Il dibattito sul tema dell’immigrazione è tornato in auge anche alla luce delle grottesche dichiarazioni del Vicepresidente del Senato riguardo le “rassomiglianze” fisiche di un nostro Ministro di origini africane con uno dei primati più vicini all’uomo (in questo non ci trovo niente di male, tutti noi rassomigliamo più a un orango o a uno scimpanzé che a un gatto, peccato però che quelle dichiarazioni non fossero un omaggio ai nostri cugini, ma uno spregevole insulto intriso di pregiudizi razziali, profonda ignoranza e arroganza, la stessa arroganza di chi crede che questa sia la migliore delle società possibili). Ma senza voler entrare nel merito delle capacità intellettuali dei nostri rappresentanti politici, penso sia giunto il momento di prendere le difese di chi, armato di una speranza, fugge dalla condizione di “rifiuti umani” che la nostra società ha decretato per loro.
Basta rileggersi un po’ di storia per scoprire che è da qualche secolo ormai che gli europei scorrazzano per il pianeta razziando le risorse altrui, schiavizzando gli altri popoli e sterminando chiunque si opponga alla nostra raffinatissima e benpensante “civiltà”. E fin qui potrebbe essere nient’altro che il proseguimento della logica della pax romana, ma a differenza dei romani, che non erano interessati alle anime dei popoli vinti, noi ci siamo spinti oltre e abbiamo trovato un’ulteriore terra vergine da conquistare, ovvero i cuori e le menti dei popoli vinti, conquistati da eserciti di missionari cristiani fino a quando Dio è stato il protagonista delle nostre imprese perché ancora in grado di scuotere i nostri animi e sostituito più di recente da nuovi “missionari laici”, ovvero operatori delle ONG, ingegneri della crescita, esperti di sviluppo e di infrastrutture, insomma coloro che devono preparare il campo alle multinazionali straniere.
In questi quattro/cinque secoli di dominazione europea gli altri popoli hanno dovuto subire un trattamento durissimo, fatto di massacri (basti pensare a quando gli europei hanno pensato di emigrare in massa nelle Americhe e in Australia senza preoccuparsi del fatto che quelle terre fossero già abitate, con il risultato di veri e propri stermini dei malcapitati amerindi o aborigeni), deportazioni intercontinentali e schiavitù (milioni di africani sono stati messi alle catene affinché gli inglesi alle cinque del pomeriggio potessero sorseggiare il tè). Gli altri popoli hanno dovuto accettare con la forza lo sfruttamento delle proprie risorse naturali (tutto il colonialismo non è stato altro che un prelevamento forzato di tutto ciò che fosse di una qualche utilità per gli europei), il martirio in nome di ideali o interessi completamente estranei alla loro patria (nella Prima e nella Seconda Guerra Mondiale le varie potenze europee non hanno esitato a rifocillare i propri eserciti di fanti provenienti dai paesi colonizzati) o anche di dover comprare con la forza perfino le più bieche porcherie dei bianchi (e le guerre dell’oppio degli inglesi alla Cina ne sono un bell’esempio).
L’Africa, ad esempio, dopo che il “preziosissimo” apporto della civiltà europea sotto forma di confini tirati col righello, inutili ferrovie che si limitavano a collegare le miniere ai porti del paese e conversioni forzate alle varie confessioni del cristianesimo, è stata lasciata apparentemente libera di decidere il proprio destino da sé. Ma è evidente a tutti che abbiamo continuato una sorta di colonialismo, più subdolo di quello precedente, perché questi paesi sono stati dotati di democrazie liberali, grandi ideali e libertà d’azione, ma nella sostanza sono stati furbescamente lasciati ai neri i propri problemi causati dal nostro intervento (le vecchie amministrazioni coloniali dovevano comunque risolvere in un qualche modo la condizione degli abitanti locali), mentre le ricchezze dell’Africa continuano ad andare a finire nelle tasche dei bianchi (e negli ultimi anni anche dei cinesi, che tanto ci spaventano), in uno sporco gioco fatto di corruzione, guerre e tanta ipocrisia.
