Ageismo

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ageismIl termine ageismo  nasce dalla fusione dell’ inglese “age” (età), più il suffisso “ismo”. Si tratta di un vocabolo coniato verso la fine degli anni ’60 nel mondo della gerontologia per descrivere una discriminazione verso i più anziani.

   Al giorno d’oggi l’ageismo è diventato purtroppo una condizione mentale ed un atteggiamento molto più diffuso di quanto si possa pensare: l’esperienza viene ormai considerata come una cosa inutile quando non un intralcio, specialmente all’interno di contesti socio economici in continuo movimento e rimodellamento, che alla pari di un circo dove si esibiscono trapezisti senza rete di protezione, non offrono una seconda possibilità: se cadi ti rompi e i cocci sono tuoi.

   Tutto ciò ovviamente porta a storture sociali come la mancanza di rispetto per le persone anziane o comunque più grandi di noi, se non addirittura ad atteggiamenti antitetici di risposta come il giovanilismo, che si pone invece come scopo ultimo il voler apparire e comportarsi come eterni giovanotti anche quando non sarebbe proprio il caso, con esiti anche ridicoli e comici (se non fosse che c’è ben poco da ridere). Oppure si arriva ad esempi di opposto tenore, offerti particolarmente in tutti quei settori di grande importanza politica, sociale ed economica o comunque istituzionale di spicco, dove si vedono invece sempre le stesse persone che si attaccano agli scranni respingendo con tutte le loro forze l’avvicendarsi anche solo parziale di forze più giovani.

   E’ un vero peccato perché così agendo, non solo si arreca un danno a chi è più anziano di noi, ma si viaggia verso la rottura di quel circolo virtuoso che è l’implicito patto generazionale dal quale sia giovani che anziani hanno da guadagnare. E’ chiaro quindi che i rapporti fra le diverse generazioni siano spesso molto conflittuali nel nostro paese (e purtroppo temo in molti altri).

 E’ un atteggiamento estremamente miope nonché disdicevole e anche terribilmente stupido: tutti dobbiamo diventare anziani prima o poi… Come a dire: “I vecchi? Toccherebbe farli fuori da piccoli!”

Roba da matti, no?

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Nato nel 1969 a Pesaro, nel 1988 mi sono diplomato come Perito Turistico e nel ’93 ho completato un corso di Operatore di Marketing per PMI. Dopo quarant’anni vissuti sulla riviera romagnola, mi sono sposato e trasferito nelle Marche. Entrato molto presto nel mondo del lavoro (più per necessità che per scelta), ho avuto modo di notare con dispiacere che alla medesima domanda, ovvero: “Cosa serve per vivere?” una volta avremmo risposto “Un tetto, cibo ,acqua e la salute”, mentre ora semplicemente “Servono i soldi”. Questa triste constatazione mi ha fatto capire di essere sostenitore della decrescita già molto tempo prima di aver conosciuto il termine.

2 Commenti

  1. Sono prossima ad essere vittima di ageismo, visto che ho 56 anni.
    Oggi la società è ammalata di giovanilismo, che non significa per nulla valorizzare le energie ‘giovani’ dell’individuo ma piuttosto spingere le persone ad una parvenza di eterna gioventù meramente esteriore.
    A questo diktat ovviamente devono inchinarsi gli anziani, che considerati grandi consumatori di dispositivi genterofili, si sentono obbligati a mantenersi in costante attività.
    Quando poi il corpo non ce la fa più le case farmaceutiche arrivano a proporre esami e cure che continuano stupidamente a perpetuare uno stile di vita profondamente infelice.
    Sono volontaria in una casa per anziani e ogni volta mi colpisce il depauperamento morale e fisico di queste povere persone, tenute in vita solo per ragioni economiche.
    Invecchiare non è mai stato un gran piacere, ma può diventare momento di riflessione e accrescimento spirituale e intellettuale.
    Oggi è solo motivo di profitto economico per le aziende e di infelicità per le persone.

    • Cara Maria Beatrice, purtroppo posso solo darti ragione (perdonami il “tu” un po’ disinvolto), ed anzi posso pure affermare – anche a causa di una recente triste esperienza familiare – che le cose sono forse anche peggio di quanto si pensi.
      Tutto ciò a triste conferma di quanto già scritto, e cioè che stiamo rovinando i rapporti fra le diverse generazioni. E allora, “i giovani sono dei bamboccioni e non hanno voglia di far nulla”, “ai miei tempi spaccavamo il mondo con una mano”, “questi vecchi dovrebbero smettere di rompere i tu-sai-cosa e lasciar posto ai giovani” e via dicendo. Io di anni ne ho solo 44, ma già devo stare con le antenne ben ritte…
      Ecco, una sana botta di ottimismo ci voleva proprio.

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