E se lavorassimo troppo?

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Sarà anche una provocazione nel titolo, ma il libro “E se lavorassimo troppo?”, peraltro tascabilissimo, scritto a quattro mani da Nicola e Marco Costantino ed edito da Laterza, contiene numerosi spunti di riflessione a chi si occupa di politica, suggestive immagini e proiezioni a chi si occupa di cultura, e pone non pochi quesiti ai lettori.
Ci spinge a ripensare il nostro sistema di valori mettendo in crisi il nostro modello di sviluppo. Siamo costretti a fare i conti con domande del tipo: ok, ho un cellulare di ultima generazione, e ora? sono più felice? Oppure: quanto intacca la mia temporanea felicità l’idea di sapere che la mia nuova borsetta griffata è stata realizzata da operaie sottopagate, a nero, e che magari ora hanno pure smesso di vivere?
Per Nicola Costantino, coautore e Rettore del Politecnico barese, una risposta efficace alla deriva consumistica, rilevabile in ogni luogo del globo poiché i paesi arretrati avanzano a tassi di crescita esponenziali ispirati dalla crescita di quei paesi ormai rivelatisi modelli fallimentari, resta nella decisa frenata alla massimizzazione della produttività e della ricchezza che ogni economia deve darsi. Non si tratta di decrescita, dovremmo, secondo lui, cercare di massimizzare, invece, la Felicità. Facile da dire, difficile da fare. Che si fa, perciò? Aspettiamo che vengano ridefiniti i parametri della ricchezza di un Paese? Aspettiamo. Che la Politica faccia qualcosa, dall’alto. Aspettiamo. O forse è meglio aspettare che i guru della economia di carta, coloro cioè che hanno creato bolle finanziarie e mutui subprime perché volevano arricchirsi, irresistibilmente folgorati sulla strada di Damasco, ritrattino, restituiscano il maltolto e, pentiti, magari ridefiniscano le regole. Ma no, non è possibile che ciò avvenga. Non lo faremmo neanche noi al loro posto. Allora aspettiamo che il mercato si auto corregga? Aspettiamo.
E nel frattempo rimaniamo indifferenti a questo processo diabolico.
Tanto è questione di tempo: prima o poi si troverà una soluzione. Per questo ci siamo messi al sicuro con gli acquisti a la pąge. E continuiamo ad appagarci con queste effimere felicità. Perché: se volessimo contribuire? Partecipare? Da dove inizieremmo?
E’ vero, ci sentiamo più rinfrancati dall’idea di contribuire alla sopravvivenza ed alla crescita di quelle popolazioni in sofferenza alle quali mancano beni primari acquistando prodotti che mostrino il claim della promessa beneficienza. E se fossero stratagemmi per vendere di più prodotti che nulla hanno a che fare il Lavoro e la Dignità della persona? Esistono criteri per la definizione di ciò che è autenticamente sostenibile e di ciò che non lo è? E chi stabilisce tali criteri? Siamo tornati al punto di partenza. Allora, potremmo porre fine ai tormenti della coscienza acquistando ogni giorno prodotti equi e solidali. E’ una via. Costosa, ma è già una via. Il punto di vista di Marco Costantino, l’altro autore del libro e figlio del primo, ripartirebbe da un’opportunità contenuta nella legge della domanda del mercato, ovvero Chi domanda, comanda. Siamo noi a decidere, a scegliere. E’ più diretto e concreto il papà, che propone subito la Tobin Tax e lo Statuto dei Lavoratori mondiale, anche pensando alle recenti e discutibili scelte di Marchionne a riguardo degli stabilimenti Fiat .
In un mercato globale, anche le regole devono essere uguali per tutti. Potremmo scoprire che più Equità e più Fraternità, assieme a più Libertà d’iniziativa imprenditoriale e più Uguaglianza nelle opportunità, ci dirigono verso più Felicità. Lavorare meno, lavorare meglio. Non si tratta di una ricetta per addetti ai lavori, è l’invito degli autori ad impegnarsi personalmente al raggiungimento di un nuovo benessere che sia dissociato dal PIL pro capite prodotto, ma ancorato ai valori ed alla dignità di ogni essere umano.

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