Dialogo tra un decrescente consapevole e un comune mortale. Episodio tre: le vacanze

4
2352

Due comuni mortali, impiegati d’ufficio, sono in pausa alla macchinetta del caffè. Siamo ancora ad aprile, ma già parlano di vacanze estive. In quel momento sopraggiunge un decrescente consapevole che dalla macchinetta del caffè prende solo dell’acqua calda in una tazza di ceramica portata da casa e si mette al tavolino per bersi una tisana di erbe biologiche. E intanto ascolta il dialogo, già incominciato, tra i due comuni mortali.

«Quest’anno la mia settimana di ferie non la voglio sprecare a fare lavori di casa, quest’anno che ho messo un po’ di soldi da parte, me ne voglio andare in qualche bel posto lontano da qui. Io e mia moglie ci stiamo già pensando e in questi giorni prenotiamo»

«Dove di bello?» fa l’altro.

«Si pensava a Sharm el-Sheikh ci sono delle offerte per agosto che costano pochissimo» poi con un’espressione d’orgoglio aggiunge subito dopo «oppure alle Seychelles, costano un po’ di più ma penso ne valga la pena, e poi comunque è tutto incluso. Il pacchetto include pernottamento in albergo a cinque stelle, superlusso, con appartamento privato, un bagno che è più grande del mio salotto»

Il decrescente consapevole ascolta interessato, pensando che molto probabilmente il collega non sapeva neanche dove si trovassero esattamente quei luoghi e quali fossero le caratteristiche delle popolazioni e delle culture che li abitano.

«Eh si! Ma ti conviene prenotare subito» dice l’altro con convinzione «Io ho prenotato a febbraio per agosto un pacchetto che è un’occasione unica: ce ne andiamo due settimane in Polinesia, ci facciamo un tour delle isole. Non mi chiedere quali perché ce ne sono tante che non ho mai sentito, nomi incredibili. Ma sicuro so che andremo anche alle Hawaii e sulla via di ritorno ci fermiamo qualche giorno in Messico»

«Fate bene, ci sono posti fantastici» enfatizza l’amico comune mortale «dei veri e propri paradisi terresti. E poi una volta tanto che si stacca dal lavoro conviene andare in ceri posti incontaminati, da cartolina. Per quanto costano vivi dei giorni da vero e proprio miliardario, servito e riverito in una cornice che sembra finta da quanto è perfetta»

«Devo tornare in ufficio, a dopo» fece l’altro lasciando la stanzetta della pausa.

Nell’uscire getta il bicchierino di plastica del caffè nel cestino che oramai è diventato una montagna franante di bicchierini accatastati. Ce ne saranno centinaia, e quello è soltanto il numero di una singola e normalissima giornata di lavoro, dato che molti impiegati ne prendono addirittura quattro o cinque durante le ore di lavoro. Il decrescente osserva quella montagna e il suo cuore piange dallo sconforto: quante altre pile di plastica usa e getta si stanno consumando in quel momento in tutti gli uffici della città? E del paese? E del mondo intero? Non osa chiederselo ulteriormente.

«Te che fai quest’estate? Hai già prenotato qualcosa?» chiede il comune mortale al decrescente e poi senza dargli tempo di rispondere aggiunge, come se non avesse sentito prima: «Io vedrai che andrò alle Seychelles. Ho trovato un’offerta bellissima, il mio cognato c’è stato l’anno scorso s’è trovato benissimo e ha speso meno che andare al campeggio qui vicino»

Poi si ferma di colpo attendendo una risposta decisa dell’amico decrescente.

«No, ancora non ho prenotato nulla …»

«Farai un last minute?» lo interrompe prima di sorseggiare la fine del suo caffè.

«No in realtà non credo»

«Non hai soldi da parte, eh? Anch’io l’anno scorso per via dei lavori in casa ho saltato le ferie e sono andato qua vicino al mare solo qualche giorno»

Il decrescente si sorprende nel constatare che quel “qua vicino” si riferiva in realtà a qualche centinaia di chilometri di distanza ed era da considerarsi vicino solo in riferimento ai siti tropicali di cui tutti parlavano in quel periodo. Pensa tra sé e sé: “evidentemente secondo la logica del comune mortale se non attraversi almeno un oceano non sono da ritenersi ferie ‘normali’, piuttosto ‘ferie non convenzionali’ ”.

«No, non è neanche una questione di soldi» dice onestamente il decrescente.

«Ah» fa l’altro con un eccesso di stupore e incomprensione.

