Egregio Presidente Mattarella,
mi permetta una breve considerazione relativa al suo discorso in occasione della cerimonia di consegna delle onorificenze dell’Ordine “Al Merito del Lavoro” ai Cavalieri nominati il 2 giugno 2020 e 2021, in particolare quando afferma:
“La ripartenza è una strada nuova. Dobbiamo percorrerla con determinazione e con speranza. Come è accaduto in altri momenti della nostra storia, quando nel dopoguerra la ricostruzione è cominciata dalle macerie, quando un nuovo modello sociale, più capace di benessere, di opportunità e diritti, è scaturito dal concorso di forze e di persone che quel benessere non l’avevano mai conosciuto”.
La retorica della ricostruzione postbellica e del successivo boom economico è un topos abituale della dialettica politica che, per quanto ‘nobile’ e preferibile ad altre visioni (come quelle di chi vede all’opera ‘nuovi rinascimenti’ in paesi retrivi e autoritari), non si addice alla condizione attuale, molto diversa da quella successiva alla seconda guerra mondiale.
Oggi dobbiamo fronteggiare non le macerie causate dalla distruzione militare, bensì le scorie prodotte da un sovrasviluppo alimentato proprio da quella ideologia della ricostruzione nel momento in cui essa ha (presto) abbandonato l’orizzonte di una società più giusta e solidale per approdare al consumismo edonistico insofferente a ogni limite. Nel 1946 ci si leccava le ferite del conflitto ordito dalle potenze nazifasciste, quelle attuali invece sono la conseguenza di una guerra non dichiarata alla biosfera.
Il Covid-19 è con ogni probabilità un effetto collaterale delle nostre manovre ostili contro la Natura, lo sconvolgimento meteorologico che sta mettendo in ginocchio la sua (e nostra) amata Sicilia lo è sicuramente. Una nuova era di ‘grandi cantieri’ che scimmiottasse l’epoca della ricostruzione non solo peggiorerebbe il disastro, ma difficilmente porterebbe uguaglianza e coesione sociale. Cerchi di ricordarselo nei suoi futuri discorsi pubblici: le parole sono pietre, specialmente quando provengono dalla massima carica dello stato.
Resto convinto che il presidente Mattarella (non certo “el pexo de la coà”) sia abbastanza informato da sapere che alcune opere infrastrutturali siano (saranno) utili sia all’ambiente sia all’economia. Per esempio la TAV (l’intero tratto Lione-Trieste ed oltre), la TAP o anche alcune varianti di valico autostradali o ferroviarie e circonvallazioni di centri abitati. Per mancanza di una vera circonvallazione, auto e TIR sono obbligati a passare per il centro del mio paese (non un paesello: più di 25.000 abitanti) e condividere un tratto di strada di fronte all’ospedale con le ambulanze. Oltre all’inquinamento, in questi mesi di pandemia e di superlavoro per l’ospedale, ho spesso visto ambulanze con malati o feriti gravi a bordo) rimanere ferme in coda per parecchie decine di minuti.
Altre opere invece non lo sono (come il Ponte sullo stretto) ed in effetti non sono state cominciate e non se ne vede nemmeno un futuro a breve e medio termine. Oltre a dover sistemare prima l’orrenda viabilità prima e dopo lo Stretto, è bene che la Sicilia resti un’ isola.
La domanda da porsi è sempre la stessa: queste opere servono a medio-lungo termine a ridurre inquinamento e consumi energetici? Quando la risposta è sì, e cioè il consumo di energia per realizzarle, compreso quello per tutto il cemento e metalli utilizzati, spalmato su 20-30-50-100 anni è inferiore al consumo di combustibili fossili (e relativo inquinamento) risparmiati durante questo tempo, ben vengano. In tanti si preoccupano dei costi eccessivi. Innanzitutto queste opere generano lavoro e dunque la stragrande maggioranza di questi soldi rimangono comunque in Italia.
La strada di fronte a casa mia è stata costruita esattamente 2167 anni fa. La ferrovia a 300 metri da casa ha invece solo 165 anni. Chissà se all’epoca il console romano o Francesco Giuseppe che ne hanno sponsorizzato la realizzazione siano stati criticati allo stesso modo di Mattarella.
Mia moglie si pone spesso un’altra domanda: dato l’attuale calo demografico (a questo ritmo probabilmente o sicuramente, nel 2100 gli italiani saranno solo 40 milioni) e le futuribili innovazioni nel campo della tecnica e trasporti (per esempio con le future auto a guida autonoma e quindi sempre circolanti, ne basteranno 10 volte di meno), vale la pena costruire così tante nuove infrastrutture? Le basta prendere il treno o percorrere l’autostrada Milano-Venezia una sola volta per toglierle questi dubbi. Per quell’epoca spero che molte strade diventate inutili saranno trasformate in percorsi ciclabili alberati, come sta avvenendo ora per molti tratti ferroviari dismessi.
“La domanda da porsi è sempre la stessa: queste opere servono a medio-lungo termine a ridurre inquinamento e consumi energetici? Quando la risposta è sì, e cioè il consumo di energia per realizzarle, compreso quello per tutto il cemento e metalli utilizzati, spalmato su 20-30-50-100 anni è inferiore al consumo di combustibili fossili (e relativo inquinamento) risparmiati durante questo tempo, ben vengano. ”
Lei con questo commento lascia intendere due cose:
1) che si possono aumentare per tempo indefinito le emissioni di CO2 ad libitum, basta prima o poi iniziare a ridurle. Il clima non funziona così, superati certi punti di non ritorno iniziano fenomeni irreversibili e/o che aggravano esponenzialmente il problema. Come succede con alcune foreste che stanno diventando emettitrici nette di CO2 per l’eccessiva pressione sulle loro capacità di sequestrare carbonio.
2) le merci che andrebbero trasportate su queste infrastrutture sono completamente ‘angelificate’, hanno impatto zero e anche questi si possono aumentare ad libitum.
“La strada di fronte a casa mia è stata costruita esattamente 2167 anni fa. La ferrovia a 300 metri da casa ha invece solo 165 anni. Chissà se all’epoca il console romano o Francesco Giuseppe che ne hanno sponsorizzato la realizzazione siano stati criticati allo stesso modo di Mattarella”.
Qui invece lei va a paragonare un mondo ampiamente all’interno della capacità di carico (come quello di Francesco Giuseppe) all’attuale abbondantemente in overshoot. Un po’ come se adesso Carl Lewis tornasse a correre i 100 metri e volesse battere il record del mondo: se ce l’ha fatta a 20 anni perché non dovrebbe riuscirsi a 60?
Come al solito, o ci gira attorno o scrive ovvietà. Continuando con l’esempio della TAV, sarebbe dunque preferibile continuare ad oltranza con l’intasamento delle attuali strade ed autostrade da parte di milioni di camion e auto? Queste non starebbero inquinando e producendo CO2 e altri gas serra come il protossido d’azoto? Ha mai visto dall’alto di qualche montagna l’attuale cappa di porcherie che ricopre la pianura padana? Se a lei sta bene la situazione attuale, milioni di italiani la pensano diversamente e cercano di almeno ridurre questi problemi. Ce ne vuole per convincerli che il trasporto di merci e passeggeri su gomma inquini (e inquinerà) meno che su rotaia.
Nella sua testa i ‘decrescisti’ come li chiama lei a seconda della sua convenienza dialettica vogliono ora il ritorno alle caverne ora la conservazione dell’esistente! Sì, le cose che ho scritto sarebbero ‘ovvietà’ per chi conosce vagamente i principi base della sostenibilità. Che poi lei le ignori completamente per comodità dialettica (accusando gli altri di girare intorno alle cose!) è un’altra questione. Così come continui a sostenere che l’attuale traffico da trasporto stradale sia dovuto a una inadeguatezza della linea ferroviaria esistente (che se fosse vero sarebbe oberata al massimo della capacità, di cui ne viene invece sfruttata la metà o meno).
