Esistono sostanzialmente due modi di intendere il fascismo. Il primo come una sorta di accidente storico causato da uomini ambiziosi e malvagi che non si fanno scrupolo di ricorrere alla violenza politica. In questo caso, antifascismo significa semplicemente vigilare sui meccanismi della democrazia liberale per impedire l’insorgere di tale pericolo.
Il secondo invece si basa sull’idea di Karl Polanyi secondo cui il fascismo è una sorta di mossa giocata dal capitalismo nei momenti di crisi, dove si accantonano alcuni capisaldi come il liberismo economico per proteggere istanze fondamentali quali inviolabilità della proprietà privata e stratificazione sociale. In questa accezione, l’antifascismo consiste in un anticapitalismo volto a denunciare l’autoritarismo latente del Capitale e a combatterne le sue logiche prima che assumano la forma del fascismo conclamato.
Occorre però precisare un altro aspetto fondamentale. Fino all’adolescenza e a volte anche oltre, le persone mostrano più facilmente atteggiamenti ‘anti’ anziché ‘pro’ qualcosa perché molto più facile, per dirla alla Montale, capire “ciò che non siamo, ciò che non vogliamo” che impegnarsi in una proposta costruttiva e condivisa.
Se Polanyi ha ragione e il fascismo si ripresenta ciclicamente nei periodi di crisi, è perché in quelli di crescita le masse si sono fatte irretire dall’ideologismo del Capitale, in particolare dal consumismo e dall’individualismo narcisista. Finché non sapremo dare alla nostra società dei valori fondanti e degli scopi differenti, ci ritroveremo sempre punto e a capo.
Oggi vedo un’opinione pubblica sostanzialmente tripartita:
- Antifascisti del primo tipo. Questi sostengono a spada tratta un modello, quello della tradizionale democrazia rappresentativa, oramai giunto a una crisi forse irreversibile e sempre meno attraente (i dati sull’astensionismo parlano da soli).
- Simpatizzanti dei nuovi fascismi. Tra questi, i fascisti veri e propri sono una minoranza, la maggioranza è invece formata da persone spesso dichiaratamente antifasciste che però si stanno facendo sedurre dall’ideologismo della ‘democrazia illiberale’ nonché dagli autoritarismi delle nazioni che stanno scalzando l’egemonia USA (come Cina, Russia e Iran).
- Antifascisti tout court. Sono coloro che, non sapendo definirsi in chiave ‘pro’, lo fanno per lo più in quella ‘anti’. Hanno ovviamente delle idee costruttive, ma di rado riescono a superare la logica del gruppo di pressione e quindi non sembrano proporre alcuna alternativa di società, ma solo esercitare delle rivendicazioni all’interno del sistema vigente.
Se quest’ultimo gruppo non evolverà in maniera virtuosa, nell’epoca della triplice crisi ecologica, economica e sociale l’esito dello scontro tra i primi due è già scritto in partenza.
Interessante analisi che si presta sia ad un approfondimento che all’esigenza di stabilire delle priorità sulla forma di fascismo da contrastare. Il fascismo storico, quello dell’olio di ricino e dei manganelli ha perso già nel 1943 le sue possibilità di successo e la sua attrattiva ed è stato definitivamente bandito nel 1945. Molto più insidioso quello sottolineato da Karl Polany, che è poi il fascismo camuffato con cui abbiamo a che fare. È caratterizzato da un autoritarismo di fondo (che si imbelletta con la formula delle democrazie rappresentative), da un’esigenza di assoluto controllo delle masse, dal potere vero racchiuso nelle mani di un’élite mondiale che controlla l’alta finanza e, cosa molto rilevante, da una volontà bellica di fondo non ostentata ma che affiora evidente tutte le volte che il controllo economico di un paese o di una fetta di mondo viene messo in discussione. A questa forma di fascismo “democratico” non frega niente del fatto che sia una minoranza ad esprimere col voto la leadership di uno stato, anche perché qualunque sia la leadership che emerge dalle urne verrà condizionata e resa ubbidiente da meccanismi di pressione economica difficilissimi da sovvertire. Tanto per fare un esempio banale il governo di destra emerso in Italia dalle urne viene condizionato e teleguidato alla pari di un governo di centro-sinistra. Ci sarebbe di che scoraggiarsi, ma non la vedo proprio così per due ordini di motivi. Il primo è che non esiste un unico fascismo “democratico” al mondo, ma più di uno e tra questi c’è competizione. Per non parlare poi della competizione evidentissima tra le due più grandi economie capitaliste del mondo, Stati Uniti e Cina, i primi con una credibilità democratica in caduta libera i secondi che stanno toccando con mano che una crescita ed un’espansione che abbraccia altre zone del pianeta oltre l’immensa Cina, comporta una fragilità ed una delicatissima scelta dei posizionamenti politici su cui puntare. Il secondo elemento che induce ad un velato ottimismo è che la galassia degli “anti” nel mondo sta crescendo non solo in numero, ma anche in consapevolezza ed anche se è vero che non esistono al momento modelli definiti di una società alternativa al capitalismo globalista neoliberista, esiste però un’idea chiara e condivisa su “ciò che non siamo, ciò che non vogliamo”. A me sembra un punto di partenza incoraggiante.
