“L’antecedente ideologia voluta e imposta dal potere era, come si sa, la religione: e il cattolicesimo, infatti, era formalmente l’unico fenomeno culturale che “omologava” gli italiani. Ora esso è diventato concorrente di quel nuovo fenomeno culturale “omologatore” che è l’edonismo di massa: e, come concorrente, il nuovo potere già da qualche anno ha cominciato a liquidarlo. Non c’è infatti niente di religioso nel modello del Giovane Uomo e della Giovane Donna proposti e imposti dalla televisione. Essi sono due persone che avvalorano la vita solo attraverso i suoi Beni di consumo (e, s’intende, vanno ancora a messa la domenica: in macchina). Gli italiani hanno accettato con entusiasmo questo nuovo modello che la televisione impone loro secondo le norme della Produzione creatrice di benessere (o, meglio, di salvezza dalla miseria). Lo hanno accettato: ma sono davvero in grado di realizzarlo?”
Il già citato Bauman[1] (cfr. “Così parlò Pasolini. Parte II) osserva che “se la cultura consumistica è il modo peculiare in cui i membri di una società di consumatori pensano di comportarsi , o in cui si comportano “irriflessivamente”, vale a dire senza pensare a quale sia lo scopo della loro vita e a quali siano i mezzi giusti per realizzarlo, a come poter distinguere le cose e le azioni rilevanti a tal fine da quelle che considerano irrilevanti…la società dei consumatori indica un complesso peculiare di condizioni di vita in cui esiste un’elevata probabilità che la maggioranza degli uomini e delle donne accetti la cultura consumistica al posto di qualsiasi altra cultura…”- p. 66 .
Non sono pochi i pensatori contemporanei che parlano di una nuova “teologia economica”[2] che, dopo la “morte di Dio” profetata dai maestri del sospetto, svolge il ruolo che la religione ha ricoperto fino a poco tempo fa. In questa linea si inserisce anche il laicismo, quando diventa a sua volta “integralista” e aprioristico contestatore di ogni forma di “assoluto”. In questo senso, infatti, il laicismo diventa organico al sistema capitalistico, che non può accettare altro “dio” al di fuori del mercato. Del resto, osservando un po’ la struttura delle varie religioni, un elemento che è presente in tutte è il senso del “limite”.[3] Anzi, ipotizzo io, forse la religione nasce proprio nel segno del limite. E questo elemento ben poco si accorda con “l’edonismo neo-laico” della cultura consumistica, che ha la sua chiave di sopravvivenza nel distruggere ogni fattore che possa fungere da “freno inibitore”. È forse una teologia, quella del mercato, che può vivere solo attraverso la creazione di un “vuoto di senso”, solo “rubandoci la speranza” della felicità. È una teologia che si alimenta della desolazione, del pessimismo, del qualunquismo. Il dio mercato gode profondamente quando la politica e i politici non sono in grado di dare risposte, quando la burocrazia blocca qualsiasi azione concreta, quando non esistono ideali che sostengono le scelte e le arginano (e l’unico criterio che rimane è il controllo della spesa.) Il dio mercato gode quando crolla il senso civico, il senso del bene comune, il rispetto e la speranza nella giustizia. Perché quando un essere umano percepisce intorno a sé “terra desolata”. l’unica via di fuga è quella che viene offerta dalla televisione: è una via democratica, che non fa distinzioni di razza. L’importante è pagare.
Come risuonano tragicamente attuali le parole di T.S. Eliot, tratte da “La rocca” (The rock, 1934)!
“Il ciclo senza fine dell’idea e dell’azione,
L’invenzione infinita, l’esperimento infinito,
Portano conoscenza del moto, non dell’immobilità;
Conoscenza del linguaggio, ma non del silenzio;
Conoscenza delle parole, e ignoranza del Verbo.
Tutta la nostra conoscenza ci porta più vicini alla nostra ignoranza,
Tutta la nostra ignoranza ci porta più vicino alla morte.
Ma più vicino alla morte non più vicini a DIO.
Dov’è la Vita che abbiamo perduto vivendo?
Dov’è la saggezza che abbiamo perduto sapendo?
Dov’è la sapienza che abbiamo perduto nell’informazione?
I cicli del Cielo in venti secoli
Ci portano più lontani da DIO e più vicini alla Polvere.”