Che non esista una ben precisa idea di cosa significhi veramente Decrescita è assodato. Ogni decrescitario, a partire dai guru, ne ha una propria. Se poi lei ripetutamente sostiene che non vale la pena cambiare l’attuale situazione di trasporto di merci e persone (su strada e ferrovia) sulla tratta Lione-Trieste o su altre, chiunque ne dedurrebbe che le piace la conservazione dell’esistente. Le ho già spiegato abbondantemente ed inutilmente le ragioni tecniche ed economiche per cui il trasporto ferroviario (con la situazione attuale e fintanto che non entreranno in funzione vari miglioramenti in costruzione (TAV, Traforo Brennero, ecc) non solo non aumenta, ma addirittura diminuisce, a favore del ben più impattante trasporto su gomma. Nel tentativo di farle capire qualche cosa, le allego questo link.
https://www.trasportoeuropa.it/notizie/ferrovia/la-rotaia-sale-al-74-nel-traffico-transalpino-in-svizzera/
Se non lo sa, tenga presente che la Svizzera è un territorio più piccolo dell’Italia, mediamente più montagnoso, per cui molto più adatto a quel trasporto su gomma che lei tanto difende. Che gli svizzeri siano più tonti di noi?
Il traffico su gomma lo difendono i committenti della Tav che infatti hanno raddoppiato l’autostrada, non certo io. Lei e’ talmente fanatico sulla Tav che essere contro al maxi tunnell di Chiomonte significa essere tout court contro il trasporto ferroviario! Io sono solo preoccupato di realizzare un’altra opera faraonica e sottoimpiegata stile Eurotunnel, che non farebbe alcun bene all’ambiente. Se vuole fare contestazioni DI MERITO (che non sono certo link a caso sulle ferrovie svizzere) a quanto ho espresso sulla Tav posso replicare http://www.decrescita.com/news/tav-valsusa-vecchie-verita-nuove-bugie/
Altrimenti, se nella dimensione parallela dove vive lei i committenti della tav sono ambientalisti che vogliono ridurre il trasporto su gomma e la linea storica e’ sottoimpiegata, si tivolga all’Igor Giussani della sua dimensione.
Possiamo perdonare un bambino quando ha paura del buio. La vera tragedia è quando un uomo ha paura della luce. (attribuita a Platone).
Il suo articolo l’avevo già letto ed i grafici addotti (assieme ad altri) li avevo mostrati ai miei amici ferrovieri. Sarebbe troppo lungo ora mettersi a commentare tutti i commenti. Molti nemmeno li ricordo e di altri ricordo solo le risate e le ironie su quanto fossero errati. Tutti i commenti gravitavano attorno al fatto che se su una linea c’è un collo di bottiglia, inevitabilmente tutti ci girano attorno e quindi, fintanto che non verrà tolto quel collo di bottiglia, tutti i dati sui flussi saranno fasulli. Ricordo che già allora si parlava di due opere infrastrutturali come Eurotunnel e ponte sull’Oresund (spero di averlo scritto correttamente) che avevano avuto dei problemi. Ricordo solo due risposte secche riguardo l’Eurotunnel: “prova ora a toglierlo/bloccarlo e vedi quello che succede. Le ripercussioni negative arriverebbero fino in Italia con conseguenze disastrose”. E all’epoca nemmeno si parlava di Brexit!
L’altra risposta riguardava il fallimento economico della società privata che costruì l’Eurotunnel. Il mio amico aggiunse: “anche le società private che costruirono i canali di Panama e Suez fallirono. Questo proverebbe forse che queste opere non siano risultate utili (le dicono niente le conseguenze di quando una nave si è incagliata e Suez è rimasto bloccato per pochi giorni?) e che i loro costi non si siano abbondantemente ammortizzati?”
Riguardo lo sperpero di denaro pubblico faccio notare che Internet è nata da investimenti pubblici, che all’epoca da molti erano considerati folli.
I miei amici sono ora in pensione e quando ci troviamo parliamo d’altro, ma nel frattempo ho conosciuto altre persone che lavorano all’Interporto di Verona (a pochi chilometri da casa mia), per anni il più grande d’Europa. Ora è secondo, ma ritornerà primo quando sarà completato il tunnel del Brennero ed il trasporto intermodale (una vera e propria autostrada viaggiante con il camion caricato in pochi minuti sul treno e l’autista che viaggia comodo in carrozza passeggeri: sale a Verona e scende in Austria, Germania, Olanda e oltre e viceversa. Quando verrà completata anche la tratta verso Lione, questa tipologia di trasporto aumenterà molto di più. Tra dipendenti diretti ed indotto, già ora che “viaggia” a mezzo (o un terzo) servizio, all’Interporto ci lavorano circa 14.000 persone. Chiaramente un fallimento?!
“Il suo articolo l’avevo già letto ed i grafici addotti (assieme ad altri) li avevo mostrati ai miei amici ferrovieri.”
Le risparmio quello che dicono i miei amici di lei…
“L’altra risposta riguardava il fallimento economico della società privata che costruì l’Eurotunnel. Il mio amico aggiunse: “anche le società private che costruirono i canali di Panama e Suez fallirono. Questo proverebbe forse che queste opere non siano risultate utili (le dicono niente le conseguenze di quando una nave si è incagliata e Suez è rimasto bloccato per pochi giorni?) e che i loro costi non si siano abbondantemente ammortizzati?”
Se fossero questi grandi esperti conoscerebbero la movimentazione delle merci e saprebbero rispondere, ma tant’è…
Senza alcun dubbio, molto, ma molto più esperti di lei: due capiscalo di una delle stazioni più grandi d’Italia, uno con laurea in Ingegneria (ovviamente specializzazione Logistica dei trasporti) conseguita quando era già dipendente delle Ferrovie e l’altro con 35 anni di esperienza come conducente di treni merci su linee internazionali. D’altra parte cosa può capire uno che spaccia come raddoppio di una intera autostrada la semplice costruzione della seconda canna del Tunnel del Frejus, oppure il fallimento economico di una società privata come prova dell’inutilità di un’opera? Sulla base del principio della redditività economica, non si dovrebbero più costruire strade statali, comunali o provinciali, piste ciclabili o anche scuole. Le faccio notare che non è stato un solo e breve incontro, ma una lunga serie di discussione davanti a grafici, articoli e libri pieni di dati contradditori e di falsità. E vi partecipai non solo io, ma anche altri: tutti convinti ambientalisti E tutti all’inizio eravamo quantomeno scettici e qualcuno ostinatamente contrario, ma di fronte alla marea di dati falsi-ideologizzati, ci convincemmo di quanto fosse importante la nuova linea AV-AC Lione-Trieste. Peraltro, come ci spiegarono, inserita in un contesto strutturale molto più ampio. Per esempio una delle cause del fallimento finanziario dell’Eurotunnel (iniziale, ora guadagna: all’epoca, controllammo la situazione e nonostante si fosse in piena crisi (era l’inverno 2011-2012) la società distribuiva dividendi) fu il continuo boicottaggio e mancanza di integrazione tra i due sistemi di trasporto. Ad esempio il TGV inizialmente viaggiava velocissimo da Parigi a Calais e poi, mancando ogni infrastruttura adeguata dalla parte Inglese per anni fu costretto a viaggiare fino a Londra più lento dei normali treni inglesi. E per questo pochissimi lo prendevano. Quando fu adeguato tutto il percorso, il volume di traffico decollò.Provi ora a chiedere a parigini e londinesi se preferiscono l’areo (anche al netto del maggiore inquinamento) al treno. Lo stesso sta ora succedendo con il TGV che viene da Parigi che ci mette due ore per fare i circa 600 km fino a Lione e circa 6 per arrivare a Milano. Nella tratta To-Mi, ora non può nemmeno usare l’attuale linea AV. Oppure: il trasporto intermodale non potrà decollare fintanto che non verranno adeguate allo stesso tipo di carri ferroviari tutte le tratte o almeno i tratti più lunghi e cruciali per i trasporti. Ora non li ricordo tutti, ma di esempi di dati farlocchi come questo, i due esperti ne evidenziarono a decine sui sacri testi a cui lei, come Toninelli & Co, ingenuamente continuate a credere. Ca va sans dire, continuando a rifiutare ogni articolo (ex-post, come nel caso dell’aumento del trasporto su treno in Svizzera dopo l’apertura del Traforo del Gottrdo) che dimostra quanto siano sbagliate le loro paure.
Per questo ed altri, si evidenzia il solito dilemma: è nato prima l’uovo (domanda) o la gallina (offerta)?
