Che cosa è la decrescita!

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Andy Warhol: Mao Tse Tung

“La rivoluzione non è un pranzo di gala; non è un’opera letteraria, un disegno, un ricamo; non la si può fare con altrettanta eleganza, tranquillità e delicatezza, o con altrettanta dolcezza, gentilezza, cortesia, riguardo e magnanimità. La rivoluzione è un’insurrezione, un atto di violenza con il quale una classe ne rovescia un’altra.”
Mao Zedong, rivoluzionario e presidente cinese

Andy Warhol: Mao Tse Tung
Andy Warhol: Mao Tse Tung

Penso che ciò che Mao Zedong disse della rivoluzione si possa dire della decrescita (a eccezione del riferimento all’insurrezione e alla lotta di classe, in evidente relazione all’allora diverso contesto storico). La decrescita è ancora una idea, non è prassi corrente (salvo esperienze marginali) ma il complesso delle operazioni necessarie per attuarla non sarà un pranzo di gala; non sarà un’opera letteraria, un disegno, un ricamo; non la si potrà fare con altrettanta eleganza, tranquillità e delicatezza, o con altrettanta dolcezza, gentilezza, cortesia, riguardo e magnanimità. La decrescita sarà un atto di violenza!!
La decrescita comporterà una rivoluzione che partirà dai rapporti internazionali e arriverà ai nostri modi di vita, fino alle nostre idee e ai nostri comportamenti quotidiani.
Il nostro modo di vita arrivò a maturazione nel sesto millennio b.p. (before present) nella bassa Mesopotamia. Era dialetticamente connesso a fenomeni iniziati da alcuni millenni prima e che furono (contemporaneamente e dialetticamente connessi a loro volta) l’introduzione della coltivazione delle piante e dell’allevamento, l’esplosione demografica, l’urbanizzazione, la specializzazione del lavoro, un surplus alimentare con cui mantenere la parte della popolazione (come artigiani, commercianti e sacerdoti) non direttamente addetta alla coltivazione e all’allevamento, ecc.
I principali valori in cui si articola il nostro modo di vita sono: l’individuo, inteso come centro di interessi prima solamente diversi ma poi anche in contrapposizione (visto la scarsità, storicamente determinata, di risorse) a quella degli altri individui; la gerarchia, intesa come orizzonte, il contesto, in cui si situano gli individui, indicandone le diverse posizioni e i connessi diversi oneri e diritti nella distribuzione di beni e servizi; le derive sociali, con la formazione di corporazioni (in contrapposizione dialettica fra di esse) in conseguenza dei rapporti particolari che si formavano fra gruppi sociali e le attività lavorative che svolgevano; e, infine, le derive culturali, intese come quel fenomeno per cui ogni popolazione umana, a contatto con un ambiente ecologico particolare, acquisisce un pacchetto culturale particolare e, in presenza di condizioni di penuria di risorse materiali, in contrapposizione dialettica a quello di altri gruppi umani. Un altro valore culturale iniziava a prendere piede e attraversava tutti gli altri valori culturali: il raggiungimento di masse critiche. Questo valore è esistito da sempre ma solamente in questo periodo subisce una accelerazione e inizia a investire anche i rapporti fra le varie popolazioni-culture. Questo valore si concretizzava nella esigenza di sempre maggiore grandezza della popolazione e sempre maggiori territori conquistati. La popolazione doveva essere sempre più numerosa perché solamente in questo modo era possibile fare costruzioni e infrastrutture sempre più grandi (canali di irrigazione, magazzini, templi, mura di fortificazione delle città, ecc.), dissodare e coltivare sempre più terreni, conquistare sempre maggiore territori con eserciti più numerosi di quelli delle popolazioni nemiche, con sempre più artigiani addetti nella forgiatura dei metalli, nella produzione di vasellame, tessuti, utensili, armi, ecc. (con conseguente sviluppo tecnologico), sempre più mercanti addetti a fare affluire materie prime e altro verso il centro del mondo (che allora era la bassa Mesopotamia mentre negli ultimi secoli è l’Occidente [a cui ultimamente si sono aggiunti i Paesi del BRICS]), ecc.

I valori della cultura di cui si è parlato sopra hanno portato alla situazione attuale fatta di buone condizioni di vita (adeguato soddisfacimento dei bisogni alimentari e sanitari, istruzione di massa, sviluppo tecnologico, ecc.) per una parte della popolazione mondiale e pessime condizioni di vita per un’altra parte. In ogni caso le buone condizioni di vita di una parte della popolazione mondiale sono state raggiunte al prezzo di guerre, epidemie, carestie, deportazioni, genocidi, condizioni di vita e di lavoro al limite della sopportazione, sfruttamento di popolazioni su altre, profonde ferite inferte alla natura (forse non più rimarginabili), ecc.

