Le disuguaglianze della nostra società sono sempre più inaccettabili

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Viviamo in una società profondamente ingiusta, una società in cui le disuguaglianze – in continuo aumento negli ultimi decenni anche a causa del processo di globalizzazione, riforme del mercato del lavoro e deregulation portato avanti ovunque – sono sempre più marcate e quindi inaccettabili. Credit Suisse, con il suo “Global Wealth Report” del 2013, ci racconta di un mondo dove la metà della popolazione più povera del pianeta detiene meno dell’1% della ricchezza, mentre al 10% più ricco spetta la quasi totalità della ricchezza prodotta dalla nostra economia (ovvero l’86%) e a una piccola élite, ovvero l’1% della popolazione mondiale, quasi la metà, ovvero il 46%.

 

Ma se andiamo a indagare ancora più a fondo, scopriamo che sono ben 98.700 le persone che hanno un patrimonio superiore ai 50 milioni di dollari (per il 49% residenti negli USA e il 25% in Europa) e di questi, 33.900 superano i 100 milioni di dollari e 3.100 possiedono asset superiori ai 500 milioni di dollari. Ma ancora più assurdo è scoprire che i “billionaire”, ovvero le persone la cui ricchezza è superiore al miliardo di dollari (mille milioni di dollari!), secondo la rivista americana Forbes sono circa 1.600. Si tratta dello 0,0000343% della popolazione adulta mondiale, ma tutti insieme possiedono una ricchezza pari a 6.500 miliardi di dollari; mentre secondo Credit Suisse, i 3,2 miliardi di adulti (ovvero il 68,7% del totale degli adulti) che detengono una ricchezza inferiore ai 10.000 dollari possiedono tutti insieme 7.300 miliardi di dollari. Ciò vuol dire che lo 0,0000343% della popolazione adulta mondiale più benestante possiede una ricchezza che è quasi uguale a quella dei 2/3 della popolazione adulta del pianeta. Sono questi i veri padroni del pianeta, a fronte di miliardi di persone che vivono nella povertà più assoluta e che in condizioni di schiavitù (perché non hanno praticamente scelta proprio come non ne avevano gli schiavi dei tempi passati), per la mera sopravvivenza devono sopportare condizioni di sfruttamento durissime (basta rileggersi No Logo della Naomi Klein per vedere che condizioni di lavoro devono sopportare i poveri del Terzo Mondo).

 

Ma oltre alla ricchezza c’è il potere, se pensiamo che i grandi paperoni del pianeta ricoprono quasi tutti un ruolo di primissimo piano nelle istituzioni che contano della nostra società (banche, grandi corporation, fondazioni, ministeri, governi, eccetera) e controllano più o meno direttamente il “mondo finanziario” e di conseguenza anche quello economico (attraverso i giochi delle partecipazioni incrociate e il credito alle piccole e medie imprese). Ma controllare il “mondo finanziario” significa amministrare enormi masse di capitali, ancorché non di proprietà, da utilizzare anche per i propri scopi di potere nei confronti del “mondo politico” (tramite attività di lobbying di vario genere) e sulla massa di cittadini (attraverso il controllo del “mondo dei media” – ovvero della tv, del cinema, della pubblicità, di internet e dei giornali – e della scienza, finanziando la gran parte della ricerca scientifica e delle riviste scientifiche). Per capire la differenza di potere che c’è fra un primo ministro e un grande gruppo finanziario, basti pensare che chi ha nominato Laurence Fink, l’amministratore della più grande società d’investimento al mondo, ovvero Blackrock – che è ora il primo azionista di Unicredit e Monte dei Paschi e il secondo di Banca Intesa, ovvero le prime tre banche d’Italia –, gestisce un patrimonio di 3.700 miliardi di dollari (dati aggiornati a giugno 2011 secondo l’Economist), ovvero più del valore complessivo delle dieci multinazionali più grandi al mondo o dell’intera economia di Spagna e Italia mese insieme. Anche la Merkel vale meno di Fink, con la differenza che la prima rappresenta la maggioranza dei tedeschi, mentre il secondo solamente i propri azionisti, ovvero una parte di quei 1.600 miliardari del pianeta.

 

Le disuguaglianze sono inaccettabili proprio perché chi detiene la maggioranza della ricchezza non si limita a vivere uno standard di vita infinitamente maggiore rispetto alla maggioranza della popolazione, ma pretende per sé anche il potere e quindi la certezza che le cose nel mondo non cambieranno proprio mai.

 

Fonte immagine: Oxfamblog

 

8 Commenti

  1. Sono perfettamente d’accordo su tutto. Vorrei aggiungere però che 1600 persone non potrebbero comunque assicurarsi ricchezza e potere se non la complicità dell’ ultimo terzo della popolazione, quelli ricchi ma non ricchissimi o poveri ma non poverissimi, cioè noi. La paura di diventare più poveri e il desiderio di diventare più ricchi ci spinge a entrare nel meccanismo e ad alimentarlo quotidianamente. Scegliere consapevolmente e individualmrnte di uscire dalla schiavitù de consumismo, come molti fanno ma ancora pochi, pochissimi, è l’unico modo di cambiare lo stato delle cose e, aggiungerei, di salvare il nostro bel pianeta

    • Certo Paolo, hai perfettamente ragione, la complicità di quel terzo della popolazione è la forza che lascia tutto com’è. Il mio personale motto della decrescita è: “Consumare meno e meglio per lavorare meno e lavorare tutti”.

