Le nostre case parlano

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cascina 2Se le guardiamo con attenzione sanno darci tante informazioni.

Una volta vi era la corte. Tante case, e dunque famiglie, si affacciavano sullo stesso cortile. I bambini giocavano assieme, c’era sempre qualche occhio che vigilava.

Non esistevano siepi o muri a isolare gli spazi in nome della privacy, della proprietà tranne che nelle ville o nelle case dei “ signori”.

Oppure le case erano isolate in mezzo alla compagna o su una collina. In ogni caso non vi erano barriere ad isolare l’interno e l’esterno.

Spesso addirittura le porte non venivano neppure chiuse a chiave e il “foresto” che si presentava alla porta a “ chiedere la carità” riceveva un pezzo di pane e un bicchiere di vino , il cibo di tutti o quasi.

Gli spazi comuni, nella corte o alla fontana o al forno,  a volte fornivano  occasioni di litigi ma più spesso di solidarietà, di aiuto reciproco e avevano una grande  funzione terapeutica.

Le donne ( ma anche i maschi)  si trovavano assieme a condividere il lavoro e nel contempo le” ciacole”.

Talora forse  pettegolezzi  ma anche condivisione di esperienze di vita: dal bambino, alla malattia, al lavoro, alla cucina, ai problemi con suoceri e mogli o mariti, ecc.

Nulla passava inosservato e ciò poteva anche infastidire perché  i segreti  avevano vita breve.  Ma non capitava, come  spesso avviene adesso, che il vicino  si ammalasse o morisse senza che nessuno se ne accorgesse.

Chi andava a fare la spesa spesso la faceva anche per chi era costretto da lavoro o infermità a starsene a casa.

Le funzioni oggi svolte dai servizi sociali o dagli psicologi erano, un tempo, funzioni svolte da quasi tutte le persone, con buon senso e spontaneità pur  senza diplomi  e lauree.

Poi il benessere si è affacciato nei nostri paesi e con “ la roba” è cresciuta anche la volontà di proteggerla  dall’invidia o dalla cupidigia di chi non aveva.

Così attorno alle case sono nate le recinzioni. Tanto più ricca la famiglia tanto più protetta l’abitazione: muri sempre più alti, sistemi d’allarme e cani molossi a difesa della proprietà.

E con i muri, non solo materiali ma anche morali ( egoismo, avidità, senso dell’avere,ecc.)  sono cresciuti l’isolamento, la solitudine, la paura .

Per  ogni necessità ora si invoca l’intervento pubblico: per aiutare le persone anziane o malate,  per i bambini sempre più soli ma anche semplicemente per tenere pulita da erbacce o neve la strada davanti casa.

Queste nostre belle case,  così protette dagli “ altri”  e così “sole”,  dicono la nostra paura, la nostra infelicità, il nostro disagio esistenziale.

Se solo trovassimo  il tempo di guardarle e di ascoltarle!.

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insegnante di matematica in pensione, amante della natura in tutti le sue manifestazioni, amo scrivere, poesie soprattutto ma anche racconti e riflessioni che inserisco in un blog: http://silvanadalcero.com Sono presente nel sito internazionale della poesia del Novecento www.italian-poetry.org come autrice di poesie. Fino ad ora ho pubblicato tresillogi: Il passo e l'Orma I giorni e L'ombra Io Donna Natura. Per acquistarli: https://www.amazon.it/donna-natura-Silvana-Dal-Cero/dp/8872110033 https://www.lafeltrinelli.it/libri/silvana-dal-cero/i-giorni-e-l-ombra/9788898613212 https://www.libreriauniversitaria.it/passo-orma-cero-silvana-edizioni/libro/9788873143635

9 Commenti

    • Ciao Barbara.
      Ma sai quanto potrebbe migliorare la vita nostra se cominciassimo a dare spazio ai nostri veri e profondi bisogni?
      A partire dalle case, da costruire non nell’ottica della massima resa economica per l’impresa e l’investitore bensì come luogo ove la famiglia può vivere bene pur senza lussi.
      Una casa sufficientemente ampia da poter crescere figli, ospitare nonni, aprire le porte all’amicizia.
      Basta poco.
      Togliere dalle nostre azioni lo scopo ” denaro” e metterci ” ben – essere”

  1. pensavo che le persone come lei fossero estinte per fortuna no .scrive delle cose molto belle complimenti spero di poterla seguire nelle sue pubblicazioni,ancora complimenti

  2. Buon giorno Aldo.
    Grazie delle sue parole ma… credo e spero di essere in buona compagnia con la linea di pensiero e di sentire che ho e che cerco di esprimere.
    Basta entrare il dialogo con le persone, in vero contatto, e subito si coglie una comune necessità di vivere una vita diversa da quella che ci viene propinata e proposta in tanti modi, espliciti o subdoli.
    L’uomo, la donna, gli esseri viventi per stare bene necessitano di poche cose ma autentiche.
    Niente orpelli inutili: amore, solidarietà, fratellanza.
    Allora anche i problemi concreti e assillanti di lavoro, di cibo, di casa vengono vissuti con maggiore speranza.
    Allora anche la disperazione e la depressione si stemperano e la violenza forse non avrebbe più modo di esistere.
    La vita non è folle competizione, possedere qualcosa di più di un altro e sempre di più.
    La vita è bella se intrisa di armonia, tra noi viventi e col creato tutto.
    Che invece spesso e volentieri maltrattiamo.