Senza addentrarci in una analisi storica (che è sempre necessario fare e rivedere continuamente) si dà per scontato che tutto ciò che finora è avvenuto aveva tutte le ragioni affinché avvenisse: adesso però le cose sono cambiate e non è più, allo stesso tempo, necessario e possibile il vecchio (che è ancora l’attuale) modo di vita. Si sono create nuove e strettamente intrecciate condizioni: sempre minori disponibilità di risorse naturali, mutamenti climatici in conseguenza delle immissione in atmosfera di sempre maggiori quantità di biossido di carbonio, con sempre maggiori disastri ambientali, aumento della popolazione, avanzamento del fenomeno di desertificazione, diminuzione del pescato, problemi nell’approvvigionamento di acqua, ecc. ecc. Questo significa che bisognerà riconfigurare la nostra cultura.
Ma quale interpretazione dare di ciò che in futuro dovremmo fare? Saremo obbligati oppure sarà un nostra libera scelta? Penso che gli obiettivi dell’umanità siano il soddisfacimento pieno e per un tempo infinito dei suoi bisogni e contemporaneamente il superamento della vita quotidiana: bisognerà perseguire sempre questi obiettivi però adesso bisognerà tenere conto del nuovo contesto che si è creato e riconfigurare in modo adeguato la nostra cultura, cioè i valori che ci dovranno guidare in questo nuovo contesto.
Ma se la decrescita, come si diceva poco sopra, sarà un atto di violenza allora perché scrivere queste cose in un blog che si chiama Decrescita felice social network? In ogni caso bisogna rispondere alla domanda: è possibile parlare di decrescita felice?
Diceva il filosofo tedesco G. W. F. Hegel nella sua opera “Fenomenologia dello spirito”, (vado a memoria) che non ci sarà amore fra gli uomini se non dopo che saranno percorsi tutti i gradi del reciproco estraniarsi che si esprimono nelle diverse forme e gradazioni dei rapporti sociali di dominio, se non dopo che ogni gruppo umano avrà messo in campo tutte le sue capacità per distruggere gli altri al fine di conservare se stesso.

G.W.F. Hegel
G.W.F. Hegel

Sarà possibile parlare di decrescita felice, sarà possibile che fra gli esseri umani e fra le varie comunità ci sia amore e collaborazione solamente alla fine di un lungo percorso che avrà le caratteristiche di cui parlava il presidente Maozedong a proposito della rivoluzione e della lotta di classe e il filosofo G.W.F. Hegel a proposito del criterio (dialettica) che la storia, nelle sue varie articolazioni, segue nel suo sviluppo.
Ciò che è stato appena detto non vuole certamente togliere valore alle esperienze di decrescita, oppure ai lavori che sono pubblicati su questo blog e, ancora meno, all’attività di sensibilizzazione e presa di coscienza svolta da molti studiosi e associazioni che hanno a cuore la salvaguardia delle condizioni di vita dell’umanità. Queste esperienze e queste elaborazioni sono e, soprattutto, saranno essenziali quando si tratterà di voltare pagina perché saranno l’indispensabile punto di partenza di una nuova storia che avrà la decrescita fra i suoi valori cardine.

Ma le cose andranno come è stato prospettato? Oppure è stata presentata una visione molto pessimistica?
Per farsi un’idea di come andranno le cose è il caso di analizzare un fatto concreto: il fenomeno del possesso di animali da compagnia (essenzialmente cani e gatti) e dei cavalli per uso da diporto. Questo fenomeno comporta spese enormi che a loro volta comportano delle conseguenze in termini di distruzione dell’ambiente, di inquinamento, comporta il lento ma continuo esaurimento di molte risorse naturali, comporta sconvolgimenti climatici (con i connessi disastri ambientali), ecc. Bisogna sottolineare che non si sta parlando di bisogni essenziali come una giusta e corretta alimentazione, le essenziali cure mediche, la casa (che di inverno sia riscaldata), il necessario abbigliamento, buone scuole, buoni trasporti, efficienti ed essenziali servizi sociali e assistenziali, ecc. Si sta parlando appunto di cani, gatti e altri animali da compagnia e dei cavalli per uso da diporto!!
Qualche anno fa l’Eurispes (è un istituto di ricerca) scrisse su questo argomento.
“Pet family e dog generation (pet = animale domestico, da compagnia [mia nota]). Secondo le stime Eurispes gli italiani spendono circa 4.712 milioni di euro all’anno per i loro animali domestici, soprattutto per le prestazioni veterinarie (2.001 milioni di euro all’anno) e per il cibo (1.226 milioni di euro). La spesa è inferiore, invece, per i medicinali (581 milioni di euro), per gli accessori (452 milioni), per l’acquisto (322) e per i servizi (128 milioni). Il settore trainante della pet-economy è il pet food. Il 61,5 % dei bambini italiani tra i 7 e gli 11 anni vive con un pet e nella maggior parte dei casi si tratta di un cane (42%). Si tratta di una percentuale piuttosto elevata che, probabilmente, delinea una inedita tipologia familiare che potremmo definire pet family, una nuova composizione del nucleo familiare che prevede al suo interno la presenza dei genitori, del bambino e di uno o più animali domestici.”

Se alle spese sopra indicate si aggiungessero altre spese come per esempio i danni dovuti ad azzannamenti da parte dei cani, omicidi e litigi per via del disturbo arrecati dagli animali domestici, le spese legali connesse ai fatti a cui si è appena accennato, i mancati introiti per l’Erario per via della detraibilità fiscale delle spese veterinarie e dei medicinali, ecc.) si supererebbero abbondantemente i 5 miliardi di euro all’anno, solamente per l’Italia, come spese per gli animali da compagnia.

Queste considerazioni dell’Eurispes, come si diceva, risalgono ad alcuni anni fa. Nel frattempo il fenomeno si è incrementato. Vivo da più di trenta anni nella città di Bologna e negli ultimi 5-6 anni ho visto l’incremento del numero di cani e gatti e le aperture di negozi che vendono articoli appunto per cani e gatti e altri animali domestici (tre anni fa vicino casa mia hanno aperto un negozio denominato “Micio micio bau bau Un amico è per sempre” che vende alimenti e accessori per cani e gatti). Ho visto anche l’apertura di negozi in cui si fanno le toelettature per questi animali.
In base a ciò che è stato appena detto bisogna dedurre che quegli importi che poco sopra sono stati riferiti alle spese che si sopportano per gli animali da compagnia (erano poco più di cinque miliardi di euro all’anno per L’Italia) bisogna aumentarli notevolmente per determinare quali siano attualmente.

