.
Anche dal punto di vista sociale i costi sostenuti dagli agricoltori per le sementi prima e per il “riarmo” chimico poi non trovano giustificazione se non in situazioni di tipo latifondistico.
Ma dovrebbe ormai essere ben chiaro a tutti che l’agricoltura che difende il territorio a partire dalla fertilità dei suoli fino alla salvaguardia degli equilibri biologici e geomorfologici è quella esercitata dalle piccole proprietà contadine.
Qual è dunque il vantaggio degli OGM? Gli unici veri vantaggi sono per gli enti di ricerca che gli creano e le ditte sementiere che gli producono e distribuiscono.
Gli OGM nascevano con la prospettiva di poter drasticamente ridimensionare l’utilizzo di prodotti chimici garantendo tuttavia crescenti disponibilità alimentari. Alla prova dei fatti tale promessa non è stata in nessun senso mantenuta.
Per questo al di là della reale o presunta pericolosità alimentare di alcuni o di tutti gli OGM appare molto più sensato investire risorse sia nel campo della ricerca sia attraverso le sovvenzioni agricole per migliorare, diffondere e incentivare i metodi della permacultura e delle agricolture più ecocompatibili (biologica, organica, biodinamica, sinergica, naturale, etc) riequilibrando i complessi equilibri ambientali, garantendo la fertilità dei suoli, la salubrità del cibo, l’approvvigionamento alimentare attuale e futuro.
A chi dare più fiducia: a enti di ricerca pesantemente finanziati dalle multinazionali che lucrano sugli OGM o a quelli che simpatizzano per i movimenti ambientalisti? Personalmente non ho grandi incertezze, ma questa è una valutazione soggettiva.
(1) Ci riferiamo qui agli OGM vegetali, anche se una trattazione meriterebbero anche quelli animali (meno diffusi) e quelli micro biologici (di cui poco si parla, ma certo non privi di rischi)
L’immagine che correda questa articolo è stata appositamente disegnata da Daniel Kuehl
Ottima analisi, ce n’è bisogno di articoli del genere, se solo penso che il mais Bt – che produce la tossina del batterio in ogni sua parte, radici, polline, foglie e pannocchia compresa – porta alla morte di tutti gli insetti checi entrano in contatto, api comprese. Per non parlare del problema dell’ibridazione di colza e mais (i pollini si spargono col vento), che mettono a rischio il biologico e le specie tradizionali. Un ottimo documentario (e libro) è quello della Marie-Monique Robin: https://www.youtube.com/watch?v=NCwPm4XUO2I
In questi dibattiti (come sul biologico o km zero) mi sembra che il problema è che spesso ci si limita ad affrontare la questione più individualistica del “faranno bene o no alla salute?”, archiviando la discussione non appena vengono da qualche ente astratto smentiti i possibili danni (e già questo fatto è un bello specchio della nostra mentalità..). Molto meno vengono considerate tutte le variabili che sono connesse e che hanno conseguenze a lungo termine o non direttamente sulla nostra persona. Quindi…grazie per questa analisi così ampia e complessa, su una problematica che sento molte volte affrontare in maniera semplicistica.