“Il pensiero selvaggio non distingue il momento dell’osservazione da quello dell’interpretazione, così come non si registrano prima, osservandoli, i segni emessi da un interlocutore per cercare di comprenderli dopo: l’emissione sensibile produce immediatamente il suo significato.” (Claude Levi-Strauss, Il pensiero selvaggio) (2)
Modo di esposizione
In questo lavoro l’argomento sarà trattato contemporaneamente sia negli aspetti teorici che in quelli documentali (così iniziamo ad abituarci ad un nuovo modo di pensare e operare che potrebbe richiedere la decrescita).
Trattazione
La decrescita che sicuramente avremo di fronte ci porterà a operare e pensare in modo diverso e a vedere nella realtà cose che non pensavamo ci fossero. Questo nuovo modo di pensare e operare riguarderà ogni aspetto della vita e dell’attività umana.
Un aspetto dell’attuale modo di pensare e operare consiste (semplificando) nella creazione di ipotesi e teorie, nella progettazione di prodotti e tecnologie e nella manifattura di massa di prodotti utilizzando materiali vergini (da specifiche materie prime alla natura in senso ampio) e componenti (questi ultimi a loro volta appositamente progettati e predisposti).
Tale modo di pensare e operare è esclusivo di ogni altro tipo di pensare e operare. Nella realtà avviene che delle cose che ci circondano viene utilizzato solamente un aspetto, che è quello per cui quelle cose sono state progettate e prodotte: ormai nell’attuale realtà è molto marginale l’uso multiforme delle cose e, soprattutto, un uso diverso da quello per cui sono state progettate e costruite.
Il pneumatico: un oggetto magico e selvaggio!
Così definii il pneumatico in un lavoro pubblicato oltre quattro anni fa su questo blog e a cui in seguito farò riferimento. Sembra infatti che questo oggetto, una volta liberato dall’uso per cui fu progettato e costruito (… e che dovrebbe limitarne ulteriori usi!) esploda invece in una fantasmagoria di usi.
Il pneumatico come “gioco”: negli zoo e nei parco-giochi i pneumatici sono usati come amaca (nel primo caso per le scimmie mentre nel secondo caso per i bimbi), oppure ancora sono legati fra di essi e appesi a una porta di legno in modo che i bimbi possano arrampicarsi; alle volte sono usati dai bambini facendoli ruotare in avanti (come mostra la foto in evidenza);
Ma nel processo storico c’è una profonda logica e giustificazione per cui questo impoverimento nell’uso delle cose e dei modi di vedere la realtà ha portato a un enorme sviluppo economico-scientifico e a un enorme miglioramento delle condizioni di vita di buona parte della popolazione umana.
Questo modo di pensare e operare ormai da due-tre secoli a questa parte è divenuto sempre più di massa e riguarda ogni aspetto della vita umana. Questo modo di pensare e operare (che è un modo di vita) è fortemente predominante ormai, mentre altri e diversi modi di pensare e operare (quindi altri modi di vita) sono conseguentemente fortemente marginali.
Il pneumatico come contenitore (può contenere terreno in cui sono piantati ortaggi o erbe aromatiche o piccoli alberi o, nei vivai, piantine destinate poi a essere trapiantate; ecc.]), o come contenitori in cui inserire sacchetti per la raccolta di rifiuti;
Da qualche decennio a questa parte il vento ha iniziato a soffiare in direzioni diverse. Nella seconda parte del XX secolo (ma soprattutto negli anni settanta) la storia cambia di segno. Questo periodo potrebbe considerarsi una nuova età assiale nella storia moderna: da allora è cambiato tutto (ma che nulla sarà più come prima ce lo diranno purtroppo i futuri disastri climatico-ambientali, che saranno la “risultante” di tanti fenomeni diversi). A tale riguardo invito alla lettura di un mio lavoro pubblicato quattro anni fa su questo blog e raggiungibile al link http://www.decrescita.com/news/gli-anni-settanta-xx-secolo/
Nel 1972 venne pubblicato il Rapporto sui limiti dello sviluppo (dal libro The limits to growth, I limiti dello sviluppo, di Donella H. Meadows, Dennis L. Meadows, Jørgen Randers e Williams Behrens III)
Il rapporto, che fu commissionato dal Club di Roma, predisse le conseguenze della continua crescita della popolazione, della produzione agricola e industriale e del connesso inquinamento sull’ecosistema terrestre e sulla stessa sopravvivenza della specie umana: entro i successivi cento anni si sarebbe avuto un crollo improvviso della popolazione umana, della produzione industriale e agricola e un degrado delle condizioni di vita dell’umanità.