Giusto per la cronaca, rimando alle illazioni del sig. Burlini riguardo a due stimati professori di agronomia, Bruno Biavati e Claudia Carlesi https://www.apocalottimismo.it/il-cibo-alla-canna-del-gas/ . Quando i laureati però sono i suoi non meglio precisati amici diventa molto più rispettoso verso il ‘pezzo di carta’…
Dichiarazione dell’amministratore delegato della società privata ora proprietaria dell’autostrada: “L’acquisizione della maggioranza in Sitafrappresenta inoltre una svolta industriale che permette di dotare la società di un azionariato stabile, con un azionista di controllo, che potrà investire in innovazione, qualità del servizio per gli utenti, tecnologia e info-mobility, su un asset strategico per il Paese che collega Italia e Francia e che dal 2021 vedrà anche il raddoppio della capacità trasportistica con l’apertura della seconda canna del Frejus”. Quindi, al di là delle sottigliezze semantiche, il raddoppio della canna del tunnel è in previsione di un aumento della capacità trasportistica, cosa sempre prevista fin dall’avvio del progetto TAV, che infatti non aveva alcuno scopo di ridurre il trasporto su gomma ma assorbire un surplus previsto di merci esistito solo nella mente di chi lo ha partorito. Non è un caso che il presidente della SNAI (Federazione degli Autotrasportatori Italiani) Paolo Uggé sia favorevole alla TAV, cosa che ho sentito io dalla sua voce ma che è anche reperibile da fonti pubbliche (tipo qui https://www.ferpress.it/fai-conftrasporto-presenta-torino-manifesto-leuropa-dalla-tav-alla-road-alliance/). Questo perché sa benissimo, a differenza sua e dei suoi non meglio precisati amici, sa benissimo che il trasporto su gomma non è toccato dalla TAV.
L’Eurotunnell è un fallimento sotto il profilo delle previsioni di scambi merci per il quale è stato costruito, se si è evitato un salasso economico peggiore di quello verificato è stato solo per la sua riconversione per il trasporto passeggeri.
Se giochiamo a sputtanarci sig. Burlini, tiro fuori simpatiche amenità come quando si è messo a disquisire dell’EROEI dei fosfati (cioé ha applicato il concetto di bilancio energetico a una materia prima non energetica) lasciando intendere che un alto EROEI sia una pessima cosa. Lasciamo davvero perdere che è meglio…
Un articolo di garbata critica all’operato del capo dello Stato e alla stucchevole retorica che mette in campo tutte le volte che apre bocca. Il fatto è che Mattarella, più ancora dei suoi predecessori è uomo organico alle forze economiche e politiche sovranazionali che hanno già deciso in altre sedi che strada deve imboccare il nostro paese. L’unico dubbio possibile è se sia inconsapevole strumento o complice volontario.
Quanto all’ennesimo botta e risposta tra te e il sig. Franco direi che la faccenda è ormai ridicola. Avevo visto 10 commenti e pensato “bene, c’è dibattito”, ma quando ho visto solo l’alternanza Franco/Igor ho lasciato subito perdere. Questo non è dibattito, è accanimento….
Danilo: hai ragione, ma non è colpa mia se nessun altro partecipa al dibattito. Purtroppo qui si scontrano due diversi modi di ragionare e soprattutto più che alla sostanza (cosa vera o non vera) Igor continua a concentrarsi sulla forma e a confondere interessi economici ed interessi pubblici. Ci divide soprattutto l’interpretazione di certi fatti. Per esempio quando ho sentito del recente incidente nel Canale di Suez, mi sono reso conto di quanto quest’opera sia e sarà cruciale per la logistica dei trasporti mondiali e di quanto siano stati bravi in tutti questi anni ad evitare simili incidenti. Igor esattamente il contrario.
Mi ha anche stupito che si sia stupito che un autotrasportatore possa apprezzare la AV/AC Lione-Trieste. Quando verrà finalmente realizzata, molti camionisti ” di lungo corso” potranno alleviare il lavoro grazie al trasporto intermodale accompagnato. E quindi guideranno il camion solo nelle tratte iniziali e finali dei lunghi tragitti. Mai fatto il camionista, ma da ragazzo ho spesso chiesto loro dei passaggi per andare a trovare morose tedesche ed olandesi ed ho potuto rendermi conto di quanto sia un lavoro durissimo, pericolosissimo e stressante. Non a caso sono sempre meno.
Credo inoltre che Igor non abbia mai percorso il tunnel del Frejus o del Bianco ad una sola canna. Io purtroppo l’ho fatto più di una volta e ne sono sempre stato terrorizzato. Anche prima che si verificassero i due gravissimi incidenti del Bianco (una quarantina di morti) e del 2006 nel Frejus. Certe opere sono necessarie anche (o soprattutto) per la sicurezza.
Da te invece mi piacerebbe sapere quali siano queste fantomatiche forze sovranazionali che stanno condizionando Mattarella. Lo sento dire da altri, ma quando chiedo si specificarne i nomi, tutti tergiversano.
“Purtroppo qui si scontrano due diversi modi di ragionare e soprattutto più che alla sostanza (cosa vera o non vera) Igor continua a concentrarsi sulla forma e a confondere interessi economici ed interessi pubblici”.
Igor cerca di ragionare concretamente sugli impatti ecologici, cosa che ‘l’ambientalista eretico’ si rifiuta completamente di fare affidandosi a pensieri semplicistici “treno meglio che camion” e ragionando come se potessimo aumentare le emissioni ad libitum per poi ridurle prima o poi se ci gira di farlo.
“Per esempio quando ho sentito del recente incidente nel Canale di Suez, mi sono reso conto di quanto quest’opera sia e sarà cruciale per la logistica dei trasporti mondiali e di quanto siano stati bravi in tutti questi anni ad evitare simili incidenti. Igor esattamente il contrario.”
Igor insegna in un istituto specializzato (tra le altre cose) nella logistica dei trasporti e apprezza la perizia di chi gestisce questa gigantesca rete globale, apprezza di meno che in gran parte serva per produrre merci che in molti casi potrebbero essere disponibili senza fare dispendiosi giri del mondo. Mondo che nella nostra dimensione si trova sull’orlo del baratro della crisi climatica.
“Mi ha anche stupito che si sia stupito che un autotrasportatore possa apprezzare la AV/AC Lione-Trieste”.
La merce che attualmente non va su treno non andrà su treno neppure con la TAV. Se fosse vero il contrario, oggi ci ritroveremmo con la linea ferrovia sfruttata al massimo, non ampiamente sottoutilizzata. Se si prendono i documenti del periodo fine anni Novanta-inizio Duemila, si ripete più volte che i lavori per la TAV sarebbero iniziati “alla saturazione della linea esistente” ipotizzando volumi di traffico stellari mai verificatisi. I committenti della TAV sono inoltre anche quelli che hanno ulteriormente rafforzato il trasporto su gomma, quindi politicamente parlando non ha senso parlarci contro. Sono io a stupirmi della sua ingenuità.
“Credo inoltre che Igor non abbia mai percorso il tunnel del Frejus o del Bianco ad una sola canna”.
Igor è piemontese e la ha percorsi centinaia di volte sia da passeggero che conducente.
Credevo e speravo che avesse almeno capito qualche cosa sull’intermodalità. Nel tentativo di farle capire (repetita iuvant) si legga: https://www.eesc.europa.eu/it/news-media/news/i-futuri-trasporti-dellue-devono-sfruttare-il-potenziale-dellintermodalita; https://tesi.luiss.it/11438/1/aquilanti-andrea-tesi-2013.pdf e ferrovieanordest.it/portale/node/270.
Si risparmi i commenti perché li conosco già: la “loro” sostenibilità è diverso dalla vostra, ecc. ecc. La avverto che a scrivere il terzo è stato un amico (che tra la valanga di documentazioni, mi ha fornito le altre due. Che ho scelto a caso), che lavorando in ferrovia da una vita è ovvio che ne sappia di meno di un professore di lettere in materia di trasporti. E che mi sberleffa perché da semplice veterinario (comunque discendente da agricoltori fin dal Neolitico e che fin da bambino ha sempre avuto a che fare con il mondo agricolo: da 25 anni non faccio altro!), mi arrogo il diritto di dire la mia su questione agricole che evidentemente non conosco.
Si chieda anche perché dopo aver costruito (e finanziato con soldi propri) due nuove lunghe gallerie e dopo aver imposto per legge l’intermodalità (opzione scelta per referendum), in Svizzera (con situazioni logistiche molto meno favorevoli dell’Italia) sono già arrivati a portare ¾ del trasporto delle merci su rotaia.
Ah, dimenticavo: gli svizzeri sono notoriamente dei coglioni e noi invece siamo gli unici furbi.
Sulla questione del tunnel monocanna Bianco e Frejus (l’avevo citata apposta), ancora una volta dimostra una prevedibilità sconcertante. E dimostra anche scarsa umanità fregandosene dell’estrema pericolosità di quelle vecchie infrastrutture, evidenziata dalle due tragedie con decine di morti.