Sempre alcuni anni fa ho fatto una piccola ricerca sul consumo di alimenti da parte dei cavalli. Ci si riferisce ovviamente ai cavalli usati per diporto, che sono però la stragrande maggioranza dei cavalli esistenti.
In Italia esistono circa 350.000-400.000 cavalli (i dati risalgono a qualche anno fa).
Ma quanto consumano questi cavalli in termini di alimentazione?

Questa è la dieta di Jhonny. Come si vede ha un appetito robusto!
Questa è la dieta di Jhonny. Come si vede ha un appetito robusto!

Per rispondere a questa domanda mi dotai di macchina fotografica e andai in un maneggio. Fotografai i cartelli, affissi davanti ai box dei cavalli, che esponevano la dieta degli stessi cavalli.
Ho calcolato che consumavano in media circa 5 kg di fieno e circa 3 kg di mangime al giorno a testa (il mangime è a base di cereali come mi disse un inserviente del maneggio): calcolai così che in Italia ogni anno si consumavano per l’alimentazione dei cavalli circa 700.000 tonnellate di fieno e circa 400.000 tonnellate di mangime (ho fatto la media del consumo giornaliero dei cavalli, ho moltiplicato il consumo giornaliero per 365 giorni all’anno ed infine ho moltiplicato il prodotto per 375.000 (numero medio dei cavalli in Italia). (spero di non avere sbagliato i calcoli).
Ovviamente i cavalli non comportano solamente le spese per l’alimentazione ma anche quelle per il loro ricovero e governo (stalle e lavoro connesso), cura (spese veterinarie e per medicinali), selle e finimenti, ecc.

Ma le spese per gli animali non sono solamente quelle riferite. Si immagini le spese connesse ai piccioni che vivono in città. Non mi riferisco a ciò che viene dato loro da mangiare ma alle spese che bisogna sostenere per sistemare i dispositivi anti-piccioni sui cornicioni, le finestre e tutti i posti (come i monumenti) che sono visitati dai piccioni. Gli escrementi dei piccioni sono molto corrosivi per i monumenti e pongono ovviamente anche problemi igienici. Bisogna chiamare ditte specializzate dotate di appositi camion-gru dotati di un cestello in cima al braccio meccanico. Un operatore si posiziona vicino ai comandi mentre un altro si sistema nel cestello. Quest’ultimo poi posiziona praticamente i dispositivi anti-piccioni.

Ma è possibile verificare quanto detto a proposito della decrescita in apertura di questo lavoro?
Ma certo che è possibile!!
La mattina quando vado a lavorare in bicicletta incontro molte persone che portano i cani a fare i loro bisogni. Ma ogni volta che vado per strada o al parco o anche osservando la strada sotto casa sento ciò le persone dicono ai cani (alle volte mi vengono i brividi a sentire certe cose). Da ciò che sento deduco che i cani soddisfano bisogni fondamentali per i loro proprietari. Penso che soddisfino il loro bisogno di possesso, il loro bisogno di dominio senza limiti. Mostrano insofferenza verso il cane, lo rimproverano, dicono spesso “Ti ho sempre detto che non devi fare così!” Alle volte alcuni dicono di aver preso il loro cane da un canile perché abbandonato oppure di averlo raccolto su una autostrada: penso che quando fanno così si sentino onnipotenti come il Dio giudaico-cristiano che prese un po’ di fango da terra e gli dette la vita. Penso che gli stessi sentimenti di onnipotenza provino i proprietari di cani quando li abbandonano per strada: anche in questo caso penso che si sentino onnipotenti come il Dio giudaico-cristiano quando abbandonò il Figlio sulla croce.
Ultimamente ho incontrato una amica per strada. Da decenni, da quando la conosco, ha sempre avuto un cane e un gatto. Questa volta ho visto che portava due cani a spasso. Mi ha detto che il secondo cane era stato abbandonato dal suo proprietario (che pensava di avere individuato) ma che aveva deciso di lasciare perdere ogni azione verso di lui e di adottare il cane. Ricordo che questa mia amica una quindicina di anni fa decise di non tenere più il gatto, per cui lo portò in campagna e lo abbandonò. Disse che ci sarebbe stato sicuramente qualche contadino che lo avrebbe adottato. Quest’ultimo fatto mi fa venire in mente una vecchia signora che abitava nell’edificio di fronte al mio: dava sempre da mangiare ai piccioni però quando si sentiva da essi disturbata li scacciava via con una mazza.
Quando facevo l’insegnante ricordo che una collega appena arrivava a scuola telefonava alla vecchia madre. Gli chiedeva come stava e le dava dei consigli (e fin qui ovviamente tutto bene). A un certo punto la madre le passava il cane (penso che le mettesse la cornetta vicino all’orecchio) a cui la mia collega diceva più o meno quello che aveva detto alla madre.
Ricordo di un’altra signora che quando andava in vacanza inviava una cartolina al cane che aveva lasciato presso una sua amica.
Potrei fare molti altri esempi sui rapporti fra esseri umani e animali domestici ma forse non è il caso: del resto ognuno può rendersi conto facilmente in prima persone se le cose dette siano vere o inventate…e ricordo che non ho affrontato il problema delle innaturali condizioni di vita degli animali (divieto di abbaiare negli appartamenti, andare a fare i bisogni a orari prefissati, essere sottoposti a sterilizzazione, ecc. ecc.)
E’ stato detto che è possibile verificare quando detto a proposito della decrescita in apertura di questo lavoro: invito ognuno a dire ai proprietari di cani e gatti di rinunciare ai loro animali perché il loro possesso comporta enormi costi, perché (insieme ovviamente ad altri consumi e comportamenti) ciò contribuisce all’esaurimento delle risorse naturali, che ciò porta a inquinamento e ai cambiamenti climatici (con tutto ciò che comporta, e comporterà sempre più, in termini di disastri ambientali), che ciò porta a tensioni e guerre nelle aree produttrici di risorse energetiche, ecc. ecc.
Penso che dalle risposte che si riceveranno si capirà che la decrescita sarà quanto ipotizzato in apertura di questo lavoro…e, ricordo, non si sta parlando di rinunciare a una bastevole e corretta alimentazione, alle cure mediche, alla casa, alla praticamente gratuita istruzione pubblica, ecc. ecc.
E’ molto difficile creare e vivere di nuovi valori, nuovi sogni, che siano adeguati all’attuale momento storico, al posto dei valori di possesso, potere, dominio, ecc., che costituiscono la carne e il sangue della cultura arrivata a maturazione nella bassa Mesopotamia nel sesto millennio b.f. e che è tuttora la nostra cultura. In futuro vivremo tempi interessanti (“Ti auguro di vivere in tempi interessanti” dice una vecchia maledizione cinese)!