L’avvento del progresso e del modello economico occidentale, fatto di Coca Cola e Motorola ha finito per sradicare definitivamente quel poco di “autentico” che rimaneva nelle culture africane, mettendo a nudo tutta la loro “irrazionalità” a confronto con la “magia dei bianchi”, ovvero la scienza. Il risultato è stato la fine dell’agricoltura di sussistenza e del meraviglioso tessuto di rapporti sociali basati sulla cooperazione e l’ancestrale rispetto verso la natura dei villaggi africani e della loro gioiosa cultura, a cui si sono sostituiti invece la cupa religione cristiana o islamica (fatte entrambe di divieti, pentimenti e sensi di colpa), la mono-coltura industriale destinata alla produzione di pregiati prodotti d’esportazione (caffè, cacao, arachidi, biocarburanti, eccetera) e gli slum delle metropoli, in cui domina la criminalità più sfrenata e dove l’economia si fonda sullo sfruttamento della massa di indigenti che dalle campagne va alla ricerca di una qualche speranza in città. Ma quella speranza è destinata appunto a rimanere tale, perché le periferie di queste megalopoli sono veri e propri ghetti, da dove soltanto i più forti, quelli che sono riusciti a racimolare qualche soldo tenteranno di fuggire per l’ultima grande speranza, la ricca e opulenta Europa, dove 1/3 del cibo viene buttato tutti i giorni nella pattumiera e dove ogni famiglia per cani e gatti spende cifre che in quei paesi potrebbero sfamarci un intero villaggio.
Ma dopo lunghissime peripezie e dopo aver arricchito tutte le varie mafie che gestiscono il lucroso traffico di esseri umani, i più fortunati riusciranno ad arrivare in un qualche “centro di accoglienza”, da dove però verranno poi rispediti indietro, magari a morire nel deserto libico ai confini con il Ciad. Questo è l’inesorabile destino dei “rifiuti umani”, che nulla possono fare per risollevarsi dalla crudele sorte che è capitata a loro, per il semplice fatto di essere nati in Africa invece che nella ricca Germania.
E’ forse una questione di spazi e buon senso il fatto che l’Europa o gli USA non possano accogliere tutti i disperati di questo mondo (il 40% della popolazione mondiale vive con meno di due dollari al giorno, mentre solamente un miliardo sui sette della nostra popolazione può vantare un reddito annuo superiore ai 12.500 dollari), ma è altrettanto chiaro a tutti che la causa delle migrazioni bibliche a cui abbiamo assistito e a cui assisteremo nei prossimi anni è solamente una, ovvero l’infame condotta dei bianchi. Sta scritto da qualche parte nella Bibbia: “Con quella misura con cui avrete misurato, sarà di rimando misurato a voi”. E’ questa la divina punizione che dovrà per forza colpire gli avidi e crudeli bianchi, che non potranno fermare l’invasione dei “rifiuti umani” che tanto ci disgustano, forse proprio per un rimorso di coscienza con la loro condizione di paria e ultimi degli ultimi.
Uno dei pochissimi articoli su questo sito su cui non sono d’accordo manco per niente.
Neanche io sono d’accordo con l’articolo.O meglio,sarà anche vero che il male dell’Africa sono stati e continuano ad essere i “bianchi”, ma io individuerei il male più nelle multinazionali. Il buono e il cattivo non hanno colore ,infatti è ad opera di governatori neri che si sono svendute enormi aree dell’Africa,cacciando via coloro che abitavano quelle terre da secoli. Non e’ detto che noi cittadini,già spremuti come limoni,dobbiamo salvare l’Africa. E’ tutto sporco business. Se le fondazioni,le organizzazioni,la chiesa e non ultimo i governi dei “bianchi” ,spendessero realmente ,anche un decimo,dei soldi che rubano ai cittadini a fini umanitari ,sociali,di centri d’accoglienza ,di spese mediche ,aiutando quei paesi sfruttati,il problema sarebbe risolto.L’eventuale aiuto va dato sul posto , NON QUI