Ciò che si prospetta quindi è una decrescita, felice o infelice che sia. In ogni caso alla decrescita sarà connesso, in un complesso rapporto dialettico, un nuovo modo di pensare e di operare. Scendendo più in concreto avverrà, tra l’altro, che si tenderà a cercare di utilizzare le cose (dopo che non è più possibile, per vari motivi, utilizzarle per gli scopi per cui furono progettate e costruite), in tanti modi diversi fra di essi oltre che diversi dall’uso per cui furono appunto progettate e costruite. Ma avverrà anche che nella realtà vedremo cose che non pensavamo ci fossero.
…come contenitore e supporto: può contenere calcestruzzo su cui viene piantato in tubo in cui viene infilato un segnale stradale oppure un ombrellone;
Oltre quattro anni fa scrissi un lungo articolo dal titolo “Il pensiero selvaggio: un pensiero per la decrescita!” (raggiungibile col seguente link: http://www.decrescita.com/news/il-pensiero-selvaggio-un-pensiero-per-la-decrescita-2/ ). In questo articolo mi ispirai al pensiero del grande antropologo Claude Levi-Strauss e, soprattutto, al pensiero contenuto nel suo saggio “Il pensiero selvaggio”.
In questo articolo farò dei cenni al modo diverso di ragionare e operare che dovremo acquisire necessariamente in una realtà improntata alla decrescita ma tratterò contemporaneamente (e a completamento) di un fenomeno concreto, cioè dei molteplici usi che si può fare del pneumatico una volta che non equipaggia più le ruote dei veicoli.
In quell’articolo a cui ho fatto riferimento accennai al pneumatico come un oggetto particolarmente predisposto a essere usato in tanti modi diversi e soprattutto in modo diverso dall’uso per cui è stato progettato e costruito: in quel lavoro definii il pneumatico “un oggetto magico e selvaggio”.
In questo articolo intendo approfondire questo discorso sul pneumatico perché lo vedo importante ai fini di un concreto discorso sulla decrescita.
Come già accennato in questo articolo tratterò contemporaneamente sia di cose molto concrete che del necessario inquadramento antropologico per cui partirò da alcune intuizioni dell’antropologo Claude Levi-Strauss e del sociologo Marshall McLuhan, perché è pur sempre necessario un certo inquadramento teorico per vedere nelle cose aspetti e funzioni inimmaginabili.
…come peso: nelle aziende agricole i mucchi di letame o fieno o di altro materiale, per evitare che si bagnino in caso di pioggia e/o che il vento li disperda, sono coperti da teli di nailon e questi teli, per evitare che il vento li porti via, sono gravati, assicurati dal peso degli pneumatici;
Scrisse il grande antropologo Claude Levi-Strauss: “…ognuno di noi adopera solo una certa quantità delle sue risorse mentali, per quel che gli serve e gli interessa.
