La vita è fatta a sca…tole

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La tua vita è fatta a scatole. Sì, proprio così. Se ci pensi bene la mattina ti svegli (sempre alla stessa ora, forzato da un allarme programmato) all’interno del tuo bilocale, un loculo inscatolato all’interno di un grosso condominio che visto dall’alto non è che un enorme blocco di cemento con alcune fessurine, grandi a sufficienza per far passare aria e luce per mantenerti in vita. Questo loculo ti permette di dormire appiccicato agli altri inscatolati, tutti concentrati in un’unica area, di ripararti dalla pioggia, di riscaldarti bene d’inverno come in un forno elettrico e di ibernarti d’estate usando condizionatori con elevati sprechi energetici. Per questo motivo le finestre è meglio che stiano chiuse, serrate il più possibile, anche perché dall’esterno potrebbe sopraggiungere il rumore del traffico estenuante e l’odore soave dello smog cittadino.
Guardandoti attorno ti accorgi che da una scatola passi all’altra. Altre scatole più piccole sono ormai di uso comune da tempo: una di queste è l’armadio del cibo, dove tieni tutte altre piccole scatoline ognuna con dentro degli alimenti travestiti e truccati a festa, tutti quanti con una scadenza che spesso non riesci a rispettare e per questo sei costretto a sacrificarli, senza che ti dispiaccia troppo, perché dopotutto ci hai provato.
Pronto, lavato, profumato, stirato e apparecchiato corri fuori dal loculo senza dimenticare di prendere una scatola sotto braccio con dentro altre piccole scatoline di cui proprio non puoi fare a meno (cellulare, sigarette, portafoglio, occhiali da sole, I-Pod, make-up). A questo punto entri in uno scatolone a porte scorrevoli e digitando un tasto vai verso il basso, restando chiuso dentro come prigioniero per qualche istante. Senza volerlo pensi che è di gran lunga meglio che fare le scale, non soltanto perché abiti al quinto piano e le scale sono fatica e tempo perso, ma anche e soprattutto perché passando dal tuo loculo all’ascensore eviti quasi sicuramente di incontrare qualche forma vivente.
Esci dallo scatolone. Dalla scatola che hai sottobraccio prendi una scatolina e subito ti accendi una sigaretta, ma è soltanto per evitare che lo smog della strada ti dia un impatto spiacevole, così pensi di alleviarlo con qualche tiro. Adesso sei davanti a una scatola veramente grande che non a caso si chiama box. Con un gesto da automa apri il portellone del tuo box auto, e dentro senza grossa meraviglia ci trovi la tua scatola con le ruote per la quale ancora devi pagare le rate ma di cui vai così fiero che tutte le volte che la guardi ti senti più sereno … quasi contento per un istante della tua vita.
Entri nella tua scatola preferita e ti immergi nel traffico di scatole e scatoloni. Tutte le scatole mobili sono sigillate, quasi tutte sono simili alla tua, ma altre sono davvero più grosse, quasi il doppio, ed anche più belle: chissà che attimo di serenità provano i proprietari di quelle scatolone quando la mattina vi entrano dentro. Quasi tutti sono soli dentro la scatola e quasi tutti come te hanno una sigaretta accesa o parlano da soli con una scatolina davvero piccola vicino all’orecchio. Nessuno ha il finestrino aperto, eppure fa davvero caldo e la scatola con tutti quei vetri trasparenti sembra più una serra con le ruote. Poi intuisci che tutti, come te, hanno il condizionatore al massimo e si possono permettere la giacca e la cravatta ben abbottonate nonostante il caldo: questa si che è proprio una comodità dovuta al progresso tecnico!
Tutte le scatole con le ruote convergono su una strada e per muoversi ci vuole pazienza. Le scatole-mobili nonostante possano andare a velocità impressionanti si muovono a velocità intermittente e raramente sono più rapide di una persona che cammina. Già … pensi, le persone camminano per muoversi, ma ti sembra sempre più strano perché nei marciapiedi non c’è nessuno. Il traffico non ti permette di viaggiare con rapidità, ma non ti interessa molto, hai fatto i calcoli precisi e con un’ora di traffico arrivi puntuale a lavoro. Per di più in macchina oltre a parlare da solo hai tutti i confort, meglio che nel tuo loculo abitativo: pensi che alcuni fortunati addirittura hanno una scatolina colorata dalla quale possono avere tutte le informazioni che vogliono.
Quella mattina il traffico è più intenso del solito perché con il tempo le scatole mobili in circolazione aumentano e lo spazio per passare è sempre lo stesso: ma tu in quel momento stai pensando a come è comodo il sedile della tua nuova auto-scatola, ancora più comodo del divano di finta pelle che hai comprato a un prezzo ridicolo il giorno prima in quel superscatolone che hanno aperto da pochi anni nel tuo quartiere.
Arrivi in tempo, come avevi abilmente previsto, nel tuo ufficio. Hai solo pochi secondi per salutare i tuoi compagni di scatola che ti posizioni alla tua scrivania, davanti a quella scatola di numeri. Lì ci rimani fino al pranzo, e, a parte una breve pausa, durante la quale ti rechi alla scatola prepara caffè, fino al tardo pomeriggio.
Salvo imprevisti ritorni ad inscatolarti nella tua auto e ti senti quasi soddisfatto della tua giornata fatta di scatole. Vorresti forse andare a fare una corsetta al parco, ma in realtà sei già troppo stanco e non vedi l’ora di inscatolarti di nuovo nel tuo amato loculo.
Verso il calar del sole riesci a percepire per un istante che la tua vita fatta di scatole forse non è il massimo: ma poi pensi alle tante persone che in Africa muoiono di fame e ai racconti di tuo nonno che lavorava il campo tutto il giorno e allora capisci che le scatole sono state create dal progresso tecnologico e che esistono proprio per proteggerti ed aiutarti nelle fatiche della vita quotidiana. Allora sorridi all’ultimo bagliore di sole, proprio mentre riponi la tua scatola mobile nel suo contenitore. La osservi per un’altra volta e riassapori quel fioco attimo di serenità sterile. Certamente tra tutte le scatole, l’auto-scatola è la regina.
Riprendi l’ascensore per evitare fatica e risparmiare incontri inutili e discussioni banali. Arrivato a casa prepari la tua cena inscatolata usando il nuovo forno microonde che ad osservarlo bene sembra proprio una scatola. Una volta sul tuo divano col tuo piatto di cibo in scatola non puoi fare altro che lasciarti assorbire e incantare da quello che oramai consideri il re di tutte le scatole: il televisore. Alla TV osservi la vita di altre persone inscatolate, e hai come un’illuminazione: la gioia nella vita è direttamente proporzionale al numero di scatole di cui fai uso o che possiedi. Più scatole hai, più sei protetto e felice. Dopo una scatola di birra ti addormenti, forse non sereno, ma per lo meno soddisfatto.

