L’AI e il mondo fantastico di Burioni

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“Ci aspetta un mondo fantastico, altroché”. Così recita un post di Facebook scritto il 21 novembre scorso dal noto medico-influencer Roberto Burioni, commentando un importante successo ottenuto contro il cancro al pancreas grazie all’impiego dell’intelligenza artificiale. Mentre si entusiasmava per tale risultato, nella striscia di Gaza era in corso l’aggressione armata che, mentre scrivo, ha causato almeno 20.000 vittime tra le quali si stimano circa 8.000 bambini.

Un bagno di sangue favorito dall’impiego bellico della AI da parte dell’esercito israeliano, per la precisione di un sistema denominato GOSPEL, che permette di elaborare una ‘fabbrica di obiettivi’ molto più rapidamente rispetto al passato intraprendendo così operazioni militari a un ritmo incessante. Il Guardian ha definito GOSPEL “una fabbrica di assassinii di massa” che punta “sulla quantità e non sulla qualità”; in breve, non gli importa distinguere tra terroristi e civili innocenti (in questo si distingue decisamente poco dai suoi fruitori umani, è un po’ come aver donato i superpoteri a Netanyahu e Gallant).

Burioni conosceva tutto ciò? E avrà assistito alla surreale intervista a Putin condotta da un clone realizzato con l’AI? Il presidente russo, baldanzoso come suo solito, ha dichiarato che “può parlare come me e usare il mio tono di voce, ma solo una persona può essere come me e parlare con la mia voce e quella persona sarò io”. Suonano proprio come le proverbiali ultime parole famose! Ma guarda il lato positivo della faccenda, Vladimir: nel ‘mondo fantastico di Burioni’ presto in arrivo questi deepfake diventeranno sempre più indistinguibili dalla realtà e così tu, non diversamente da tutti i leader di regimi più o meno autoritari e delle ex democrazie liberali sempre più assurte a democrature repressive, potrai usarli a tuo uso e consumo per una propaganda che in confronto quella di Goebbels sembrerà roba da educande.

In ogni caso, al di là dell’uso apertamente criminoso tramite la creazione di deepfake, il pericolo maggiore per l’umanità sembra derivare dall’AI in sé e per sé, tecnologia che ha portato alle estreme conseguenze il concetto di macchina intelligente per persone stupide e per la quale forse non si può applicare il consueto, banale aforisma per cui ‘la tecnica non è né buona né cattiva, dipende dall’uso che se ne fa’. C’è un articolo al riguardo di Art Berman, noto specialista del settore energetico, di cui condivido le argomentazioni e che umilmente consiglierei persino a Burioni, qualora fosse disponibile per un secondo a distogliere l’attenzione dal suo ristrettissimo campo di interesse.

Il contributo è in inglese, se avete problemi con l’idioma fate buon viso a cattivo gioco e traducetelo con una delle varie AI disponibili in Rete. E mentre aspetto anch’io il mio ‘mondo fantastico’ alla maniera in cui i bambini attendono Babbo Natale (ma esiste veramente? Creiamone almeno qualche clone per consolare i tanti pargoli ansiosi della sua venuta!), porgo a chi ci legge i migliori auguri di buone feste.

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Nasco a Milano il 7 febbraio 1978. Sono un docente precario di italiano e storia nella scuola superiore, interessato ai temi della sostenibilità ambientale e sociale. Insieme a Jacopo Simonetta ho scritto 'La caduta del Leviatano. Collasso del capitalismo e destino dell'umanità, edito da Albatross Il Filo.

4 Commenti

  1. Ho letto con piacere questo tuo ottimo contributo al dibattito in corso da tempo sull’uso, sempre più esteso delle AI. Non è un contributo come tanti altri, introduce un fatto di tragica attualità, l’uso dell’AI per rendere più efficiente la macchina bellica. Vale oggi per quella stragista di Israele ma potrà valere in futuro per qualunque altra. Apprezzo anche la sottolineatura ironica delle parole di Burioni, anche se aggiungo che oggi ironizzare sul più sputtanato dei televirologi è come sparare sulla crocerossa (i social sono invasi da prese in giro di Burioni riguardo alle frasi sprezzanti con cui aveva pronosticato la fine sportiva di Djokovic…)
    Comunque la si voglia vedere l’avvento delle AI è inarrestabile ed è curioso che a metterci in guardia sia stato anche Elon Musk, uno che più di chiunque avrebbe i mezzi per svilupparle e trarne profitto. “L’AI è una grande minaccia per l’umanità” ha detto Musk al summit globale sull’intelligenza artificiale. Secondo Musk, e’ necessario un consenso internazionale su come sviluppare un quadro per regolamentare il settore. “Eccoci qui, per la prima volta nella storia dell’umanità, con qualcosa che sarà molto più intelligente di noi. Quindi non è chiaro se possiamo controllare una cosa del genere. Ma penso che possiamo aspirare a guidarla in una direzione che sia utile per l’umanità”.
    Temo che le buone intenzioni di controllo e di indirizzamento espresse da Musk andranno a farsi friggere a fronte della logica del massimo profitto a cui difficilmente si sottrarrà l’uso delle AI.
    Però nella frase di Musk c’è una cosa che mi ha colpito, ovvero che avremo a che fare per la prima volta con qualcosa più intelligente di noi. Questo pone un interrogativo su cosa sia l’intelligenza e su come funzioni l’intelligenza umana. Se l’intelligenza è solo l’elaborazione di una grande quantità di dati per fornire la risposta più appropriata ad un problema non c’è gara con le AI, abbiamo perso in partenza. In un certo senso anche il cervello umano elabora i dati della propria memoria per trovare risposte. Esiste però una corrente di pensiero che ha le sue origini nella psicologia della Gestalt che da un peso rilevante nei processi cognitivi alla creatività e all’intuizione. Qui il discorso si farebbe complesso e non è questo il luogo per approfondire. Accontentiamoci per ora dell’ipotesi che nessuna AI potrà essere intelligente nel senso umano del termine.
    Per arrivare ad un’AI realmente intelligente bisogna arrivare ai replicanti di Philip Dick (e poi del Blade Runner cinematografico), insomma bisognerebbe arrivare all’”ho visto cose che voi umani…” di Roy Batty, uno dei protagonisti della pellicola di Ridley Scott.
    Al momento però i problemi sono altri. Le AI sottraggono lavoro agli umani? Certamente sì, chiedere per conferma ai doppiatori di Hollywood, ed ai vari grafici creativi che venivano ingaggiati per illustrazioni e copertine dei libri (quelli però veramente bravi resistono strenuamente, anche se hanno imparato ad usare le AI per semplificare il loro lavoro).
    Intanto ti posso dire che nel mio campo, la musica, le AI sono ancora indietro. Svolgono compitini senza anima e senza fantasia… per ora. Il problema è che i loro prodotti per quanto banali risultano sempre più bastanti ad accontentare una popolazione il cui quoziente intellettivo si sta abbassando contestualmente alla crescita di quello delle AI. C’è di che meditare…

    • Credo che bisognerebbe decidere una volta per tutte che fare con queste tecnologie, nel senso che sostituire gli umani nei lavori creativi e intellettuali per avere più schiavetti che portano le pizze a casa non mi pare un gran progresso. Inutile dire sugli enormi interessi economici in gioco che condizionano qualsiasi ragionamento, ovviamente.

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