NO TAV, non solo una contestazione

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No TavPrima premessa: tutte le lotte per la difesa del territorio sono importanti, a prescindere dal clamore mediatico o dall’entità dei possibili rischi ambientali. Seconda premessa: rigetto le azioni violente e le minacce, mi pare talmente ovvio che mi sembra quasi superfluo doverle condannare esplicitamente. Utilizzare una causa nobile per giustificarle non fa altro che amplificare meschinità e vigliaccheria di chi le compie. Terza premessa: non sono una persona particolarmente ‘complottista’ e dietrologa, che si chiede il ‘cui prodest‘ di ogni cosa; molto spesso, dietro la violenza insensata e controproducente c’è solo la violenza insensata e controproducente.

Tuttavia, quando un Ministero degli Interni, per condannare un atto delinquenziale contro il cantiere TAV di Chiomonte – credo che la parola ‘terrorismo’, per rispetto verso  chi lo ha subito veramente, vada applicata per altro – si affretta a dichiarare “non ci fermeranno”, allora non posso non rimanere perplesso e dubbioso. Quel verbo coniugato alla prima persona plurale mi sembra decisamente rivelatore in tutte le sue implicazioni, pur concedendo sul fatto che non sarà un gruppo di vandali a fermare la TAV, anzi.

Dalla parte di Alfano nel proposito di proseguire i lavori c’è sicuramente tutta l”Italia giusta’ – per riprendere uno slogan della campagna elettorale di Bersani: “L’Italia giusta. Quella che dice sì alla Tav” – che ritiene l’opera necessaria perché “In Italia c’è un disperato bisogno di investimenti” (Susanna Camusso, segretario nazionale CGIL); come qualsiasi libro o reportage giornalistico serio sull’argomento può testimoniare, ci sono in gioco interessi milionari che fanno riferimento a gruppi imprenditoriali legati a doppio filo alle maggiori forze politiche nazionali.

Spesso sento molti attivisti lamentarsi del fatto che la questione TAV-Val di Susa, con la sua enorme visibilità, da un po’ di tempo tenda a fagocitare altre cause non meno importanti, critica non del tutto ingiustificata. Tuttavia, poche volte il potere è stato messo a nudo e rivoltato in tutti i suoi verminai come nel caso della contestazione NO-TAV, così come raramente i cittadini hanno raggiunto un tale livello di organizzazione e autodeterminazione sul territorio. Trovo secondario che solo una piccola parte della contestazione si riconosca apertamente nella decrescita, un percorso che del resto prevede vari gradi di presa di coscienza, che a mio parere iniziano intessendo nuovi legami comunitari e democratici nonché nuove forme di riappropriazione del territorio, proprio come quelle sperimentate in Val di Susa.

Il 13 ottobre scorso ho partecipato con mia moglie alla manifestazione che i gruppi NO-TAV hanno tenuto a Ravenna contro la Cooperativa Muratori Cementisti di Ravenna (CMC) – uno dei principali contractor impegnati nella costruzione del tunnel in Val di Susa – malgrado le reiterate proteste del mio sindaco, che per altro mi hanno colto molto di sorpresa visto il grado di pluralismo mostrato in passato (non ha mai fatto una piega per dimostrazioni tenute da formazioni apertamente razziste e xenofobe, ad esempio). Per sostenere quella che, evidentemente, è l’Italia ‘sbagliata’, abbiamo anche acquistato dai dimostranti una piantina di erica la quale, nelle intenzioni originarie, avrebbe dovuto essere impiegata nell’azione di guerrilla gardening contro la sede della CMC, ma che per la sua floridezza non ci siamo sentiti di immolare, preferendo trapiantarla nel giardino di casa. Il contadino valsusino che ce l’ha venduta ci aveva però informato che, causa il clima differente della riviera romagnola, la pianta non sarebbe resistita a lungo.

A sette mesi di distanza, complice probabilmente una primavera atipica e piovosa, l’erica è ancora lì prospera e rigogliosa: evidentemente è della stessa scorza dei suoi concittadini, di cui tutti pronosticavano un rapido evaporarsi delle contestazioni. Quasi quasi esco in giardino, vado da lei e, senza farmi vedere dai vicini (che mi riterranno già abbastanza matto per altre cose) le chiedo come pensa che finirà questa lotta di civiltà nella sua terra di origine. Sono sicuro che mi risponderebbe: “Non ci fermeranno” e, con buona pace di Alfano, senza pensare a spranghe e molotov.

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Nasco a Milano il 7 febbraio 1978. Sono un docente precario di italiano e storia nella scuola superiore, interessato ai temi della sostenibilità ambientale e sociale. Insieme a Jacopo Simonetta ho scritto 'La caduta del Leviatano. Collasso del capitalismo e destino dell'umanità, edito da Albatross Il Filo.

1 commento

  1. La tav è solo l’interesse di alcuni personaggi (sinistra o destra ) non vi è differenza , un’opera assurda e caldeggiata solo per far soldi ed interessi di questi signori che nonostante ormai ad ogni elezione prendano mazzate si dicon vincitori e non hanno capito che gli Italiani quelli che vanno ogni giorno ha lavorare ne han piene le p….. La sinistra è penosa a tal punto da far parlare della tav persino Fassino nello speciale di Report della settimana scorsa. Uno che non sa neanche fare 2+2 solidale con il presidente della regione Piemonte e con la destra pur di guadagnare con la barzelletta di creare lavoro. Uno che il lavoro lo evita come la peste. Ma probabilmente ha imparato dal quel fenomeno che abbiamo avuto noi in Lombardia (Penati) sempre di sinistra a parole ma nei fatti uguale a tanti altri ………

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