“Fonte Foto”
Le immagini 1 e 2 sono riprese da Wikipedia mentre la 3 è una foto fatta da me in un maneggio vicino Bologna

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Sono nato in Lucania nel lontano 1951 e abito a Bologna da circa trent’anni. Ho sempre avuto interesse, da più punti di vista, verso i “destini” (sempre più dialetticamente interconnessi) dell’umanità: da quello dei valori culturali che riempiano l’esistenza a quello delle condizioni materiali di vita (dall’esaurimento delle risorse naturali ai cambiamenti climatici, ecc.). Ho visto nel valore della “decrescita” un punto di partenza per dare un contributo alla soluzione dei gravi problemi che l’umanità ha di fronte.

15 Commenti

  1. Che articolo insulso…verte tutto sul consiglio di non prendersi animali in casa…ma chi l’ha scritto lo sa perlomeno che se questi animali non venissero adottati la maggior parte delle volte farebbero una fine indegna (morte)? Piuttosto…parliamo dell’autoproduzione, del comprare roba locale, dello smettere di mangiare proteine animali che quest’ultime sì che provocano enoooormi sconvolgimenti all’intero ecosistema…e grandi spese sanitarie!!!

  2. In un ambiente naturale e soprattutto in una società dove gli spazi liberi e aperti sono presenti (non come nelle città odierne, claustrofobiche per definizione) c’è ampio spazio anche per gli animali domestici, che anzi sono parte della vita quotidiana (ricordiamo il ruolo che hanno sempre avuto nell’antica società contadina).

    Certo, il tuo articolo ci fa riflettere su quante risorse (e soprattutto quanti interessi) gravitino intorno agli animali domestici. Personalmente penso che dare ai propri animali gli avanzi di casa e i resti delle macellerie sia un buon modo per tenere un animale domestico sano (e senza troppi aromi e conservanti vari) andando a recuperare risorse che verrebbero semplicemente gettate in discarica!

  3. Mi scusi Signor Boccone ma davvero non capisco il senso del suo articolo. Sono interessato ai temi della decrescita (che nome sbagliato e sfortunato!) pero’ davvero mi risulta difficile seguire il suo ragionamento da Mao Zedong ai padroni dei cani. Se intende dire che la decrescita sarà un processo rivoluzionario violento e vuole dimostrare questa tesi testandola con la resistenza di chi possiede un cane o un gatto e non vuole liberarsene perchè il cane o il gatto consumano francamente la dimostrazione mi sembra un po’ debole. E’ vero che ogni cambiamento produce resistenza e certamente la decrescita ne produce tantissima soprattuto perchè il sistema della crescita ci “socializza” e “educa” ai propri predicamenti ed è difficile cambiare prospettiva (per tutti). Ma se la decrescita sarà violenza dubito che il nuovo assetto sia prevedibile e quindi migliore dell’attuale. Potrebbe configurarsi come nuova dittatura.

  4. Uno dei più brutti articoli sulla decrescita che abbia mai letto, la parte sugli animali domestici poi è completamente non oggettiva, basata solo sull’osservazione del piccolo campione di umanità portata di mano dell’autore e completamente filtrata da evidenti pregiudizi.

    Nei diritti fondamentali dell’uomo nel futuro che tutti vorremmo c’è anche il benessere psicologico, spesso gli animali da compagni che l’autore tanto denigra (come se fossero paragonibili al”inutilità di scarpe firmate o pay tv) sono una necessità per molte persone.

    Non parlo del mio caso personale, stando in campagna se si hanno dei roditori troppo invadenti avere gatti è una necessità non certo un capriccio, ma parlo di tutte quelle persone che trovano in un animale appunto la compagnia e l’affetto che i moderni rapporti sociali tendono a mancare.

    Ovvio poi che ci siano ci siano uomini frustrati che vogliono trattare un altro essere senziente da inferiore solo per sentirsi “dio” e deficenti che trattano gli animali come se fossero giocattoli, sbarazzandosene quando non li divertono più, tutti comportamenti che denotano immaturità, mancanza di empatia e ignoranza, ma come sappiamo di cretini purtroppo c’è abbondanza…

    Detto ciò, nella MIA visione di futuro auspicabile c’è anche il fatto che vengano finalmente riconosciuti dei diritti fondamentali anche agli animali, insomma questo articolo esprime davvero solo il parere retrogrado di qualcuno che considera gli animali come oggetti di lusso e non come esseri senzienti.

  5. Il gatto Nerone, commissario di quartiere della Comune Felina Rionale n.3 (CFR3) mi ha pregato di riportare i suoi commenti qui di seguito in prima persona.

