Maurizio Pallante espone con questo sintetico libriccino i rapporti fra la società della crescita costante (quella, tanto per intenderci, di cui facciamo parte) e le migrazioni da parte di popolazioni provenienti da luoghi economicamente meno sviluppati, che noi chiamiamo comodamente “terzo mondo” o quando va bene “paesi emergenti”. Siccome stiamo facendo di tutto per convincere le popolazioni “meno sviluppate” che il nostro è il migliore dei mondi possibili, tutti queste masse di popolazioni varie arrivano convinte di trovare di che vivere meglio diventando ingranaggi del nostro sistema socio economico, che però non di rado finisce con lo schiacciarli.
La critica che innanzitutto viene mossa è quella che il nostro sistema economico non può indurre – con le buone o le cattive – un numero sempre maggiore di persone che vivono di agricoltura (e che quindi riescono nel bene o nel male ad arrangiarsi da sole) a diventare masse di forza lavoro capaci solo di fornire le proprie energie per svolgere mansioni di cui spesso non capiscono nemmeno del tutto il significato, al fine di guadagnare il denaro necessario per diventare dei buoni consumatori. Tutto ciò porta e porterà allo snaturamento e sradicamento di culture e tradizioni diverse dalle nostre, oltre che a squilibri di ogni ordine e tipo.
Il nostro Paese é diventato la porta di ingresso del mondo occidentale cosiddetto “sviluppato”, anzitutto per la sua conformazione fisica che ne fa un ingresso ideale per flussi di persone che vengono da noi sperando di trovare un mondo migliore. L’appellativo trovato a tal proposito, ovvero “viaggi della speranza” la dice veramente lunga. Sia chiaro, ognuno ha il sacrosanto diritto di andare dove gli pare (ricordiamoci che pure noi italiani siamo stati un paese di emigranti, sia dal sud al nord che dall’Italia verso altri Paesi), ma ciò che non va bene é che spesso e volentieri queste migrazioni di massa siano condizionate da vere e proprie campagne pubblicitarie e di propaganda (con mezzi molto più vasti di quanto possiamo immaginare) che spingono a credere che la nostra società sia un vero “El Dorado”, illudendo tante persone di trovare chissà cosa da noi.
Dobbiamo metterci in testa che uno stile di vita improntato alla decrescita contrasta i processi che costringono e convincono ad emigrare. Punto.
Pallante esamina pure tutte quelle questioni legate al problema delle migrazioni, che così come sono NON sono qualcosa di naturale, bensì CONDIZIONATE da stimoli ed esemplificazioni condite da massicce dosi di vera e propria propaganda, che finiscono con il convincere tanti esseri umani a lasciare i propri Paesi per tentare la fortuna altrove: il fatto che sia la continua crescita ad attirare popolazioni, che tutto ciò porta ad una incredibile omologazione di culture e tradizioni creando non di rado sofferenze e lacerazioni. E lo fa senza ipocrisie né giri di parole, tant’é che il libro in questione è davvero tascabile e conta meno di ottanta paginette dense di concetti e proposte.