Oggi noi impieghiamo le nostre capacità mentali più o meno che in passato. E non sono neanche esattamente le stesse capacità di una volta. Per esempio, usiamo molto meno la percezione sensoriale. Mentre scrivevo la prima versione della “Mitologica”, mi trovai di fronte ad un problema per me alquanto misterioso. Sembrava ci fosse una particolare tribù in grado di vedere il pianeta Venere (3) in pieno giorno: un fatto che a me risultava assolutamente impossibile e incredibile. Sottoposi la questione ad astronomi di professione, e mi risposero, che, naturalmente, noi non abbiamo questa capacità e tuttavia, conoscendo la quantità di luce emessa dal pianeta Venere in pieno giorno, non era del tutto inconcepibile che qualcuno la vedesse. In seguito ho consultato alcuni vecchi trattati di navigazione appartenenti alla nostra civiltà, e pare che i vecchi marinai fossero perfettamente in grado di vedere il pianeta in pieno giorno. Probabilmente saremmo ancora in grado di farlo, se avessimo l’occhio allenato.
Avviene esattamente lo stesso per quanto riguarda la nostra conoscenza delle piante e degli animali. I popoli senza scrittura hanno una conoscenza incredibilmente precisa del loro ambiente e delle loro risorse. Queste cose noi le abbiamo perdute, ma non siamo rimasti a mani vuote: oggi possiamo, ad esempio, guidare un’automobile senza avere in continuazione incidenti, o accendere la TV o la radio la sera. Ciò comporta l’affinamento di capacità mentali che i popoli “primitivi” non hanno, perché a loro non servono.
Sono convinto che, dato le loro potenzialità, essi sarebbero stati in grado di cambiare le caratteristiche della loro mente, ma questo non era necessario per il loro genere di vita e di rapporto con la natura. Non si possono sviluppare le facoltà mentali del genere umano tutto in una volta.
E’ possibile utilizzarne solo una piccola parte, e questa parte varia secondo le diverse culture. Ecco tutto.” (4)
…come dispositivo che serve ad ammortizzare gli urti: molto usato nei porti dove sono addossati ai moli e che servono a proteggere le fiancate delle imbarcazioni e/o appese alle fiancate stesse delle imbarcazioni (nella foto il traghetto nel porto canale di Cesenatico: i pneumatici servono ad ammortizzare gli urti quando la fiancata del traghetto tocca il molo); in un cortile vicino casa mia un pneumatico appeso a una corda è addossato al muro in modo che quando si parcheggia non si sbatti col muso della macchina contro il muro stesso; ma l’uso dei penumatici come ammortizzatori è praticamente infinito (si provi a fare una ricerca sul WEB!)
E’ necessario quindi che nella realtà improntata alla decrescita siano sviluppate certe facoltà mentali e pratiche…e, soprattutto, che se ne abbandonino alcune altre!
Dice Claude Levi-Strauss, in quello che è considerato il suo più importante saggio (Il pensiero selvaggio), che bisogna ammettere “…l’esistenza di due forme diverse di pensiero scientifico, funzioni certamente non di due fasi diseguali dello sviluppo dello spirito umano, ma dei due livelli strategici in cui la natura si lascia aggredire dalla conoscenza scientifica: l’uno approssimativamente adeguato a quello della percezione e dell’intuizione, l’altro spostato di piano; come se i rapporti necessari che costituiscono l’oggetto di ogni scienza, neolitica o moderna che sia, fossero raggiungibili attraverso due diverse strade, l’una prossima all’intuizione sensibile, l’altra più discosta.
….
D’altronde, sopravvive fra noi una forma di attività che, sul piano tecnico, ci consente di renderci conto abbastanza bene delle caratteristiche, sul piano speculativo, di una scienza che preferiamo chiamare ’primaria’ anziché primitiva: questa forma è di solito designata col termine bricolage. ………. Oggi per bricoleur s’intende chi esegue un lavoro con le proprie mani, utilizzando mezzi diversi rispetto a quelli usati dall’uomo di mestiere.
…….
