Obesità digitale

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Terri_Smith al computerC’è sicuramente qualcosa di cui la maggior parte degli uomini sono consumatori accaniti e acritici. In questa grande schiera  vanno inseriti purtroppo anche i sostenitori della decrescita, non per malafede, ma per comprensibile mancanza di coscienza critica. Questo consumo, questa grande abbuffata, è quello di bytes, kilobytes, megabytes. Tutti quotidianamente ce ne cibiamo, a rischio di diventare digitalmente obesi.

Parole scomode che mettono a disagio? Probabilmente sì, ma poiché non mi ritengo un oppositore della rivoluzione digitale, né un oscurantista, provo ad argomentare. Lo faccio partendo dalla premessa che se ci riteniamo contrari agli eccessi di consumi, specialmente energetici, se ci vogliamo ispirare a quella frugalità connaturata ad un percorso di decrescita, abbiamo il dovere della coerenza e  di analizzare la questione  in maniera oggettiva e razionale.

Partiamo da qualche dato, tanto per contestualizzare il problema.

Nell’ultimo ventennio abbiamo assistito ad una crescita esponenziale del web e della telefonia mobile.

Gli host internet nel mondo (ovvero gli indirizzi IP permanenti ed attivi sono passati dai 376.000 del 1990 a circa 1.000.000.000 (un miliardo) del 2013. La dimensione complessiva dell’attività in internet è decuplicata in 13 anni ed è raddoppiata negli ultimi 6 (fonte Internet Domain Survay, un’emanazione dell’Internet System Consortium, consorzio no-profit per lo sviluppo, la sicurezza e l’analisi della rete).

Nel 2013 siamo arrivati a circa 800 milioni di siti web, di cui circa 560 milioni non attivi, ma ugualmente occupatori di spazio nei vari server sparsi per il mondo (dati Netcraft, azienda di servizi internet con sede a Bath, in Inghilterra).

La telefonia mobile è passata nel mondo da un indice di penetrazione dello 0,4% del 1991 a un indice del 91,1% del 2010 (studio Royal Pingdom, società svedese leader nelle rilevazioni statistiche del web e delle comunicazioni in generale.  L’indice di penetrazione è il rapporto tra le schede telefoniche in uso e la popolazione). Uno studio del 2014 valuta in 5,4 miliardi i cellulari in uso nel mondo (Tomi Ahonen almanac).

In Italia già nel 2007 la telefonia mobile contava 90 milioni di utenti teorici, con un tasso di penetrazione pari al 154% (in pratica un telefono e mezzo per ogni abitante), contro il 121% dell’Inghilterra, il 118% della Germania, l’87% della Francia, l’85% degli Stati Uniti. Ecco qualcosa in cui sicuramente primeggiamo ! (fonte : Primo rapporto della telefonia mobile in Italia – IBL libri  maggio 2009)

Sempre in Italia più di 20 milioni di persone posseggono telefonini di ultima generazione (il dato è in continua crescita). Il sorpasso dello smartphone ai danni del telefono cellulare è già realtà. Sono 20 milioni di persone con la possibilità di utilizzare servizi on line in mobilità, il che ha creato una nuova tipologia di utenti, i così detti frequent users che sviluppano un volume notevole di sessioni in rete (da uno studio Human Highway del 2014).

Se qualcuno crede che tutta questa abbondanza non abbia un costo e una contropartita è un illuso.

Quando si parla di Internet si ha comunemente una concezione errata di quelle che sono le conseguenze per l’ambiente. Il Web e tutto il mondo dell’ ICT (information comunication technology) infatti viene spesso immaginato come un universo “ecologico”. Non illudiamoci che sia così. Esiste oggettivamente la questione dell’ “inquinamento digitale”, inteso come epifenomeno del sovraccarico informativo.

Questo inquinamento ha diversi aspetti, proviamo a considerarne i principali.

Per prima cosa credo sia chiaro a tutti che più i computer stanno accesi più energia consumano, più ci affidiamo a connessioni veloci, a server potenti,  maggiore è il fabbisogno energetico delle macchine. Poiché tutto questo fabbisogno energetico si traduce per lo più in consumo di carburante (l’energia da combustione è ancora ampiamente predominante) ne consegue che con l’uso del computer e del cellulare contribuiamo alla diffusione di CO2. Addirittura alcune ricerche dell’agenzia di protezione ambientale americana, confermate da uno studio di Gartner (società multinazionale di ricerca e analisi nel campo dell’Information Technology), rivelano che il settore ICT contribuisce all’inquinamento mondiale allo stesso livello del settore aereo, ciò significa il 2% di tutto l’inquinamento mondiale prodotto. In particolar modo il settore informatico sarebbe responsabile del 2% di tutta l’anidride carbonica immessa nell’atmosfera.

Vale la pena di citare la denuncia fatta dall’ultimo report di Greenpeace che punta il dito soprattutto contro la piattaforma realizzata da Mark Zuckerberg (facebook). La società del celebre social  è colpevole di aver installato nell’Oregon e precisamente a Prineville un server altamente inquinante, perché alimentato a carbone. Probabilmente un caso isolato, contro il quale hanno protestato gli utenti stessi di fb, ma che dà l’idea di come per alimentare server sempre più potenti occorra sempre più energia.

Poi bisogna considerare la difficoltà data dallo smaltimento  di milioni di computer e telefonini in un settore ad obsolescenza rapida. Un cimitero mondiale dei computer e dei telefonini in disuso credo occuperebbe un’area di decine di migliaia di ettari !