Ah. dimenticavo: siamo in troppi e ogni occasione è buona per diminuirci ed inquinare di meno!
Contesto anche la validità nel miglioramento ambientale della scelta autarchica, inevitabile conseguenza della chiusura dei canali di Suez, Panama, e tante altre “inutili” infrastrutture logistiche. Dove troveremmo noi italiani tutte le materie prime necessarie per produrre quello che ci serve?
Ah, dimenticavo: l’agognato ritorno all’Età dell’Oro pre-neolitica. Non è forse il vostro guru Latouche che scrive: “Lavorare meno e diversamente può voler dire ritrovare il gusto del tempo libero, recuperare l’abbondanza perduta delle società di raccoglitori-cacciatori”?
Mia moglie, sempre molto tranchant, dopo l’unica e ultima volta che mi accompagnò ad una conferenza decrescitaria (da allora si è sempre rifiutata di sentire certe “str……”, pardon, affermazioni), commentò: “Devono aver sofferto molto da piccoli”.
PS: non sono un “gomblottista”, ma a volte ho l’impressione che voi decrescitari siate pagati da quegli approfittatori che vogliono continuare a fare le porcate più ignobili. Contrastando a spada tratta ogni cambiamento e “confusionando” le menti di ignoranti ed ignavi, date la scusa di giustificare le spese più folli: Overdesign e Overquality. Clamoroso esempio di Overdesign è il tratto AV della TO-MI con assurdi ( a mio modesto avviso) altissimi e costosissimi raccordi. Esempi di Overdesign sono tante inutili-sovradimensionate stazioni megagalattiche, i cui assurdi costi vanno poi ripartiti sull’intera utile infrastruttura, dimostrandone l’esosità.
“Credevo e speravo che avesse almeno capito qualche cosa sull’intermodalità”
Se lei sapesse dell’intermodalità riguardo alla TAV saprebbe anche che la fissazione di voler creare gallerie idonee al trasporto di semirimorchi è assurda, dal momento che sarebbero da ricostruire migliaia di gallerie italiane per adattarle a questo stadard. Da questo punto di vista anzi la TAV è una potenziale nemica dell’intermodalità. Ma se lei vuole pensare che senza maxitunnel di Chiomonte sia impossibile l’intermodalità vada avanti a pensarlo.
“E che mi sberleffa perché da semplice veterinario (comunque discendente da agricoltori fin dal Neolitico e che fin da bambino ha sempre avuto a che fare con il mondo agricolo: da 25 anni non faccio altro”
Lo sberleffo lo ha fatto lei nei confronti dei due agronomi, io facevo solamente notare la cosa punto e basta. Non rigiri la frittata. Io di lei sberleffo solo il suo doppiopesismo, non i suoi studi o le sue origini familiari.
“Mia moglie, sempre molto tranchant, dopo l’unica e ultima volta che mi accompagnò ad una conferenza decrescitaria (da allora si è sempre rifiutata di sentire certe “str……”, pardon, affermazioni), commentò: “Devono aver sofferto molto da piccoli”. ”
Non dirò nulla contro sua moglie dal momento che deve essere già una condanna abbastanza dura dover dividere la propria esistenza con lei sig Burlini… Sa com’è, quando me le fanno girare divento anche io molto tranchant.
“PS: non sono un “gomblottista”, ma a volte ho l’impressione che voi decrescitari siate pagati da quegli approfittatori che vogliono continuare a fare le porcate più ignobili.”
Si vada a vedere chi finanzia le campagne elettorali dei politici pro TAV e poi altro che ‘gombloddi’…
Guardi, c’è una legge della comunicazione sul Web secondo cui devi tenerti stretti i sostenitori, ma gli hater ancora di più perché contribuiscono a darti maggiore risalto. In questo momento lei è sicuramente il miglior hater numero 1 a mani basse, e in effetti qualche numero in termini di visibilità me lo ha dato. Adesso però se tiriamo in ballo persino le nostre mogli la dialettica veramente regredisce a livelli da bulli di periferia. Non so lei ma io in questa merda non ci sguazzo. Anche perché, contrariamente alle sue basse insinuazioni (pardon: stronzate) nei miei confronti, io non prendo un ero da nessuno, ce ne rimetto solo di tasca mia per il mantenimento del server.
“Da te invece mi piacerebbe sapere quali siano queste fantomatiche forze sovranazionali che stanno condizionando Mattarella. Lo sento dire da altri, ma quando chiedo si specificarne i nomi, tutti tergiversano” (Franco).
Ho nominato Mattarella in quanto capo dello Stato e quindi uomo simbolo dell’Italia. Non ho molta stima di lui e non credo che sia particolarmente consapevole che la politica italiana è eterodiretta, ma il capo del Governo, Mario Draghi, invece ne è sicuramente consapevole. Del resto quella della dipendenza da gruppi di potere mondiali non è una novità, sono forme di controllo che ci sono state fin dalla fine della seconda guerra mondiale. La faccio breve e faccio i nomi: l’alta finanza mondiale rappresentata dalle principali banche d’affari, come J.P. Morgan e Goldman Sachs, le grandi industrie farmaceutiche che vengono normalmente raggruppate col soprannome Big Pharma (quella più nota e col maggior fatturato è la Pfizer), il WEF (World economic forum) rappresentato da Klaus Schwab e dal progetto Great Reset, la fondazione Rockfeller e la fondazione Bill e Melinda Gates. Ovvio che il controllo politico-economico esercitato da costoro non viene messo nero su bianco.
Se avesse letto il testo dei tre link avrebbe almeno capito che l’intermodalità può passare solo su linee dedicate, ed è appunto per questo che sono costretti a farne di nuove. Ovviamente solo lei e quella minoranza chiassosa che protesta contro la costruzione di ogni nuova infrastruttura, salvo poi usarle quotidianamente, capite qualche cosa e tutti gli altri sono stupidi. Compresi i camionisti, che masochisticamente amano guidare avanti ed indietro per l’Europa i loro camion puzzolenti. Per non parlare dei titolari di imprese della logistica, a cui piace complicarsi la vita. Mi spieghi anche il motivo per cui da giovane ha percorso centinaia di volte il tunnel del Frejus (che a suo tempo è stata una infrastruttura economicamente costosa ed impattante) e coerentemente non ha invece attraversato le alpi sui vecchi valichi alpini? E magari ancora più coerentemente non se l’è fatta a piedi? Si risparmi la solita ideologia decrescitaria: a differenza di un tempo stiamo consumando le ultime risorse e siamo al punto di non ritorno, ecc. ecc. Anche qui cadete in contraddizione. Per esempio ho sentito direttamente e letto Pallante & Co. predicare sulla giusta urgenza di migliorare la coibentazione/ ristrutturazione energetica di milioni di case. Ad una conferenza Pallante quantificava in almeno 10-15 milioni di vecchi edifici che necessitavano di questo. Se si riesce, quantifichi la quantità di lavoro, di impiego di NUOVE materie prime, di smaltimento di vecchi materiali, spesso inquinanti, ecc. ecc. necessario a questa immane opera di ristrutturazione (che ripeto, tutti ritengono necessaria e che in effetti è in atto da ben prima che ce lo diceste voi, scopritori dell’acqua calda) e la confronti con la costruzione della linea AV-AC. Vedrà che complessivamente il primo investimento/efficientamento energetico è più ambizioso, costose ed impattante del secondo. Entrambe hanno la finalità di ridurre in futuro inquinamento e consumo di materie prime fossili. Spieghi il perché del primo e la condanna del secondo senza però usare scuse inventate, come l’impossibilità dell’intermodalità.
Per farla arrabbiare citerò l’ennesima esperienza personale e cioè l’attuale ristrutturazione di tre vecchie abitazioni (di varie età e metrature) appartenenti alla mia famiglia.
In questi ultimi due anni ho visto parecchie case nuove sorgere dal nulla (dopo l’abbattimento di vecchi edifici industriali) ed essere già abitate da tempo. Il completamento delle nostre case è invece di la da venire, sia per la complicazione dei lavori, sia per i costi e consumi enormemente superiori. Tutte le case sono state a lungo circondate da enormi cumuli di detriti considerati inquinanti e che è costato una fortuna, smaltire/portare via. L’ingegnere che sovraintende due delle tre ristrutturazioni, ad una mia precisa domanda sui diversi costi energetici tra una casa nuova e una ristrutturata, l’ha quantificato in circa il doppio per la seconda. Prevenendo la mia sorpresa, ha aggiunto: basta che consideri che per le ristrutturazioni ci vuole più del doppio del tempo e che nel calcolo dell’energia devi aggiungere non solo la parte demolitiva, ma anche l’enorme maggior consumo di carburante per il più lungo andirivieni di muratori, elettricisti, ruspe ed altri.