…come fonte di fiamme e fumo: alle volte i pneumatici, nel caso di disordini, sono incendiati dai manifestanti per raggiungere vari scopi come per esempio contrastare l’intervento delle forze dell’ordine
…come volume: i pneumatici sono messi sotto diversi oggetti per aumentarne l’altezza da terra: negli orti per gli anziani di Viale Felsina a Bologna i pneumatici sono messi sotto i bidoni dell’acqua in modo che gli anziani non siano costretti a piegarsi molto per attingere l’acqua oppure per poter facilmente applicare un rubinetto nella parte bassa del bidone stesso (per potere così riempire recipienti disposti a terra)
“Il bricoleur è capace di eseguire un gran numero di compiti differenziati, ma, diversamente dall’ingegnere, egli non li subordina al possesso di materie prime e di arnesi, concepiti e procurati espressamente per la realizzazione del suo progetto: il suo universo strumentale è chiuso, e, per lui, la regola del gioco consiste nell’adattarsi sempre all’equipaggiamento di cui dispone, cioè a un insieme via via ‘finito’ di arnesi e di materiali, peraltro eterocliti, dato che la composizione di questo insieme non è in rapporto col progetto del momento, né d’altronde con nessun progetto particolare, ma è il risultato contingente di tutte le occasioni che si sono presentate di rinnovare o di arricchire lo stock o di conservarlo con i residui di costruzioni e di distruzioni antecedenti. L’insieme dei mezzi del bricoleur non è quindi definibile in base a un progetto (la qual cosa presupporrebbe, almeno in teoria, l’esistenza di tanti complessi strumentali quanti sono i generi di progetto, come accade all’ingegnere); esso si definisce solamente in base alla sua strumentalità, cioè, detto in altre parole e adoperando lo stesso linguaggio del bricoleur, perché gli elementi sono raccolti o conservati in virtù del principio che ‘ possono sempre servire ’. Simili elementi sono dunque specificati solo a metà: abbastanza perché il bricoleur non abbia bisogno dell’assortimento di mezzi e di conoscenze di tutte le categorie professionali, ma non tanto perché ciascun elemento sia vincolato ad un impiego esattamente determinato. Ogni elemento rappresenta un insieme di relazioni al tempo stesso concrete e virtuali: è un operatore, ma utilizzabile per una qualsiasi operazione in seno a un tipo.”
….
…come oggetto che serve oltre che ad ammortizzare gli urti anche a delimitare un percorso: molto usati nei circuiti automobilistici dove oltre a svolgere la funzione di ammortizzare gli urti servono anche a delimitare il circuito stesso (come avviene, “in piccolo”, nel circuito delle automobiline per i bimbi ai Giardini Regina Margherita a Bologna)
Continua Claude Levi-Strauss: “Osserviamolo all’opera (ci si riferisce al bricoleur ndr): per quanto infervorato dal suo progetto, il suo modo pratico di procedere è inizialmente retrospettivo: egli deve rivolgersi verso un insieme già costituito di utensili e di materiali, farne e rifarne l’inventario, e infine, soprattutto, impegnare con essa una sorta di dialogo per inventariare, prima di sceglierne una, tutte le risposte che l’insieme può offrire al problema che gli viene posto. Egli interroga tutti quegli oggetti eterocliti che costituiscono il suo tesoro, per comprendere ciò che ognuno di essi potrebbe ‘significare’, contribuendo così alla definizione di un insieme da realizzare che alla fine, però, non differirà dall’insieme strumentale se non per la disposizione interna delle parti. Quel blocco cubico di quercia potrebbe servire da bietta per rimediare all’insufficienza di un asse di abete, oppure da piedistallo, cosa che permetterebbe di valorizzare la venatura e la levigatezza del vecchio legno. In un caso sarà estensione, nell’altro materia. Ma queste possibilità vengono sempre limitate dalla storia particolare di ciascun pezzo e da quanto sussiste in esso di determinato, dovuto all’uso originale per cui era stato preparato o agli adattamenti subiti in previsioni di altri usi. Come le unità costruttive del mito, le cui possibilità di combinazione sono limitate dal fatto di essere ricavate da una lingua dove possiedono di già un senso che ne riduce la libertà di impiego, gli elementi che il bricoleur raccoglie e utilizza sono ‘previncolati’. D’altra parte la decisione dipenderà dalla possibilità di permutare un altro elemento nella funzione vacante, così che ogni scelta trarrà seco una riorganizzazione completa della struttura che non sarà mai identica a quella vagamente immaginata né ad altra che avrebbe potuto esserle preferita.
