Consigli per il fai da te

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Ogni armadio ha nel suo interno piccoli sacchetti profumati, profumati alle più varie fragranze.
Li vendono da per tutto nelle più varie fragranze, forme e varietà , ma li fanno anche pagare, beh si potrebbe provare a farli incassa
Io ci ho provai usando uno scampolo di stoffa inutilizzato che avevo nell’armadio .
Occorrono poche cose:
Un pezzo di stoffa, dei rametti di lavanda, un ago e un filo, forbici, un lapis, un foglio di carta , un nastrino .

Sul foglio di carta si disegna la sagoma della forma e della grandezza che si vuole dare al sacchetto, il numero varia a seconda dei sacchetti che si vuole ottenere, si appoggia la sagoma sul pezzo di stoffa e si disegna su esso il contorno, si ripete l’operazione.
Avremmo così le due facce del sacchetto, a questo punto si ritagliano, e si sovrappongono in modo che il rovescio della stoffa appaia all’esterno, si fanno combaciare i bordi, e si cuce insieme i due pezzi di stoffa, lasciando liberi i cm che servono per l’apertura, se si preferisce e la si possiede, si può cucirli con la macchina da cucire.
Una volta cuciti, si rigirano i sacchetti in modo che la cucitura rimanga all’interno, a questo punto si riempiono con la fragranza voluta poi si cuce l’apertura.
Se si desidera appendere, nell’armadio,  il piccolo sacchetto  ,  all’estremità superiore si cuciranno  due pezzi di nastro raso.

I  sacchetti essendo  di stoffa, non si buttano, si dovrà  solo sostituire la fragranza una volta che è svanito il profumo, beh la convenienza che si ha facendoli in casa , è evidente..Io da tre anni  ho sempre gli stessi sacchetti, e le spese più corpose sostenute per la loro creazione furono : la pianta di lavanda, e il nastro di raso, la stoffa era uno scampolo che altrimenti avrei buttato…

A volte  sento dire che anche 35,00 euro risparmiate l’anno oggi sono un tesoro,ed allora  mi chiedo:  perchè la gente continua ad acquistare i sacchetti per profumare la biancheria invece di farseli da se. Non vi sembra un controsenso?
Inoltre… si vuol paragonare   il profumo di lavanda appena colta con quella che si trova nei sacchetti che si trovano in vendita?

 

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Sono nativa della città di Firenze, nella quale ho vissuto per vent'anni, per poi trasferirmi in campagna. Lavoro nel settore amministrativo contabile di una piccola azienda, sono sposata ed ho due figlie adulte. Ho un piccolo laboratorio dove mi diletto nell'esercitare l'hobby del decoupage , in casa ho diversi oggetti che ho riportato a nuovo con questa tecnica. Mi piace adoperarmi per riscoprire: piccoli borghi, antiche usanze e tradizioni, ricette; ricercando nella storie popolari particolari che mi siano utili per capire meglio cosa il progresso ci ha tolto e cosa ci ha dato.

1 commento

  1. In casa mia i sacchetti con le essenze, nei cassetti, ci sono sempre stati.
    Li ho avuti di più tipi : anche all’uncinetto, con tessuto di recupero e tulle. Nei sacchetti, sono state fatte delle asole, nelle quali scorre il nastro per serrare il sacchetto.

    Non metto rami di lavanda,: occuperebbero inutilmente dello spazio. La lavanda la faccio seccare, poi la sgrano e , nei sacchetti, metto solo i fiori.
    I rami, semmai, dopo averli seccati, li utilizzo per fare composizioni di fiori secchi: assieme ai cardi, alle ortensie. Oppure finiscono nei poutpourri, assieme ai boccioli delle rose di diverse specie. Al colore si aggiunge il profumo naturale delle varie fragranze. Il tutto viene messo in vassoi di vetro o d’argento, come soprammobili.

    Di recente ho decorato , una scatola di legno, laccando il fondo in nero, sul quale ha applicato disegni floreali. Poi ho vetrificato il tutto con innumerevoli mani di vernice trasparente all’acqua. L’effetto finale è molto bello. La scatola accoglie una mini composizione di fiori secchi: eryngium, sedum pastinaca, rametti di lavanda, bacche di rosa canina, rametti di agrifoglio. Per farli stare in forma, i fiori secchi sono infilzati un un panetto di vermiculite: quella che usano i fiioristi. Un manto di petali secchi di rosa e calendula occultano la vermiculite.

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