    Compagno Armando, innanzittuto ti ringraziamo per aver citato quella bellissima frase del Grande Timoniere Mao, che ovviamente aveva una grande stima per la nostra specie, visto anche il suo nome.
    Il Comitato Gattesco Regionale (CGR) ha gia` da tempo analizzato la questione ed approva incondizionatamente il ricorso alla rivoluzione per portare a termine gli scopi della Decrescita.
    Vorremmo pero` portare alla tua attenzione il fatto che, fintanto che la rivoluzione non sara` completata e gli umani saranno ridimensionati a condividere equamente le risorse ambientali con la Comune Animale (CA), i rimasugli di cibo che ci portano le signore dei piani alti sono benvenuti, specialmente durante l’inverno quando i topi scarseggiano e cercare nella vostra immondizia umana comporta il rischio di pericolose infreddature.
    D’altro canto siamo perfettamente d’accorto sull’idiozia dei cani tosati e pettinati, vestiti con copertine multicolori che zampettano con i loro guantini nel parco per non sporcare i pavimenti dei palazzi signorili. Certamente tali cani ed i loro padroni saranno in cima alle liste d’esproprio e verranno inviati ai campi di lavoro con la piu` alta priorita`.
    I cavalli invece li terremmo volentieri; gli esperti dell’Istituto Rivoluzionario Animale (IRA), concordano nell’osservare che la produzione di feci per unita` di peso e` tale che il cavallo, assieme a mucche e maiali, sara` uno dei produttori primari di energia rinnovabile quando la societa` della Decrescita sara` finalmente implementata a livello globale.
    Ma prima di discutere sul futuro dei vari animali, ti vorremmo far notare, caro compagno Armando, che tutti i veicoli di invenzione umana sono di gran lunga piu` deleteri a livello ambientale di quanto possano esserlo i pochi animali rimasti nelle vostre citta`, forse di quello si sarebbe dovuto trattare piu` estesamente nella tua nota .
    Certi della tua comprensione e collaborazione durante le imminenti azioni rivoluzionarie, ti salutiamo a pugno chiuso.
    Lunga vita al Compagno MAO.
    Firmato:
    Nerone (felis catus)
    Commissario di Quartiere CFR3
    Delegatto CGR
    Consigliere CA-sottosezione IRA

    • Una idea molto pericolosa
      Ciao Giulio
      Rispondo al commento che hai fatto solamente in merito a tale frase:
      “I cavalli invece li terremmo volentieri; gli esperti dell’Istituto Rivoluzionario Animale (IRA), concordano nell’osservare che la produzione di feci per unità` di peso è tale che il cavallo, assieme a mucche e maiali, sarà uno dei produttori primari di energia rinnovabile quando la società` della Decrescita sarà` finalmente implementata a livello globale.”
      Ritengo tale frase molto pericolosa e che non si dovrebbe dire in un Blog come Decrescita felice social network.
      L’agricoltura, come l’allevamento, sonno assorbitori netti di energia per cui vederli come produttori primari di energia è dire una bestemmia. Nicholas Georgescu-Roegen nella sua opera più importante The Entropy Law and the Economic Process pubblicata nel 1971 parla di entropia e di tante altre cose interessanti.
      Non è necessario leggere questa opera per capire come stanno le cose (non l’ho letta nemmeno io) ma si potrebbero leggere tanti articoli di carattere scientifico sull’argomento (ed è quello che ho fatto). Comunque basterebbe leggere solamente quanto riportato alla voce Nicholas Georgescu-Roegen in Wikipedia per farsene una idea.
      Le nostre attuali condizioni di vita sono stati possibili grazie al flusso imponente e a buon mercato di combustibili fossili, iniziato alla fine del ‘700 con il carbone e poi proseguito col petrolio e il gas (detto di sfuggita: per arrivare a queste condizioni l’Occidente ha commesso i peggiori crimini che la storia ricordi).
      Vivere utilizzando l’energia animale invece di quella meccanica (quest’ultima resa possibile dai combustibili fossili), scaldandosi con la legna invece che con le caldaie a gasolio o a gas (questa ultima modalità resa ovviamente possibile dall’ingente e a buon mercato flusso di combustibili fossili) significa vivere come si viveva nel medio evo in Europa (e in buona parte del mondo fino a qualche decennio fa e in alcune parti del mondo ancora adesso).
      Nel medio evo esistevano i cavalli ma li utilizzavano solamente i feudatari. C’era uno stentato allevamento ma la carne serviva solamente per i feudatari.
      Le condizioni della gente comune era misera e stentata. Come faceva un contadino a permettersi un cavallo se solamente stando fermo (come si vede nella dieta di Jhonny [è il cavallo di cui nell’articolo è riportata la dieta]) avrebbe richiesto l’energia alimentare che sarebbe bastata per sostentare una decina di famiglie povere?
      Ti saluto cordialmente
      Armando

        • Caro Armando, riporto la risposta…

          Il comitato bovino, allertato dai compagni felini, vista la gravita` della materia (cioe` il peso degli escrementi in questione) si e` immediatamente riunito in sessione internazionale notturna per una discussione approfondita.

          Questo comitato rivendica priorita` e competenza in materia di entropia, infatti ricorda che le mucche hanno sviluppato la loro andatura lenta e mansueta ed il pacifico ruminare al fine di approssimare nel modo migliore possibile le trasformazioni termodinamiche reversibili che sono alla base del ciclo di Carnot (http://it.wikipedia.org/wiki/Teorema_di_Carnot_%28termodinamica%29) , il piu` efficiente che esista in natura!
          Infatti, perfino Clausius (http://it.wikipedia.org/wiki/Teorema_di_Clausius), nelle sue lunghe sedute mattiniere, aveva sempre cercato di riprodurre la digestione bovina mentre meditava sulla seconda legge della termodinamica (http://it.wikipedia.org/wiki/Secondo_principio_della_termodinamica) enunciata da Kelvin.
          In particolare, vogliamo qui ricordare che solamente le trasformazioni perfettamente reversibili non producono un incremento di entropia e sono quindi le piu` efficienti possibili. Al contrario tutte le attivita` umane, tipicamente frenetiche e distruttive, sono quelle che si allontanano di piu` dalla reversibilita` e percio` sono le piu` dispendiose dal punto di vista energetico.

