Con ogni probabilità mercoledì prossimo l’UE chiuderà la procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia, scattata a Ottobre del 2009, per eccesso di deficit in rapporto al PIL. In pratica non stavamo rispettando il tetto del 3% sul disavanzo pubblico, fissato dal “Patto europeo di stabilità e crescita” (..eccola lì, tanto per cambiare)…
Exsultate, jubilate !!? Si aprirà una luce in fondo al tunnel?
Niente di tutto ciò, temo. Voglio sperare che buona parte degli italiani non si facciano questo tipo di illusioni, perché hanno capito ormai – anche se non sanno dove li porterà la sua follia – che il Re Euro è nudo, e che i “tesoretti” consistenti in qualche decimo di punto del PIL non serviranno a cambiare la situazione disastrosa in cui versa la nostra economia. C’è bisogno di risposte radicalmente diverse.
A proposito di deficit ho pensato quindi che potrebbe essere utile riportare qui un recente articolo in cui ho cercato di affrontare, per quanto parzialmente, la questione del debito pubblico e del rapporto tra Italia ed istituzioni europee, insieme a Francuccio Gesualdi del Centro Nuovo Modello di Sviluppo.
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Crisi: mandiamo il conto ai veri debitori *
di Oliver Haag
Ci dicono che la crisi è causa, tra l’altro, di un debito pubblico troppo elevato. Ma come si è formato questo debito, chi sono i nostri creditori, cosa ha comportato l’adesione all’Euro e a Maastricht? Che c’entrano la finanza, il neoliberismo, la BCE ed il patto di stabilità? E siamo davvero costretti a pagare?
Il Kit informativo della campagna Debito pubblico: Se non capisco non pago a cura del Centro Nuovo Modello di Sviluppo (CNMS) ci può aiutare a fare un po’ di luce sull’origine della crisi diffusa in cui siamo immersi ed a cercare delle vie di uscita comuni. Da quanto emerge nel documento, siamo in realtà un popolo di risparmiatori, accusati ingiustamente di aver vissuto al di sopra delle nostre possibilità e rischiamo di essere privati dei diritti, della sicurezza sociale, persino della nostra sovranità democratica per via di una classe politica alla mercé dei gruppi di potere economico e finanziario (1). L’attuale crisi da deficit non è generata da una spesa pubblica eccessiva, bensì da una serie complessa di concause tra le quali giocano un ruolo la speculazione finanziaria internazionale che ha spinto in alto i tassi di interesse sui titoli di stato, gli squilibri strutturali nei rapporti commerciali all’interno della zona euro, i limiti di azione della BCE e gli aiuti pubblici elargiti per salvare le banche private dal fallimento(2). E le politiche di austerità non hanno fatto che peggiorare la situazione.
O la borsa o la vita!
Per rientrare nei parametri stabiliti dai trattati europei, i governi nazionali adottano politiche di forti tagli alla spesa pubblica. Ed essendo costretti a rivolgersi ai mercati per poter rifinanziare il proprio debito si espongono agli artigli della speculazione ed al ricatto del potere finanziario. Con l’adesione al trattato di Maastricht e l’introduzione dell’Euro, infatti, gli Stati dell’eurozona “non dispongono più di una banca centrale che possa creare moneta e svolgere nei loro confronti (…) il fondamentale ruolo di prestatore di ultima istanza. La conseguenza è che (…) non riescono a finanziarsi se non a tassi di interesse tali da rendere praticamente inevitabile il continuo aumento del loro debito in rapporto al PIL, a meno di drastici tagli ai salari dei dipendenti pubblici, alle pensioni, all’istruzione, alla ricerca e alla cultura, ai servizi pubblici fondamentali”(3). Sappiamo bene che l’invocato “ritorno alla crescita” non può essere la soluzione al problema. Ma non è difficile comprendere come un’economia che ha smesso di correre e sulla quale tuttavia gravano nuovi e crescenti interessi sul debito, è a rischio di collasso. Preso atto di ciò, è inevitabile domandarsi se non siamo in presenza di una grande frode ai danni della popolazione e della stessa idea di democrazia in Europa.
Un tribunale per il debito
Recita un antico detto anglosassone: “Se devi mille sterline ad una banca allora hai un problema – ma se gliene devi qualche milione allora è la banca ad avere un problema”. Sono moltissime le campagne nazionali e le sigle, riunite nella rete internazionale ICAN, che chiedono il ripudio del debito illegittimo promuovendo Comitati di Audizione del Debito, in particolare in Egitto, Tunisia, Grecia, Spagna, Irlanda, Belgio, Portogallo, Francia e Italia (4).
