Il lavoro non manca, ce n’è pure troppo. Quello che manca è il profitto monetario. Il lavoro, infatti, visto solo come opera o attività a cui corrisponde una somma di denaro è un grosso limite dell’attuale sistema economico. Siamo abituati, per deformazione culturale, a pensare la vita in termini monetari e perciò facciamo del lavoro il mezzo divino attraverso cui creare profitto. Se il lavoro sia utile, efficace ed efficiente non ha poi molta importanza, perchè la domanda di fondo è sempre comunque la stessa: quanti soldi riesco a guadagnare?
Ci sono tanti tipi di lavori e di prestazioni che non possono essere monetizzati, ci sono lavori che vengono da noi svolti gratuitamente tutti i giorni ma non sono ritenuti tali e non sono elogiati proprio perchè non corrispondono a un ritorno monetario. Finchè l’unico metro di giudizio resterà il profitto non usciremo mai da questa logica, sebbene con qualche pallido e smilzo tentativo.
La società attuale, in piena crisi occupazionale, è di fatto stracolma di potenziali lavori utilissimi che nessuno si permette di fare perchè giustamente ritenuti antieconomici. I lavori più saggi e urgentemente richiesti dalla società sono, guarda caso, quelli a più bassa densità di profitto. Mi riferisco naturalmente ai lavori che riguardano la cultura, non solo dal punto di vista di preservazione del patrimonio artistico e storico o quello di creazione artistica e culturale, quanto piuttosto quello che riguarda lo sviluppo di nuovi modi di pensare, di educare, di comunicare e di vedere le cose. Mi riferisco a progetti concreti che vadano oltre la tradizionale impresa basata sul mercato, come riferimento supremo e imprescindibile, a piccole imprese artigianali, di recupero delle tradizioni e delle conoscenze locali. Mi riferisco a tutti i lavori che, uscendo dalla mentalità del profitto ad ogni costo, forniscono servizi indirizzati al miglioramento effettivo del benessere delle persone e dell’ambiente.
In sostanza, il lavoro oggi manca non perchè non ci sia, ma perchè in un sistema globale basato esclusivamente sulla ricerca di profitti sempre crescenti non c’è spazio, se non molto limitato, per tipologie di lavoro che vadano invece nella direzione della creazione di valore.
Il lavoro non manca di certo ed è tanto che permette di rispettare a pieno la Costituzione, infatti abbiamo il diritto al lavoro non alla retribuzione! Tutti i lavori così detti di utilità pubblica possono essere dati a chi lavoro non ne ha e con i risultati economici di questo si possono finanziare attività che creino reddito per i lavoratori che lo hanno creato. In poche parole produrre il proprio lavoro e il proprio reddito.
Grazie a Luca per il suo articolo perché mette l’ accento sul concetto di decrescita, tema poco caro a chi antepone la logica del profitto (personale) al benessere collettivo, spacciandola come unica strada percorribile per
l’ umanità intera.
Credo, invece, che sia compito di ciascuno diffondere il più possibile l’ idea che, non solo è possibile, ma è oramai necessario “scommettere sulla decrescita” (S.Latouche).
Condivido appieno il contributo. E’ tempo di passare dalle parole… ai pensieri, perchè solo l’evoluzione del pensiero può consentire di accettare l’idea che abbiamo due possibilità: continuare ciecamente a credere che ce la faremo e poi piangere i morti una volta schiantati sugli scogli, oppure avventurarsi nel mondo dell’impossibile e ribaltare le nostre vite, ovvero sconvolgere i driver che ci hanno guidato fino a qui. C’è tanto, tanto da fare, e per molte persone saranno tempi molto duri. Il lavoro, la casa, l’automobile, le vacanze, le abitidini e i riti del consumismo, e poi anche le persone. Grazie, ciao, Luca
Non ho ben chiaro il concetto… Chiaro che la retribuzione va in base all’utilita’ che ne deriva dalla prestazione. Altrettanto poco chiaro e’ come il costo complessivo del lavoro in Italia possa non incidere su qualsiasi prestazione in cambio di denaro, di qualsiasi natura essa sia. La soluzione e’ estremamente semplice : Liberta’. Liberta’ di assumere chiunque per una mansione anche se occasionale, senza vincoli e con garanzia che tale rapporto sia regolamentato. Da cosa nasce cosa. Cosi’ funziona negli uk ed effettivamente non trovare lavoro e’ dura.
Non ho ben chiaro il concetto… Chiaro che la retribuzione va in base all’utilita’ che ne deriva dalla prestazione, e troppo spesso e’ diciamo “relativa”, vedinchiunque si fa il mazzo in laboratori o studi, per una cippa di tabacco…Altrettanto poco chiaro e’ come il costo complessivo del lavoro in Italia possa non incidere su qualsiasi prestazione in cambio di denaro, di qualsiasi natura essa sia. La soluzione e’ estremamente semplice : Liberta’. Liberta’ di assumere chiunque per una mansione anche se occasionale, senza vincoli e con garanzia che tale rapporto sia regolamentato. Da cosa nasce cosa. Cosi’ funziona negli uk ed effettivamente non trovare lavoro e’ dura.