Decrescita sana

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OLYMPUS DIGITAL CAMERAL’European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition (EPIC) fu iniziato nel 1993 e realizzato in 10 Paesi Europei (fra cui l’Italia con l’Università di Torino e Napoli), coinvolgendo più di 500.000 persone.
L’Epic Norfolk –il braccio inglese della ricerca- riuscì a reclutare la popolazione rurale del circondario, pervenendo a risultanti diversi dagli altri Paesi.
Eccoli in estrema sintesi, elaborati dall’Università di Cambridge: i soggetti intervistati venivano divisi per le seguenti abitudini di vita e seguiti per dieci anni
– non fuma
– pratica attività fisica
– assume alcool con moderazione
– mangia almeno cinque porzioni di frutta e verdura al giorno.
Risultato: rispetto a coloro che non hanno nessuna di queste abitudini i “virtuosi” vivono in media 14 anni di più e hanno una probabilità di morte imprevista quattro volte inferiore, arrivando -in gran parte- in tarda età ancora autosufficienti.

Oggi funziona così: mangio più del necessario, mi muovo solo in auto, fumo,bevo e … mi godo la vita. Poi naturalmente per tamponare le conseguenze faccio footing, vado in palestra, ogni tanto dal dietologo, dal farmacista ad approvvigionarmi di farmaci -dimagranti, per smettere (momentaneamente) di fumare- poi dall’estetista per rassodare i tessuti dilatati, medici ed accertamenti per monitorare i danni causati dal godermi la vita …

Siamo passati da un modello di pensiero del tipo: ,devi rispettare determinate regole –naturali- per mantenerti in salute, ad uno di quest’altro genere: si dovrebbe fare così, ma se non lo fai c’è il rimedio.
La prevenzione si fa con sane abitudini. I farmaci dovrebbero intervenire dopo, se la prevenzione fallisce, quando il danno è fatto. Ogni forzatura di questo semplice schema è … marketing.

Possiamo tornare allo stile di vita di prima? Vedo almeno 2 impedimenti.
1. Cambiare: i vari studi ci dimostrano che cambiare si può ma con scarsi risultati. Su 100 persone che “prendono l’impegno” pochi ci riescono e pure quei pochi dopo mollano. Ad es. una mastodontica metanalisi sulle diete dimagranti ha evidenziato che l’effetto netto può essere quantificato in una diminuzione di 5 kg/anno del peso corporeo iniziale. Però dopo 3 anni viene ripreso circa il 50% del peso perduto, dopo 5.5 anni si ritorna al peso iniziale. Insomma è dura e non dura. Perché?

2. Decrescita: quanti sanno che con un sano stile di vita si prevengono gran parte delle malattie? L’informazione e la divulgazione avviene quotidianamente attraverso ogni canale possibile. Evidentemente informare non basta e l’ambiente non è un contenitore passivo ma ci condiziona fino a rimodellare la nostra maniera di pensare; quindi partecipa a tutte le nostre scelte, fino agli aspetti esistenziali. In che modo? Un pesante condizionamento è quello economico: se funzionasse come nella popolazione rurale del Norfolk quanti posti di lavoro perderemmo? Per una società del benessere è proponibile un sistema economico che rinunci al superfluo?

Il serpente si morde la coda: senza sacrifici, togliendo solo il superfluo, potremmo migliorare molto la nostra salute; ma un’eventuale decrescita ci porrebbe talmente tanti problemi che diventa improponibile.

Una decrescita sana –ispirandoci, ad es., alle 4 semplici, anzi ovvie, regole appena viste- è talmente improponibile che vi confesso una mia frustrazione: da quando faccio il medico ho sempre divulgato questi principi, raccogliendo poco o punto.

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Medico di Medicina Generale, Specialista in Gastroenterologia, già Ricercatore presso l'Unità di Ricerca Gastroenterologica dell'Università "Alma Mater Studiorum" di Bologna. Nel mio impegno a perseguire una carriera nel campo della ricerca, che ho sempre considerato di grande interesse, mi sono confrontato con un periodo in cui il percorso del dottorato non era ancora formalmente strutturato e le selezioni erano regolate da criteri "soggettivi". A causa di impegni familiari e responsabilità, ho dovuto interrompere temporaneamente il mio percorso nella ricerca. Tuttavia, l'esperienza acquisita come ricercatore ha influenzato in modo significativo il mio approccio critico e le mie valutazioni in campo medico. Perchè la Verità è come l'orizzonte, più ti avvicini ...

2 Commenti

  1. Parole sante! Sono medico anche io da trent’anni l’articolo e questa frase “informare non basta e l’ambiente non è un contenitore passivo ma ci condiziona fino a rimodellare la nostra maniera di pensare”
    è L’ESSENZA DI TUTTA la frustrazione di quando ti trovi difronte ad un evento che poteva essere evitato, non con la diagnosi precoce (che comunque è cosa giusta, ma l’evento è già lì!) ma seguendo le semplici abitudini di vita di cui parli e parliamo fino allo sfinimento
    bravo Vincenzo !

  2. La difficoltà sta nel mettere in pratica comportamenti facendo leva sulla forza di volontà (a dispetto della retorica che spesso c’è attorno ad essa e ai poteri che le si attribuiscono!). La forza di volontà nella maggior parte dei casi non funziona, se non per breve tempo. Essa implica un controllo costante sui comportamenti che, senza questo controllo, sarebbero di altro tipo. Alla lunga non può reggere, perché in disaccordo con una parte della persona che cerca di rispondere ad altri bisogni.
    Ciò che può rendere possibile il cambiamento è un cambio di epistemologia interna, per cui il cambiamento dei comportamenti diviene un risultato inevitabile e non si configura come uno sforzo o un’imposizione.
    Chi adotta uno stile di vita più sano non lo fa con la finalità ultima di vivere di più e meglio. Semplicemente lo fa perché sta meglio (nel momento presente) e perché è in linea con il suo mondo di senso. Poi, come conseguenza positiva, vivrà (in media) di più e meglio.
    Effettivamente il ruolo del medico (non il medico più o meno bravo, ma semplicemente il ruolo) rende difficile aiutare le persone a ricercare un senso nuovo. Potrà, al limite, dare delle informazioni o delle indicazioni di comportamento ma, probabilmente, con scarsi risultati.
    Personalmente, come psicologo e psicoterapeuta, mi capita invece di poter lavorare sul senso (i problemi riconducibili alla mancanza di senso sono dilaganti nella nostra società). E’ necessario, tuttavia, che la persona sia disponibile a dedicare del tempo a mettersi in ascolto di se stessa (è incredibile come, in generale, non siamo più in grado di farlo in modo autonomo e non abbiamo la pazienza di farlo!). Quando però questo avviene, il cambiamento parte dalla persona e si fonda sul recupero della fiducia nei confronti della parte di sè più profonda e saggia.

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