          Inoltre il comitato bovino conosce perfettamente gli scritti del signor Georgescu-Roegen, dal quale si desume proprio che, per la maggiore efficienza economica sociale, qualunque transazione economica, essendo una particolare trasformazione energetica, deve minimizzare tutti i termini di profitto in modo da non aggiungere inefficienze ed irreversibilita` al mercato. A tal proposito si consiglia di rileggere la nota pubblicata sul sito Decrescita Felice in data 24/9/2013 (http://www.decrescita.com/news/decrescita-economica-e-crescita-entropica/?doing_wp_cron=1393033975.5514490604400634765625).

          Poi… l’ignobile frase “L’agricoltura, come l’allevamento, sonno (!) assorbitori netti di energia” non meriterebbe nemmeno di essere commentata, ma vista la serieta` del sito “Decrescita Felice”, vogliamo spiegare che:
          L’agricoltura, se fatta con i giusti ritmi e metodi, si inserisce perfettamente nei cicli sostenibili naturali, in quanto tutto cio` che si prende dalla terra come prodotti agricoli, ritorna alla terra come semenza e concime di varia natura e la differenza in termini di energia (come necessario per il Secondo Principio della Termodinamica, dato che non esistono processi reali ad efficienza unitaria) e` semplicemente fornita dal Sole. Ribadiamo che cio` e` vero fintanto che il ciclo agricolo non faccia risorsa a combustibili fossili, come invece il Sig. Armando, sembra preferire.
          Ben si capisce che l’uso delle macchine produce maggiore potenza, e percio` apparente benessere, ma cio` e` vero fintanto che vengono bruciati combustibili fossili accumulati dalla natura in milioni di anni. Viceversa, la forza animale assieme all’energia solare in tutte le sue manifestazioni derivate (vento, fiumi, maree, ecc…) e` una delle energie perfettamente rinnovabili (anche il cadavere del bue concima la terra se non lo mangiamo…) e sostenibili su qualunque scala temporale.

          Ci chiediamo a questo punto quali articoli il sig. Armando abbia letto in materia, ma certamente si tratta di cartaccia da macero se da essi si puo` dedurre che l’agricoltura e` un assorbitore netto di energia.

          Infine, il comitato bovino respinge tutte le accuse e dichiara che la produzione di letame restera` una delle sue principali attivita`, accanto a quella del latte, ovviamente a fronte di equo scambio con gli esseri umani in termini di campi da brucare, fieno e stalle per l’inverno.

          In conclusione si tiene anche a precisare che le accuse di contributo all’effetto serra per i gas prodotti dalle mucche (non menzionate dall’Armando, ma ripetutamente viste sulla stampa) sono attribuibili unicamente all’uomo che ha artificialmente aumentato oltremisura la popolazione bovina riducendola in prigionia e sfruttamento.
          Si noti che esperimenti rivoluzionari sono gia` in atto a livello mondiale, come ad esempio la recente esplosione di una stalla per effetto dell’accumulo di flatulenze. http://www.repubblica.it/ambiente/2014/01/28/news/mucche_gas_metano_esplosione_germania-77144975/

          E per chiudere l’argomento, sul quale non intendiamo spendere altro tempo, vogliamo ribadire l’eccellente qualita` degli escrementi bovini, specialmente se paragonati alle cagate pazzesche sparate dall’uomo.

  6. Con questo lavoro evidentemente ho investito in pieno i valori profondi della nostra cultura, con i suoi pilastri del possesso e del dominio senza limiti.
    Sono stati questi valori che hanno portato l’umanità alle attuali condizioni. Ma le attuali condizioni sono positive e negative: sono negative quando il nostro desiderio di onnipotenza porta ad autodistruggerci (infliggendo ferite[forse non più rimarginabili] alla natura, avvelenando l’aria, le acquee e i terreni) mentre sono positive quando portano al miglioramento delle condizioni di vita e alle più lunghe aspettative di vita per tutta l’umanità.
    Siamo arrivati in un periodo che necessita di una riconfigurazione della nostra cultura, pena il regresso a condizioni di vita non auspicabili per nessun essere umano.
    Una precisazione
    Quello del possesso degli animali domestici era solo un esempio: lo stesso discorso può farsi sul consumo sfrenato e immotivato di tante altre cose. In nessuna parte del lavoro viene detto che il solo problema, o il più importante, sia quello del possesso degli animali domestici!
    Vi saluto cordialmente
    Armando

    • …Armando sono d’accordo con te…stiamo tutti a parlare di decrescita ma nessuno poi vuole cambiare le proprie abitudini…ovviamente possedere un cagnolino o un gattino non cambiano i destini del globo; la cosa però vista da un altro punto di vista diventa paradossale: noi occidentali spendiamo risorse per coccolarci cagnolini e gattini mentre contemporaneamente in altre parti del mondo esseri umani muoiono di stenti; questo ci pare ovvio perchè è sempre stato così e pensiamo che nessuno può farci niente…ma prima o poi queste tragiche ovvietà dovranno finire. Bisogna cambiare…rivoluzionare la società e per farlo bisogna rivoluzionare il nostro modo di vedere le cose…

