Pochi come Ivan Illich hanno strenuamente difeso l’autonomia esistenziale dell’individuo dall’eccessiva invadenza degli esperti. Non era mosso solamente da motivazioni di carattere morale: aveva infatti osservato che gli sforzi per migliorare i parametri ritenuti indicatori di benessere sociale (istruzione, salute, produttività, ecc) oltrepassata una certa soglia subiscono un ritorno decrescente (chiamato da Illich controproduttività), creando effetti collaterali imprevisti o ribaltando addirittura le finalità per cui l’istituzione o lo strumento erano stati originariamente concepiti.
Nemesi medica è il libro in cui ha sottoposto la medicina alla sua spietata analisi critica.
Cosa ha fatto in quest’opera? Ha meticolosamente sviscerato il sistema sanitario dell’era industriale (un susseguirsi di grandi successi e clamorosi flop), decostruendo il concetto di ‘salute perfetta’ e la medicalizzazione della vita intesa come eterna malattia, enfatizzando il ruolo della prevenzione al fine di contenere il sovraconsumo di farmaci e l’eccessivo ricorso alla chirurgia, battendosi per una medicina dove il cittadino si riappropriasse il più possibile delle competenze di base riducendo la dipendenza dai medici.
Cosa NON ha fatto invece? Privo di una formazione specialistica nel settore, non si è messo a disquisire sull’efficacia e/o la nocività di un determinato farmaco. Non è andato a scovare il ricercatore ‘eretico’ il cui unico merito è di esporre tesi contrarie alla ‘verità ufficiale’. Non ha derubricato qualsiasi opinione diversa dalla sua a ‘complotto della lobby del farmaco’, benché consapevole degli enormi interessi in gioco. Soprattutto, cosciente di trattare questioni estremamente complesse e delicate, ha pensato che fosse necessario esprimerle e documentarle con qualche centinaia di pagine evitando semplificazioni e sloganismi.
Sorge spontaneo confrontare l’approccio di Illich con le roventi polemiche nei confronti del decreto legge che estende l’obbligo vaccinale sanzionandone l’evasione.* Fino agli anni Ottanta, le proteste riguardo alle vaccinazioni erano contenute poiché la fiducia nelle istituzioni era molto maggiore, oggi il quadro è completamente diverso: la sfiducia è totale (forse esagerata ma per nulla infondata), qualsiasi imposizione dall’alto viene aspramente contestata, in quanto ritenuta estranea alla tutela del bene comune ma compiuta solo per favorire interessi di parte. La reazione del governo alle contestazioni è stata quella di qualsiasi potere precario che veda minacciata la sua legittimità, ossia adottare il pugno di ferro: dodici vaccinazioni obbligatorie (con sanzioni pecuniarie per i genitori, limitazione del diritto all’istruzione per i bambini no vax ed eventuale sottrazione della patria potestà) e radiazione dall’albo per tutti i medici che abbiano esplicitamente consigliato di non sottoporsi al trattamento. Diceva Hannah Arendt: potere e violenza si trovano su due estremi opposti (più è consolidato il potere, meno ha bisogno di ricorrere alle maniere forti), un’istituzione mostra la faccia feroce se sente traballare le sue fondamenta…
Ripensando all’insegnamento di Ivan Illich, in quali modi il non esperto può dare un contributo concreto in una discussione dove hanno un peso considerevole anche tematiche richiedenti conoscenze specialistiche? Innanzitutto non facendo passi più lunghi della gamba bensì separando le varie questioni correlate, invece di mischiarle in un unico calderone (come avviene nelle polemiche consuete), in particolare:
- efficacia/nocività vaccini: nel merito (cioé per quanto concerne le proprietà fisico-chimiche e i relativi effetti sull’organismo) può esprimersi solamente la ristretta minoranza capace di comprendere la materia e dotata degli strumenti adeguati. Per quanto concerne gli studi che dimostrerebbero tesi diverse da quelle ‘ufficiali’, essi vanno sottoposti al metodo di validazione riconosciuto dalla comunità scientifica, altrimenti qualsiasi opinione viene elevata al rango di ‘scienza’. Sostenere che i ricercatori del settore ‘sono divisi’ sui vaccini è assolutamente falso (allo stesso modo in cui è menzognera la presunta spaccatura dei climatologi riguardo all’influenza antropica nel riscaldamento globale), un’argomentazione non diventa attendibile per il semplice fatto di essere nettamente minoritaria rispetto alla visione ‘dominante’ e quindi ‘prezzolata’ per definizione;
- rischi riconosciuti: l’attuale informativa sui vaccini redatta dal ministero della salute ammette l’eventualità di effetti collaterali legati alla somministrazione, in particolare shock anafilattico e possibilità di contrarre la malattia da debellare. Il dibattito pubblico dovrebbe vertere su questo rapporto rischio/beneficio e non su leggende metropolitane mai dimostrate o ampiamente smentite;
- imposizione dell’obbligo: il provvedimento della ministra Lorenzin è di natura chiaramente fascistoide perché, con buona pace di Roberto Burioni, la scienza non sarà democratica ma la politica dovrebbe esserlo, pertanto è imprescindibile un controllo sociale sulla tecnica, specialmente se assume la forma di una sostanza iniettata in vena. Fidarsi è bene ma capire le ragioni per le quali bisognerebbe fidarsi è decisamente meglio;
