Seduta in una sala d’attesa d’ospedale davanti guardo un grande manifesto appeso al muro. Titolo: il Samaritano.
Subito rivedo un viso di donna, ben vestita, tailleur scuro, elegante, d’altri tempi, veduta qualche attimo prima al bar dell’ospedale. Una donna anziana. Sono i suoi occhi a colpirmi come frecce al cuore. Occhi vispi, occhi interrogativi, occhi che cercano un sorriso in cui annegare, un momento per salutare, un attimo catturato alla altrui vita per sentirsi essa stessa viva, parte di questo mondo ove ormai, immagino, la sua vita scorre nel silenzio.
Già, perché quando hai sulle spalle una bel numero d’anni, il mondo intorno, pur affollato, per te è sempre più vuoto. Ti han lasciato uno ad uno tanti affetti, persone care, visi noti e cammini su strade ora quasi sconosciute, di certo tu sei sconosciuto/a alle tante giovani generazioni venute dopo di te.
Il telefono in casa è sempre più muto e per questo esci a cercare una voce umana, un trillo argentino, un buongiorno amico, uno scambio di parole che riempiano gli echi vuoti delle tue ore.
Così quel manifesto mi ha toccato il cuore, illuminato. Ho sentito che il Samaritano di oggi è anche colui, colei che cammina con lo sguardo aperto e la sensibilità accesa per cogliere queste mute domande che escono da occhi ormai datati, per accompagnarsi o sostare qualche breve attimo ed entrare in contatto con questa anima sempre più muta e silenziosa e sempre più bisognosa di compagnia, di ascolto, di affetti.
Il Samaritano oggi è anche chi dà al suo passo un ritmo più lento e cadenzato, chi prevede attimi di sosta nella sua corsa dentro la vita, perché sa che la vita sta anche dentro un’anima ancora giovane di un corpo vecchio, sempre più immerso nella solitudine.
Come un fiore cerca il suo raggio di luce, lei cerca un sorriso.
Fonte foto:·Donna Anziana Fotografie Stock – Immagine: 9350103