Ricordo vent’anni fa, quando con i risparmi del mio primo impiego andai in vacanza a Rodi e a Creta. C’erano mulini a vento, ed il vento soffiava veramente forte. C’era anche un sole fantastico. Sono cose che tutti sanno, i Greci compresi. Ed allora com’e` che non sono gia` energeticamente autosufficienti ?
Non sara` mica che se ti danno un prestito diventa piu facile comprare la benzina piuttosto che costruirsi una turbina eolica ? E poi, se hai la benzina ti devi comprare l’auto e ti serve un altro prestito, e ti devi inventare un lavoro per pagare il prestito, ma cosa fai se le cose essenziali le compri e non le costruisci o coltivi… ti devi inventare un lavoro che non produce nulla di essenziale, trovare chi ti compra la cosa inutile che hai prodotto… tutta sovrastruttura che non risolve nessun problema… e vai con un altro prestito, comprati uno smartofono e sviluppa un’APP… fino a che l’unica soluzione rimasta e` quella di truccare i conti.
Ora finalmente i Greci hanno detto NO.
Ma mi chiedo se hanno capito a cosa hanno detto NO.
Io spero che abbiano detto NO alla politica di chiedere prestiti per comprarsi quello che potrebbero prodursi sotto casa. Non si tratta di austerita`, si tratta di autosufficienza, di localizzazione di risorse e prodotti, della riscoperta del fare. I Greci conoscono bene il “fare”, lo hanno dimostrato benissimo in tutti i paesi dove sono emigrati…come gli italiani.
Se cosi fosse, potrebbero stamparsi tutte le monete che vogliono e lasciar perdere l’Euro.
Ma sospetto invece che il Greco medio non abbia detto NO a queste cose ed invece abbia detto NO semplicemente al ripagare un debito contratto da politici precedenti con la complicita` della finanza internazionale.
Tali politici, e tutti i politici che avevano appoggiato le leggi che avevano consentito alla Grecia di usare la complicita` dei Goldman Sachs and Co. per truccare i conti, dovrebbero essere oggi in prima fila dietro agli sportelli delle banche greche ad erogare banconote fresche di stampa basate sui loro bilanci che hanno beneficiato dei “trucchi greci” mentre l’onesto Greco medio veniva derubato del suo futuro sotto gli occhi di tutti.
E quindi perche` oggi Merkel non batte cassa a Goldman Sachs ? Perche` dovrebbe mettersi in fila a pagare pure lei.
Quindi, ben venga il NO, a patto che ci sia coerenza con il suo significato e la Grecia utilizzi questa opportunita` per sganciarsi dalle aberrazioni finanziarie globali e per creare una economia locale autosufficiente.
Se cio` dovesse succedere con coerenza i principi della Decrescita seguiranno da tale NO in modo logico e la Grecia potrebbe ritornare ad essere la culla di una nuova societa`ed un esempio per tutti.
Ciao Giulio,
condivido, senza riserve, tutto quello che hai scritto.
κρίση (crisi) dovrebbe essere una parola che fa riflettere.
La crisi è quello stadio di un processo, di qualsiasi natura, in cui le metodiche adottate sino al momento in cui essa si manifesta, non rispondono piu’ ai valori attesi. I conti non tornano piu’ e il processo non è piu’ in grado di assolvere alle sue funzioni.
La mia può sembrare una sottolineatura banale ma, a quanto pare non lo è.
Chiunque ne abbia titolo e responsabilità, sia che si tratti di un processo industriale o un modello economico, dovrebbe esaminare le ragioni della crisi ed adottare le necessarie misure correttive.
Se le cause indagate a fondo, dovessero essere di pregiudizio alla prosecuzione di quel processo e/o si rivelasse troppo oneroso manutenerlo, allora , inevitabilmente, servirebbe sostituirlo.
La crisi dunque è un passaggio o, per dirla con Berlinguer: “occasione del camiamento”.
Ma, in questa parte del mondo, è davvero così?
Direi proprio di no. La prima cosa che fanno i responsabili, davanti a una crisi è quella di scaricare su altri le responsabilità e il peso delle conseguenze. Le banche si liberano dei titoli “tossici” rifilandoli a qualche ignaro risparmiatore, le economie forti lo fanno mettendo in capo alle economie piu’ deboli quanto piu’ possibile, per minimizzare le loro perdite. Naturalmente, il conto lo pagano sempre coloro che stanno alla base della piramide: sotto forma di aumento della pressione fiscale oppure mediante la compressione del welfare, la riduzione dei diritti, il giro di vite sull’occupazione e sui salari.
Oggi la Grecia, dopo il coraggioso “no”, ha il dovere di interrogarsi sul significato della parola “crisi” e decidere se rovesciare il tavolo e ripartire su basi nuove o adottare la politica del “cerotto” per tenere in vita il vecchio modello economico.
Come te, Giulio, sono profondamente convinto che la Grecia, in quanto a bellezza, arte, cultura, civiltà, non sia seconda e nessuno e che abbia in sè tutte le energie per cambiare profondamente metodi e indirizzi.
Un Paese con un ridotto numero di abitanti, può benissimo sotituire l’austerità con la sobrietà e mettere in pratica il principio del “di meno e meglio”.
Può ricostruire su basi nuove il primario; favorendo, prima di tutto il consumo interno. Può sviluppare un’ offerta turistica a quella già buona che sa erogare. Può fare della bellezza ricchezza, combattendo lo spreco, valorizzando i principi della sussidiarietà e solidarietà.
Io sono dell’avviso che non tutti i mali vengano per nuocere e che la Grecia possa essere un interessantissimo laboratorio politico-economico-culturale, di esempio per il mondo intero.
Tenteranno di impedire alla Grecia qualsiasi forma di autosufficienza che faccia leva sulle risorse locali. Perchè la globalizzazione non consente a nessuno di sottrarsi alle logiche consumistiche, al dominio delle oligarchie.
Per questo bisogna sostenere con ogni mezzo la Grecia; nella speranza che i suoi gruppi dirigenti segnino una profonda discontinuità con l’Europa dei monopoli.
Condivido pienamente quanto scritto. E cerco di diffondere questo articolo; merita per far riflettere.
Riccardo