In certo qual modo anche l’ingegnere interroga, poiché anche per lui esiste un ‘interlocutore’ , determinato dal fatto che i mezzi, le capacità e le conoscenze in suo possesso non sono mai illimitati , e che, in questa forma negativa, egli urta contro una resistenza con la quale gli è indispensabile venire a patti. Si potrebbe essere tentati di dire che l’ingegnere interroga l’universo, mentre il bricoleur si rivolge a una raccolta di residui di opere umane, cioè a un insieme culturale di sottordine.
…..
…la caratteristica del pensiero mitico, come del bricolage sul piano pratico, è di elaborare insiemi strutturati, non direttamente per mezzo di altri insiemi strutturati, ma utilizzando residui e frammenti di eventi….
……il pensiero mitico, da vero bricoleur, elabora strutture combinando insieme eventi, o piuttosto residui di eventi, mentre la scienza, che ‘cammina’ in quanto si instaura, crea, sotto forma di eventi, i suoi strumenti e i suoi risultati, grazie alle strutture che fabbrica senza posa e che sono le sue ipotesi e le sue teorie. Ma non equivochiamo: non si tratta di due stadi o di due fasi dell’evoluzione del sapere, poiché i due modi di procedere sono ugualmente validi.” (5)
…come materiale a fini artistici per fare sedie, poltrone e tavoli: i pneumatici sono fatti a strisce che, variamente intrecciate, formano sedie, poltrone, tavoli e altro; questi casi per la verità hanno più una funzione artistica, cioè una funzione sperimentale, di ricerca di nuovi significati che una vera e propria funzione pratica; non ho mai visto questi oggetti essere usati ordinariamente in casa di qualcuno, ma, ovviamente, l’attività artistica è importante ed è bene che si “sperimenti”!
…come additivo: “…l’utilizzo della gomma derivante dal recupero dei Pneumatici Fuori Uso (PFU) come additivo nei conglomerati bituminosi per realizzare “asfalti modificati” dalle prestazioni elevate.” in http://www.ecopneus.it/it/il-pneumatico-fuori-uso-pfu/focus-gli-asfalti-modificati.html
Diceva Marshall McLuhan in un suo saggio che i primitivi e i prealfabetici (sia nel senso di popolazioni che non possiedono la scrittura che dei bambini in età pre-scolare) hanno un modo diverso di pensare e operare.
“I primitivi e i prealfabetici fanno tutt’uno del tempo e dello spazio e vivono più in uno spazio acustico, orizzontale, sconfinato e olfattivo che in uno spazio visivo. La loro rappresentazione grafica è come i raggi X. Essi vi inseriscono non solo ciò che vedono, ma tutto ciò che conoscono. Il disegno di un uomo che caccia una foca su di una lastra di ghiaccio non presenterà solo ciò che sta sopra il ghiaccio, ma anche ciò che sta sotto. L’artista primitivo contorce e inclina i vari aspetti visibili possibili finché questi non riescono a spiegare appieno ciò che lui desidera rappresentare.