“E’ necessaria (…) un’auditoria pubblica e partecipativa che valuti quali debiti sono illegittimi e quindi da non riconoscere, e quali vadano invece ripagati, ristrutturando la composizione del debito, a partire dall’immediato congelamento del pagamento degli interessi e da una rinegoziazione equa, democratica e trasparente con i creditori.” Questa dichiarazione fa parte dell’appello Per una nuova finanza pubblica, diffuso recentemente da associazioni e reti della società civile italiana (5).
Abbiamo chiesto a Francesco Gesualdi, animatore del CNMS, di spiegarci meglio il senso di queste iniziative.
Francesco, come possiamo stabilire quali parti del debito siano “illegittime”?
G: “Lo spieghiamo ampiamente nel Kit della campagna Debito Pubblico – se non capisco non pago. Basterebbe già riflettere su un dato: l’ammontare degli interessi che noi paghiamo sul debito pubblico italiano, circa 80 miliardi di euro all’anno, ha in realtà già ripagato abbondantemente il capitale prestato in origine; pertanto si tratta di una rendita pura. Dal punto di vista delle entrate e delle uscite, l’Italia è un paese con un bilancio in positivo, ovvero spendiamo in realtà meno di quanto incassiamo! Purtroppo spesso spendiamo male, e in quel senso tra le nostre proposte c’è anche quella di attuare una seria riqualificazione della spesa, ma bisogna essere onesti e dire che il saldo negativo di bilancio è causato dagli interessi pagati sul debito; e le conseguenze sono pesantissime. E’ sotto gli occhi di tutti che la crescita esponenziale dei tassi ha permesso ai mercati di arricchirsi enormemente a scapito delle risorse di cui i governi e le amministrazioni dispongono per il bene della collettività. Per questo chiediamo venga creata una commissione d’inchiesta, con una rappresentanza popolare, che stabilisca quali parti del debito sono servite per il bene comune (infrastrutture, trasporto pubblico, sanità, istruzione) e quali invece sono effetto della “malapolitica” (corruzione, appalti pubblici truccati, ruberie, e via dicendo) e della speculazione dei mercati.”
Ma in caso di ripudio del debito illegittimo, non c’è il rischio di rivalsa da parte dei grandi creditori?
G: “Certo che c’è. Occorre essere chiari, non stiamo dicendo che sarà una passeggiata: i grandi creditori metteranno in campo ogni forma possibile di ricatto, ma occorre che lo Stato dica in tutta fierezza che non pagherà ciò che non ritiene corretto, come tanti altri paesi hanno fatto anche nel recente passato (6). Non dobbiamo farci spaventare dall’eventualità di uno scontro aperto con questi Golia, abbiamo tante possibilità di far valere la nostra forza. Non dimentichiamo che diversi Stati sono in situazioni simili: se questa azione fosse portata avanti congiuntamente da italiani, greci, spagnoli e portoghesi, per esempio, non sarebbe più tanto facile isolarci con le spalle al muro.”
E la Banca Centrale Europea che ruolo gioca?
G: “In tutto questo c’entra molto anche la questione della sovranità monetaria! Occorre che l’Euro sia governato secondo le esigenze e gli obiettivi sociali ed economici della popolazione europea. La BCE non può più essere concepita come un organismo sostanzialmente privato, espressione del sistema bancario e non di quello democratico. Dovrebbe essere espressione dei cittadini, e al loro servizio. C’è bisogno, insomma, di una vera e propria riforma della BCE, delle istituzioni e delle politiche monetarie dell’Europa.
Ma quello che conta è che in questa fase ci mettiamo tutti in condizione di sapere. Non lasciamo il campo libero! Questa è una partita che non possiamo lasciare né ai tecnici né ai politici. Occorre che più persone possibili siano informate e che si apra un dibattito allargato a tutta la società sul perché si è creata questa crisi e sul come venirne fuori.”
E dunque, che fare?
Oltre ad informarsi e sensibilizzare sulle origini del debito, attivarci nelle campagne e con le organizzazioni indicate nelle note, premere sui governi per finirla con i paradisi fiscali e regolamentare la finanza (Tobin Tax), nel nostro quotidiano possiamo intraprendere molte altre azioni concrete:
– cambiamo Banca: la campagna Non Con I Miei Soldi, ad esempio, invita a diventare “correntisti critici” spostando i risparmi e il conto corrente dalle grandi banche commerciali e di investimento verso istituti e organizzazioni che corrispondono alle esigenze della comunità ed ai criteri della finanza etica (MAG, Credito Cooperativo, Banca Etica, ecc.)
– Banche del tempo e Monete locali: torniamo a dare valore all’economia locale, di piccola scala, le forme di scambio alternative (Scec), o addirittura diventiamo banca “noi stessi” partecipando a forme di social lending e finanziamento collettivo di progetti (azionariato popolare, produzioni dal basso, ecc.)
