Giorni fa ho notato sul web tra le molte immagini che incontriamo tutti ogni giorno on line, la foto di una anziana donna di apparente etnia indo-americana. Si vedevano il volto e le mani. I capelli erano lunghi e grigio-bianchi, e avvolgevano il viso. Quel volto e quelle mani erano scavati da profonde rughe. Sembrava che il tempo e la vita avessero solcato la pelle di quella donna come fossero stati un vero aratro. Più che una donna sembrava una combattente, una vecchia soldatessa della vita. Ma non trasmetteva violenza, tutt’altro. Trasmetteva operosità e pazienza. Nelle pieghe delle profonde rughe era come imparentato del nero. Nel mio mondo si sarebbe definito sudicio. Ma non era solo sudicio. Anzi non era affatto sudicio per come siamo abituati a considerarlo. Ho visto con stupore la bellezza di quelle mani segnate e sporcate dal duro lavoro quotidiano e dalla terra. Dove avrei visto soltanto mani sciupate e sudice ho veduto mani possenti e benedette. Ho sentito in quell’istante il desiderio di poggiare le mie mani sulla terra smossa, di sporcarle, di infilarle dentro, sotto il terreno per prendere e dare energia, come se le mie mani potessero divenire e fossero ramificate come radici di un albero e per un istante, lo sono diventate. I popoli della terra nei secoli erano tutti lì, nel fluire calmo dell’ energia dell’Essere. Allora ho capito quanto abbiamo perduto allontanandoci dalla campagna, dalla terra, dal lavoro dei campi, dall’attenzione ai cicli delle stagioni. Quando abbiamo lasciato che il progresso, importante e benedetto, certo, divenisse però culto di noi stessi invece che resa di omaggio alla Vita e all’Universo. Ho ripensato alle popolazioni indo-americane a cui forse apparteneva la donna della foto. Alla durezza delle loro condizioni di vita, ma contemporaneamente alla spiritualità istintuale, quasi carnale che apparteneva loro. Paradossalmente il nostro progresso ci ha tolto quasi del tutto la capacità di essere in sintonia, in simbiosi con la natura e gli altri esseri viventi. Di percepire l’essere anche in una pietra. Sentite anche voi a volte il desiderio, quasi il bisogno di avvicinarvi ad un albero e toccarlo, di appoggiarci le mani? Sostare un momento in silenzio ad ascoltarlo e ascoltarvi mentre lo toccate? Di calpestare l’erba di un prato con i piedi nudi quasi a voler sentire la terra con le cellule della pelle per scambiare sensazioni e energia? Sentite anche voi la bellezza di prendervi cura di cuccioli di animali o di piccole piante? Esistono rimedi naturali alla vita stressante e caotica che siamo stati abituati a vivere. Li abbiamo a portata di mano. Anche se abitiamo in un appartamento di un palazzone in città. Piccoli pezzetti di pace che possiamo ritrovare e tenere sempre con noi con poco. E attraverso la cura e l’attenzione a queste piccole grandi cose possiamo abituarci a sintonizzarci con quanto conta davvero nella via di ognuno di noi. La felicità arriverà così da sola come un onda leggera che pervade il nostro essere ogni volta che ci prendiamo cura con amore di quello che facciamo e pensiamo. Per quanto faticoso e duro a volte possa essere. E quando arriva, godiamo di quella sensazione e teniamola con noi come un tesoro prezioso. E’ quanto di più bello possa accaderci.