Un tempo si diceva, forse a ragione, “meglio morire di fumo che di fame”. Da allora peró qualcosa é cambiato. Se negli anni sessanta in Italia si potevano gustare molte conquiste dello sviluppo e trarne degli evidenti vantaggi, a livello economico prima di tutto, della salute, della societá, e pure dell’ambiente in certi casi, oggi, e oramai da un bel pó di anni, abbiamo oltrepassato il limite di bilanciamento benefici/disagi e lo sviluppo é diventato soltanto una chimera, un dogma inestinguibile dalle nostre menti, un pensiero unico radicato profondamente nella coscienza sociale da renderlo il vero punto cruciale per una svolta.
Non possiamo piú permetterci di aspettare oltre, i tempi sono maturi per acquisire consapevolezza a livello individuale e collettivo, uscendo dai meccanismi mentali che ancora giustificano certe scelte assolutamente non piú saggie e rispettose. Sono finiti i compromessi per reggere il mercato saturo dell’automobile, per sostenere le grandi opere inutili e le cementificazioni esasperate e speculative. Le persone si stanno accorgendo che lo sviluppo odierno non apporta piú nessun beneficio reale alle proprie vite, che piú inseguiamo la crescita economica e piú i disagi aumentano, non solo a livello economico, ma soprattutto a livello ambientale e sociale. Il traffico urbano non ha piú ragione di esistere, il compromesso dell’auto ecologica, elettrica o ad idrogeno, il compromesso delle domeniche con traffico limitato, il compromesso dei biocombustibili non sono in grado di dare un futuro migliore. Le centrali di incenerimento, che sono alimentate a rifiuti urbani, rappresentano il compromesso ideale per la crescita illimitata
dei rifiuti, per continuare ad adottare lo stesso sistema incrementando i profitti, mascherando il tutto con un alone penoso di ecosostenibilitá e favorendo l’immissione in atmosfera di particelle ultrafini altamente pericolose. Lo sviluppo sostenibile e la green economy sono gli esempi piú celebri e accettati dei compromessi che il sistema ha creato per resistere al cambiamento.
L’unico modo che abbiamo per uscire da tutti questi compromessi é fare un salto in avanti molto piú ampio, guardando al futuro con una visione rinnovata e profonda. Ció significa abbandonare i paradigmi culturali dominanti, riformare lo spirito umano e indirizzare le nostre scelte nella direzione della nostra evoluzione (né progresso, né sviluppo) e non del nostro declino.
“abbandonare i paradigmi culturali dominanti”, può avere risultati completamente diversi, penso che a breve termine si creeranno 2 fronti: quello del “meglio pochi ma benestanti” e quello dei “meglio tanti e miserabili”. Questi 2 fronti verranno supportati da tutta una serie di ideologie nuove o riciclate che produrranno dei sistemi morali e etici contrastanti.
Il primo fronte metterà al primo posto il mantenimento di un livello dignitoso di benessere distribuito e si batterà per i diritti civili, il contenimento volontario della popolazione e una coscienza economica e scientifica diffusa.
Il secondo proporrà una civiltà neo-medievale nella quale verranno definiti “fini perseguibili” simili a quelli propinati all’uomo medievale (miseria e sofferenza per una salvezza ultraterrena), tale civiltà potrà essere tenuta assieme solo da una nuova classe aristocratica-signorile e parassita che eserciterà il potere con la violenza per reprimere il malcontento imperversante.
Questi 2 fronti ideologici potrebbero dare vita a un conflitto totale ed esasperato senza precedenti nella storia umana.
E soprattutto caro Luca, dobbiamo capire dove viviamo e quali sono i NOSTRI limiti e quelli della terra ai quali nessuno di noi può sfuggire, almeno non per sempre senza dover prima o poi scontarne (o farlo scontare alle generazioni future) gli effetti. http://www.decrescita.com/news/?p=1640 , http://www.insiemeconlaterra.org/articoli-pubblicati.html