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Mi interesso da qualche anno delle tematiche della decrescita e della sostenibilità ambientale, economica e sociale. Sono arrivato alla decrescita dopo il mio percorso di studi di ingegneria nel settore della produzione di energia. Durante gli anni universitari sono stato membro attivo dell’associazione studentesca europea AEGEE ed ex presidente della sede locale di Firenze (AEGEE-Firenze). Ho lavorato a un progetto sull’energia geotermica a Budapest, dove sono vissuto per alcuni mesi nel 2009 e nel 2010 e ho scritto la tesi di laurea specialistica. Ho studiato anche la lingua ungherese. Nell’autunno del 2010 ho scritto il saggio Decrescita Felice e Rivoluzione Umana e aperto l’omonimo blog dove cerco di diffondere le mie idee attorno alla decrescita felice e alla filosofia buddista. Nel 2012 ho contribuito alla rinascita del Circolo Territoriale del Movimento della Decrescita Felice di Firenze (MDF-Firenze), di cui sono parte attiva. Ho lavorato nel settore delle energie rinnovabili, in particolare fotovoltaico ed eolico. Mi diletto nello scrivere poesie “decrescenti” e nello spostarmi quasi sempre in bicicletta. Credo nella sobrietà, nella semplicità e nelle relazioni umane disinteressate come mezzo per migliorare la qualità della vita e cerco ogni giorno di attuarle. Ho scritto due libri sulla decrescita liberamente scaricabili da questo sito: "Decrescita Felice e Rivoluzione Umana" e "Ritorno all'Origine"

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