  7. I motivi del contendere
    In questo lavoro a un certo punto parlo dello consumo di risorse dovuto agli animali domestici (essenzialmente cani e gatti) e dei cavalli per uso da diporto. Viene riportata anche una foto che espone la dieta di un cavallo in un maneggio vicino Bologna. La dieta prevede 6 kg di fieno e 4 kg di granaglie al giorno.
    Giulio Manzoni fa un commento a questo lavoro.
    Dopo avere detto:”… siamo perfettamente d’accorto sull’idiozia dei cani tosati e pettinati, vestiti con copertine multicolori che zampettano con i loro guantini nel parco per non sporcare i pavimenti dei palazzi signorili. Certamente tali cani ed i loro padroni saranno in cima alle liste d’esproprio e verranno inviati ai campi di lavoro con la più alta priorità`” dice anche : “I cavalli invece li terremmo volentieri; gli esperti dell’Istituto Rivoluzionario Animale (IRA), concordano nell’osservare che la produzione di feci per unità di peso è tale che il cavallo, assieme a mucche e maiali, sarà uno dei produttori primari di energia rinnovabile quando la società della Decrescita sarà finalmente implementata a livello globale.”
    Rispondo a mia volta (in merito però solamente a questa ultima frase) dicendo che esprime una idea molto pericolosa e che è una bestemmia esprimerla in un blog come Decrescita felice social network.
    Ma cosa intendevo dire?
    La realtà è molto complessa, con vari livelli che si intrecciano in modo quasi inestricabile. Cercherò con un esempio (con molte approssimazioni) di chiarire meglio quanto ho detto.
    Parto dal consumo giornaliero di 6 kg di fieno e di 4 kg di granaglie fatte dal cavallo a cui ho fatto riferimento nel lavoro “Che cosa è la decrescita!”.
    Giulio Manzoni dice che la produzione di feci è tale che il cavallo sarà uno dei produttori primari di energia rinnovabile.
    Nel cavallo giornalmente entrano 6 kg di fieno e 4 kg di granaglie: Giulio Manzoni vuole dire che l’energia che si estrarrà dalle feci sarà superiore a quella contenuta in quella quantità di alimenti? (altrimenti in che senso le feci del cavallo faranno di esso uno dei produttori primari di energia rinnovabile?)
    L’energia che si potrà estrarre dalle feci del cavallo sarà enormemente inferiore a quella contenuta in quelle quantità di alimenti ingeriti dal cavallo (quantità di energia che a sua volta è enormemente inferiore a quella che è stata necessaria per produrre 6 kg di fieno e 4 kg di granaglie).
    Ma dove è andata a finire la differenza di energia esistente fra quella contenuta degli alimenti ingeriti dal cavallo e quella contenuta nelle sue feci?
    E’ servita a tenere in vita il cavallo, rendendo possibile il suo battito del cuore, la sua respirazione e digestione, il funzionamento del suo cervello e degli altri organi, e, soprattutto, è servita per mantenere a una temperatura di 38 gradi centigradi la sua massa corporea di circa 500 kg!! Tutta questa energia vien dispersa nell’ambiente e non sarà più riutilizzabile (anche buona parte delle altre risorse utilizzate non saranno più riutilizzabili).
    In questo senso intendevo che l’agricoltura e l’allevamento sono assorbitori netti di energia! (questo nell’ipotesi che si vedano l’agricoltura (con i bio-combustili [salvo casi particolari] e l’allevamento come produttrici di energia)
    L’esempio che ho fatto è molto approssimativo perché la realtà è ancora più complessa e, soprattutto, più grave in termini di bilancio energetico. Infatti l’energia contenuta negli alimenti ingerita dal cavallo è solamente una parte dell’energia che è servita per mantenere in vita il cavallo.
    Il cavallo è ricoverato in un maneggio che quando fu costruito richiese molte risorse (fra cui quelle energetiche); nel maneggio bisogna svolgere le normali operazioni di governo (e ciò richiede risorse ed energia); al cavallo bisogna fare vaccinazioni, somministrare medicinali, dare prestazioni veterinarie, ecc., ecc. (e tutto ciò ha richiesto e richiede risorse ed energia).
    Un’ultima cosa: per ottenere energia dalle feci del cavallo bisogna predisporre un processo tecnico-produttivo (che richiede risorse ed energia per essere messo su e per essere condotto).
    Come dicevo la realtà è molto complessa, con vari livelli che si intrecciano e che la rendono quasi inestricabile. Per quanto riguarda il cavallo le cose cambierebbero (ma di pochissimo) se servisse non da diporto ma per effettuare lavori nei campi. Così pure le cose cambierebbero (ma di poco) se il riferimento riguardasse i bovini (che producono anche latte) e i maiali (allevati per la carne). Infatti una idea cardine della decrescita è che bisogna ridurre fortemente il consumo di carne e di formaggi, per il cui ottenimento si sta distruggendo l’ambiente.
    Sono ovviamente disponibile a continuare questo dibattito perché, come dicevo, la realtà è molto complessa e non si finisce mai di comprenderla appieno.
    Un cordiale saluto a Giulio e a tutti i frequentatori di questo blog.
    Armando

  8. Ma e` ovvio Armando, che “L’energia che si potrà estrarre dalle feci del cavallo sarà enormemente inferiore a quella contenuta in quelle quantità di alimenti ingeriti dal cavallo”.
    Non occorre parlare di energie rinnovabili per essere costretti ad applicare il Primo Principio della Termodinamica, ovvero la conservazione dell’energia. Cio` si applica sempre.
    Pretendere invece l’opposto, e cioe` che un’energia rinnovabile abbia un output superiore all’input e` invece assurdo, come tu sembreresti richiedere con la tua frase: “altrimenti in che senso le feci del cavallo faranno di esso uno dei produttori primari di energia rinnovabile?”.
    Cio` che succede nelle energie rinnovabili e` che esse vengono rimesse in circolo e continuano la trasformazione e si ripresentano all’utilizzo in un tempo equivalente a quello necessario per il loro consumo (a differenza delle non rinnovabili che richiedono milioni di anni per tornare ad essere utilizzate). Come spiegavo, le feci tornano nei campi (direttamente o in forma di ceneri dopo essere state bruciate) e, con l’aiuto dell’energia solare per integrare cio` che si era perso a causa del Secondo Principio della Termodinamica, il fieno e le granaglie per il cavallo e l’erba per la mucca ritornano ad essere disponibili alla stagione successiva. Questo significa: energia rinnovabile.

