Leggo su un articolo di giornale che proprio quando le ferie estive impazzano c’è un boom di chiamate a Telefono Amico o a psicologi da parte di persone sole.
Fenomeno che si manifesta, a dire il vero, ogni qual volta cambiano i ritmi di vita per festività, ferie, vacanze. Proprio quando lo spirito dovrebbe essere più gioioso e disposto a godere di meritati ozi, avanza il mostro della solitudine.
L’articolo evidenzia come questa sofferenza colpisca specialmente chi non ha vita di coppia. Che abbia trenta o cinquant’anni.
Pare che il nostro modello sociale non aiuti il single ad entrare in intimità con gli altri, ad entrare in compagnie già formate. Che ci sia paura a stabilire forti legami.
Ma c’è anche la solitudine dei coniugi « che non si amano più e si ritrovano anche in ferie da soli, senza più la scusa del lavoro, degli impegni extra-familiari, costretti a confrontarsi senza aver più nulla da dirsi. Non a caso l’estate, le ferie e il ferragosto fanno esplodere le crisi di coppia latenti».
Non è che c’è qualcosa di sbagliato nel nostro modo di vivere quotidiano?
Che soffochiamo e nascondiamo, anche a noi stessi, i vuoti che ci attanagliano?
Che li teniamo a bada con il lavoro incessante, con innumerevoli impegni di scarso spessore, dedicando poco spazio e tempo per coltivare vere amicizie, profondi rapporti di solidarietà e condivisione?
Eppure basterebbe ricordare che…dove c’è amore non c’è posto per la solitudine.
Eppure basterebbe pensare che siamo insieme su una navicella nello spazio, fratelli e sorelle che condividono la stessa avventura.
Eppure basterebbe vivere in armonia col prossimo e col Creato.
E non ci sarebbe posto per la solitudine.
Grazie, cara Silvana, per questa riflessione.
Ho sempre pensato che il problema sia nella “normalizzazione” in cui spesso non rientrano le nostre unicità. Per unicità non intendo solo l’essere unico di ogni essere umano, ma anche le unicità delle nostre esperienze, difficilmente “normalizzabili”, credo per fortuna.
Non tutti viviamo le stesse esperienze e, soprattutto, non tutti rientriamo nell’immagine patinata dello star bene in un modus vivendi che è evidentemente solo esteriore, nelle nostre società, altrimenti non esisterebbero nemmeno siti come il nostro, in cui tante voci si uniscono alla ricerca di una vita più vera.
Trovo, diversamente da quanto mi pare di cogliere nella tua riflessione, che per vivere Amore e Armonia, con gli altri e col creato occorra viverla innanzitutto con se stessi. E per farlo bisogna amare anche quello che ci sembra ingiusto da vivere, che ci causa sofferenza e lo stesso senso di solitudine che ne consegue. Tu che ne pensi?
Anna
Ciao Anna. Mi offri uno spunto potente di riflessione.
E sì, concludo che hai ragione tu: l’Armonia non esiste solo perché tutto funziona secondo i nostri piani.
L’armonia esiste , è per me una componente fondamentale della vita, dell’esistere .
Essa prima di tutto deve essere presente nel singolo che sa , e come! e quanto!, che nel fiume della vita ci stanno il riso e il pianto, il giorno e la notte, sofferenza e gioia.
Questo fiume è da navigare assecondandone il corso, accettando il suo movimento, con docilità interiore.
Capacità peraltro difficile da acquisire, da raggiungere. Istintivamente accettiamo il buono e scartiamo il cattivo. Invece anche dal male può nascere il bene, ogni esperienza ha in seè del positivo, non la si può scartare come si vorrebbe fare coi rami secchi di una pianta.
Tutto questo richiede a mio avviso un grande equilibrio interiore, meta forse mai davvero raggiungibile. Aspirazione e obiettivo delle nostre azioni questo sì.
In fondo si cerca di raggiungere Amore e Armonia, la vita è un percorso alla loro ricerca.
Grazie Anna del tuo invito a pensare a fondo.
E della tua visione così ” totalmente positva” della vita.
Ti allego qui una mia poesia. Forse esprime qualcosa che si avvicina al tuo pensiero. Ciao Silvana
VITA
Ti respiro
vita
così vuota e piena,
cosi forte e assurda,
cosi vera.