Forse non è del tutto chiaro che, se vogliamo quantomeno limitare l’aumento inesorabile delle temperature globali e tutti gli effetti negativi che ne conseguiranno, dobbiamo abbandonare prima possibile un modello economico-sociale basato sulla crescita.
Persino la crescita dei pannelli fotovoltaici e delle auto elettriche, sebbene auspicabile in parte, non sarà sufficiente a invertire la rotta intrapresa. Non basterà usare di più la bicicletta, abbassare di qualche grado il termostato o rinunciare alla carne per qualche giorno.
Quello che occorre fare per tentare di limitare le conseguenze dannose del nostro incosciente sviluppo, è compiere un’autocritica profonda e cominciare a ricostruire una società fondata su un nuovo modo di pensare e vedere il mondo:
- non più centrata sull’ego individuale, ma su una forte consapevolezza di interconnessione e interdipendenza;
- non più sostenuta dalla competizione bensì dalla collaborazione;
- non più regolata dalle algide leggi di mercato ma da condivisi principi etici;
- non più alimentata dalle brevi gioiette del consumismo ma dalla riscoperta che armonia e felicità sorgono dalle relazioni;
- non più una società improntata al modello maschilista, dove dominano il calcolo e l’aggressività, ma ai tratti femminili della cura, dall’ascolto e della sensibilità.
E tutto questo, in fin dei conti, non lo dobbiamo fare solo per risolvere la crisi climatica, poiché la crisi nella quale oggi siamo immersi non riguarda solo il clima e l’ambiente, ma è una crisi di una economia “inventata”(come sostiene Latouche) che riguarda l’economia e la società nel loro insieme (divario tra ricchi e poveri crescente, instabilità, disoccupazione, migrazioni) e, in ultima analisi, dell’uomo stesso (i suicidi e il malessere psichico è crescente nei paesi ricchi).
Perciò oggi, all’indomani della più grande manifestazione sul clima a livello mondiale che ha visto una massiccia partecipazione di giovani, occorre precisare che il cambiamento di cui abbiamo davvero bisogno dovrà essere drastico, un cambiamento culturale importante che si ispiri ai valori della decrescita.
E attenzione: tale cambiamento non potrà essere lasciato nelle mani dei decisori politici, né dei tecnici esperti, né tanto meno del sistema mediatico (la fabbrica del consenso di Chomsky), ognuno di noi dovrà fare la sua parte.
Gloria Germani e Luca Madiai