La lunga discesa (recensione)

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C’è un ampio spazio intermedio fra la società contemporanea e la guerra di tutti contro tutti dei Road Warrior. Ed è in questo territorio intermedio che più probabilmente si formerà il futuro del mondo industriale…
Si può usare una metafora. Immaginate di scoprire oggi che domattina sarete portati a 3.000 metri di quota con un aereo e quindi scaraventati fuori dalla cabina. Questa è una crisi reale che richiede pensiero serio ed azione. Se pensate che le uniche due opzioni possibili siano restare a mezz’aria o cadere e morire, potreste non vedere ciò che più probabilmente vi potrà salvare la vita: indossare un paracadute. (John Michael Greer)

 

Nella pagina a lui dedicata su Wikipedia, John Michael Greer viene definito come “scrittore ed esoterista” e normalmente ci si riferisce a lui come all”Arcidruido’, per via della sua appartenenza all’Antico Ordine dei Druidi in America; tutto ciò potrebbe lasciare abbastanza interdetto chi, come me, è abbastanza refrattario a mischiare le questioni scientifiche, politiche e sociali con il misticismo religioso, vedendo i disastri che ciò normalmente produce.

In realtà, Greer non solo è una persona capace di dissertare con merito di argomenti scomodi quali il picco del petrolio, il global warming, i limiti dello sviluppo e persino di economia, ma è altresì consapevole dei limiti del pensiero meramente razionale nel determinare una svolta tanto importante come quella in direzione di una vera sostenibilità.

Da questo punto di vista, il libro di Greer La lunga discesa. Una guida per la per fine dell’età industriale – tradotto in italiano e pubblicato da Lu::Ce Edizioni – rappresenta una sorta di ‘pacchetto completo’, per ricalcare una nota espressione della lungua inglese; infatti, nell’opera vengono trattati:

– le cause del’inevitabile collasso della società industrializzata, con relative prolusioni storiche;

– le possibili forme che assumerà il collasso economico, con una lucidità analitica che lo porta a rigettare sia facili ottimismi che catastrofismi survivalisti;

– le strategie da utilizzare per limitare la gravità del collasso e limitare i disagi, con proposte da manuale della deindustrializzazione (del tipo: riciclare gli alternatori degli autoveicoli per creare generatori di corrente elettrica) ma anche di carattere politico, vero toccasana rispetto alla miseria degli attuali dibattiti sovranismo vs globalismo e simili;

– l’elaborazione di una nuova forma di pensiero e spiritualità (non ideologia) in grado di superare il progressismo modernista e fungere da faro della nuova epoca.

Se il primo punto è stato già affrontato abbastanza diffusamente dalla letteratura ecologista da I limiti della crescita in poi, il secondo e il terzo sono stati per lo più solo vagamente accennati, mentre del quarto se ne parla molto sommessamente, quasi fosse un tabù.

In realtà non sorprende, dal momento che stabilire l’orizzonte culturale adatto al futuro post-collasso richiede ancora più coraggio del prevedere, giusto per per fare un esempio, la fusione totale delle calotte polari. Anche perché, all’interno della vasta e variegata galassia ambientalista, si aggirano alcuni fascisti-zen (premio a chi riconosce la citazione!) desiderosi di instaurare la loro personale dittatura in nome della ‘naturalezza’ o della ‘innaturalezza’ dei comportamenti altrui, quindi trattasi di un onere decisamente pesante.

Eppure, se persino la civiltà basata sul razionalismo e sulla distinzione cartesiana mente-natura si è retta su di un mito fondante – il Progresso – quella che intende superararlo riunificando società umana e biosfera non può sperare di farne a meno o peggio ancora di limitarsi a un becero antimodernismo. Greer ha ben chiaro il problema ed esprime una proposta al riguardo che, meglio anticiparlo, non consiste in un proselitismo nella fede druidica, di cui anzi constata parecchi limiti.

Spesso ho ricevuta l’assurda richiesta di consigliare un libro dove, ecologicamente parlando, “ci fosse tutto”: decostruzione critica dell’industrialismo, proposte pratiche per una nuova civiltà, previsioni sulle forme che assumerà il collasso, riflessioni filosofiche, ecc. La lunga discesa è probabilmente il libro che più si avvicina a tale desiderio, in considerazione anche dell’eclettismo dell’autore. Sicuramente, appartiene al genere di opere necessarie per una imprescindibile ‘fase 2’ della cultura ambientalista.

 

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