Intervista di Francesca Togni a Simone Zuin

2
1952

Francesca Togni, studentessa Erasmus all’Università Paris Dauphine di Parigi, sta lavorando a un progetto di confronto sulla decrescita in Italia e in Francia.

Ha intervistato tre dei nostri autori Sara Gracci, Luca Madiai e Simone Zuin.

Riproponiamo le tre interviste.

 

Cosa faceva prima di interessarsi alla questione della Decrescita e come è nato il suo  interesse per questo argomento?

Sin da giovane mi sono interessato di ambiente, ma il mio essere ambientalista si limitava all’osservazione ed alla protesta. Non avevo mai messo in discussione il sistema, ma solamente alcune devianze del sistema stesso.
La svolta c’è stata quando, durante il mio mandato d’amministratore comunale, mi sono imbattuto nel progetto “Cambieresti?” del Comune di Venezia. Grazie ad un gruppo di concittadini ho replicato quell’esperienza nel mio piccolo paese.
Questa iniziativa mi ha fatto conoscere i temi della Decrescita ed ha spalancato porte che fino ad allora erano chiuse a chiave.

Si riconosce pienamente nella “causa dei decrescentisti”?

Direi di sì, anche se ci sono tematiche che non ho ancora affrontato e condiviso fino in fondo. Mi riferisco a temi quali la demografia mondiale o la gestione del passaggio da una società dei consumi (così com’è oggi) ad una società della decrescita.

Come si impegna concretamente, nella vita reale, a portare avanti questa causa?

Sono molte le cose che si possono fare per vivere e per proporre la decrescita quale modello.
Io ho individuato tre momenti di impegno: personale, comunitario e politico.

E’ nel privato che si incontra il primo momento di attivismo per la decrescita. Prima di tutto cercando di ridurre i consumi, pur garantendo alla propria famiglia tutto quello di cui ha bisogno, ma anche acquistando prodotti locali o comunque provenienti da piccoli produttori il più possibile vicini a casa. Usare il baratto, lo scambio, l’autoproduzione e sopratutto il dono, sono momenti importanti all’interno del mio essere decrescente.

Chi si avvicina alla decrescita ha chiara, sin da subito, la necessità di entrare a far parte della comunità che lo circonda, anche agendo per il suo ampliamento e sostentamento. Creare una rete di rapporti interpersonali è fondamentale per poter attuare e diffondere i dettami della decrescita.

C’è poi l’aspetto politico che non può essere trascurato. La militanza all’interno di associazioni e partiti dove portare il proprio credo decrescente è fondamentale, perché fondamentale è poter influire nei momenti decisionali che regolamentano il sistema democratico dei nostri comuni, delle nostre città e del nostro Paese.

Nel mio personale percorso all’interno della decrescita mi ha aiutato molto la profonda ed attenta analisi del circolo virtuoso delle “8R” proposto dal filosofo Serge Latouche.

 Incontra delle opposizioni, delle resistenze da parte delle persone con cui si relaziona?

Se pensiamo che nel corso di una trasmissione televisiva un ex Ministro ha definito la decrescita come una visione bucolica della vita, risulta chiaro quanta confusione ci sia attorno a questo movimento di pensiero.

Non di meno le persone che ci circondano, con cui viviamo la nostra quotidianità hanno qualche difficoltà a comprendere il nostro essere decrescenti. Questo per pigrizia, poco interesse o semplicemente perché non riescono ad immaginare una società diversa da quella dei consumi così come la conosciamo ora. Anche l’attuale crisi economica non aiuta: chi non ha mai affrontato certe tematiche semplicemente confonde la decrescita con la decrescita economica e la recessione.

Spesso mi definiscono un sognatore utopista…in fondo questa definizione non mi dispiace perchè dai sogni, anche se considerati irraggiungibili, sono nate le più importanti rivoluzioni culturali della storia.

Quando si ritrova a parlare o a discutere della Decrescita, quali sono gli argomenti che sostiene per convincere che il suo impegno è fondato e per coinvolgere nuove persone a portare avanti questa importante causa?

Per chi è disponibile ad ascoltare, il buon senso presente nei temi della decrescita fa di sicuro breccia. Mi riferisco ad esempio al perverso legame tra consumi sfrenati e la finitezza delle risorse del nostro pianeta. Spiegare che il consumo dell’effimero non arricchisce chi acquista, che la nostra società è basata sulla creazione continua di nuovi bisogni, sono temi sempre ascoltati con
grande interesse.
Cerco di spiegare che è possibile vivere in modo più che dignitoso applicando semplici principi di sobrietà e che questo permette di avere un effettivo risparmio economico. Su questo tema chi ha intrapreso un percorso decrescente ha molti esempi pratici da poter portare nella discussione.
Comunque, per quanto ho imparato dalla mia esperienza personale, ritengo che l’esempio dei singoli sia più efficace di mille parole.

Come risponde a coloro che sostengono che lei è un sognatore e che vive in un mondo che non è reale?

Di solito chi mi accusa d’essere un sognatore è un interlocutore che non vuole ascoltare e che ha già dato un giudizio sulla decrescita, magari non conoscendola.
Tuttavia, come dicevo prima, cerco di portare ad esempio la mia esperienza personale. Il modello pratico è il miglior modo di rispondere alle critiche. Il problema nasce nel momento in cui si vuole tradurre l’esperienza personale in azioni politiche. In questo caso, nei miei interlocutori, scattano logiche di appartenenza politica o di totale disaffezione alla politica. E’ difficile parlare con chi si nasconde sotto la bandiera dell’ideologia e della post-ideologia.

Come pensa che possa evolvere il movimento decrescentista in Italia?

Più che un pensiero è una speranza: che si possa formare una grande rete, coesa ed operativa, dei movimenti decrescenti. Esistono molte realtà, piccole e grandi, che ora si muovono più o meno in modo autonomo. Solo se si troverà una condivisione di obiettivi e di azioni si potrà incidere realmente sulle politiche decisionali del nostro paese. Se non si instaureranno rapporti di collaborazione tra queste realtà daremo ancora la possibilità ad un ex ministro di affermare che la nostra è una visione bucolica della vita.

Quali sono i nostri punti di forza rispetto agli altri paesi europei? E quali i punti deboli?

In tutta onestà non conosco le realtà decrescenti presenti al di fuori dell’Italia. Partecipando però alla terza conferenza internazionale che si è tenuta a settembre 2012 a Venezia ho avuto la sensazione che all’estero l’elaborazione delle teorie legate alla decrescita siano ad uno stadio più
avanzato. Ciò non mi preoccupa più di tanto, sia perché le informazioni oggi  viaggiano rapidamente, sia perché in Italia stanno crescendo molte personalità che sapranno elaborare e portare il nostro Paese al pari degli altri.

Lascia un commento

Inserisci il tuo commento
Inserisci qui il tuo nome

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.