Non si monti la testa per il presunto risalto che le darei (sulla definizione di hater nei miei confronti fatta da uno che evidentemente odia il mondo intero, c’è da discutere) perché è evidente che sono solo due o tre a frequentare questo blog. Devo ammettere che in fondo è divertente vedere emergere tutte le contraddizioni di voi decrescitari. Lei no, ma quei pochi altri frequentatori se ne accorgono. Eccome.
Hater ovviamente nel senso del linguaggio sul Web e non di ‘odiatore’ della lingua italiana, il suo comportamento in questo senso calza a pennello. Solo al commento precedente mi ha detto che ho avuto problemi da piccolo, che dico stronzate, che sono corrotto da chissà quali poteri forti… basta e avanza. Per quanto mi riguarda, l’odio come l’amore è un sentimento che centellino e di sicuro non lo provo verso di lei. Così come non mi sono arrabbiatto mai per le opinioni contrarie, semmai mi hanno dato fastidio le accuse non suffragate e le calunnie (non mi ha ancora detto come e quando avrei mai attaccato i consumi dell’agricoltura francerse, per dirne una), oltre ovviamente a certe carinerie come quelle precedenti. Certo io non ho porto l’altra guancia e ho anzi replicato a ogni provocazione, ma non mi sono mai permesso di dire che è corrotto da Monsanto o stronzate simili.
Per quanto mi riguarda lei può credere in quello che gli pare, pensare che la sostenibilità sia ‘l’ideologia decrescitaria’ e anche fare l’esaltazione della scienza per poi applicare un metodo di conoscenza di fatto pregalileiano (i rivali di Galileo però almeno portavano come auctoritas personaggi prestigiosi come Aristotele o Tolomeo, non loro stessi, i loro figli e i loro amici). Si è creato un suo sistema di assiomi coerente e per questa alla fine riesce sempre a darsi ragione. Buon pro le faccia.
Non è stato un trascinatore di folle, ma le posso assicurare che a parte qualche mal di pancia (causato, ripeto, non dalle opinioni differenti ma dai suoi comportamenti poco rispettosi) io ho solo tratto vantaggio da questi scambi, ragion per cui le ho sempre dato corda. E, soprattuto, gli analitycs dei blog li leggo io e non lei. Son
Adesso però la dialettica sta scadenendo a livelli troppo bassi, cosa che probabilmente rientra tra i suoi obiettivi. Sarò cittadino ma non cretino, glielo assicuro, a differenza dei miei coblogger di Apocalottimismo non mi faccio problemi a perdere tempo con certa gente se questa cosa alza un po’ i rating (unica nostra gloria, dal momento che come ho già detto di soldi ce ne rimettiamo soltanto). Ma a tutto c’è un limite.
Mi impegno, ma questa volta per davvero, a rispondere ai suoi futuri commenti solo nel merito delle questioni legate allo sostenibilità evitando qualsiasi altro tipo di considerazione, in modo totalmente asettico. A prescindere dalla benzina che lei butterà sul fuoco.
THE END
Proprio perché si arrabbia tanto le citerò altre informazioni avute personalmente. Questa da volta da un amico speciale. Ci conosciamo da quando il maestro ci mise nello stesso banco. Io ero il più bravo e lui considerato il più asino. In realtà era lui quello più intelligente, solo che soffrendo di dislessia non poteva dimostrarlo. Per compensare, aveva sviluppato incredibili capacità di simpatia ed empatia, per cui tutti gli perdonavano tutto. A cominciare da mia madre che lo adorava, ricambiato. Per farla breve finì le scuole dell’obbligo (all’epoca fino alle medie inferiori), e cominciò subito a lavorare. Si rivelò subito un bravissimo venditore e a poco più di 20 anni acquistò la sua prima Ferrari, con inevitabile codazzo di splendide fi.., ragazze. E vendendo pentole. Anzi facendole vendere, visto che fin da subito divenne responsabile delle vendite. Per pochi anni restò in Italia a vendere assicurazioni e altro nel settore finanziario e poi l’Italia gli divenne stretta. E’ sempre stato reticente sui successivi quaranta anni per cui so solo che è diventato ricco, anzi straricco, sicuramente nell’ordine delle centinaia di milioni. Ora abita più o meno stabilmente in Israele: a suo dire uno dei paesi più all’avanguardia in molti campi. Non ha barche, aerei, megaville o auto costose. Vive modestamente, è vegetariano ed è sposato alla stessa donna da quaranta anni (se possibile più intelligente di lui) e ha due figli (mai conosciuti) non alla sua altezza. Sicuramente soggiogati da cotanto padre. Il suo unico interesse è ora utilizzare il capitale accumulato (è sempre stato reticente su questo e io non gliel’ho mai chiesto) per finanziare aziende consolidate e start-up (non so quali) che stanno creando “progresso”.
Lo cito per due motivi. Quest’estate è venuto a trovarmi e mi ha detto alcune cose molto interessanti. Secondo lui l’attuale pandemia e la crisi (eccesso di domanda) e conseguente reperibilità di tante materie prime sono situazioni salutari per il progresso. Così come la pandemia ha indotto a finanziare ed accelerare nuove scoperte in campo sanitario, allo stesso modo la crisi sta accelerando nuove soluzioni tecnologiche per ridurre consumi, sprechi ed inquinamento. Negli anni precedenti (per più di un decennio) il progresso aveva invece rallentato per riduzione della domanda. Purtroppo non è stato molto esaustivo nei particolari: ha passato quasi tutto il tempo ad aiutarmi a dare da mangiare a galline, struzzi e conigli e raccogliere verdure nell’orto e parlare con mia madre. Ho citato tutto questo perché trovo paradossale che a cercare nuove soluzioni costruttive siano proprio quelle persone che voi decrescitari odiate tanto.
Il secondo motivo per cui mi è venuto il mente la visita del mio amico, è che è stato proprio lui ad usare l’espressione EROI (o EROEI, ora non ricordo) per indicare la fattibilità/convebienza (incluso l’aspetto energetico) o meno di reperimento di terre rare (quindi non materie prime energetiche direttamente, ma solo indirettamente) al di fuori del monopolio e territorio cinese. Solo che lui nel dirlo ha alzato le dita della mano nel tipico gesto anglosassone (oramai internazionale) del “bracket”, mentre io scrivendo in fretta ho omesso di citare il termine fra parentesi.
Parentesi o meno, credo che qualunque persona intelligente ne avrebbe capito al volo il senso. Lei invece, a corto di argomenti nella sostanza, ha solo colto al balzo l’occasione per sminuirmi nella forma.
Sono certo che i (pochi) altri frequentatori di questo blog capiranno.
“Proprio perché si arrabbia tanto le citerò altre informazioni avute personalmente.”
Non mi fanno arrabbiare, semplicemente finché si limitano a livello di aneddotica sono irrilevanti, restano a livello di semplice pour parler.
“Il secondo motivo per cui mi è venuto il mente la visita del mio amico, è che è stato proprio lui ad usare l’espressione EROI (o EROEI, ora non ricordo) per indicare la fattibilità/convebienza (incluso l’aspetto energetico) o meno di reperimento di terre rare (quindi non materie prime energetiche direttamente, ma solo indirettamente) al di fuori del monopolio e territorio cinese”
Senza nulla togliere al diritto del singolo di utilizzare espressioni idiolettali (o di usare in maniera idiolettale termini di cui esiste un’accezione universalmente accettata, come l’EROEI https://it.wikipedia.org/wiki/Ritorno_energetico_sull%27investimento_energetico), resta il fatto che la comunicazione sociale sia possibile solo tramite l’eventuale convergenza di idioletti (Noam Chomsky). Soprattutto al fine di ottemperare a quelle che lei stesso ha definito le caratteristiche fondamentali della conoscenza scientifica, ossia essere “oggettiva, affidabile, verificabile e condivisibile”. Potrà altresì facilmente comprendere come l’aneddotica personale difficilmente possa rientrare in questa categoria, se non supportata da adeguate evindenze, per le stesse identiche ragioni.