Dici che sta crescendo la galassia degli ‘anti’… ma ‘anti’ cosa? Sicuramente non degli anticapitalisti. I sovranisti sono per lo più persone che rimpiangono la posizione di privilegio che l’Italia aveva 30-40 anni, quando era uno stato semi-centrale dell’economia-mondo e poteva nel rapporto costi-benefici i secondi erano complessivamente maggiori dei primi. Altri vagheggiano una società globale che ricorda quella ottocentesca, senza organizzazioni sovranazionali e dove i pesci grossi della situazione. si spartiscono le loro aree di mondo (il famoso ‘mondo multipolare’ di Putin).
Il problema è che, rimanendo nell’alveo del capitalismo, solo la globalizzazione ti assicura in qualche maniera di evitare una guerra su scala planetaria. Le due guerre mondiali testimoniano degli effetti dei capitalismi protezionistici. Quindi no, motivi per stare allegri sinceramente non ne vedo proprio.
Gli italiani si dichiarano in maggioranza decisamente “antifascisti”.
Ma di quale fascismo stiamo parlando esattamente?
A – Il fascismo in bianco e nero, oramai da operetta, obsoleto e distante da noi più di 80 anni, conservatore, tradizionalista, che anela all’ordine sociale, con un solo partito, le camicie nere, il duce, gli squadristi, l’olio di ricino e il manganello e tutta la retorica e l’iconografia che ne consegue.
B – Il fascismo di una società distopica in cui è totalmente diffusa, a prescindere dal ceto sociale o dal grado di istruzione, la dipendenza da dispositivi elettronici che servono solo ad innescare la produzione di endorfine, dove i progressi scientifici della tecnologia sono solo volti ad un maggiore controllo (e non al vero progresso), e dove la raccolta diffusa e capillare di informazioni personali, la manipolazione psicologica personalizzata e il condizionamento mentale attraverso la larga diffusione di sostanze medicinali, droghe e alcol, distorsione della realtà, fake news, immagini violente e pornografiche, false istanze politiche mascherate da “dirittismo” per sviare l’attenzione da istanze politiche e sociali gravi e cocenti, e non ultimo il cibo consolatorio, si combinano per creare una palese dittatura fascista “del controllo” basata sulle tecnologie informatiche dalla capacità ultra-persuasiva su base iper-capitalista, il tutto mascherato da democrazie apparentemente dirette da fantocci “politici”, totalmente eterodiretti e proni alla volontà delle oligarchie dei consigli di amministrazione di poche grandi aziende dal potere sterminato e senza confine sorretto da centinaia di miliardi di dollari o euro di disponibilità, che agiscono a livello globale e i loro vassalli locali.
Il tutto supportato da un largo consenso popolare di chi è già molto contento di raccogliere le briciole che gli oligarchi globali scrollano dalla tovaglia quando hanno finito di mangiare (e quelli mangiano proprio coloro che li sostengono).
Secondo me o gli italiani non sono davvero “antifascisti” o non hanno una visione lucida della realtà in cui tutti viviamo.
Sono almeno 30 anni che contesto i limiti della democrazia rappresentativa, ne evidenzio le ipocrisie, propongo correzioni, ecc. Penso però che forse siamo talmente abituati a certe libertà che non ci rendiamo conto di quanto siano importanti, forse dare uno sguardo a quella che è la condizione nell’ordine mondiale emergente Cina-Russia-Iran non farebbe male. Anche lì le tecnologie dell’informazione e la ‘persuasività ipercapitalista’ sono in azione, ma in maniera ancora più oppressiva.
non è che puntando il dito verso oppressioni peggiori di quelle che subiamo, per altro in paese che non hanno neppure la vaga idea di cosa sia minimamente democratico, i nostri nuovi fascismi migliorino… 😉
Insomma, ho sentito vari genialoidi in stile Fusaro uscirsene con cose del tipo “la democrazia liberale è la peggior forma di governo per le classi subalterne” e altre amenità simili che sono semplicemente apologia dell’autoritarismo.