«Penso che andrò con degli amici per un viaggio a piedi sull’appennino, lo attraversiamo a piedi con tappe flessibili, ci prendiamo tanti giorni di tempo e dormiamo nei rifugi»

«Ah, anche io ho fatto delle escursione. Pensa che in un giorno mi sono fatto quasi cinquanta chilometri, e sono arrivato primo nel nostro gruppo»

Il decrescente pensa come tutto, nella logica del comune mortale, sia riconducibile sempre e comunque alla competizione.

«No, noi ce la prendiamo con calma. Siamo un gruppo abbastanza grande ci sono anche famiglie con bambini piccoli. Ci piace attraversare i boschi e goderci la natura senza essere invasivi»

Queste ultime parole il collega comune mortale probabilmente non le sente proprio, o non le vuole sentire. Guarda l’orologio, e in un frangente saluta e se ne torna a lavoro con passo rapido, gettando al volo il suo bicchiere di plastica sul culmine della montagna che sovrasta il cestino. Il bicchierino rimbalza goffamente, facendo crollare l’intero cumulo che si sparge di colpo su tutto il pavimento.

CONDIVIDI
Articolo precedenteReplica all’articolo di Paolo Forcellini del 28/08/2013
Articolo successivoLa “gente” siamo noi
Mi interesso da qualche anno delle tematiche della decrescita e della sostenibilità ambientale, economica e sociale. Sono arrivato alla decrescita dopo il mio percorso di studi di ingegneria nel settore della produzione di energia. Durante gli anni universitari sono stato membro attivo dell’associazione studentesca europea AEGEE ed ex presidente della sede locale di Firenze (AEGEE-Firenze). Ho lavorato a un progetto sull’energia geotermica a Budapest, dove sono vissuto per alcuni mesi nel 2009 e nel 2010 e ho scritto la tesi di laurea specialistica. Ho studiato anche la lingua ungherese. Nell’autunno del 2010 ho scritto il saggio Decrescita Felice e Rivoluzione Umana e aperto l’omonimo blog dove cerco di diffondere le mie idee attorno alla decrescita felice e alla filosofia buddista. Nel 2012 ho contribuito alla rinascita del Circolo Territoriale del Movimento della Decrescita Felice di Firenze (MDF-Firenze), di cui sono parte attiva. Ho lavorato nel settore delle energie rinnovabili, in particolare fotovoltaico ed eolico. Mi diletto nello scrivere poesie “decrescenti” e nello spostarmi quasi sempre in bicicletta. Credo nella sobrietà, nella semplicità e nelle relazioni umane disinteressate come mezzo per migliorare la qualità della vita e cerco ogni giorno di attuarle. Ho scritto due libri sulla decrescita liberamente scaricabili da questo sito: "Decrescita Felice e Rivoluzione Umana" e "Ritorno all'Origine"

4 Commenti

  1. Bel raccontino. Mi ci sono ritrovata. Anch’io osservo una volta alla settimana le mie colleghe aggiungere bicchierino di plastica dopo bicchierino di plastica al cumulo già esistente. Ho anche regalato loro per Natale delle belle tazze di vetro della misura giusta, ma niente, stanno nei cassetti (presumo perché bisogna lavarle!). Noi continuiamo, e ci facciamo forza a vicenda.
    Grazie del tuo impegno.

  2. Pure io mi ci sono ritrovata però, dopo aver tanto seminato qualcosa ho raccolto!
    Ormai da diversi anni nel nostro ufficio prendiamo il caffè due volte al giorno scaldando l’acqua con un bollitore (siamo in cinque) e utilizzando 5 tazzine portate da casa. Non sono ancora riuscita a convertire le colleghe al caffè equo e solidale, ma ci provo…
    Inoltre, da due anni le mie vacanze sono felicemente a piedi (lungo i vari Cammini verso Santiago in Spagna) e i miei racconti sono così talmente travolgenti che prima o poi qualcuno che ci proverà e si convertirà lo trovo!
    Grazie per l’articolo!
    Ornella

  3. Simpatico! Gli scambi di battute in ufficio sono davvero uno specchio della realtà. Ho qualche perplessità sul gruppone di famiglie che si muove lentamente nei boschi, ma nel complesso un bel racconto.

  4. Non capisco perché le persone debbano immaginare la vacanza perfetta in luoghi dove dietro le cinte dei ricchi villaggi si distende povertà e ignoranza.
    Non capisco perché non valorizzare il territorio italiano, ricco di posti meravigliosi e di una vegetazione perfetta. Se gli italiani imparassero ad amare la propria terra tutto andrebbe meglio. I bicchierini di plastica sono solo la ciliegina sulla torta.

Lascia un commento

Inserisci il tuo commento
Inserisci qui il tuo nome

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.