Era una casa, di campagna, nel tempo rifatta, ridipinta, recuperata. Divenuta una bella villetta nel verde dei campi coltivati.
Poi la discarica nel quartiere: traffico di auto private e di mezzi pesanti intasano la strada che va allargata.
Le puzze invece restano nell’aria.
A esse si aggiungono altre puzze, quelle del depuratore leggermente, più a nord. Così quando tira la brezza di monte gli odori viaggiano a ventaglio in tutta l’area a sud e vanno a salutare gli inquilini dell’abitazione.
A nulla vale pensare che discarica e depuratore sono due strumenti moderni per smaltire gli eccessi di rifiuti che produciamo. Siamo una società civile, qualcuno dovrà pur accogliere nel proprio territorio questi servizi alla comunità.
Poi, quasi rasente la parete nord della casa, nasce una superstrada a scorrimento veloce. Oltre gli odori molesti ora ci sono rumori molesti. La casa viene recintata con barriere antisuono. Così la veduta dei monti e degli alberi che si avrebbe guardando verso nord sparisce.
C’era una volta una casa molto carina, lo è tutt’ora, brilla di un color arancio acceso quasi a gridare al mondo intero: “ ci sono! Mi avete sepolto sotto metri di puzza e rumori ma io ci sono”.
E gli abitanti di quella casa lasceranno d’estate le finestre spalancate a sentire il canto dei grilli? Metteranno fuori il capo ad ammirare il cielo stellato?
Almeno fino a che la costruenda SPV consentirà di farlo?
Poi dovranno decidersi per un buon scafandro o una tuta spaziale che dir si voglia, che li isoli dall’ambiente esterno e da ciò che di mefitico contiene.