Quali sono le condizioni necessarie e sufficienti per parlare di decrescita felice?
Tenterò una risposta personale a questa impegnativa domanda partendo dalla definizione degli obiettivi che tramite la decrescita felice credo di poter perseguire.
Per sommi capi gli obiettivi per me sono:
- migliorare la mia vita possedendo meno cose, ma più tempo, lavorando meno, ma dedicandomi di più a coltivare relazioni, con una vita più sana e più a contatto con la natura;
- salvare il pianeta dalla catastrofe ecologica costituita dall’esaurirsi della biodiversità, dalla strage di insetti impollinatori, dal cambiamento climatico, dalla perdita di fertilità dei terreni agricoli;
- avere una società più giusta in cui le ricchezze sono distribuite più equamente tra i popoli e tra le persone.
I livelli di azione che è necessario attivare sono differenti per ciascuno degli obiettivi.
Per il primo sono sufficienti scelte individuali:
- modificare la propensione all’acquisto,
- lavorare a tempo parziale,
- modificare l’alimentazione,
- gestire diversamente il tempo libero.
Per il secondo le azioni sono obbligatoriamente ad un livello di scelte politiche internazionali e solo in parte nazionali:
- proteggere le foreste pluviali,
- bandire gli antiparassitari agricoli nocivi,
- ridurre l’intensità colturale e l’uso di concimi chimici,
- ridurre le emissioni di gas serra (industriali, per trasporti e per usi domestici).
Per il terzo le scelte individuali non sono sufficienti, ma possono contribuire, mentre le scelte politiche possono essere intraprese a livello nazionale. In particolare penso:
- alla gestione dei mercati finanziari – si veda l’esempio dell’Argentina che ha di fatto interdetto la speculazione sui derivati,
- alla moneta – si vedano le monete complementari (per una rassegna: http://www.scoop.it/t/monete-alternative?page=2),
- all’organizzazione del lavoro – da rivalutare la cooperazione,
- alla delocalizzazione fino a livelli di enti locali, ma anche per converso alla cessione di sovranità ad enti sovranazionali -ad esempio a livello europeo svuotando il livello nazionale a favore di quello unitario.
Ecco che il percorso di decrescita porta alla revisione del modello di consumo, sia in termini quantitativi sia qualitativi, ciò si ripercuote sulla struttura produttiva e in ultima istanza otteniamo una riduzione delle esternalità negative, cioè della devastazione dell’ambiente.
Contemporaneamente la differente consapevolezza dei valori, il differente stile di vita e la differente organizzazione sociale rendono questi cambiamenti una fonte di crescita del benessere individuale.
Tutto ciò è a mio avviso fortemente auspicabile, ma non costituisce tutto complessivamente condizione necessaria. E’ infatti sufficiente attivare una singola azione per parlare di decrescita.
Certo la decrescita di un solo individuo può influire sugli obbiettivi individuali, ma scarsamente su quelli globali, ma già la somma delle decrescite individuali di molti diventa significativa anche a livelli più ampi. L’instaurarsi di un circolo virtuoso è poi una possibilità tutt’altro che remota se all’esempio si unirà la divulgazione. Per questo una progressiva applicazione di singole misure è di grandissima importanza.
Non si tratta certo di rinunciare tout-court alla tecnologia, anzi alla fine del processo in una società liberata dalla schiavitù del lavoro finalizzato alla produzione di eccedenze e dunque con molto più tempo da dedicare allo studio e alla ricerca quanti nuovi progressi tecnologici potranno aiutarci a produrre in modo pulito pochi beni durevoli e realmente utili?
Mai lette tante cazzate tutte assieme.
Sara C.
Pubblichiamo comunque il tuo commento, ma la volgarità non ti fa onore e il tuo commento non porta nulla di concreto alla discussione.
Hai perso un’occasione per spiegere perchè trovi banale l’articolo (se fosse mai banale!)
In alcuni municipi di Roma, e non solo, si sta diffondendo, già da qualche anno, la moneta complementare è sicuramente una buona iniziativa, ma a mio avviso,dovrebbe essere un mezzo per passare da un consumo fine a se stesso ad un consumo più ponderato ed etico. La strada è ancora lunga, perché se, ad esempio, la moneta complementare garantisce degli sconti- che variano dal 10% al 30%- sull’acquisto di prodotti commerciali-che in molti casi sono solo merci e non beni- che posso acquistare con l’EURO in qualsiasi supermercato ad un prezzo più basso allora la moneta alternativa non ha motivo di esistere, mentre se con la stessa, posso acquistare un prodotto che non segue le rigide ed assurde logiche di mercato ma rispetta dei principi di carattere etico allora ha un senso. Per adesso le monete complementari non stanno realizzando pienamente uno dei principi basilari della decrescita, cioè la moneta come mezzo per aumentare la nostra natura empatica, per uscire dalla figura nefasta dell’ Homo oeconomicus e riappropriarci della nostra vera identità cioè quella dell’homo empaticus. Homo empaticus che si deve necessariamente realizzare in una dimensione locale e non globale, sennò non farebbe altro che aumentare l’entropia e quindi l’inquinamento. ciao a todos 🙂
Hai perfettamente ragione. Monete complementari che danno solo sconti, rischiano di essere dei meri incentivo al consumo. Ma ci sono anche esperienze diverse, in cui la moneta complementare permette di scambiare beni e servizi su un mercato locale a fronte di un valore che la comunità fissa. In questo caso c’è un prezzo che è veramente trasparente, c’è un incentivo al consumo di merci locali anzichè di importazione, c’è l’impossibilità di speculare sulla moneta. Inoltre in questi sistemi la moneta nasce come credito e non come debito e credo che questo faccia un’enorme differenza sulla genesi di espansioni produttive. Non produce un cambio di paradigma economico, ma aiuta a frenare la crescita e a cominciare a cambiare mentalità. ciao