Accudire

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Sentivo stamane la canzone di Franco Battiato “La cura”, che mi commuove sempre per la sua triste dolcezza. Oggi mi ha fatto ripensare a una frase di papa Francesco che ho letto di recente e riporto come la trovo citata: “Accudiamo il Cristo dentro di noi, per accudire gli altri, per accudire il creato.” (1)

Al di là della valenza confessionale, questa frase mi pare abbia una validità generale. Se sostituite infatti ‘il Cristo’, con la forza spirituale o l’energia vitale in cui credete il senso non cambia. E’ un ‘quid’ immateriale, ma indispensabile, che ci permea, che ne siamo consci o meno, e che non possiamo comprare né acquisire al di fuori di noi, ma solo alimentare perché cresca in noi.

E’ la forza che ci stimola a prenderci cura della nostra vita, dunque di noi stessi e subito dopo degli altri. Perché nessuno è autosufficiente e dunque nessuno è in grado di occuparsi di sé senza gli altri e pertanto è necessario occuparsi degli altri quanto di sé stessi. Ma l’intera razza umana a sua volta non è autosufficiente bensì legata indissolubilmente al creato, al mondo.

Qualche mese fa, nel dibattito al termine di una sua conferenza sulla Decrescita, dicevo a Paolo Cacciari che dovremmo smettere di credere alla nostra esistenza individuale. Lui storceva, giustamente, il naso, perché, espressa in questi termini, si tratta di una provocazione. Però veramente non solo non esisteremmo senza i nostri antenati e senza l’ambiente che ci circonda e ci permette di respirare, bere, mangiare, metabolizzare grazie alle condizioni di gravità, temperatura, atmosfera, ma soprattutto grazie alle interazioni con tutti i viventi, dalla flora intestinale dentro di noi, alle piante che ci forniscono l’ossigeno, ancora a tutti i viventi di vario tipo che ci permettono di nutrirci e di fare molte altre cose. Non solo dunque non saremmo, ma senza le relazioni con gli altri viventi, in primis con gli altri esseri umani, non saremmo comunque quello che siamo, ma persone completamente differenti.

Pertanto pensare a noi come individui ci porta a non comprendere appieno quali siano i valori fondamentali per la nostra vita. Per questo credo che considerarsi parte di un organismo più complesso sia un modo più fecondo di guardare a noi stessi. Se ci pensiamo come parte di un meta-organismo anche la questione della crescita appare nella sua giusta dimensione: una parte non può crescere a scapito delle altre e se un organo si è ingrossato abnormemente deve essere ridotto per il bene dell’intero organismo, organo compreso. Prendiamoci cura di noi!

 

(1) da un’omelia del 19/3/2013

FOTO da http://www.google.it/

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Laurea in scienze agrarie, dottorato di ricerca in economia del sistema agroalimentare, sta avviando un'attività agricola autonoma. Scrittore dilettante pubblica racconti e poesie nel suo blog (http://debolisegnali.blogspot.it/). Fortemente orientato a decrescere felicemente.

8 Commenti

  1. Complimenti per l’articolo, mi trovo pienamente d’accordo. Noi siamo parte di un tutto e non possiamo fare a meno dei nostri contatti e le nostre relazioni con la comunità in cui viviamo, ma anche con la flora, la fauna, la natura, il clima, le stagioni. L’intero sistema cui apparteniamo non è di nostra proprietà ma siamo noi ad appartenere ad esso. L’atomocizzazione della società ci ha resi tutti individui singoli, inermi di fronte al sistema economico che fagocita tutto e tutti, ma pateticamente gelosi di questa individualità che però non riesce poi ad esprimere granché al di fuori della propria esistenza da consumatore e al massimo cittadino. Concetti difficili da esporre in questi tempi.

  2. Questo pezzo di Battiato è sempre piaciuto molto anche a me e ho apprezzato moltissimo questa tua estensione “universale” del suo significato: siamo tutti “esseri speciali” e vale la pena davvero ricordarselo ogni giorno.

  3. Aggiungo che per “tutti” intendo soprattutto le categorie svantaggiate, quelle percepite come “meno” e come “diverse” dallo standard che ci impongono. Ancora grazie.

  4. Caro Gerhard,
    mi piacerebbe sapere cosa ha risposto Cacciari…

    Io credo che pensare individualmente non vuol dire rimuoversi da tutto il resto ma, anzi, un po’ come dici tu, vuol dire capirsi fino in fondo nell’ambito del tutto.
    La vera individualita` e` preziosa proprio perche` non prescinde dal resto del mondo ma cerca semplicemente di non farsi schiacciare da esso e di trovare la giusta e vera armonia con il tutto.

    Purtroppo la cultura occidentale ci spinge a dividere anziche` ad unire e ci spinge a dire “individuale” e` l’opposto di “olistico”, mentre dovremmo dire “l’individuo e` una parte distinta del tutto, non il suo opposto, e come tale gli appartiene ma agisce distintamente” come forse un giorno si capira` unificando i modi di pensare occidentale ed orientale.

    • Caro Giulio,
      mi spiace deluderti, ma Cacciari non mi ha risposto direttamente, solo in seguito ha citato il mio intervento in un velocissimo passaggio sul ruolo della collaborazione in una società della decrescita in contrapposizione dell’individualismo in una società consumistica.
      Invece mi affascina la tua idea di unificare il pensiero occidentale con quello orientale.
      Mi chiedo però se tale unificazione sia possibile e se sia utile.
      Come conciliare principio di identità e principio di relazione, principio di non contraddizione e principio di mutamento, terzo escluso con principio di contraddizione?
      Credo invece fortemente nell’interscambiabilità. Ovvero padroneggiando le due logiche possiamo analizzare lo stesso problema secondo ciascua logica, trovando verosimilmente soluzioni differenti, ma queste sì con una certa probabilità mediabili tra di loro.
      Non ci serve forse una rappresentazione unitaria del mondo, ma un agire coerente e concorde

      • Il padroneggiare due logiche e` certamente un buon inizio, quando cio` avviene, come nel caso del dualismo onda-particella in fisica, c’e` la speranza di aprire la porta a teorie piu` ampie, complete e non contradittorie, come la fisica quantistica.
        Nel caso delle filosofie, l’unificazione dovrebbe essere l’obiettivo finale della ricerca della verita`, il che non significa che la verita` debba essere solamente bianca o nera. Anche nel mondo occidentale sono gia` cent’anni che il terzo escluso e` stato affondato dall’indecidibilita` enunciata dai teoremi d’incompletezza di Goedel (in termini semplificati, dov’e` il terzo escluso nell’affermazione: “io dico il falso” ? gia` nota da millenni…).
        Insomma, il mondo ha mille aspetti, ogni singolo punto di vista ne evidenzia solo alcuni, la visione d’assieme tenta di abbracciarli tutti, si spera senza diventare superficiale e mantenendo la comprensione di ogni punto di vista.
        Oriente ed occidente non sono poi cosi` lontani, dopo dieci anni di vita asiatica si vede piuttosto bene.

  5. Ama il prossimo tuo come te stesso è, quindi, il massimo dell’egoismo perchè presuppone che riusciamo ad amarci.

    Tutto sta a capirci sull’organismo superiore -più complesso- sul quale dobbiamo fondare le nostre alleanze strategiche e sinergie culturali.

    Per qualcuno è la famiglia, per altri la squadra del cuore, il Partito, la Patria … fino ai glocalisti che pensano che i problemi locali vanno risolti da una prospettiva globale.

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