“Sono certo che i (pochi) altri frequentatori di questo blog capiranno”
Non so quanti blog possano, al pari di noi, vantare fedeli lettori che scrivono commenti persino alle 8 della domenica mattina, fatto che mi provoca legittimamente orgoglio e commozione. Ne approfitto per auguararle una buona domenica e ringraziarla per i suoi assidui contributi.
PS: sul fallimento della società francese che tentò di realizzare per prima il Canale di Panama e la totale mancanza di somiglianze con la vicenda Eurotunnel https://it.wikipedia.org/wiki/Scandalo_di_Panama
Capisco che per un professore sia difficile comprendere che esistono altre realtà ed abitudini al di fuori del suo piccolo mondo, ma un piccolo sforzo sarebbe utile. E’ una vita che da contadino, ogni giorno, feste comandate incluse, mi alzo circa alle 6 di mattina. Faccio eccezione solo in piena estate, quando mi sveglio anche un’ora prima, oppure se la sera prima mi invitano a cena e restando in piedi fino a tardi non riesco a svegliarmi prima delle 7. D’estate, quando in campagna si lavora fino alle 21 ed oltre, dormo comunque un altro paio d’ore dopo pranzo. Scrivo questo perché non si monti troppo la testa sul fatto che le dia così tanta importanza scrivendo anche prima delle 8 della domenica. Se non ho niente di interessante da leggere, è solo un modo per passare una mezz’ora, sorseggiando il caffè ed aspettando che la guazza asciughi.
Non insisto oltre sul termine EROEI usato a suo parere colpevolmente in modo improprio. E’ solo l’ennesima scusa per soffermarsi sulla forma invece che sulla sostanza. Non avendo di meglio da dire!
Sulla storia del Canale di Panama ho invece qualche cosa da aggiungere.
Alle scuole medie i professori non mi interrogarono mai in due materie: Storia e Geografia (avevo l’8 o il 9 assicurato) per cui ogni anno mi davano due o tre ricerche da fare e di cui dovevo riferire alla classe alla fine del trimestre o semestre. Una di queste riguardò i canali di Suez e Panama. Qualche cosa mi ricordo ancora. Per Panama, nel testo wikipedia non vengono menzionati con la dovuta rilevanza due aspetti importanti.
Il primo fu l’elevatissima mortalità del personale (sia operai che tecnici ed ingegneri: morì tutta la famiglia del primo ingegnere capo dei lavori) per malattie tropicali. Se non ricordo male in pochi anni morirono più di 20.000 persone, sia per Malaria che Febbre Gialla. Fu solo nel 1898 che l’italiano Grassi scoprì l’importanza delle zanzare nella trasmissione della malaria. I francesi all’epoca pensavano che i responsabili fossero gli insetti striscianti, per cui ebbero la genialata di far dormire gli operai su dei letti con i piedi immersi nell’acqua: e cioè in un allevamento di zanzare!! Gli statunitensi che intervennero anni dopo, “risolsero” il problema con chinino e coprendo stagni e laghi con uno strato di petrolio.
Il secondo motivo fu il radicale cambiamento del progetto già in corso d’opera ed il tentativo fallito di risolvere l’errore facendo progettare le chiuse ad Eiffel (all’epoca in forte difficoltà finanziarie perché stava completando a spese sue l’omonima torre a Parigi) che chiese una barcata di soldi. Dato che la Torre ne costò molto meno, alla fine si ritrovò ricchissimo e fu travolto dal successivo scandalo, quando gli investitori scoprirono a chi erano finiti buona parte dei soldi.
Concordo quindi con il fatto che vi siano differenze tra il fallimento iniziale di Panama e quello dell’Eurotunnel: altre epoche ed altri problemi tecnici ed anche economici.
Per entrambi a risolvere la situazione fu un drastico cambio della politica.
Per Panama, furono gli americani, che grazie ad un opportuno colpo di stato si impadronirono del territorio di Panama facendone una loro colonia e risolsero la questione delle malattie. Inoltre poterono utilizzare anche le prime efficaci macchine scavatrici.
Per l’Eurotunnel i grossi problemi finirono quando cessò il boicottaggio della conservatrice Thatcher (isolazionista) nei confronti del socialista Mitterand, e fu finalmente integrato il sistema di trasporti.
La mia menzione delle due opere riguardava solo un aspetto: a posteriori, si sono rivelati utili o meno? E la mia era una domanda ben precisa a cui lei si è guardato bene dal rispondere. Provi a rispondere ora calcolando o almeno immaginando quanta energia (con tutte le conseguenze del caso) in più sarebbe necessaria per trasportare merci e passeggeri circumnavigando tutto il Sudamerica e utilizzando solo traghetti e overcraft per attraversare la Manica. O per voi decrescitari è “più meglio” l’aereo?
Le ricordo che ” nessun pasto è gratuito”. Meno male che questa volta mi sono ricordato di virgolettare, altrimenti sai che tragedia!!
“Capisco che per un professore sia difficile comprendere che esistono altre realtà ed abitudini al di fuori del suo piccolo mondo,”
Per la cronaca, dai 2 agli 8 anni sono vissuto a Trecate (NO), paese di campagna e il condominio dove vivevo era limitrofo a un’azienda agricola e molti dei miei compagni di classe e amici provenivano da famiglie di agricoltori, quindi anche solo per questo conosco il ritmo di vita del contadino. Ma un conto è svegliarsi alle 6 del mattino e un conto è farlo e dedicare tempo ai miei blog. Non posso che apprezzare questo gesto di stima e affetto.
“Scrivo questo perché non si monti troppo la testa”
La rassicuro su questo fatto, se dovessi basare il mio successo in base sua assiduità sui miei blog mi sentirei già Chiara Ferragni, cosa che non è, glielo assicuro.
“Concordo quindi con il fatto che vi siano differenze tra il fallimento iniziale di Panama e quello dell’Eurotunnel”
Il fallimento della solcietà francese incaricata del canale di Panama fu dovita a corruzione, truffe e cose che non c’entravano nulla con un mancato rispetto delle previsioni sullo smistamento merci, come nel caso dell’Eurotunnel. Praticamente quella società non iniziò mai i lavori, che furono completati dal genio militare USA.
“Provi a rispondere ora calcolando o almeno immaginando quanta energia (con tutte le conseguenze del caso) in più sarebbe necessaria per trasportare merci e passeggeri circumnavigando tutto il Sudamerica”
Il Canale di Panama è lì e nessuno ha mai protestato di interrarlo, più che altro bisognerebbe calcolare se emissioni ed energia per costruire il maxi tunnell di Chiomonte sono giustificate con i volumi di merci attualmente in gioco sulla linea storica (usando come metro di riferimento i propositi dei committenti dell’opera, che parlavano di TAV positiva in caso di saturazione del Frejus, decisamente no). Tutto questo, ricordiamolo, nel contesto della rapida decarbonizzazione di cui si sta parlando alla COP26, che lascia difficilmente intendere che sia possibile tenere così com’è l’attuale sistema globale produttivo e dei commerci. Ma se secondo lei è tutta e solo ‘ideologia decrescitaria’ meglio lasciare perdere e non ricominciare con dei loop dialettici infiniti.
“La mia menzione delle due opere riguardava solo un aspetto: a posteriori, si sono rivelati utili o meno? E la mia era una domanda ben precisa a cui lei si è guardato bene dal rispondere.”
La mia valutazione si basa sulle previsioni dei committenti addotte per la costruzione dell’opera, che mi sembrano le più oggettive e impersonali possibile. Se lei vuole avere un metro di giudizio che utilizza il canale di Panama per giustificare qualsiasi grande infrastruttura è libero di farlo e io altrettanto libero di pensare che si tratta di un’argomentazione alquanto capziosa. Potrei dirle che paragonare un’impresa epocale come tagliare la navigazione di metà oceano alla Torino-Lione (dove già esiste da anni una tratta che funge da riferimento) è pura follia, oltre che riproprole vecchi discorsi che non hanno portato a nulla, quindi non la farò.
“Le ricordo che ” nessun pasto è gratuito”. Meno male che questa volta mi sono ricordato di virgolettare, altrimenti sai che tragedia!!”
Ricambio anch’io l’augurio di trascorrere una buona giornata.
In questa stagione scrivo volentieri di mattina, perché è troppo freddo umido e buio per lavorare. D’estate invece è l’ora migliore.
Fatte le infrastrutture, per ridurre inquinamento e consumi bisogna cambiare in fretta anche le leggi, come stanno facendo Svizzera e Austria, giustamente stufe di essere attraversate da milioni di camion inquinanti.
