Guardi gli esseri umani e ti rendi conto che sono animali razionali…ma sono gli unici che si comportano in modo irrazionale! Ogni specie di animale ottimizza la sua situazione e adotta comportamenti che gli fanno condurre, (parafrasando la celebre frase di Hobbes) “la migliore vita possibile”. Spinti dall’istinto gli animali onorano la vita che la natura gli dona lottando per raggiungere uno stato di benessere all’interno di situazioni ambientali che spesso si rivelano ostili. L’uomo invece, con la sua intelligenza conquista il mondo e il controllo su esso ma nel frattempo perde se stesso.
Quanta comprensione psicologica troviamo nei racconti biblici…colui o coloro che scrissero quelle storie, chiunque essi fossero la sapevano lunga sull’essere umano. Il racconto dell’albero della conoscenza rappresenta in modo profetico la storia degli uomini: nel racconto Dio da all’uomo e alla donna la felicità, la vita perfetta in armonia con la natura; gli chiede di rinunciare a mangiare il frutto (la mela) dell’albero della conoscenza. Quell’atto rappresenta l’intenzione dell’uomo di conoscere il mondo per controllarlo e assoggettarlo al proprio volere. Assoggettare la natura e assoggettare gli altri uomini per sentirsi superiori..ecco la VANITA’ UMANA!
Vedo politici che non esitano a generare guerre per accrescere il loro potere, vedo amministratori delegati di grandi multinazionali oramai straricchi continuare a lottare per accaparrarsi nuovi business, scienziati disposti a sacrificare la propria vita e altre vite umane per esperimenti che gli daranno la fama, vedo operai disposti a lavorare una settimana intera per acquistare un capo griffato, la pensionata guardare con desiderio i gioielli in vetrina.
La storia dell’uomo è segnata da questa ricerca della supremazia su gli altri…DEL POTERE!! Dai primi imperi ai nostri stati moderni, guerre, viaggi, scoperte tutto si motiva con l’ambizione di raggiungere la vetta, la fama, l’onore, la ricchezza..ciò che in fine rappresenta la supremazia.
Il TURBO CAPITALISMO dei nostri tempi è il frutto più maturo di questa tendenza. Il profitto (al centro dei pensieri di tutti gli uomini delle società capitalistiche) non è altro che l’aspetto economico di questo continuo tentativo di scalare le teste altrui per soddisfare la propria vanità. In questa frenetica scalata non si guarda in faccia niente e nessuno: ne il sacrificio di vite umane, ne la distruzione dell’ambiente fermano la ricerca del profitto. I consapevoli e premeditati disastri ambientali che si perpetuano continuamente sono un chiaro esempio di come ragiona la società capitalistica.
Per concludere: la vanità c’è e rimane. L’unico modo che ha l’uomo di invertire questa tendenza che presto ci porterà al collasso è incanalare il desiderio di primeggiare verso altri modi di confrontarsi: sport, arte, musica ecc ecc (come facevano gli antichi greci). La società va riorganizzata su basi razionali che mettano al centro l’uomo (tutti gli uomini), la sua felicità, il suo benessere: meno guerre e più aiuti umanitari, meno lavoro e più tempo libero, meno aria e acqua inquinata, meno industrie più parchi e centri sportivi ecc ecc
Credo che alla base della volontà di potere ci sia per l’uomo il tentativo di superare la paura della morte.
Ma non c’è altro modo per raggiungere il potere che farsene schiavi. E alla fine la morte arriva comunque. Vanità delle vanità.
Accettando la nostra morte individuale possiamo invece arrivare ad amare e rispettare la vita in tutte le sue forme.
..non lo so..sei la seconda persona a cui sento dire questa frase (la vanità nell’uomo deriva dalla paura della morte)…potrebbe anche essere ma ciò che appare evidente anche riflettendo su se stessi è il desiderio dell’essere umano di primeggiare nei confronti dei propri simili….una sensazione che ci da un piacere immenso….
Mi sembra tuttavia che anche lo sport, l’arte e la cultura siano – ahimé – alquanto intossicati dall’ansia di brillare sugli altri, di avere un qualche forma di supremazia, di primato.
Persino nei concorsi pianistici, la grande musica di Chopin o di Bach passa in secondo piano rispetto alla performance, tanto che il timing, per esempio, diventa oggetto di studio più trattato della stessa comprensione del pezzo.
…questa ansia di brillare fa parte della natura umana e pare non ci sia modo di liberarsene…sicuramente nello sport, nell’arte nella musica fa meno danni che in altri settori dove le conseguenze di questo atteggiamento sono distruttive
Caro Diego io la penso esattamente come te…credo inoltre che non siamo gli unici ad avere questa visione del mondo. Non so se hai mai visto il Film “Fight Club”…il suo successo è stato planetario!
Non siamo soli!