Addendum:
Per ulteriori “istruzioni per l’uso” delle oligarchie moderne, vedi il romanzo “Il mondo nuovo” di Aldous Huxley deI 1932, in quanto 1984 di Orwell è abbondantemente superato come esempio di controllo sociale dittatoriale.
Infatti Aldous Huxley scrisse in una lettera indirizzata a George Orwell:
“La sete di potere può essere soddisfatta nella sua pienezza inducendo le persone ad amare il loro stato di schiavitù, piuttosto che ridurle all’obbedienza a suon di frustate e calci. Insomma, penso che l’incubo descritto nel tuo ‘1984’ sia destinato a evolversi in quello descritto nel mio ‘Il Mondo Nuovo’, se non altro come esito di una necessità di maggiore efficienza.”
Penso che le distopie di Huxlet e quello di Orwell siano complementari a seconda dello stato economico del capitalismo. Se il mondo del boom economico fosse stato perpetuabile, si sarebbe trattata della condizione ideale per il capitalismo; la ‘faccia cattiva’ è per quelle di crisi o bassa crescita, quando la torta si fa piccola e la redistribuzione verso il basso viene interrotta. Pertanto, al contrario, io penso che dal mondo Huxley ci stiamo per avviare a una con caratteristiche sempre più orwelliane.
L’antifascismo di tipo A sono capaci tutti a sbandierarlo, e viene pure sbandierato dalle destre moderne (a parte qualche nostalgico fortemente obsoleto e probabilmente con un profilo altamente autistico e autoreferenziale).
Del resto chi mai le vorrebbe davvero le camice nere, gli squadristi, l’olio di ricino e il duce nel mondo reale ed occidentale del 2024? Proprio nessuno in realtà e di nessun “colore” (se ancora sti “colori” esistono), anche perchè non gioverebbe per niente al business locale e globale.
Va invece bene a tutti, e di qualsiasi “colore”, il fascismo di tipo B, il “fascismo del controllo”; così tanto bene che non viene nemmeno percepito come una forma palese di dittatura, perchè giova ancora meno al business della “raccolta delle briciole delle oligarchie” cadute dalla tovaglia dei controllori benpensanti. 😉
La questione vera generatrice del “fascismo del controllo” è l’enorme ricchezza insieme al potere sconfinato e transnazionale dato dalla tecnologia dell’informazione, lo spionaggio palese di tutto e di tutti, e la capacità sconfinata di influenzare molto facilmente le persone e/o di costruire narrazioni false e tendenziose di qualsiasi tipo e per qualsiasi scopo in qualsiasi momento, nelle mani di persone che non sono state nemmeno elette democraticamente nel consiglio comunale del loro piccolo villaggio!
Questo è appunto palese “fascismo del controllo” e fascisti e pro-dittatori sono tutti coloro che avallano, anche con un silenzio compiacente, questo status quo.
Guto per dare un bellissimo esempio sotto gli occhi di tutti e il mutismo di tutti: è intollerabile che Mark Zuckerberg abbia un patrimonio netto di 155,7 miliardi di dollari (fonte Forbes 2024) e allo stesso tempo possa gestire enormi quantità di dati personali di miliardi di persone, vendendone l’uso e creando o annullando il consenso politico in qualsiasi parte del mondo in qualsiasi momento e con estrema facilità per chiunque sia in grado di pagare. E tutto questo senza alcun reale controllo collettivo e democratico.
Zuckerberg sapere tutto ciò che facciamo o diciamo e chi siamo in un microsecondo e farne una statistica generale da dare in pasto ai suoi algoritmi predittivi, mentre noi non possiamo sapere assolutamente nulla di ciò che fa e di come usa o non usa questo potere e per chi.
E questo è solo un esempio di queste nuove dittature fasciste ultra-capitaliste.
Se questo non salta all’occhio di qualsiasi persona, o sono MOLTO distratti e/o superficiali (per usare un eufemismo), o sono consapevolmente complici di questi nuovi dittatori e di questi nuovi e moderni regimi fascisti “della felicità”.
Isamoov diceva che “la democrazia non può sopravvivere alla sovrappopolazione”; con ogni probabilità neppure a un’integrazione sociale globale e all’implementazione sistematica di certi ritrovati tecnici che consentono di attribuire poteri enormi a singole persone, stati o corporation. Se fosse solo un problema di persone che si comportano da villain (Zuckerber o chicchessia nelle alte sfere) sarebbe tutto molto più semplice.