(Carl Orff, il noto compositore tedesco contemporaneo, non ha accettato come allievi che i bambini in età prescolastica, quei bambini le cui percezioni sensoriali spontanee non sono state ancora incanalate dai pregiudizi formali, letterari e visivi.) ” (6)
“In strada ci sono dei ragazzini che potrebbero risolvere qualche mio grosso problema di fisica, perché hanno dei modi di percezione sensoriale che io ho perduto tanto tempo fa.” (J. Robert Oppenheimer) (7)
…come fonte energetica: il pneumatico, bruciato, produce calore come il carbone, e viene usato in tale modo soprattutto nei cementifici, insieme ad altri materiali come gli oli usati e vari rifiuti; questo comporta un notevole inquinamento che ha portato a forti proteste da parte delle popolazioni dei territori dove insistono gli stabilimenti in questione (la foto sottostante foto serve solo per indicare un cementificio e quindi non si entra nelle specifiche problematiche di detto cementificio [è il cementificio di Pederobba in provincia di Treviso])
Infatti, dice Marshall McLuhan, “Nelle società prealfabetiche l’organo predominante dell’orientamento sensoriale e sociale era l’orecchio: “udito significa fede”. L’alfabetico fonetico costrinse il magico mondo dell’orecchio a cedere il passo al mondo neutro dell’occhio. Occhio per orecchio.
La storia occidentale si modellò per circa tremila anni sull’introduzione dell’alfabeto fonetico, medium che, per la comprensione, si affida all’occhio. L’alfabeto è una costruzione fatta di parti frammentarie, senza significato semantico proprio, che devono essere disposte in riga, a guisa di cordoncino, e in un ordine prestabilito.
…….
…….
La frammentazione delle attività, la nostra abitudine a pensare a pezzi e bocconi (”specializzazione”) rifletteva il processo lineare settorializzante a stadi successivi inerente alla tecnologia dell’alfabeto.” (8)
…come suolatura per le scarpe e per fare le scarpe per gli zoccoli dei cavalli In molti paesi del terzo mondo il pneumatico viene utilizzato per costituire la suolatura delle scarpe. In passato anche in Spagna si è fatto ricorso a questo utilizzo.
Dal sito http://www.urcaurca.it/pneumatici-riciclati.html
“Ecco sicuramente un modo intelligente di recuperare pneumatici usati: in Kenya hanno pensato di prolungarne la vita trasformandoli in calzature. Preparano a mano queste calzature che vendono a pochi dollari ma che durano 10 volte di più di quelle normali. Con delle fustelle ritagliano la suola dal battistrada del pneumatico e su questa applicano il sottopiede e le fasce di contenimento. Questi sandali vengono chiamati “Akala”. In verità, il sistema è utilizzato da quando hanno inventato il pneumatico. Anche da noi, una volta, si usava applicare il battistrada dei copertoni di bicicletta sotto agli zoccoli per preservare il legno dall’usura. Un parroco di Detroit, invece, sta utilizzando questa tecnica per impiegare una dozzina di persone a produrre sandali usando i vecchi penumatici. Con l’aiuto di collaborati architetti e stilisti, mettono sul mercato delle calzature al prezzo di 25 dollari che sono anche belle da vedere.
……….
Ma non è il caso di fare incetta di “Akala”, perché di copertoni usati ce ne sono a miliardi in giro per il mondo (si stimano 1,5 miliardi di scarti l’anno) e questo tipo di “risorsa” purtroppo non scomparirà nel breve…”
…come attrezzo ginnico: un mio amico mi ha detto che nella palestra che frequenta un esercizio consiste nel battere con una mazza di ferro su un pneumatico di camion disposto a terra; ma ricordo che nei film americani si vedono i marines che si addestrano saltellando con i piedi nell’interno dei penumatici disposti a terra (ma questo esercizio non è esclusivo dell’addestramento militare); un altro esercizio consiste nel sollevare da terra un grosso pneumatico;
Breve conclusione
Come si diceva nella parte iniziale di questo lavoro, la seconda metà del secolo scorso rappresenta una nuova età assiale nella storia moderna. Da allora tutto è cambiato anche se stiamo andando avanti come se tutto fosse come prima.
La decrescita, felice o infelice, che avremo di fronte, richiederà, tra l’altro, un modo diverso di pensare e operare, a vedere nella realtà cose che non pensavamo ci fossero e a essere “agiti” da nuovi valori.