- azione lobbystica di Big Pharma: dai rispettivi blog ospitati sul Fatto Quotidiano on line, Diego Fusaro e Andrea Strozzi insinuano che l’accanimento della ministra Lorenzin sia da ricondurre a un protocollo sottoscritto a livello internazionale dal nostro governo nel 2014. Si legge sul sito dell’Agenzia Italiana del Farmaco: ‘L’Italia guiderà nei prossimi cinque anni [2014-2019] le strategie e le campagne vaccinali nel mondo. È quanto deciso al Global health security agenda (Ghsa) che si è svolto il 19 maggio scorso alla Casa Bianca. Il nostro Paese, rappresentato dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin, accompagnata dal Presidente dell’Agenzia italiana del Farmaco (Aifa) prof. Sergio Pecorelli, ha ricevuto l’incarico dal Summit di 40 Paesi cui è intervenuto anche l’ex presidente USA Barack Obama’”. Ovviamente il problema della potenza lobbystica delle imprese multinazionali è concreto, anche se rappresenta l’argomento perfetto per screditare qualsiasi opinione avversa semplicemente insinuando che “tal tizio è ingrassato dalla tal impresa quindi difende tal opinione”; del resto, quando Fusaro e Strozzi ricordano lo scandalo del 1991 (ministro della sanità Francesco De Lorenzo), relativo al vaccino dell’epatite B, riportano un fatto vero, a cui purtroppo ne sono succeduti altri poco onorevoli per il SSN. Quando e quanto ci si può fidare allora? I soldi sono capaci di comprare tutto e tutti oltrepassando ogni argine che dovrebbe essere posto dagli organismi di controllo? Per non scadere nella paranoia più totale, può essere utile fare un paragone con quanto avviene in altri settori, ad esempio l’agricoltura. Anche in quel caso il giro di affari è multimiliardario e le corporation spopolano, ma non senza incontrare resistenze: lo IARC, agenzia intergovernativa dell’OMS per la lotta al cancro, da tempo solleva pubblicamente dubbi sulla cancerosità del glifosato; le ricerche accademiche (quindi ‘ufficiali’) sui danni causati dall’agricoltura industriale sono numerosissime; la stessa UE, nonostante una pressione lobbystica esorbitante e numerosi tentennamenti, finora ha tenuto duro sull’introduzione degli OGM. Ma anche rimanendo in campo farmacologico si ritrovano alcuni esempi illuminanti: nel 2001 la Bayer ha ritirato dal commercio di sua iniziativa il Lipobay (un farmaco di nicchia rispetto ai vaccini) prima che fossero avanzate perplessità sugli effetti collaterali; multinazionali e filantropia non sono parenti ma il grande business, quando paventa cause legali miliardarie e pubblicità negativa capace di ledere per sempre il nome dell’azienda, drizza bene le antenne;
- influenza dell’etica della professione medica: Illich, contrariamente a quanto va di moda oggi, imputava l’eccessiva medicalizzazione della società alla forma mentis dei medici più che all’influenza delle multinazionali. Non è da escludere che un medico, per pura deformazione professionale, sacrifichi sull’altare della salute altri valori non meno importanti per un’esistenza piena e dignitosa nonché fondamentali per una prassi politica realmente democratica. E’ altresì possibile che, di fronte al dilagare di accuse irrazionali, la categoria si chiuda a riccio rispedendo al mittente anche osservazioni fondate che meriterebbero più attenzione;
- esigenze comunitarie: “non toccherete mio figlio/a!” è l’urlo rabbioso che risuona per tutto il Web. I ‘nostri figli’ non sono però proprietà private a nostra completa disposizione e nessuno vive in una repubblica personale. Per evitare le prese di posizione autoritarie occorre saper ragionare come una comunità comprendendo che i propri diritti inalienabili di genitore devono conciliarsi con gli altrettanto inderogabili doveri derivanti dall’appartenere a una cittadinanza, specialmente quando c’è di mezzo la salute collettiva. No a derive illiberali ma nemmeno a insensate rivendicazioni individualiste.
Insomma, avremmo davvero tanto bisogno di un’analisi della situazione in stile Ivan Illich, ma per fortuna c’è qualcuno di competente che si è preso la briga di farlo. Rete sostenibilità e salute ha redatto un documento sull’argomento che, superando le divisioni ideologiche, cerca di coniugare ragionevolezza scientifica e gestione democratica della salute. Lo consiglio a chi fosse realmente interessato a proposte costruttive; chi desiderasse invece lanciare anatemi, erigere barricate o invita a ‘scatenare l’inferno’ troverà in Rete abbondante pane per i suoi denti.
PS: premesso che non devono esistere né guru né auctoritas, forse molti saranno interessati a conoscere che cosa pensasse realmente Illich delle vaccinazioni. Scrive in Nemesi Medica: “L’immunizzazione ha praticamente sgominato la poliomielite paralitica, malattia dei Paesi ricchi, e i vaccini hanno certamente contribuito al regresso della pertosse e del morbillo, sembrando così confermare la credenza popolare nel ‘progresso medico’. Ma, per la maggioranza delle altre malattie infettive, la medicina non può esibire risultati paragonabili”. Proprio qui sta la grandezza dell’analisi critica di Illich: invece di ostentare diffidenza e ipotizzare complotti, esamina i dati ‘ufficiali’ alla ricerca di una chiave di lettura capace di smentire le narrazioni stereotipate del mainstream sfruttando la documentazione fornita dal mainstream stesso, rafforzando così la validità delle proprie argomentazioni.
*L’obbligo vaccinale per quanto concerne antidifterica, antipoliomelitica, antitetanica e antiepatitevirale B non è mai stato abolito in Italia, ma prima del DDL Lorenzin non erano di fatto previste sanzioni legali in caso di inosservanza.