Questo articolo è stato scritto alcuni anni fa per il blog di Aspo-italia. Visto che tratta di temi strettamente legati alla decrescita ho deciso, dopo avere fatto aggiunte, approfondimenti e inserito delle foto, di inviarlo al blog Decrescita felice social network.
Il dono e il suo “riciclaggio”
Non è da molti anni che sono venuto a conoscenza del fenomeno del riciclaggio dei regali. Questo fenomeno consiste, come si può intuire, nel regalare ad altri i regali ricevuti. La prima impressione che mi feci fu quella di un fenomeno molto squallido, e che io non avrei mai fatto niente del genere.
Ultimamente sto rivedendo questa posizione, non nel senso che abbia iniziato a riciclare regali ma nel senso di rivedere tutto il fenomeno.
Il regalo (che nel linguaggio antropologico corrisponde al dono) ha un significato molto importante: serve a rinsaldare la solidarietà fra le persone, le famiglie e le comunità e prevede che il ricevente faccia a sua volta un dono verso le persone, le famiglie e le comunità da cui lo ha ricevuto. Fu l’antropologo Marcel Mauss a indagare scientificamente questo fenomeno. Forse le cose sono però un po’ più complesse e forse un po’ diverse da come le aveva intese questo studioso.
Non è il caso di addentrarsi in una complessa spiegazione antropologica del dono ma limitarci alla situazione odierna.
In passato, in condizioni di penuria, il regalo nei ceti popolari aveva sicuramente un valore d’uso e non rimaneva inutilizzato, non andava sprecato.
Ricordo quando ero ragazzino che nelle settimane successive al matrimonio gli sposi ricevevano amici e parenti. Gli sposi offrivano ai visitatori una tazza di caffè oppure un bicchierino di rosolio mentre ricevevano in regalo derrate alimentari o generi di conforto come pacchi di pasta, di riso, di caffè, di zucchero e cose simili.
Alla fine del periodo delle visite i novelli sposi si trovavano ad avere una consistente scorta di pasta, riso, zucchero e altre derrate alimentari.
Adesso però le cose sono cambiate rispetto al passato!
Ci sono delle pratiche che sono peggiori del riciclaggio dei regali (questo fenomeno per la verità è negativo solamente perché indica rapporti affettivi non sinceri, falsi, perché indica taccagneria!).
Ricordo che qualche tempo fa fra colleghi di lavoro si trattò di decidere di quale regalo fare ad un collega che andava in pensione. Qualcuno fece la proposta di regalare una stampa artistica ma decidemmo di chiedere a una collega (al momento non presente) che conosceva meglio il collega che andava in pensione. La risposta fu di eliminare quella proposta perché il pensionando aveva la cantina piena di regali simili.
Ricordo che molti anni fa una amica mi regalò un profumo. Non faccio uso di profumi ma, visto che lo ebbi in regalo, in seguito, 2-3 volte all’anno, lo ho usato. La conseguenza è che adesso ho 7-8 confezioni di profumi, alcuni delle quali mai aperte e il profumo di quella amica non è ancora esaurito. Alcune volte ho usato uno di questi profumi come deodorante per il bagno, usando la boccetta come quando il prete benedice la casa con l’acqua santa.
La stessa cosa detta a proposito dei profumi potrei farlo per le sciarpe: ho solamente 2-3 sciarpe che ho acquistato direttamente mentre altre 5-6 le ho avute in regalo. C’è da aggiungere che adesso non uso più le sciarpe ma i maglioni a collo altro con lo zip.
Il motivo del riciclaggio del regalo risiede nella mancanza di valore d’uso per colui che lo riceve per cui, a conti fatti, si ritiene opportuno riciclarlo piuttosto che buttarlo via o accantonarlo in soffitta o in cantina.
Per il fenomeno regali penso che sia avvenuto quello che ultimamente è successo nella finanza: ambedue hanno perso ogni contatto con la realtà.
Una soluzione “decrescente” al fenomeno
Quale sbocco dare al fenomeno dei regali, in un contesto caratterizzato dalla prospettiva dell’esaurimento dei combustibili fossili e del rischio del venire meno di molti equilibri ecologici? La soluzione al fenomeno dei regali inutili potrebbe essere anche un modo di impostare migliori rapporti sociali.
Una cosa da fare sicuramente è quella di abbandonare l’idea di regali legati a gusti personali che non si conoscono.
I genitori, nel caso di feste per il proprio figlio, potrebbero dire chiaramente di non accettare regali. In questo caso una soluzione potrebbe essere quella di accettare denaro che poi i genitori potrebbero utilizzare per acquistare regali “mirati” per il figlio.
Per i bambini sarebbe bello che genitori, parenti ed amici insegnassero loro dei giochi o raccontassero delle storie invece che coprirli di regali inutili.
Sarebbe bello che si fosse disponibili verso gli amici e verso i parenti nel caso di esigenze reali, come quella di badare al bambino oppure a un genitore non autonomo nel caso di loro assenza.
Negli ultimi anni ho notato che sta prendendo piede una pratica che ritengo molto positiva: in precedenza, normalmente, quando qualcuno andava in pensione veniva fatta una festa organizzata e finanziata dal pensionando; gli amici facevano una raccolta di denaro con cui acquistare un regalo da dare al festeggiato; si trattava molte volte di regali che avrebbero sicuramente preso la via della cantina; ultimamente il festeggiato dà indicazioni di non volere regali ma di devolvere la somma raccolta a una organizzazione di volontari che fanno assistenza oppure a istituti che fanno la ricerca sul cancro, ecc.
Dopo avere scritto questo articolo si è sposata una collega della mia compagna. Ho deciso di fare un regalo così come si faceva alcuni decenni fa al mio paese quando si andava a fare visita ai novelli sposi: ho preparato un pacco con alcune confezioni di pasta e riso (formati speciali), una bottiglia d’olio (di quello portato dal mio paese), delle spezie portate sempre dal mio paese (origano, zaffarana, ecc.) e qualcos’altro che non ricordo. All’interno del pacco, sopra queste derrate, ho messo una copia di questo articolo.
Le foto sono state prese dal sito http://www.lovethesign.com/prodotti/arredamento/speciali/idee-regalo?gclid=CJOMvMey1sgCFULjGwodMgIF8g