    Comunque, al di la` delle incomprensioni, approvo il tuo tentativo di chiarire “il motivo del contendere”; mi sembra che il problema che tu sollevi sia:
    “Accettiamo, nell’ambito della decrescita, un mondo popolato (anche) da animali mucche, cavalli e animali vari o no? e, se si, in che misura ?
    Insomma, prima di dibattere, ci si metta almeno d’accordo sulla domanda, che dal tuo articolo, visti anche i vari altri commenti contrari, sembrava non proprio centrata.

    Potresti ripetere quindi il tuo punto in una frase corta, semplice e chiara cosi che ci si possa ragionare ?

  9. Desiderio di onnipotenza
    Con i cani e i gatti i loro padroni, i loro proprietari (non è un caso che si usino questi termini), secondo me, soddisfano un desiderio di onnipotenza: l’animale dipende da loro per l’alimentazione, il ricovero, le cure, ecc. Inoltre quando dicono una cosa agli animali pensano di avere ragione (non ho mai visto un cane contraddire il suo padrone).
    Questi proprietari di cani e gatti hanno però l’idea di fare del bene ai loro animali, anzi pensano addirittura di dargli la vita.
    Ma in che senso si fa del bene a questi animali se sono costretti a vivere in condizioni innaturali? Vivere in una casa, cibarsi di cibo in scatola, non potere abbaiare, essere condotti a fare i loro bisogni a orari prefissati, essere castrati , sentire tutte le cose che passano per la testa ai loro padroni, ecc., ecc. non penso che sia una cosa naturale!!
    Ma quando è nato questo tipo di personalità con questo desiderio di onnipotenza? Probabilmente questa personalità (con questo valore culturale dell’onnipotenza) è stata elaborata verso la fine del tardo bronzo-prima età del ferro (12°-13° secolo a.C.) nelle tribù nomadi degli altopiani siro-palestinesi : è quello che poi sarà conosciuto come il Dio giudaico-cristiano, che dà la vita, che punisce, che è onnipotente! (queste sono solamente ipotesi ma , visto l’importanza del tema, sarà il caso che in futuro faccia delle ricerche).
    Questo valore culturale del desiderio di onnipotenza che ha portato l’umanità all’attuale condizione (in tutti i suoi aspetti positivi) adesso rischia di portarla verso la catastrofe. L’umanità vive ancora di residui culturali del passato, di rottami culturali: adesso invece è necessaria una nuova cultura!! In questa nuova cultura un elemento fondamentale sarà quello della decrescita?
    Adesso si sta avvicinando la primavera. Come ogni anno in questo periodo più volte al giorno scruterò il cielo. Ricordo che quando ero bambino si faceva a gara a chi vedeva la prima rondine. E’ sicuramente una sensazione diversa dal castrare un cane o un gatto, o abbandonarli per strada o raccoglierli per strada (questi due ultimi comportamenti soddisfano la stessa esigenza: il desiderio di onnipotenza, come faceva il Dio giudaico–cristiano che dava la vita ma che sapeva essere anche crudele).
    Cordiali saluti e a risentirci
    Armando

  10. Davanti alla finestra del mio ufficio c’è un albero che adesso inizia a mettere le nuove foglie.
    Ho notato che ci sono due nidi alle estremità di due rami. Sono vecchi nidi. Non so se gli uccelli che li hanno fatti in passato adesso, nel periodo della cova, li utilizzeranno di nuovo. Sto attento a vedere se degli uccelli vanno in questi nidi.
    Stamattina ho visto una merla che cercava di togliere uno spago di plastica che penzolava da uno di questi due nidi. Ho pensato che forse cercava di mettere a posto il nido per poi utilizzarlo di nuovo. Ho fatto una piccola ricerca e ho scoperto che i merli difficilmente riutilizzano lo stesso nido per cui probabilmente cercava di togliere quel pezzo di spago per fare un nuovo nido da un’altra parte.
    In questi ultimi tempo scruto il cielo per vedere se sono arrivate le rondini. Il maltempo e il forte calo di temperatura di quest’ultima settimana non ha certamente favorito il loro arrivo. Ma dalla prossima settimana, col miglioramento del tempo e l’aumento della temperatura, sicuramente arriveranno.
    Ricordo che fino a qualche anno fa vedevo qualche pettirosso a Bologna. Ricordo che quando in bicicletta andavo ai Giardini Margherita ne incontravo uno verso Viale Oriani. Mi accorgevo della sua presenza dal suo verso. Mi fermavo e cercavo di individuarlo. Ce n’era un altro vicino al deposito dell’ossigeno liquido all’interno dell’Ospedale S. Orsola. Ma ormai è da alcuni anni che non vedo più un pettirosso a Bologna.
    Con la natura e con gli animali ho questo rapporto.
    Chiedo a coloro che hanno criticato ciò che ho detto in questo articolo dove ho sbagliato!!
    Forse saranno stati i traumi infantili a portarmi a non desiderare un cane o un gatto, a non provare nessun piacere nel castrarli o sterilizzarli, nel dire loro tutte le scemenze che mi passano nella testa (senza che loro possano dirmi qualcosa), nel tenerli in casa senza farli abbaiare, nell’abbandonarli in strada o nel raccoglierli dalla strada (queste sono due facce dello stesso comportamento!!)!!
    Forse è la prima aria di primavera che mi fa dire queste cose!
    Buona primavera a tutti .
    Armando

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