      • Bungiorno Manuel, mi trovo perfettamente d’ accordo con la tua analisi. Ti scrivo dal Burkina Faso. Mi occuppo di energia rinnovabili e ho scelto di mettere a disposizione le mie conoscenze e i miei saperi per chi ne ha veramente bisogno. Faccio parte del movimento della decrescita e di OSE Italia (open source ecology). Ho scritto un documento che puoi trovare su google e che si chiama”Il portale dei saperi” di Graziano Naressi dove faccio delle propste concrete per cambiare questo mondo sempre piu disuguale ed ingiusto. Vorrei che tu lo leggessi per avere un tuo parere. Ti ringrazio. Graziano N

        • Ciao Graziano. Ho finalmente letto il tuo ottimo contributo su DFSN, l’articolo “Il portale dei saperi”. E’ un buon lavoro, affronti tanti punti e soprattutto offri una gran varietà di spunti, ben argomentati e quindi indispensabili per iniziare un cambiamento, un radicale rovesciamento dei valori correnti. Sottoscrivo in toto la necessità di tornare a “saper fare”, per liberarci dalla dittatura di mercato e pubblicità e soprattutto per riaccendere la creatività che è insita in ognuno di noi.

          Come procede con OSE Italia? State raggiungendo buoni risultati?

          • Sono contento che hai letto il mio documento. Come hai visto ci sono molti spunti da cui partire per un vero cambiamento dal basso. Nel mondo ci sono molte persone come me che mettono al servizio degli altri la propria competenza. Io lo sto facendo in Africa con un certo sucesso. E’ ora di riprenderci la nostra vita e deciderenoi cosa prudurre, dove quando e con chi. Le multinazionali non potranno fare niente se siamo in tanti. Io ritorno in Italia il 3 Maggio. Propongo di incontrarci per uno scambio di vedute e di esperienze. Puoi inviarmi il tuo numero di cell. Via email Grazie. Graziano Naressi

  2. Bello e ben argomentato l’articolo.
    Altrettanto interessante l’osservazione di Paolo.
    Non c’è ricchezza se non c’è chi, suo malgrado, è oggettivamente complice delle colossali concentrazioni di denaro.
    Racconta Eduardo Galeano nel suo libro: “Il Saccheggio dell’America Latina” come funzionasse il meccanismo di reclutamento nelle miniere d’argento di Potosì.
    I poveri indios venivano reclutati per diventare mineros.
    Essendo privi di ogni mezzo necessario all’estrazione del metallo, potevano ottenerlo dalla compagnia; riscattandolo col proprio lavoro.
    Dunque pala, piccone, secchi, crivelli, carriole venivano “ceduti” al prezzo che arbitrariamente la compagnia fissava.
    Dopo di che, su ogni busta paga del mese, veniva trattenuta una rata relativa ai beni acquistati.
    Le rate erano abbastanza piccole, in modo che il montante degli interessi e degli interessi sugli interessi crescesse a dismisura.
    Morale: centinaia di poveracci dovevano lavorare tutta la vita, peraltro assai breve e stentata, per ripagare gli attrezzi, senza cavarci di che vivere dignitosamente e mantenere la famiglia.

    Questo bestiale sistema di sfruttamento non avrebbe potuto avere luogo se , complice l’ignoranza, non vi fosse stata una massa di disperati disposti a tutto pur di avere un lavoro.

    In tempi moderni, da noi, le cose, seppure molto piu’ larvate e subliminali non sono molto diverse.
    Cos’è la pubblicità se non un modo per incatenare, anche culturalmente, il consumatore ai beni che imparara desiderare?
    Se non ci fosse questo meccanismo di fascinazione qualcuno non sarebbe diventato miliardario con le TV commerciali.

    In casa nostra, poi, abbiamo avuto un fulgido esempio di come il potere economico, associato al potere condizionatorio possa anche tradursi in potere politico e, completata la triade, fare il bello e il cattivo tempo; col beneplacito di milioni di elettori compiacenti.

  3. Manuel, il tuo articolo è scioccante per la drammaticità dei dati che riporta. Sono cose che più o meno si sanno, ma a grandi linee. Invece vedersi così quei numeri davanti fa drizzare i peli delle braccia. Però il tuo articolo è anche monco ai miei occhi. Avrei preferito che alla denuncia avesse fatto seguito un’indicazione su una possibile contromisura, su in’inversione di tendenza che non possiamo confinare sempre nel limbo dell’utopia. Lo so che è difficile indicare percorsi alternativi e motivare al cambiamento coloro il cui immaginario, ahimé, è in gran parte colonizzato. Ma credo si debba provarci, specie da parte di chi si impegna per la decrescita, anche solo scrivendo su questo sito.

    • Danilo concordo.L’articolo di Manuel è una lucida fotografia dello status quo, ma ora bisogna andare avanti. Ritengo che l’accumulo di ricchezza in poche mani sia un processo potenzialmente antidemocratico. Mi limito a dire potenzialmente antidemocratico in quanto chi detiene il controllo finanziario è portato ad investirne una parte per garantire le migliori coperture politiche per le proprie attività. Vedendo come ormai si svolgono le elezioni politiche in quelli che si definiscono paesi democratici, in cui chi più riesce a raccogliere fondi gode di maggiori possibilità di vittoria, si potrebbe togliere quel potenzialmente. Credo che se si vuole garantire un futuro democratico all’umanità sia necessario combattere questo fenomeno, in caso contrario si finirà nelle mani di un’oligarchia finanziaria di chi vediamo già gli effetti con la globalizzazione.

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