Non si tratta però di eliminare il pensiero moderno ma di limitarlo e nel contempo di utilizzare sempre di più il pensiero selvaggio, la scienza primitiva o primaria (come dice Claude Levi-Strauss), il pensiero primitivo e pre-alfabetico (come dice Marshall McLuhan), però ammodernandolo e arricchendolo di quanto di nuovo ha messo a disposizione lo sviluppo tecnologico-scientifico-culturale di questi ultimi secoli. E’ necessario quindi che questi due tipi di pensiero possano coesistere e compenetrarsi!
Ma cosa porterà a prendere coscienza della nuova realtà che si è creata e a regolarci di conseguenza?
Purtroppo saranno le future catastrofi climatico-ambientali a darci una scossa e a farci “spalancare le porte della percezione” (9) ed elaborare nuovi valori da cui essere “agiti”.
…come gradini di una scala o come contenimento di un terrapieno
…come cuccia per cani e gatti
1) La parola “pneumatico” avrebbe bisogno degli articoli “lo” (singolare) e “gli” (plurale) e dell’indeterminativo “uno” ma, come si usa correntemente nel linguaggio sia scritto che parlato, in questo articolo si useranno soprattutto “il”, “i” e “un”;
2) Claude Levi-Strauss, Il pensiero selvaggio, il Saggiatore, Milano 2003, pagg. 243-244
3) Da Wikipedia alla voce Venere (astronomia)
È l’oggetto naturale più luminoso nel cielo notturno, dopo la Luna, con una massima magnitudine apparente di -4,6, e per questo motivo è conosciuto fin dall’antichità. Venere è visibile soltanto poco prima dell’alba o poco dopo il tramonto e per questa ragione è spesso stato chiamato da popoli antichi la “Stella del Mattino” o la “Stella della Sera”,
4) Claude Levi-Strauss, Mito e significato, il Saggiatore, Prima edizione Net, marzo 2002, pagg. 32-33
5) Claude Levi-Strauss, Il pensiero selvaggio, il Saggiatore, Milano 2003, le citazioni sono prese da pag. 28 a pag. 34
6) Marshall McLuhan e Quentin Fiore, Il medium è il massaggio, Feltrinelli, Milano 1967, pag. 57 (Nel 1967 McLuhan e Quentin Fiore pubblicano un testo dal titolo “Il medium è il massaggio”. Secondo il figlio di McLuhan (e riportato dal sito della fondazione McLuhan) il termine “massaggio” invece che “messaggio” è frutto dell’errore di un tipografo; quando McLuhan lo vide esclamò “lascialo, è grandioso e mira al target!” Si veniva infatti a creare un involontario gioco di parole, in tipico stile McLuhan, e l’ultima parola del titolo poteva essere interpretata in quattro modo diversi: massaggio, era delle masse (“Massage” and “Mass Age”), messaggio, era del caos (“Message” and “Mess Age”).[da Wikipedia alla voce “Marshall McLuhan”)
7) Idem pag. 93
8) Idem pagg. 44-45 (la citazione, nell’esposizione grafica, è riportata come nel saggio)
9) Il riferimento è a un pensiero di Aldous Huxley (che a sua volta si rifà a un verso del poeta William Blake) ma diversamente da lui (che crede che le porte della percezione si possano aprire con l’LSD) si ritiene, come detto, che saranno le future catastrofi climatico-ambientali a sortire l’effetto indicato (per quanto riguarda il pensiero di Huxley in merito, per altri aspetti molto interessante, si veda il suo saggio “Cultura e individuo” compreso nell’antologia curata da David Solomon “LSD La droga che dilata la coscienza” (liberamente consultabile sul WEB all’indirizzo http://samorini.it/site/documentazione/biblioteca/autore/s/ )
Fonte foto
Le foto 5-7-8-10-11-12 sono state fatte da me
Le altre foto sono state prese dal WEB