– diventiamo meno dipendenti dal denaro: la moneta in origine aveva come scopo quello di mediare degli scambi; ripensiamo i nostri stili di vita, di consumo e le priorità riducendo al minimo la necessità di ricorrere ai sistemi bancari e finanziari; torniamo a integrarci in una comunità nella quale i bisogni trovano soddisfazione reciproca con forme di scambio, baratto e gratuità
– riappropriamoci dei beni comuni: acqua, terra, casa, scuola, sanità, trasporti locali, infrastrutture, strappiamo i beni e i servizi necessari alla vita e alla comunità dalle grinfie del mercato, ridefiniamone le forme e condividiamone la gestione con criteri di equità, sostenibilità e partecipazione
Note:
- si stima che a Bruxelles operino in pianta stabile ben 15.000 lobbisti per conto di grandi aziende e banche d’investimento
- in soli tre anni, dal 2008 al 2011, i governi europei hanno soccorso le banche per 2.310 miliardi di Euro
- cit. “Oltre l’austerità”, e-book di Micromega.net, 2012
- International Citizen Debt Audit Network. Info: CATDM cadtm.org , ATTAC attac.org, Altersummit altersummit.eu, TNI tni.org, RID rivoltaildebito.org
- Attac Italia, Rivolta il Debito, Re:Common recommon.org, Centro Nuovo Modello di Sviluppo cnms.it, Smonta il Debito smontaildebito.org,
- Argentina, Ecuador, Indonesia, Moldavia, Pakistan, Paraguay, Russia, Ucraina, Urugay
Altri contatti utili: Non Con I Miei Soldi nonconimieisoldi.org, Arcipelago Scec scecservice.org, Produzioni dal basso produzionidalbasso.com
Bibliografia:
Aa. Vv., Debiti pubblici, crisi economica e decrescita felice, Edizioni per la Decrescita Felice 2012
Bruno Amoroso, Euro in bilico, Castelvecchi, 2011
Andrea Baranes, Finanza per indignati, Ponte alle grazie, 2012
François Chesnais, Debiti illegittimi e diritto all’insolvenza, Derive approdi, 2011
Marco Della Luna, Antonio Miclavez, €uroSchiavi, Arianna 2005
Francesco Gesualdi, Facciamo da soli, Edizioni Altreconomia, 2012
Damien Millet, Eric Toussaint, Debitocrazia, Edizioni Alegre, 2011
Mario Pianta, Nove su dieci, Editori Laterza, 2012
Da vedere:
Bank, Banker, Banksters, ARTE France
Catastroika catastroika.com
Debtocracy debtocracy.gr
The Brussels Business thebrusselsbusiness.eu
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* pubblicato sul numero di Gennaio 2013 della rivista AamTerranuova
Proprio con Gesualdi abbiamo fatto una serie di video didattici e di dibattito usando la traccia del CNMS
http://www.youtube.com/user/meetupeuropa/videos
M
Parole sante purtroppo. Io non sono un esperto né uno studioso di economia, ma solo una persona che si guarda attorno e cerca di capire, vedendo che purtroppo quelle che erano mie sensazioni si stanno rivelando ahimè fondate. Fra le cose che noi cittadini possiamo subito fare spiccano il cambiare banca (ho per esempio spostato il mio magro conto verso una banca di credito cooperativo che almeno agisce sul territorio), e quello che personalmente sostengo da sempre: diventare meno dipendenti dal denaro (azione dalla quale partirebbero giocoforza una serie di comportamenti virtuosi). In pratica le istituzioni finanziarie e politiche, sostenendo che dobbiamo mantenere un rapporto deficit-pil inferiore al 3% ci propongono una sorta di continua ricapitalizzazione di quest’ultimo. Bella roba! Come una società che ha un debito troppo alto e come fa per risolvere il problema? Cerca di capire perché ha questo debito? Sciocchezze! Basta aumentare il capitale aziendale così il debito diventa proporzionalmente più basso… Mi vien da vomitare a pensare in che mani siamo.
Ciao Oliver, grazie! Ho trovato utilissimo il kit di partecipazione di base sul debito pubblico e l’ho diffuso come potevo. Non è per niente facile addentrarsi in questioni così complicate, soprattutto per chi è a digiuno anche delle nozioni più semplici. Inoltre, viaggiando sul sito del CNMS, ho trovato anche link molto utili come quello ai Bilanci di Giustizia.
Sono contento di sapere che hai trovato degli spunti utili @Miriam. Grazie per il feedback.
Anche a @Matteo e @Mirko.
Buon Agosto di “presenza” 😉