E questo ce lo ricorda magnificamente anche Papa Francesco, nell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium, di cui suggerisco a tutti (credenti e non) la lettura. Bellissima la fotografia che ci viene offerta al punto 55: “La crisi finanziaria che attraversiamo ci fa dimenticare che alla sua origine vi è una profonda crisi antropologica: la negazione del primato dell’essere umano! Abbiamo creato nuovi idoli. L’adorazione dell’antico vitello d’oro (cfr Es 32,1-35) ha trovato una nuova e spietata versione nel feticismo del denaro e nella dittatura di una economia senza volto e senza uno scopo veramente umano. La crisi mondiale che investe la finanza e l’economia manifesta i propri squilibri e, soprattutto, la grave mancanza di un orientamento antropologico che riduce l’essere umano ad uno solo dei suoi bisogni: il consumo.” (sottolineature mie) Nel punto successivo (56) la lettura di Francesco diventa ancora più netta: “Mentre i guadagni di pochi crescono esponenzialmente, quelli della maggioranza si collocano sempre più distanti dal benessere di questa minoranza felice. [ma poi davvero felice?! ndr] Tale squilibrio procede da ideologie che difendono l’autonomia assoluta dei mercati e la speculazione finanziaria. Perciò negano il diritto di controllo degli Stati, incaricati di vigilare per la tutela del bene comune. Si instaura una nuova tirannia invisibile, a volte virtuale, che impone, in modo unilaterale e implacabile, le sue leggi e le sue regole.” Quindi siamo ben lontani dalla cosiddetta “morte delle ideologie”, e ideologie (l’ideologia) ci sono e sono tanto più forti perchè non riconosciute come tali. Per quanto mi sforzi di commentare credo che poco potrei aggiungere a quanto già detto: il mercato è “divinizzato” (cit. Francesco) e di fronte ad esso muore tutto quanto è “fragile, come l’ambiente”.
Chi osa più, in ultima battuta, pronunciare la parola “felicità” senza sentirsi, quanto meno, in imbarazzo? Credo sia stato questo ciò che per prima cosa mi ha appassionato della Decrescita felice: il fatto che essa non sia solo una risposta “economica” ma sia, forse ancor prima, una risposta (o una domanda) “umana”. E credo che questo debba essere un punto su cui occorra davvero fare leva.
Aggiungo solo, anche se spero non sia necessario, che non era mia intenzione fare con questo articolo un’apologia della fede cattolica (che pure sono felice di professare), ma piuttosto mettere in luce come il mercato abbia guadagno nello svuotamento valoriale e nel crollo degli ideali; ciò non toglie che enorme sia il rischio che chi professa degli ideali o aderisce ad una fede sia comunque vittima dello stesso svuotamento, diventando come quel “Giovane uomo e Giovane donna” che – dice Pasolini – “vanno ancora a messa la domenica: in macchina”.
“Gli italiani hanno accettato con entusiasmo questo nuovo modello che la televisione impone loro secondo le norme della Produzione creatrice di benessere (o, meglio, di salvezza dalla miseria). Lo hanno accettato: ma sono davvero in grado di realizzarlo?
No. O lo realizzano materialmente solo in parte, diventandone la caricatura, o non riescono a realizzarlo che in misura così minima da diventarne vittime….”
(continua….prometto, per l’ultima volta!!)
[1] Z. Bauman, Consumo, dunque sono. Laterza, 2009, Bari.
[2] Cfr. D. Fusaro, Minima Mercatalia, Filosofia e capitalismo (Bompiani)
E. Hobsbawm, Il secolo breve. (Rizzoli)
[3] Cfr. D. Fusaro, Miseria del laicismo, “Lo spiffero”, 3-6-2013
http://www.lospiffero.com/cronache-marxiane/miseria-del-laicismo-10881.html
“Il dio mercato gode profondamente quando la politica e i politici non sono in grado di dare risposte, quando la burocrazia blocca qualsiasi azione concreta, quando non esistono ideali che sostengono le scelte e le arginano (e l’unico criterio che rimane è il controllo della spesa.) Il dio mercato gode quando crolla il senso civico, il senso del bene comune, il rispetto e la speranza nella giustizia ” WOW MA CHE BELLO QUESTO ARTICOLO.. NON FOSSE CHE SOLO POCHE RIGHE PIU’ SOTTO LEGGO: “ce lo ricorda magnificamente anche Papa Francesco, nell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium, di cui suggerisco a tutti (credenti e non) la lettura. Bellissima la fotografia che ci viene offerta al punto 55: “La crisi finanziaria che attraversiamo ci fa dimenticare che alla sua origine vi è una profonda crisi antropologica: la negazione del primato dell’essere umano! Abbiamo creato nuovi idoli. L’adorazione dell’antico vitello d’oro (cfr Es 32,1-35) ha trovato una nuova e spietata versione nel feticismo del denaro e nella dittatura di una economia senza volto e senza uno scopo veramente umano. ” AH MA QUINDI QUESTO PAPA è PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE-DECRESCITA FELICE E NEANCHE NON LO SAPEVO? E QUELLI CHE PER LE FESTE PATRONALI AL SUD D’ITALIA STAMPANO DEPLIANT CON IMMAGINI DI STATUE DI SANTI ARMATI (tipo SAN PAOLO), UNA PREGHIERA A DESTRA ED UNO SPONSOR A MANCA PER CONTO DI CHI LAVORANO? NO IDOLI E NO DENARO.. CI CREDO SOLO PER FEDE COME NO.
Lo sapevo che a citare il Papa si sarebbe alzato un polverone, così ogni volta che si nomina la Chiesa non in senso negativo. Anche su questo ci sarebbe da dire molto… Che la Chiesa sia piena di contraddizioni credo sia innegabile anche per un credente (quale sono) ma ciò vieta di prendere quanto di buono si coglie?