  3. “La vita è bella se intrisa di armonia, tra noi viventi e col creato tutto”.

    Ciao Silvana, volutamente riporto una tua frase che è sintesi del vivere con gli altri, naturalmente da me condivisa (sempre nei limiti della mia consapevolezza). E’ della consapevolezza che vorrei fare una breve riflessione. L’armonia è figlia della consapevolezza dell’agire nel rispetto e nell’amore per gli altri.
    Piccole cose le possiamo fare tutti e tutti i giorni a partire dal nostro piccolo mondo che pensiamo grande.
    Trascorriamo molte ore della ns vita lavorando, è proprio in questo tempo che possiamo creare con i colleghi (per chi lavora da dipendente) o con i clienti (per chi è imprenditore) armonia, ovvero la consapevolezza che la cortesia, un sorriso, una stretta di mano spontanea, ecc. ecc. potrei andare avanti con molti esempi che tutti sappiamo, per indicare una semplice via che nulla costa.
    Qualcuno dirà “la fai troppo facile”, ma pensate se tutti nel ruolo che si sceglie o che la vita ha scelto, facessero un gesto o dicessero una parola per aiutare a risolvere i piccoli problemi quotidiani, quanta energia e atteggiamento positivo potremmo avere per far fronte a problemi e avversità più grandi.
    Se il politico locale ragionasse e agisse in questo modo, se per il medico tu fossi sempre un suo parente, se l’insegnante fosse più consapevole che ha il futuro fra le sue mani, se il commerciante si prodigasse al massimo per ………… ecc. ecc. Una grande casa, un grande pensiero e ………. una grande armonia, nascono tutti da piccole cose e le piccole cose e gesti siamo noi a farli tutti i giorni qui in questa piccola città.
    Grazie Silvana per avermi dato spazio.

    • Ciao Claudio.
      Benvenuto nelle discussioni. Di certo porterai freschezza di ideali e di sogni, di proposte concrete di vita ” armoniosa”.
      E’ vero: basta poco per dare segnali positivi a noi stessi e a chi ci sta attorno.
      Il primo cambiamento possibile infatti parte da noi stessi.
      Se coltiviamo ideali positivi, noi sapremo contagiare chi incontriamo.
      Come una valanga che si forma a partire da un piccolo granello di neve. E poi prende forza e cresce e si muove di vita propria.

      Pensiamo a quanto accade in Siria ( e non solo). Basta un piccolo segno di ciascuno di noi per mutare l’indirizzo degli eventi. Ogni persona è artefice della realtà in cui vive. Nel bene e nel male.

      Colgo l’occasione per invitare a sostenere questa petizione che ho aperto per CHIEDERE LA PACE. DIALOGO E NON VIOLENZA. Basta una firma. Ciao.

      http://www.avaaz.org/it/petition/Fermiamo_lattacco_americano_e_francese/?email

  4. Ciao Silvana, la corte di cui tu parli, la famiglia di cui serbiamo cari ricordi non era poi così idilliaca. Il timore dei furti, specie in campagna, era fortissimo. Ricordo un episodio che mio padre raccontava:
    come sai nelle famiglie c’era il carro che serviva per tutti gli usi legati al lavoro dei campi. C’era pure una sorta di biroccio a due ruote che veniva usato per andare a prendere l’acqua. Bene una famiglia stacca le due ruote del carro per metterle al biroccio, questo viene rubato e la famiglia non ha più nemmeno il carro…
    Ma ecco la parte carina: si rivolgono al parroco che, dal pulpito tuona contro questo delitto e,potenza della religione, le due ruote vengono restituite.
    La nostalgia per quel mondo rimane, ma ho spesso la sensazione di guardarlo con occhiali tinti di rosa.
    Ciao

    • Ciao Marisa!

      Bello leggerti su queste pagine. Che dirti?

      hai ragione nel sottolineare che i bei tempi andati non erano tutti rosei.
      Ma, pur ricordando i ” contro” che esistevano nella vita dei nostri nonni o genitori, ricordo il bello che c’era. Il rapporto tra persone era più immediato e autentico. Si condividevano maggiormente difficoltà e preoccupazioni anche coi vicini.
      Forse la mia esperienza è più positiva della tua. Confronto il passato e il presente e colgo molto più malessere esistenziale adesso, segno che qualche importante valore del vivere si è perduto.

      Sta anche a noi, a te e a me, far sì che l’atmosfera cambi in meglio.
      So che tu lo fai , io pure cerco e come noi ci sono tante altre persone di buona volontà che nel loro quotidiano si impegnano a rendere migliore la vita.

      Un abbraccio. Silvana

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