Il caffè sospeso

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Napoli, una fredda mattina di gennaio, ore 8.15.

Arrivo in centro decisamente in anticipo per il lavoro e  in compagnia di un caro amico e collega, decidiamo di concederci un caffè in una delle più belle caffetterie di Napoli.

Mentre lo gustavo fino in fondo, pensando che quei pochi minuti sarebbero stati l’ultima nota di colore prima del grigiore dell’ ufficio, ho notato una piccola locandina che recitava: “Qui si può lasciare un caffè sospeso”

“E che cos’è?”

Pur essendo napoletana e frequentando per lavoro il centro della città da sempre, non avevo idea che fosse una bellissima pratica tipica della nostra tradizione.

Nel dopoguerra, quando davvero per molti era un lusso potersi concedere un caffè al bar (in genere, racconta De Filippo, il caffè si comprava fresco  – perché costava meno  – e tramite “abbrustulatura” si tostava in casa, intensamente profumando tutti i vicoli di Napoli ), chi era più fortunato pagava un caffè per sé e uno per la persona che sarebbe entrata dopo. Era, come dice Luciano De Crescenzo,  “un caffè offerto all’umanità”.

E c’era sempre chi entrava e chiedeva “C’è un sospeso?”

Ho scoperto, navigando in rete, che questa pratica non solo viene ricordata da 3 anni, il 10 dicembre, da moltissimi bar napoletani, ma anche che è diventata poi celebre in tutto il mondo, dove, a seconda di dove ci troviamo, possiamo chiedere un’”empanada pendiente” o anche la tradizionale tazzina di caffè già pagata.

Ho lasciato un caffè sospeso con grande gioia: mi è sembrato, in un grigio giovedì mattina da travet , un semplice, ma corroborante gesto di fiducia nei miei simili.

Non è certo il costo del mio espresso a fare la differenza sul piano umano, ma il fatto che con una tazzina di caffè si possa tenere alta la speranza che ci si possa sentire tutti fraternamente connessi, che non c’è bisogno di conoscere la persona che prenderà il nostro “sospeso”, né il gestore del bar, perché si potrà aver fiducia nel fatto che non approfitteranno della nostra buona fede. Tanti anni fa, era un punto d’onore riservare il caffè sospeso a chi davvero ne aveva bisogno e un fatto di lealtà chiederlo solo se necessario. Oggi, a donare qualcosa, ci si chiede sempre che uso ne verrà fatto.

Se Pino Daniele vedeva nella nostra “tazzulella ‘e cafè” un’altra variante del tirare a campare, del non voler vedere come unica difesa contro gli indifendibili,  contro gli imbrogli e le mistificazioni di quelli che, senza orgoglio né onore, distruggevano (e tutt’ora distruggono)la città,  stamattina  un caffè è  diventato il  simbolo di un’umanità che si riconosce nell’onestà  e nella fiducia reciproca, che respinge l’abbrutimento dei cuori e l’individualismo insito nel produttivismo.

E sempre continuando con questa aromatica  – e un po’ retrò – parafrasi del caffè, un’antica canzone napoletana, autentica poesia, mi ha ricordato che nel profondo di ogni essere umano, per quanto amara e adamantina possa esserne la corazza, si può trovare un po’ di  “zucchero” e che lo zucchero, girando girando, col cucchiaino giusto, può arrivare fino alle labbra e addolcire la vita.

Quello zucchero, stamattina, è arrivato fino a me, con un solo, semplicissimo, caffè sospeso.

E perfino l’ufficio mi è sembrato un posto migliore.

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Non è importante "chi" sono, ma "cosa" mi propongo di essere e con quanta tenacia mi ci proietto. Sono dunque madre, sono moglie, sono per metà sarda e per metà napoletana e, in entrambi i casi, straordinariamente fiera di esserlo; sono una contadina, con tanto da imparare. Ambientalista, per necessità, e piena di passione civile, per vocazione. E credo nell'integrazione, nelle persone, nell'impegno, nella mia terra così martoriata, nel valore delle parole, in quello della decrescita e nella felicità come traguardo raggiungibile ogni giorno. La mia finestra sul mondo e sul web è http://www.georgika.it

8 Commenti

  1. Buongiorno, bella storia, sono curioso di leggere il libro di libro Luciano De Crescenzo “Caffè Sospeso”. E’ sempre riuscito a cogliere i lati positivi della cultura partenopea, è questo è uno dei tanti, la generosità. Personalmente un caffè in compagnia ha un altro gusto.

    • Ciao Francesco, quanto tempo! Come stai?
      Il caffè, da sempre, è un pretesto: per cominciare bene la giornata, per condividere il proprio tempo con chi ti piace, per spezzare la routine in modo piacevole…e, qualche volta, anche per riflettere su dove stiamo andando. Una delle tante piccole cose in cui risiede la grandezza – e il vero significato – della vita.
      “”Nella rugiada delle piccole cose, il cuore trova il suo mattino e si ristora” (Gibran Khalil Gibran)

      • Diciamo tutto bene.. grazie! Spero che anche tu stia bene! Come sempre i tuoi post non solo sono di buon senso ma anche dotati di sensibilità, non sono asettici ma vivi! Per questo ti leggo con attenzione! Buona Giornata!

  2. Quanta energia, allegria e quanta speranza mi ha dato il tuo caffè sospeso!
    Una tradizione da riprendere, copiare ed estendere ….

    • Ciao Gerhard! Sono molto felice che tu abbia percepito esattamente cosa ho provato: hai visto? Basta un caffè… 🙂
      Grazie infinite!!!

  3. Quest’antica usanza di lasciare un caffè sospeso al Bar per qualcuno che non se lo può permettere è stata immortalata in musica:
    ‘O CCAFFE’ SUSPESO.
    Testo di LUCIANO SOMMA.
    Musica – Arrangiamento e voce di GUSTAVO MARTUCCI.
    Proposta qui:
    https://www.youtube.com/watch?v=oatAVasdKdM
    Si ringraziano tutti coloro che potranno condividere e promuovere nelle sedi adatte questa iniziativa..

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