Non ho detto che il Papa è per lo sviluppo sostenibile (che tra l’altro è una contraddizione) nè per la decrescita felice. Ma l’Evangelii Gaudium è un documento e quanto vi è scritto è scritto. Le etichette sono un problema che non ho posto. Non mi sembra di aver fatto un articolo sulla Chiesa o sul Papa. il Papa è una delle fonti citate e chiamate in causa. Perchè non avrei dovuto farlo?
Sarebbe bello riuscire a far andare a braccetto teorie decrescenti e culture parrocchiali, tanto più che l’attuale papa si chiama proprio Francesco come quel san rimasto famoso per certe sue rinunce da lunga notte dell’anima decrescente… quello che mi ha fatto abbastanza sorridere è la piuttosto appariscente contraddizione tra le parole citate di quell’esortazione apostolica e la realtà storica di questa Chiesa che si racconta costruì la cappella sistina coi denari ricavati dalla vendita delle indulgenze, e che, in aperta polemica con le chiese luterane riformate che lottavano contro la corruzione del “Dio Denaro”, decise 400 anni fa di non far sposare i propri sacerdoti probabilmente anche per non disperdere il patrimonio ecclesiastico con lasciti ereditari a figli e figliastri vari.
Non è una questione di etichette, la questione è sostanziale: non è solo che il termine matrimonio continua ad essere un infelicissimo calco linguistico di patrimonio o che Pasolini e papa Francesco non si possono citare nello stesso articolo senza causare potenti mal di pancia postideologici, è che al Vaticano della ricerca del profitto eticamente fondata ( per dirla con Weber) non è storicamente mai importato molto perchè infondo le gerarchie Vaticane non fanno parte del ” gregge”. Da questo punto di vista l’abolizione dell’obbligo di celibato ecclesiastico e la conseguenziale apertura verso la famiglia-gregge-azienda rappresenterebbe il primo passo di un percorso di ravvicinamento (già visto) verso forme di crescita responsabile in grado di farci ritrovare a tutti (furbetti inclusi) la coerenza perduta tra parole e fatti! Ciao! 🙂
A scanso di equivoci, sono ateo-agnostico (anche se la religione come fenomeno culturale umano mi ha sempre interessato molto) e provo per la religione organizzata lo stesso grado di simpatia che ho per la zanzara tigre (rispetto la sua esistenza ma preferisco che non mi ronzi intorno). Ma qui intervengo, cosa per me piuttosto rara, per fare una difesa corporativa: non si può accusare un insegnante di italiano e storia di non saper distinguere la differenza tra ideale e reale! Siamo in una schizofrenia continua tra voli pindarici (letteratura) e ‘arido vero’ (storia). Pasolini viveva poi un forte dissidio con entrambe le sue due fedi, cristianesimo e comunismo.
Ecco – spero Igor di non aver capito male – il punto è proprio (credo) che dal momento che si considerano delle “idee” bisogna rimanere dentro il piano delle “idee” (cosa che non impedisce di segnalare le contraddizioni con la pratica, anzi!!). E a mio avviso ben venga e meno male che un papa prenda posizioni contro il mercato e questa economia. Nonostante le contraddizioni, nonostante che “400 anni fa di non far sposare i propri sacerdoti probabilmente anche per non disperdere il patrimonio ecclesiastico con lasciti ereditari a figli e figliastri vari.” Mi arrabbierei (in quanto cattolica) se così non fosse, se le posizioni non fossero prese. E spero che questo sia il punto di partenza anche per scelte il più nette e concrete possibile. Comunque sia l’articolo non era sulla chiesa quindi spero che ci siano suggestioni o dibattiti anche su quello che era il tema vero e proprio che ho provato a trattare…
Cara Giulia,
aggiungo un elemento sul Dio Denaro, non so se utile alla discussione.
Forse cio` che, verissimo, dice Pasolini, non e` un fenomeno solo italiano e prescinde dalla religione di stato e dalla cultura del paese, ma e` radicato nella natura umana o, speriamo solamente, in una certa fase del suo sviluppo ?
Nell’Estremo Oriente, nei paesi di cultura Cinese dove la religione non e` mai stata cosi` forte come in Europa e Medio Oriente, il Dio Mercato regna assoluto da millenni ed il Danaro e` il suo idolo indiscusso. Anche se certi filosofi come Lao Tzu hanno cercato di combattere tale situazione, ad esempio con la filosofia del Tao che per molti aspetti e` un parallelo del Vangelo, il regime ha sempre potuto contare su insegnamenti conservativi, come ad esempio forniti dal Confucianesimo.
Come conseguenza, anche nella modernissima Singapore, nel mese dei morti (agosto) la gente brucia soldi finti, lingotti di cartone dorato, auto e smartofoni di carta, in appositi crogioli-bidoni agli angoli delle strade per offrirli ai defunti, antenati e fantasmi vari in segno di rispetto e nella speranza di ricevere protezione. Vedere per credere ! I pacchi di banconote sono emessi dalla “Hell Bank Corporation” in tutti i tagli e si comprano per pochi dollari al supermercato… si consiglia di non offrire banconote di taglio troppo grosso perche` “piu` difficili da cambiare nell’aldila`…”