Dal primo Gennaio di quest’anno, l’Austria impedisce il passaggio a tutti i camion stranieri che non siano almeno Euro6, a meno che non scarichino le merci localmente o che siano destinati ad alcuni interporti locali per il successivo trasporto intermodale.
Una specie di Green Pass a scopi ambientali invece che sanitari.
https://www.ingenio-web.it/30838-no-a-ritardi-tunnel-del-brennero-obiettivo-e-far-passare-il-traffico-merci-e-persone-su-rotaia
Lei ha la tendenza a mettere tutte le grandi opere sulle stesso calderone (che si parli di Canale di Panama, Eurotunnel, tunnel di Chiomonte o del Brennero ecc), quando in realtà sono tutte situazione molto diverse. Nel caso della Torino-Lione, il traffico di merci su gomma e rotaia ha raggiunto un picco a metà anni Novanta per poi declinare inesorabilmente fino ai giorni nostri, al punto che la temuta saturazione della linea ferroviaria storica (che era la motivazione addotta dai committenti della TAV per la sua creazione) non si è mai lontanamente verificata. Il traffico sulla Brennero dagli anni Novanta è invece quasi raddoppiato e non esiste un traforo ferroviario attualmente, a differenza del Frejus. Sono quindi situazioni completamente diverse che pongono la valutazione dei due maxitunnell in un’ottica completamente diversa.
Ovviamente, la motivazione “oggi magari no ma in futuro potrebbe risultare utile” è tautologica e giustifica di per sé la costruzione di qualsiasi cosa.
Continua a ripetere sia delle ovvietà, sia delle menzogne. Lo so benissimo che ogni opera pubblica è diversa dalle altre, ma va comunque inserita in un contesto più vasto e soprattutto va pensata con la mente rivolta al futuro. L’opposizione alla linea AV-AC Lione-Trieste fa parte del più vasto programma della fobocrazia: creare/sfruttare ad arte immotivate paure, per imporre il proprio potere alla maggioranza terrorizzata.
Comunque mi sono stufato. Lo so benissimo che non riuscirò mai a convincerla. Fior di sociologi e psicologi hanno dimostrato quanto sia impossibile convincere un terrapiattista o un NO-VAX dell’assurdità delle sue posizioni. Più si insiste e più cerca e trova un qualche appiglio sul vetro a cui aggrapparsi- Più si insiste e più si attua una reazione di difesa con chiusura a riccio delle proprie convinzioni sempre più stretta. Niente di nuovo, quindi.
L’amico ex-macchinista di linee merci è convinto che basterebbe portare i NO-TAV a percorrere e confrontare “de visu” l’attuale tratta del Frejus con quella del Gottardo. L’altro amico (Capostazione ed Ingegnere dei trasporti) è invece d’accordo con me che anche questo sarebbe del tutto inutile. Così come è risultato inutile aver spiegato per anni che se lungo una linea c’è un tratto anche breve con delle criticità fisiche ed economiche, alla fine quella linea verrà sempre più by-passata.
Le uniche consolazioni sono: come per l’attuale protesta dei no-vax e/o no-green-pass che si sta sgonfiando di fronte alla resilienza della maggioranza che ha capito e si è già vaccinata, anche la linea ferroviaria Lione-Trieste, nonostante tutte le proteste e resistenze è in fase di costruzione. Gli stessi insulsi (eufemismo) grillini ( o meglio, i loro capi) alla fine hanno capito e si sono adeguati. Come per tutte le altre loro strampalate idiosincrasie!
L’altra consolazione è che almeno i miei figli e nipoti non mi riterranno colpevole di essere stato fra coloro che si sono opposti al progresso e al miglioramento delle condizioni ambientali.
Personalmente non vedo l’ora che sia completata per poter finalmente andare a trovare mio figlio a Parigi in treno ed in tempi ragionevoli. Prometto che la prima volta che lo faremo, io e mia moglie stapperemo una bottiglia di Champagne o Prosecco e la berremo alla facciaccia di tutti i NO-TAV.
PS: della serie “ non si sa mai”
https://www.trasportoeuropa.it/notizie/ferrovia/dimezzati-i-treni-sotto-il-vecchio-frejus/
https://www.agi.it/fact-checking/tav_torino_lione_toninelli_fico-4760529/news/2018-12-21/
https://veritav.net/tav-deliri-falsi-quotidiani-balle-spaziali-notav-travaglio-m5s-capitolo2-tav-opera-necessaria-ecologica-altroche-anacronistic
“Fior di sociologi e psicologi hanno dimostrato quanto sia impossibile convincere un terrapiattista o un NO-VAX dell’assurdità delle sue posizioni.”
Per la cronaca credo che la terra sia sferica e sono vaccinato.
Per il resto, è proprio perché penso al futuro che contesto che pensa che si possa semplicemente proseguire il business as usual che chi ha portato, tra le altre cose, vicino al disastro climatico. Qui invece di sociologi e psicologi sarebbe necessario scomodare altri scienziati.
I miei esempi intendevano dimostrare quanto siano inutili le valutazioni scientifiche atte a dimostrare che la terra è rotonda, che per uscire dall’attuale situazione sanitaria, i vaccini sono indispensabili e che per ridurre inquinamento ed emissioni di gas serra (soprattutto qui in Pianura Padana) è indispensabile costruire linee adatte a portare gran parte del trasporto di merci e passeggeri da gomma a rotaia. Voi decrescitari (che vi riempite tanto la bocca e le pagine di ecocompatibilità e sostenibilità) invece avete creduto soprattutto a quel rapporto commissionato dal genio di Toninelli ad un “super esperto” ( mi sembra si chiamasse Ponti) che arriva alla conclusione che l’opera non sia utile anche perché ridurrebbe eccessivamente le entrate fiscali dovute alla maggiore vendita di benzina, gasolio e accise autostradali.
Chi è che vuole continuare il business as usual??
Altro che scienziati! Qui servono veramente degli psicologi per districare le menti da queste assurde contraddizioni.
Se non riesce a capire nemmeno dei semplici esempi (che intendevano dimostrare quanto sia impossibile convincere chi si fissa su un’idea/preconcetto che cozza contro la razionalità) dimostra quanto sia inutile continuare.
Chi segue le qerelle che vanno avanti da mesi tra me e lui conoscerà alcuni suoi tipici strumenti dialettici: i ragionamenti ‘semplici’ alla faccia dei fenomeni complessi che vorrebbe analizzare, lo sminuire le obiezioni a cui non sa replicare a ‘ideologia decrescitaria’, il continuo ricorso all’anedottica e a testimonianze di non meglio precisati conoscenti e amici (la stessa persona che definisce la conoscenza scientifica ““oggettiva, affidabile, verificabile e condivisibile” nel suo libro).
Ma lasciamo per un attimo perdere questo, voglio fare rimento a una questione sollevata tempo fa da Jacopo Simonetta in uno dei suoi articoli più belli, quello relativi alla cosiddetta ‘guerra dei mondi’ che si verifica tra persone portatrici di istanze differenti.
Cerchiamo un po’ di capire il mondo in cui vive Burlini: esiste un problema con il riscaldamento globale antropogenico, ma molto vago e generico. Non c’è particolare fretta e puoi anche permetterti di immettere grandi quantità di gas climalteranti se possono servire tra decine di anni a contenerle, anche perché la costruzione di infrastrutture sembra avvenire quasi per magia, a impatto zero. Nel mondo di Burlini, inoltre, le merci trafficate a livello globale sono tutte essenziali, tutte necessariamente (e inevitabilmente) da importare e soprattutto sono ‘angelificate’, non creano cioé alcun impatto a livello di global warming o altre esternalità. Il problema più grave sembra aumentare il traffico di merci e farle andare più veloci (e risparmiare forse non più di mezz’ora per andare a Parigi da Torino). Insomma, non servono grandi misure ma solo qualche piccolo intervento estetico.
Passiamo invece al mondo in cui vivo io:
– è in corso una conferenza internazionale sul clima dove si ammonisce che, per avere qualche tenue speranza di contenere l’aumento della temperature media della Terra entro i +1.5°C, bisogna iniziare da subito una massiccia opera di decarbonizzazione che deve culminare nel 2050.