Altro problema da considerare è quello della spazzatura digitale. Penso ai milioni di mail di spam circolanti ogni giorno nel web, ai vari tentativi di fishing e di truffe informatiche, alle “bufale”, alle informazioni inattendibili, tutta questa inutile occupazione di banda costituisce un sovraccarico oneroso di cui tutti in qualche modo paghiamo il prezzo, sia in termini di tempo perso, sia oggettivamente perché costretti a dotarci di anti-virus, di filtri anti-spam o peggio a spender soldi nella disinfestazione delle nostre macchine.

Anche chi deve attrezzare nuove autostrade informatiche è costretto a tener conto del fatto che il traffico circolante sarà fortemente appesantito dalla spazzatura.

Una ricerca svolta nel 2011 dall’Agenzia francese per l’ambiente e il controllo energetico (Ademe)  puntava il dito soprattutto sull’inquinamento da mail ed arrivava ad affermare, forse con un eccesso di allarmismo, che scrivere un messaggio e inviarlo a otto persone significa, in termini di inquinamento, guidare un automobile per un chilometro. La ricerca valutava in 250 milardi le mail spedite quotidianamente, ipotizzando si arrivasse a 500 miliardi nel 2013 !!!

Di fronte a questa cruda esposizione di dati potremmo avere la tentazione di accettare fatalisticamente gli effetti collaterali che l’abnorme espansione delle comunicazioni digitali comporta. Dopo tutto cosa possiamo fare per contrastare gli untori della rete, gli spargitori di spam, di virus o di trappole informatiche ? E cosa possiamo fare se la telefonia mobile, in continua espansione, conquista quotidianamente nuovi utenti di smartphone, di iphone, di palmari e di tablet ? E poi perché non cogliere le opportunità che gli strumenti informatici di ultima generazione offrono ?  Un rifiuto delle possibilità aperte dalle nuove tecnologie digitali in nome del contenimento dei bytes circolanti si esporrebbe a ragione all’accusa di oscurantismo.

Il problema dell’obesità digitale non è una faccenda da contrastare col rifiuto delle nuove tecnologie. E’ un problema di cultura e di testa. Così come si diventa  fisicamente obesi se introduciamo un eccesso di calorie rispetto al nostro fabbisogno alimentare, ugualmente si diventa digitalmente obesi se facciamo un uso smodato di computer, tablet e smartphone.

Nella pratica quotidiana dobbiamo diventare selettivi nell’uso della rete e del cellulare. Dobbiamo chiederci se tutte le pagine che visitiamo, le ricerche che lanciamo su Google, i post che pubblichiamo su facebook o su Twitter sono realmente tutti importanti. Lo stesso vale per le mail che scriviamo e gli sms che inviamo. La telefonia mobile in special modo ci induce ad una comunicazione superflua. Ci siamo mai chiesti quanti degli ultimi 100 sms che abbiamo inviato erano realmente necessari ? Non abbiamo davvero mai provato la sensazione di sprecare tempo ed energie davanti al computer o attaccati al cellulare ?

Oggi possiamo consultare il meteo on line anche dieci volte al giorno, possiamo mantenerci aggiornati sulle ultime news nazionali ed estere,  sui risultati degli sport che seguiamo, ma è sempre indispensabile farlo ? Non sarebbe preferibile qualche volta una passeggiata, un po’ di footing al parco, una chiacchierata con un amico ? L’obesita da digitale diventa anche reale se le ore che passiamo davanti allo schermo del notebook o dello smartphone diventano troppe.

Infine quando comunichiamo digitalmente bisognerebbe farlo nel rispetto della Netiquette (la buona educazione degli utenti della rete, vedi http://it.wikipedia.org/wiki/Netiquette ) alla quale per mia esperienza pochissimi utenti si attengono.

Io ho sempre considerato internet e la telefonia mobile alla stregua delle altre grandi invenzioni dell’era moderna, come la stampa, la corrente elettrica, il telefono, il motore a scoppio. Sono assolutamente consapevole delle possibilità che la rete ha aperto in tantissimi campi, dalla circolazione delle idee alla diffusione dell’arte, dalla possibilità di portare avanti battaglie di civiltà e di giustizia (vedi Avaaz.org e Change.org) alla condivisione di contenuti da sviluppare a distanza anche tra individui residenti agli antipodi, penso sia alla ricerca scientifica che alla produzione musicale.

Quello a cui tutti dobbiamo prestare attenzione è evitare un uso stupido e smodato del web e della telefonia mobile. In fin dei conti tra una corretta alimentazione digitale ed una che porta all’obesità il passo è breve e il pericolo è dietro l’angolo, come col cibo reale del resto.

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Avevo 60 anni quando ho cominciato a collaborare a questo blog, ora qualcuno in più. Mi occupo prevalentemente di musica, ma anche di informatica e di grafica web. La mia è una formazione umanistica (liceo classico, Scienze Politiche, Sociologia). Ho collaborato a lungo all'informazione e alla produzione di trasmissioni cultural-musicali di una nota emittente bolognese. Conosco il pensiero e le opere di Serge Latouche ed ho cominciato ad interessarmi con passione e continuità ai temi della decrescita dopo la lettura di "Entropia" di Jeremy Rifkin (10 anni fa). Vorrei contribuire, nel mio piccolo, ad arricchire queste tematiche e a dare una speranza soprattutto alle nuove generazioni.

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