– il traffico pesante in Europa incide per una quota non superiore al 5% delle emissioni di gas serra (https://www.acea.auto/files/ACEA_preliminary_CO2_baseline_heavy-duty_vehicles.pdf ). Questa non è una difesa del traffico su camion che è resta un problema abolizione totale dei camion sarebbe qualche cosa più di una goccia nel mare (fermo restando che la TAV non abolisce un bel niente anche perché basata sullo standard dei semirimorchi, che vanno scaricati in stazione e poi trasportati da trattori stradali)
– nell’Italia che c’è nel mio mondo alcune regioni patiscono una carenza gravissima, a livello locale, di un trasporto ferroviario adeguato, che va a favorire il trasporto privato su auto, che nella UE rappresenta quasi il 13% delle emissioni. Tutto questo mentre si investono enormi somme di denaro per l’alta velocità (per quanto largamente sottotilizzata);
– nel mio mondo le merci gestite dalla logistica dei trasporti globale non sono angelificate e, senza disquisire della loro utilità (cosa che forse sarebbe il caso di fare, vista la grave situazione descritta al pimo punto), molte di queste sarebbero producibili in loco invece che dover compiere il giro del mondo per sfruttare il dumping salariale ed ecologico.
– nel mio mondo, quasi il 50% delle emissioni climalteranti proviene da un’attività industriale ipertrofica, tra emissioni dirette e indirette dovute all’energia per alimentarla (https://www.researchgate.net/figure/Global-greenhouse-gas-emission-by-economic-sectorIPCC-2014_fig1_318755513). Quindi, nel mio mondo eliminare i TIR per aumentare tale produttività ipertrofica e spostarla su treno non cambia nulla, alla faccia dei ‘semplici ragionamenti’.
– nel mio mondo non esiste una vera e propria scarsità ma grandi sperequazioni tra chi ha tanto e poco o nulla. Insistere sull’aumento di produttivitò, oltre che deleterio sul piano ambientale, è anche un modo per cercare di alleviare la situazione lasciando inalterato lo status quo.
Cambio di tattica da manuale. Invece di affrontare e rispondere alle contraddizioni che ho rilevato, questa volta si ricorre a citare i massimi sistemi e cioè quello che divide il mio mondo dal suo (vostro).
Innanzitutto per l’ennesima volta vengono rifiutate le esperienze-considerazioni personali riguardanti il proprio mestiere, (vorrei vedere se si trattasse di argomenti riguardanti l’istruzione, invece che agricoltura ed allevamento, se anche lei si rifiutasse di citarle) che non possono essere paragonate ai dati scritti da esperti. Solo quelli scritti, ça va sans dire, perché la citazione riferita oralmente da un (vero) esperto, non conta. Anche se poi quanto detto è stato riportato su articoli (pubblicati dalle Ferrovie e non da media di parte) da lui scritti. Il marchio di soggettività resta. Come resta a tutti gli altri articoli addotti da me, che quindi sono da rifiutare a priori.
Poi passa all’elenco delle “scoperte dell’acqua calda”: la dematerializzazione; l’ottimizzazione delle produzioni, ecc. Quando le citavo io, invece non contavano. La differenza è venire sublimate dalla pratica dell’autarchia. Una delle tante cose lodevoli del Ventennio!
Proseguendo con l’atto di fede che spiega tutto: il sistema dei trasporti inquina e consuma poco più della metà dei combustibili fossili rispetto alle attività agro-zootecniche. Ergo: per tornare alla felice situazione dell’Eden, eliminare il più possibile vacche e risaie. Ah, l’ha scritto l’IPCC, e cioè la Bibbia dei decrescitari. Non importa che i loro dati siano contraddetti/smentiti da mille altre istituzioni scientifiche, nonché dalla semplice logica.
E poi ci si stupisce perché l’ambientalismo (quello vero, intendo, non questo da operetta) faccia fatica a trovare riscontro ed appoggio nella maggioranza delle persone.
Mi sono stufato di disquisire con persone che si limitano a credere e non ragionano.
“Innanzitutto per l’ennesima volta vengono rifiutate le esperienze-considerazioni personali riguardanti il proprio mestiere, (vorrei vedere se si trattasse di argomenti riguardanti l’istruzione, invece che agricoltura ed allevamento, se anche lei si rifiutasse di citarle)”
Il problema è il parossismo, ci ha costruito un sistema di pensiero tutto incentrato su quello, dove lei è l’auctoritas che contraddice qualsiasi tipo di documentazione. Così si è creato un sistema dialettico dove riesce ad avere sempre ragione. Per quanto riguarda me, non mi permetterei mai di usare la mia esperienza nel campo della scuola per smentire tout cort dati del MIUR o ricerche universitarie sul mio contesto di lavoro.
“Come resta a tutti gli altri articoli addotti da me, che quindi sono da rifiutare a priori.”
Non ho rifiutato a priori niente, ho consultato quasi tutti i materiali che mi ha girato (sa, ho anche altre cose da fare nella vita che badare lei). Un contributo sull’intermodalità ne esaltava le potenzialità ma non citava mai la TAV. Maxitunnell di Chiomonte che, essendo pensato per uno standard largamente non applicato alle gallerie ferroviarie del resto d’Italia (quello del trasporto di semirimorchi) rischia di danneggiare l’intermodalità, anziche favorirla.
Quanto agli ultimi link, anche in quelli ho trovato questioni già dibattute e abbastanza capziose. Se demonizziamo i tunnell a canna unica, allora dobbiamo mettere immediatamente al bando gran parte dell’attuale Alta Velocità nel centro-Italia. Insomma, la riduzione del traffico sul Frejus per ragioni di sicurezza mi sembra più che altro un modo per giustificare a ogni costo la TAV, altrimenti dovrebbero fare in tutto il paese la crociata contro le canne uniche, cosa che non mi pare stia accadendo.
“Poi passa all’elenco delle “scoperte dell’acqua calda”: la dematerializzazione; l’ottimizzazione delle produzioni, ecc. Quando le citavo io, invece non contavano.”
Il problema suo è che per lei basta qualche ottimizzazione e il gioco è fatto, non tiene minimamente conto dell’entità del problema da affrontare. Lei può pensare quello che vuole, ma se fosse per me io vorrei 8 miliardi di miliardari. Il problema non è soltanto che la biosfera non può sopportare 8 miliardi di miliardari, ma che le ottimizzazioni tecnologiche non sono sufficienti di per sé a mantenere gli attuali trend produttivi per ridurre l’impatto. Ma immagino che il paradosso di Jevons (fatto empiricamente rivelabile e quindi ben poco opinabile) per lei sia altra ‘ideologia decrescitaria’, quindi amen.
“La differenza è venire sublimate dalla pratica dell’autarchia.”
Rilocalizzazione produttiva e autarchia sono cose completamente diverse.
“Proseguendo con l’atto di fede che spiega tutto: il sistema dei trasporti inquina e consuma poco più della metà dei combustibili fossili rispetto alle attività agro-zootecniche”
Dove e come ho detto questa cosa, io ho parlato di attività industriale.
” Ah, l’ha scritto l’IPCC, e cioè la Bibbia dei decrescitari. Non importa che i loro dati siano contraddetti/smentiti da mille altre istituzioni scientifiche, nonché dalla semplice logica.”
Il fatto che lei definisca l’IPCC ‘Bibbia dei decrescitari’ parla da solo per quanto riguarda le sue competenze in fatto di sostenibilità (o forse sarebbe meglio dire per capire il suo livello di ideologismo). Se lei davvero possiede informazioni capaci di confutare realmente l’IPCC non perda tempo con me, perché se fosse vero si tratterebbe di qualcuno in grado di cambiare le sorti della storia umana, diventerebbe all’istante una delle persone più influenti del pianeta.
Comunque, per la cronaca, l’IPCC è anche quello stesso organismo che parla di ‘neccesità del nucleare’, ‘fattibilità del carbone CCS e cose simili… proprio una Bibbia della decrescita!
“Mi sono stufato di disquisire con persone che si limitano a credere e non ragionano.”
Con lei ne succedono di cose paradossali, ma l’hater che sbotta perché “stufo di disquisire” le batte tutte! E’ ‘stufo’ del troppo spazio che ha ricevuto? 🙂 Tra l’altro, la sensazione di avere a fare con gente “che crede e non ragiona” è grandissima anche per me. Per questo ho tirato fuori la ‘guerra dei mondi’, perché è quella la discriminante di tutto. Nel suo mondo lei ha ragione, a questo punto decidano i lettori da soli se quello assomiglia al mondo reale o se è solo una costruzione mentale adeguata a giustificare le sue argomentazioni.